Caro babbo Natale

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Messaggioda grizzly » gio dic 30, 2010 12:59 pm

Raven ha scritto:
grizzly ha scritto: Comunque sul piano della materialità, dove ora a quanto sembra sei ...


sembrerà strano ma nel mio materialismo trova posto la spiritualità. non credo affatto che tutto sia riconducibile e si fermi ad un qui ed ora. credo nella trasmissione di "messaggi" che oltrepassano l'essere presente. la posso chiamare eredità spirituale, insegnamento, ricordo, imput: la posso chiamare in tanti modi ma l'incontro con un altro essere umano porta di per sè ad una modifica. siamo esseri modellabili, come l'argilla della quale c'è chi dice siamo fatti e come l'argilla assorbiamo il colpo dell'incontro con altro, volente o nolente ci incide e ci deforma, ci plasma nello stesso momento in cui noi modifichiamo l'altro. siamo la risultanza di innumerevoli sconttri/incontri, una miscela di esseri imprimibili che si condensano in un essere tangibile e materiale: io, te, tutti.

in questo senso credo nell'immortalità dell'essere che si trasmette e continua a vivere di generazione in generazione attraverso le impronte che lascia.


Non si può dire il contrario di quel che dici. Ora come ora le questioni che non siano "materiali" se le sono prese a loro piacimento i vari monoteisti... che come poi possano essere mono se son diversi... se così è, parrà loro.
Ma non deve necessariamente essere così.
D'altra parte se vogliamo ragionare sulle brane e di quanti avvolgimenti di corde vi sono nella topologia a n dimensioni... di gauge e compagnia.
Insomma... «ci sono più cose in Cielo e in Terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia...» (Shakespeare)
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Messaggioda nuvolarossa » gio dic 30, 2010 15:28 pm

grizzly ha scritto:
nuvolarossa ha scritto:Raven, prova a cambiare il tuo punto di osservazione.

Prova a pensare che i bambini, tutti i bambini, anche quelli che noi siamo stati, decidano di venire al mondo esattamente là ed esattamente come è funzionale per imparare ciò che serve loro per evolvere.

I tuoi due cuccioli non sono stati vittime di un destino cinico e baro, e meno che mai di uno pseudodio che distribuisce sofferenze giocando a tombola con l'umanità.

Sono - SONO - Esseri Liberi.

Riconoscigli, riconosciti questa dignità!


Uff... che barba cun 'ste anime che "decidono" di tornare sul piano materiale per compiere il loro destino. Storie note e stranote. Non è un gran nuovo punto di vista. Evolvere, poi... in che? Perchè? Quando, andove? Seeeeeeee... certo tutte domande che non hanno risposta... se cerchi la trovi, se non la trovi non la cerchiiii...
Sono un 2500 anni che, come umanità, abbiamo tirato fori 'ste robe dal cilindro... E probabilmente anche prima, insomma non è rumenta scaduta... ma suma quasi lì... :lol:
Tuttavia, teniamola lì come ipotesi. Per quel che vale buttarla, tiene poco posto, magari a qualcuno serve... :lol: Se ne fa un tempietto... :lol: magari abusivo, poi gli danno il condono e fa pagare il biglietto per visitarlo... e ha trovato il suo daimon... oplà... cumbinasiun adatto ai tempi... e come potrebbe non essere così, d'altra parte.
Comunque gli indian... dai Veda eh parlo, avevan un fracco di rumentaio che al confronto è nù babbà... per tutti i gusti. Poi si sono degradadi pure l'oro... ah non sono più i tempi di una volta... :lol:
Ora non ricordo... forse avrò degli appunti, chissà. Ma per caso, ci sarebbe un perchè, posto che abbia senso, o meglio nell'unico senso che avrebbe il domandare, del fatto che, poniamo, centinaia di migliaia di anime abbiano scelto di crepare, che so, a Hiroshoma...? Par strano, no. Ensamble, accusì, tutte strette nel loro tragico destino. Sotto quale principio primo nacquero? E i distruttori di mondi... anche loro tragici, scelsero da anime... di far ciò...
Mah tu dici... può darsi. La cosa non mi quisquba... sarà che son millenni che critico... affabulo... può darsi.




