2 Luglio 1977

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda Rampegon » mar lug 06, 2010 15:21 pm

EvaK ha scritto:Ok... però ammetti il fascino di calarsi in quel momento storico, immaginare gli apritori, le difficoltà che possono aver incontrato, lo spirito che li animava nel decidere di salire una linea...

Che poi materialmente non si possa fare nulla di diverso dal salire qui e ora con i nostri materiali e con il nostro bagaglio concettuale e immersi nel nostro tempo, è un fatto.
Altrimenti ci si trova a vivere una sterile storicità senza storia, dove tutto è lì e pronto all'uso, come se ci fosse da sempre a nostro uso atletico/sportivo.

Sarebbe come guardare un dipinto ed esprimere un semplice mi piace/non mi piace, prescindendo da tutto il contesto della storia della pittura.

E qua ci sta pure bene la firma
Eva K.


Quello che tu esprimi è un concetto condivisibile di matrice europea... forse pure Hegeliano... azzardo...
ma tra quello che dici tu e Slow e sto tanto discriminato uso (che brutta parola) atletico sportivo; non pensi ci sia una componente psichico-percettiva.. che non si considera molto insomma per dirla terra terra o ti fai le pippe perchè d li è passato Cassin o te le fai perchè passi in libera il VII... ma cosa provi mentre scali gradi e apritori a parte? paura, gioia, timore, ansia... nessuno mai le dice queste cose... ma piace scalare per questo perchè mi si amplificano le sensazioni che comunemente provo in modo assopito in pianura.... :wink:
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Re: 2 Luglio 1977

Messaggioda Drugo Lebowsky » mar lug 06, 2010 15:26 pm

Rampegon ha scritto:
EvaK ha scritto:beh se sapessi quelli delle donne sugli uomini.... :smt097


spero di non esser compreso nella succitata categoria uomini, in questa risposta :smt003


comunque 'e fèmene 'e ga da tàsar..
sempre! 8)
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Messaggioda #giacco# » mar lug 06, 2010 15:30 pm

Rampegon ha scritto:paura, gioia, timore, ansia... nessuno mai le dice queste cose... ma piace scalare per questo perchè mi si amplificano le sensazioni che comunemente provo in modo assopito in pianura.... :wink:


giacco, che gli piace autocitarsi, ha scritto:Io, che sono sbarbatello, posso dire che in valle
al di là di aver fatto un passo di VI+ da primo o da secondo,
al di là che la via abbia 3 tiri belli o 4
mentre salgo sento i campanacci e gli uccellini, cammino sul granito a 4 zampe come un gioco, o sudo su una fessura da risalire senza fiato, mi giro in giù e vedo il prato con le casette, poi sento l'adrenalina della placca che mi svuota...

dopo tutto questo esco dalla via e sono in pace con il mondo.


ecco, così ho sboronato :wink:
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Re: 2 Luglio 1977

Messaggioda Rampegon » mar lug 06, 2010 15:32 pm

Drugo Lebowsky ha scritto:
Rampegon ha scritto:
EvaK ha scritto:beh se sapessi quelli delle donne sugli uomini.... :smt097


spero di non esser compreso nella succitata categoria uomini, in questa risposta :smt003


comunque 'e fèmene 'e ga da tàsar..
sempre! 8)


mi sa che questa è l'unica frase sensata di tutto il post... :smt023
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Messaggioda EvaK » mar lug 06, 2010 15:36 pm

Rampegon ha scritto:
EvaK ha scritto:Ok... però ammetti il fascino di calarsi in quel momento storico, immaginare gli apritori, le difficoltà che possono aver incontrato, lo spirito che li animava nel decidere di salire una linea...

Che poi materialmente non si possa fare nulla di diverso dal salire qui e ora con i nostri materiali e con il nostro bagaglio concettuale e immersi nel nostro tempo, è un fatto.
Altrimenti ci si trova a vivere una sterile storicità senza storia, dove tutto è lì e pronto all'uso, come se ci fosse da sempre a nostro uso atletico/sportivo.

Sarebbe come guardare un dipinto ed esprimere un semplice mi piace/non mi piace, prescindendo da tutto il contesto della storia della pittura.

E qua ci sta pure bene la firma
Eva K.


