da 004sentieri » mer gen 26, 2011 9:24 am
da 004sentieri » mer gen 26, 2011 10:02 am
004sentieri ha scritto: tolta l'autoassicurazione, prima di iniziale la discesa, tutto il mio peso va (delicatamente) a gravare sul prusik... bloccandolo.
A questo punto quando cerco di sbloccare il prusik tirandolo verso il basso, è tanto stretto che invece di scorrere lui, mi sollevo io...
Mi sembra chiaro che qualcosa non va... ma non capisco cosa:
- se usassi un machard invece del prusik sarebbe meglio? (in realtà ho provato ma senza benefici evidenti)
- nella calata in doppia "standard" non è prevista la partenza da posizione completamente caricata sul prusik?
da bummi » mer gen 26, 2011 11:41 am
Un freno, quando si applica una forza sufficiente, blocca
da Sbob » mer gen 26, 2011 12:39 pm
bummi ha scritto:oo4sentieri sei andato fuori strada.
Io contestavo questa affermazione si sbob:Un freno, quando si applica una forza sufficiente, blocca
Prova a eliminare il bloccante e vediamo stò freno quanto blocca.
bummi ha scritto:Ma alla fine in entrambi i casi il tuo peso è completamente appeso sul bloccante che riceve tutto il carico.
da 004sentieri » mer gen 26, 2011 12:51 pm
da gab_go » mer gen 26, 2011 18:01 pm
da Danilo » mer gen 26, 2011 19:31 pm
004sentieri ha scritto:Fatto il test...
estremamente casereccio, ma il risultato è così netto che non lascia nessuno spazio per dubbi o interpretazioni.
Caro bummi, mi ero convinto della tua tesi (vedi mio post sopra), ma dobbiamo ricrederci:
HA RAGIONE SBOB!
PREMESSA:
mi riferisco solamente alla question "come si ripartisce il peso tra freno e bloccante quanto arrsto una calata?"; quanto qui sotto riportato non vuole invece esprimere alcun parere (non ne avrei le competenze!) circa il fatto che sia meglio costruire l'autobloccante sull'anello o sul cosciale dell'imbrago.
Ecco la descrizione del test:
in casa (garage) ho una home made traction board completa di sosta attrezzata; ho fissato in sosta una fettuccia che ho poi fissato all'anello imbrago interponendovi però una molla (dato che non ho un dinamometro...) la cui lunghezza a riposo ho misurato essere di 22,5 cm; lentamente ho caricato tutto il mio peso sulla molla fino asservi sospeso, quindi ho misurato la lunghezza dellla molla: 29,5 cm.
A questo punto ho smontato il tutto ed ho attrezzato per una discesa in doppia con queste caratteristiche:
- corda intera da 10,2 mm
- freno con piastrina ed 1 moschettone
- autobloccante machard (4 spire) con cordino da 7 mm a valle del freno
ho però interposto tra l'autobloccante e l'anello dell'imbrago la molla di cui sopra.
mi sono quindi calato facendo lavorare il freno per circa 1,5 m, poi ho lasciato il nodo arrestando la discesa.
a questo punto ho misurato la lunghezza della molla:
udite, udite! 23,5 cm!
Dunque, tutto il peso sulla molla genera un allungamento di circa 7 cm, mentre la quotaparte di peso che si va a scaricare sul nodo (quando si arresta la calata) genera un allungamento di circa 1 cm!
E' quindi evidente come la maggior parte del peso va a caricare il freno e non il nodo.
Per avere anche un'idea dei numeri in gioco, poichè ho fondati dubbi sulla linearità del comportamento della molla usata (cossicchè non posso applicare la legge elastica, F=k*dx) ho completato il test come segue:
con una bilancia pesapersone mi sono pesato (vestito di tutta l'attrezzatura usata per la pseudo-calata): 76 kg circa.
ho fissato in modo statico la molla alla sosta, mi sono posizionato sulla bilancia (76 kg), in linea con la sosta, ed ho tirato la molla (come per appendermici) fino a provocarne un allungamento di circa 1 cm (ovvero fino farla diventare lunga circa 23,5 cm).
a questo punto ho letto l'indicazione dell bilancia: circa 58 kg.
Questo significa che quando arresto la calata lasciando il nodo, sull'autobloccante si scaricano circa 18 dei miei 76 kg, ovvero circa il 24% del peso, mentre il restante 76% è a carico del freno.
in effetti questi numeri sono abbastanza in linea con il fattore di moltiplicazione delle forze citato di 3-4 (18*4=72 considerate le molte ed ampie approssimzioni non siamo lontani dai 76 effettivi...)