"Ecco cosa siamo: scimmie con piattini di latta per l'elemosina. Così prevedibili, così deboli. Masturbatori. Siamo sublimi, ma la scimmia insana non ha energia per vedere. Così il cervello della bestia prevale. Non possiamo afferrare la nostra finestra di opportunità, il nostro "centimetro di chance".
Non possiamo, siamo troppo occupati a tenere la mano di mammina. A pensare come siamo meravigliosi e unici e sensibili.
Non siamo unici!
Le sceneggiature delle nostre vite sono state già scritte, da altri", disse sogghignando sinistramente.

"Lo sappiamo... ma non ce ne importa. Vaffanculo diciamo. Siamo i cinici definitivi. Porca p*****a! Questo è il modo in cui viviamo! In un rigagnolo di merda tiepida. Cosa ci hanno fatto? Questo è quello che don Juan continuava a dire. Aveva l'abitudine di domandarmi: "Com'è la carota?". "Che carota?", gli rispondevo io. "Quella che ti hanno infilato su per il culo". Ero terribilmente offeso, come poteva arrivare a tanto? "Sii loro riconoscente per non averci ancora messo una maniglia"

"Ma se possiamo scegliere, perché stiamo in quel rigagnolo" - chiese il giornalista.

"E' così calduccio, Non vogliamo abbandonarlo, noi odiamo dover dire addio. E abbiamo paura, cavolo come abbiamo paura, ventisei ore al giorno! E di cosa pensi che abbiamo paura? Di noi stessi. Cosa sarà di noi? Cosa c'è in serbo per noi? Che ci succederà?
Che egomaniaci!
Cosi orribile, ma anche cosi affascinante!"

Sorrideva come un gommoso gattone del Cheshire.
Gli ho fatto notare che la sua visione della vita mi sembrava un po' troppo aspra e lui si è messo a ridere.

"Le scimmie ingorde hanno raggiunto la nocciolina attraverso le sbarre e non possono mollare la presa. Sono stati fatti degli studi in proposito nessuno riuscirebbe a fargli mollare la nocciolina. Terrebbero il pugno chiuso anche se gli segassi il braccio, noi moriamo stringendo la merda.

Ma perché?
Is that all there is, come diceva Miss Peggy Lee?
Non può essere, sarebbe troppo terribile.
Dobbiamo imparare a mollare la presa. Collezioniamo ricordi e li incolliamo su degli album, come biglietti per uno spettacolo di Broadway di dieci anni fa. Moriamo attaccati a souvenir. Essere uno stregone è avere energia, curiosità e fegato per lasciare le cose, per fare salti mortali nell'incognito. Tutto ciò di cui si ha bisogno sono delle ridefinizioni, regolare gli strumenti.

Dobbiamo vederci come esseri che devono morire!

Una volta che accettiamo questo fatto, i mondi si schiuderanno per noi. Ma per abbracciare questo concetto devi avere delle "Balle d'acciaio".

Da Si vive solo due volte, interviste a Carlos Castaneda
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Messaggioda Raven » gio dic 30, 2010 15:55 pm

uno degli anziani della tribù sta insegnando a suo nipote come affrontare la vita.
"Dentro di me è in corso una lotta" dice al ragazzo.
E' una lotta terribile tra due lupi.
"Uno di loro è cattivo. E' la rabbia, l'invidia, il dolore, il rimpianto, l'avidità, l'arroganza, la menzogna, il falso orgoglio, la superiorità e l'egoismo.
L'altro è buono: è la gioia, la pace, l'amore, la speranza, la serenità, l'umiltà, la gentilezza, la generosità, la verità, la compassione e la fiducia.

La stessa lotta è in corso anche dentro di te e dentro ogni altra persona"


Il nipote ci pensa su un attimo e poi chiede al nonno: "Quale lupo vincerà?"


E il vecchio Cherokee risponde: "Quello che nutrirai"



è questa la Libertà.
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Messaggioda grizzly » gio dic 30, 2010 16:09 pm

nuvolarossa ha scritto: Castaneda disse...


No problem, c'è anche questo "vestito"... stagione estate-inverno n a. c...
"Io sono cibo, io sono cibo, io sono cibo, io sono mangiatore di cibo, io sono mangiatore di cibo...", Taittiriya Upanishad.
"Questo universo è nutrimento o mangiatore", Brihadaranyaka Upanishad.
"Tutto l'universo, cosciente e inconscio, è fatto di Fuoco e di Offerta", Mahabharata, Shanti parva...
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Messaggioda nuvolarossa » gio dic 30, 2010 16:18 pm

Raven ha scritto:
uno degli anziani della tribù sta insegnando a suo nipote come affrontare la vita.
"Dentro di me è in corso una lotta" dice al ragazzo.
E' una lotta terribile tra due lupi.
"Uno di loro è cattivo. E' la rabbia, l'invidia, il dolore, il rimpianto, l'avidità, l'arroganza, la menzogna, il falso orgoglio, la superiorità e l'egoismo.
L'altro è buono: è la gioia, la pace, l'amore, la speranza, la serenità, l'umiltà, la gentilezza, la generosità, la verità, la compassione e la fiducia.

La stessa lotta è in corso anche dentro di te e dentro ogni altra persona"


Il nipote ci pensa su un attimo e poi chiede al nonno: "Quale lupo vincerà?"


E il vecchio Cherokee risponde: "Quello che nutrirai"



è questa la Libertà.


Quoto, ma la modificherei così:

uno degli anziani della tribù sta insegnando a suo nipote come affrontare la vita.
"Dentro di me è in corso una lotta" dice al ragazzo.
E' una lotta terribile tra due lupi. Entrambi i lupi sono IO.

"Uno di loro è cattivo. E' la PAURA. Essa giudica, attacca, distrugge.
L'altro rappresenta l'AMORE, e non è nè buono nè cattivo, E' semplicemente. E nel suo essere non giudica, non attacca, illumina.

La stessa lotta è in corso anche dentro di te e dentro ogni altra persona"


Il nipote ci pensa su un attimo e poi chiede al nonno: "Quale lupo vincerà?"


E il vecchio Cherokee risponde: "Quello in cui sceglierai di identificarti"
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Messaggioda nuvolarossa » gio dic 30, 2010 16:26 pm

grizzly ha scritto:
nuvolarossa ha scritto: Castaneda disse...


No problem, c'è anche questo "vestito"... stagione estate-inverno n a. c...
"Io sono cibo, io sono cibo, io sono cibo, io sono mangiatore di cibo, io sono mangiatore di cibo...", Taittiriya Upanishad.
"Questo universo è nutrimento o mangiatore", Brihadaranyaka Upanishad.
"Tutto l'universo, cosciente e inconscio, è fatto di Fuoco e di Offerta", Mahabharata, Shanti parva...


Quelli che tu chiami "vestiti" sono strade, vie di salita da versanti diversi della stessa montagna, in cima alla quale trovi come liberarti dal vestito che ti sei messo per interagire in questa "realtà" e nel quale ti identifichi.

Ma il compilatore di guide o il suo lettore che non si sono mai messi in cammino lungo una di esse quello che si scopre sulla strada non lo sapranno mai.
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Messaggioda Raven » gio dic 30, 2010 16:30 pm

certo, questa modifica allontanandosi dal linguaggio immediato e molto materiale proprio della cultura degli indiani d'america e avvicinandosi di più al nostro modo di parlare rende il racconto più incisivo per noi . ma nutrire ed identificarsi sono due cose completamente diverse. perchè hai scelto questa parola?
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Messaggioda grizzly » gio dic 30, 2010 16:33 pm

nuvolarossa ha scritto:
grizzly ha scritto:
nuvolarossa ha scritto: Castaneda disse...


No problem, c'è anche questo "vestito"... stagione estate-inverno n a. c...
"Io sono cibo, io sono cibo, io sono cibo, io sono mangiatore di cibo, io sono mangiatore di cibo...", Taittiriya Upanishad.
"Questo universo è nutrimento o mangiatore", Brihadaranyaka Upanishad.
"Tutto l'universo, cosciente e inconscio, è fatto di Fuoco e di Offerta", Mahabharata, Shanti parva...


Quelli che tu chiami "vestiti" sono strade, vie di salita da versanti diversi della stessa montagna, in cima alla quale trovi come liberarti dal vestito che ti sei messo per interagire in questa "realtà" e nel quale ti identifichi.