Concludendo,
naturalmente quanto esposto può avere un valore esclusivamente qualitativo ed indicativo, tuttavia mi sembra che ne emerga in modo inequivocabile che la maggior parte del peso si scarica sul freno e solo una minima parte (funzione del fattore di moltiplicazione delle forze del freno) è a carico del nodo bloccato.
004sentieri
da Sbob » mer gen 26, 2011 19:58 pm
Danilo ha scritto:Mi sembra si parlasse in origine di freno disposto a monte del bloccanterifai la prova....
da Danilo » mer gen 26, 2011 21:18 pm
Sbob ha scritto:Danilo ha scritto:Mi sembra si parlasse in origine di freno disposto a monte del bloccanterifai la prova....
Appunto, freno a monte del bloccante (cioe' freno sopra e bloccante sotto, ovvero corda che dalla sosta passa nel freno e poi nel bloccante, insomma, quello che oggi fanno tutti). In caso contrario ovviamente tutto il peso va sul bloccante.
da 004sentieri » gio gen 27, 2011 9:21 am
da bummi » gio gen 27, 2011 9:33 am
004sentieri ha scritto:...
Manca solo una cosa...:
Bummi, siamo riusciti a convincerti o sei ancora dubbioso?
da Speleoalp » gio feb 03, 2011 18:36 pm
da bummi » ven feb 04, 2011 10:06 am
Speleoalp ha scritto:In colonna ci hanno insegnato a collegare i nodi autobloccanti, e simili, al nostro anello centrale sempre con mezzi barcaioli e asola di sicurezza. Perché ? per avere sempre la possibilità di svincolarsi in caso il nodo si stringe troppo. Ovviamente predisponendo altre sicure.
Sinceramente non ricordo più la procedura per sbloccare il nodo bloccante e "ri-caricarlo", in caso ci si trova a penzoloni da uno strapiombo ed il nodo é andato troppo in tensione. Fai che si scende velocemente e per un motivo si molla il Prusik o quel che sia e quindi si stringe molto forte.
Avendo dimenticato la procedura insegnata, se mi si blocca, faccio un marchand sopra il discensore con un moschettone e una fettucca abb. lunga. La uso come scaletta e sollevo il mio peso agganciandomi più in alto, al Marchand cosìcche la corda con il Prusik diventi lasca. Faccio il bloccaggio all'"8" e rimetto il prusik in modalità discesa. Mi sgancio dal Marchand piano, piano rimetto a posto tutto il materiale. Poi sblocco l"8" e ricomincio la discesa.
Cmq assicuro che scendendo velocemente e bloccando un nodo qualsiasi a velocità non troppo lenta gli stessi diventano impossibili da smollare con la tensione del nostro peso. E non sono proprio una mezza sega che non ha forza per sbloccare un nodo.
Mentre l'8" lo si mette sempre al di sopra del nodo auto-bloccante. Facendo il contrario e quindi con l'"8" vicino al corpo e il nodo sopra, si rischia che facendo un tetto, può capitare qualcosa, e il nodo resti sopra al labbro dello stesso andando in tensione e risultando impossibile da maneggiare.
da Speleoalp » ven feb 04, 2011 10:19 am
da bummi » ven feb 04, 2011 14:00 pm
Speleoalp ha scritto:ah, in realtà faccio un pò di tutto. Dall'alpinismo,all'arrampicata. Dalla Speleo al torrentismo.
Lo sò sono un troglodita. Ho moltissimi attrezzi in casa, ma spesso e devo dire volentieri, utilizzo ancora l'"8".
Purtroppo mi piace provare materiali nuovi, ma se mi trovo bene con qualcosa lo utilizzo ancora spesso.eh
Anche perché se si conoscono nodi e monovre di base, ci si riesce sempre a tirar fuori dagli imprevisti.
Ciao,
da Speleoalp » ven feb 04, 2011 14:21 pm
da gug » ven feb 04, 2011 15:18 pm
da bummi » ven feb 04, 2011 15:30 pm
Speleoalp ha scritto:Da un lato può essere vero, d'altra parte una cosa sicura per calarsi in un pozzo in speleo é sicura anche in parete, stessa cosa al contrario.
Cmq la storia dell' "8" viene spiegata nella colonna di soccorso alpino, quindi in parete, normalmente. Ovviamente a seconda delle necessità e situazioni. In parete normalmente é ottimo l'ID's, per soccorso.
Mentre in parete non ho nessun tipo di problema e non trovo differenze dal lato della sicurezza tra otto/reverso,ecc purché per ogni attrezzo si conosca la procedura per procedere in sicurezza.
Una cosa importante, secondo me, non é la tecnica con cui si fà qualcosa ma la comodità personale nel farla e la conoscenza sicura.
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