Ma il compilatore di guide o il suo lettore che non si sono mai messi in cammino lungo una di esse quello che si scopre sulla strada non lo sapranno mai.


Sacripante... o per Zeus... "identifichi", "liberarti"... va bene, senz'altro... ma perchè, di grazia, dovresti smettere di considerare come una identificazione la cosiddetta liberazione? E perchè questo "cammino" non dovrebbe essere esso stesso una identificazione... e invece di "liberarti" ti ritrovi con il paltò...? :lol:
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Messaggioda ncianca » gio dic 30, 2010 16:51 pm

Non capisco una cippa di quello che state dicendo, ma mi avete messo una tristezza addosso che neanche Torino e tutti i torinesi insieme in un giorno di nebbia e smog...
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Messaggioda Raven » gio dic 30, 2010 16:55 pm

ncianca ha scritto:Non capisco una cippa di quello che state dicendo, ma mi avete messo una tristezza addosso che neanche Torino e tutti i torinesi insieme in un giorno di nebbia e smog...


effettivamente si parla di vita attraversando la morte... non è proprio quel che si chiama un passaggio assolato
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Messaggioda grizzly » gio dic 30, 2010 16:56 pm

ncianca ha scritto:Non capisco una cippa di quello che state dicendo, ma mi avete messo una tristezza addosso che neanche Torino e tutti i torinesi insieme in un giorno di nebbia e smog...


Dici per i primi post del topic? Si dispiace... :?
O per il discorso successivo?
Comunque a parte lo smog, ma nebbia, pioggia e turineis non sono poi così tristi... ci sono i portici, i caffè... si discute di filosofie, dell'universo, del cosmo... da dove arriviamo, cosa facciamo, dove andiamo, chi siamo... 1 fiorino... :lol:
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Messaggioda ales » gio dic 30, 2010 16:57 pm

grizzly ha scritto:fiorino


FIAT, chiaramente.
Si vive in un'epoca in cui solo gli ottusi sono presi sul serio, e io vivo nel terrore di non essere frainteso
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Messaggioda grizzly » gio dic 30, 2010 16:59 pm

ales ha scritto:
grizzly ha scritto:fiorino


FIAT, chiaramente.


:lol: :lol: ...
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Messaggioda ncianca » gio dic 30, 2010 18:03 pm

Vabbe', allora mi sento autorizzato a lasciare il mio contributo. In fondo sono stato addestrato da torinese e le pippe mentali, specie se a sfondo triste, sono il mio pane quotidiano.

Grizzly mi ha visto in carne ed ossa... non credo di essere riuscito a nascondere le mie origini non esattamente "pautasse"... Vedo che si parla di vita e di morte e di quello che passa nel mezzo. Si parla di bambini e del loro destino. Ebbene il mio primo impatto con la vita non e' stato dei migliori. Sono stato abbandonato davanti ad una chiesa nell'antica capitale Inca, affidato in qualche modo alle mani di Dio. Invece e' arrivata la polizia, un po' piu' pratica ed efficiente. Come a compensare una delle cose peggiori che possano capitare a qualunque bambino, da allora la mia vita e' stata una concatenazione di fortune. Ma non e' stato cosi' per tutti gli altri bambini dell'orfanotrofio di Cuzco. Anche per questo ho imparato ad apprezzare la mia fortuna passata attraverso un gesto enorme ed allo stesso tempo semplice da parte di una coppia di Torino appunto.

Oggi esiste una scienza ben precisa e profondamente sbagliata sull'adozione internazionale. 32 anni fa, vivaddio, non esisteva niente. I miei se la sono cavata quindi molto bene usando la formula piu' semplice del mondo: loro sono sempre stati i miei genitori ed io il loro figlio. Sembra facile, ma credetemi non lo e' affatto. C'e' chi non ci riesce neanche con i figli biologici... Solo una cosa mi rende diverso dagli altri. La mia storia. E allora la domanda nasce spontanea. Perche' io? Provo paura e vergogna se penso agli altri bambini che con me hanno condiviso solo pochi giorni e so per certo che per molti di loro la vita non e' stata cosi' generosa. La vita, il destino, Dio, chiamatelo come volete e' capace di distribuire grande dolore. Il primo incontro con la vita in inglese si chiama imprinting ed esprime molto meglio il concetto. Quei giorni sono come stampati nel mio DNA, quei giorni hanno dato alla mia vita un significato particolare. Mi sento ancora in quell'orfanotrofio, anche se oggi sono qui, a Londra, in provincia di Torino, e sono forse la persona al mondo piu' distante da esso.

Mi dispiace molto per questa bambina di cui Raven racconta in modo cosi' toccante. Mi dispiace molto per tutti i bambini con i quali la vita e' stata crudele. Anche io non credo molto in divinita' e mondi ultra terreni. Credo piuttosto nell'uomo (ed anche un po' nella donna, perche' no... :-)) e nella sua capacita' di migliorare le cose se lo vuole.

Concludo dicendo che Babbo Natale non esiste... :smt110
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Messaggioda Raven » gio dic 30, 2010 18:42 pm

ncianca ha scritto: ...


alla faccia delle dissertazioni filosofiche.

Grazie!
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Messaggioda grizzly » gio dic 30, 2010 19:07 pm

ncianca ha scritto:Vabbe', allora mi sento autorizzato a lasciare il mio contributo. In fondo sono stato addestrato da torinese e le pippe mentali, specie se a sfondo triste, sono il mio pane quotidiano.

Grizzly mi ha visto in carne ed ossa... non credo di essere riuscito a nascondere le mie origini non esattamente "pautasse"... Vedo che si parla di vita e di morte e di quello che passa nel mezzo. Si parla di bambini e del loro destino. Ebbene il mio primo impatto con la vita non e' stato dei migliori. Sono stato abbandonato davanti ad una chiesa nell'antica capitale Inca, affidato in qualche modo alle mani di Dio. Invece e' arrivata la polizia, un po' piu' pratica ed efficiente. Come a compensare una delle cose peggiori che possano capitare a qualunque bambino, da allora la mia vita e' stata una concatenazione di fortune. Ma non e' stato cosi' per tutti gli altri bambini dell'orfanotrofio di Cuzco. Anche per questo ho imparato ad apprezzare la mia fortuna passata attraverso un gesto enorme ed allo stesso tempo semplice da parte di una coppia di Torino appunto.

Oggi esiste una scienza ben precisa e profondamente sbagliata sull'adozione internazionale. 32 anni fa, vivaddio, non esisteva niente. I miei se la sono cavata quindi molto bene usando la formula piu' semplice del mondo: loro sono sempre stati i miei genitori ed io il loro figlio. Sembra facile, ma credetemi non lo e' affatto. C'e' chi non ci riesce neanche con i figli biologici... Solo una cosa mi rende diverso dagli altri. La mia storia. E allora la domanda nasce spontanea. Perche' io? Provo paura e vergogna se penso agli altri bambini che con me hanno condiviso solo pochi giorni e so per certo che per molti di loro la vita non e' stata cosi' generosa. La vita, il destino, Dio, chiamatelo come volete e' capace di distribuire grande dolore. Il primo incontro con la vita in inglese si chiama imprinting ed esprime molto meglio il concetto. Quei giorni sono come stampati nel mio DNA, quei giorni hanno dato alla mia vita un significato particolare. Mi sento ancora in quell'orfanotrofio, anche se oggi sono qui, a Londra, in provincia di Torino, e sono forse la persona al mondo piu' distante da esso.

Mi dispiace molto per questa bambina di cui Raven racconta in modo cosi' toccante. Mi dispiace molto per tutti i bambini con i quali la vita e' stata crudele. Anche io non credo molto in divinita' e mondi ultra terreni. Credo piuttosto nell'uomo (ed anche un po' nella donna, perche' no... :-)) e nella sua capacita' di migliorare le cose se lo vuole.

Concludo dicendo che Babbo Natale non esiste... :smt110


Direi che sono le questioni.
Per me, però l?individualità è qualcosa di molto ?aleatorio?. Direi uno strumento forse utile nella quitidianità pratica, non molto di più. E in questo senso il fissare sempre e solo l?attenzione sullo stretto confine dell?io singolo non è, per me, esatto. Quindi le vicende singole, per quanto prese nel loro contesto, sono però come le gocce del mare. Perché ?quella? goccia è finita su uno scoglio, perché l?altra è evaporata, perché l?altra ancora è finita in una bottiglia e da lì mai più uscirà fino a che esisterà il mondo? perché? Questo domandare a me pare vano: il mare potrebbe non esistere, potrebbe non esistere il mondo, potrebbe non esistere l?universo? quale senso ha il domandare della goccia?
Nessuno. Io credo.
Questa visione, cioè il considerare le singole goccie come accidenti transitori del transitorio, uscendo dallo schema fissato dell?individualità, libera invece questa stessa individualità dall?accidentalità.
Perché se sono come una goccia del mare infinito e mutevole, l?unico senso reale è considerare il mare come il solo reale, pur sapendo comunque che anche questo finirà.
Quindi sorelle goccie o fratelli uomini. Non esiste, per me, l?altro. Ma sono io stesso. Siamo. Esseri transitori in viaggio perenne nel cosmo. Arriviamo dalle galassie e là ritorneremo. Quindi mi ?dispiace? per la sorte di ogni singola goccia, che è me, e l?unico senso non è trovar conforto appunto per la mia individualità, in una pozza quieta della costa, e qui evaporar tranquilla. No, il mare in tempesta è il mio elemento, pur sapendo che sarà destino lo sparire.
Le teorie che, invece, fissano nell?eternità l?individualità, sia sul piano della materia, sia su altri piani, che pongono come separati, o più reali, secondo me, si cristallizzano comunque nel pensiero della goccia che trova il proprio viver in una pozza come saggezza. E gli altri? Era loro destino. Amen. Una teuria comoda per annoiati, prima o poi si ritornerà all?Essere, ognuno ha il proprio destino e trova il suo cammino e finita lì.
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Messaggioda grizzly » ven dic 31, 2010 11:15 am

ncianca ha scritto:Concludo dicendo che Babbo Natale non esiste... :smt110



Grrrr... :evil: Però: "L'universo è pieno di oggetti magici che aspettano pazientemente il nostro ingegno per meglio autodefinirsi"... Eden Phillpotts... :P ... :lol: ...
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Messaggioda grizzly » ven dic 31, 2010 11:37 am

Nell'universo ci sono all'incirca tante stelle quanti sono gli atomi in una zolletta di zucchero... perchè non dovrebbe esserci, da qualche parte, anche Babbetto...? :lol:
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Messaggioda ncianca » ven dic 31, 2010 12:08 pm

Caro Grizzly, di sicuro non ha senso interrogarsi sul perche' ed il per come di molte cose. Ma l'interrogarsi su cio' che non ha senso e' una delle tante cose che ci rendono umani. Quindi non ne posso fare a meno purtroppo. E comunque Babbo Natale non esiste. Neanche in una zolletta di zucchero. Non ci starebbe. E' troppo grasso.
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Messaggioda grizzly » ven dic 31, 2010 12:24 pm

ncianca ha scritto:Caro Grizzly, di sicuro non ha senso interrogarsi sul perche' ed il per come di molte cose. Ma l'interrogarsi su cio' che non ha senso e' una delle tante cose che ci rendono umani. Quindi non ne posso fare a meno purtroppo. E comunque Babbo Natale non esiste. Neanche in una zolletta di zucchero. Non ci starebbe. E' troppo grasso.


Uhm... e chi ha detto che non ha senso? Io dico che non ha senso se il domandare viene posto partendo da un certo aspetto, limitato, e di considerare solo il "chi" individuale domanda come possibilità di domandare. Che si sia storicamente così posta la questione è poi un fatto, e non si discute nemmeno. Anzi è utile studiarlo e ripercorrerlo nella conoscenza. Può anche essere che il modo della manifestazione sia solo possibile nella particolarità, nella finitezza. Ma non si deve considerare comunque possibile come il solo unico. Forse come diceva Planck "la scienza [e va da sè per scienza s'intende indagine complessiva] non può risolvere il mistero ultimo della natura. E ciò perché, in ultima analisi, noi stessi facciamo parte del mistero che stiamo cercando di risolvere". Ma non è una buona ragione per sospendere il ricercare, il domandare.
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