Quello che tu esprimi è un concetto condivisibile di matrice europea... forse pure Hegeliano... azzardo...
ma tra quello che dici tu e Slow e sto tanto discriminato uso (che brutta parola) atletico sportivo; non pensi ci sia una componente psichico-percettiva.. che non si considera molto insomma per dirla terra terra o ti fai le pippe perchè d li è passato Cassin o te le fai perchè passi in libera il VII... ma cosa provi mentre scali gradi e apritori a parte? paura, gioia, timore, ansia... nessuno mai le dice queste cose... ma piace scalare per questo perchè mi si amplificano le sensazioni che comunemente provo in modo assopito in pianura.... :wink:


se hai letto il mio raccontino su on-ice... penso che ci sia molto più che il gesto atletico e la considerazione storica.
"Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne" (Immanuel Kant)

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Messaggioda arteriolupin » mar lug 06, 2010 16:01 pm

Una via è stata aperta da Tizio.

Caio prima, Sempronio poi, la ripetono a distanza di anni tra loro e rispetto alla prima salita.

Ambedue conoscono la storia dell'apertura e aggiungono la propria esperienza.

E' un buon viatico conoscere tutte e tre per farsi un'idea, il modo migliore, poi, per riportare dentro di sé (o per iscritto, per chi ama vergare i propri pensieri con penna e calamaio) ed all'esterno le sensazioni offerte da una salita che regala storia, paesaggio, sensazioni uniche e irripetibili ch esi ripetono tante volte quante sono le persone e le volte che la salgono, perché una singola via è in grado di regalare emozioni nuove, approcci nuovi e stimoli nuovi ogniqualvolta la si ripeta.

Immedesimarsi in altri può essere un errore. Non voler conoscere o voler prescindere ciò che è "storia", tuttavia, è un errore ancor più grave.

L'alpinismo e l'arrampicata sono ben più del solo fatto fisico, del solo fattore atletico, del solo approccio mentale... Sono un unicum che non si presta a spiegazioni chiare. Vanno vissute. Togliere anche uno solo di questi fattori significa tentare di castrare il tutto.

Anche il voler assassinare la storia e lanciare i nuovi mattini è stato un atto che partiva proprio dalla conoscenza della storia.

Non è possibile scrivere nuove pagine dalla tabula rasa. Il fiere è possibile sulla base del passato, il venturus, invece, tratterà ciò che ora è fiere come semplice passato, storia.

E' impensabile dare un canone univoco per l'esplicitazione di sensazioni che sono dei singoli e di volta in volta solo a loro appartenenti.
E' tuttavia possibile affermare che, a voler togliere la patina di "conoscenza" e di "storia" (anche marginale), si riduce il tutto ad un gioco di solo movimento su ciò che non è più montagna ma solo sequenza di movimenti da tratto di roccia a tratto di roccia. Lodevole passatempo, per carità, ma distante dalle concezioni di "andar ein montagna" finora evinte dia racconti, pur nella loro singolare particolarità.

Le sensazioni che traspaiono dia racconti fatti quasi col contagocce da Luigi o quelle più emozionali ed "esplosive" di Eva rendono giustizia e chiarezza a quella che, tuttavia, rimane la mia semplice spiegazione (o propost aid comprensione) della questione.

Resta il fatto che vi siete fatti, sportivamente e culturalmente, un gran bel tuffo in un passato che è un qualcosa di quanto mai presente!

Bravi ragazzi!
...Se tuti i bechi gavesse un lampion... Gesummaria che iluminasiòn!

Canto popolare veneto
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Messaggioda Danilo » mar lug 06, 2010 23:41 pm

EvaK ha scritto:
Rampegon ha scritto:
EvaK ha scritto:Ok... però ammetti il fascino di calarsi in quel momento storico, immaginare gli apritori, le difficoltà che possono aver incontrato, lo spirito che li animava nel decidere di salire una linea...

Che poi materialmente non si possa fare nulla di diverso dal salire qui e ora con i nostri materiali e con il nostro bagaglio concettuale e immersi nel nostro tempo, è un fatto.
Altrimenti ci si trova a vivere una sterile storicità senza storia, dove tutto è lì e pronto all'uso, come se ci fosse da sempre a nostro uso atletico/sportivo.

Sarebbe come guardare un dipinto ed esprimere un semplice mi piace/non mi piace, prescindendo da tutto il contesto della storia della pittura.

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Quello che tu esprimi è un concetto condivisibile di matrice europea... forse pure Hegeliano... azzardo...
ma tra quello che dici tu e Slow e sto tanto discriminato uso (che brutta parola) atletico sportivo; non pensi ci sia una componente psichico-percettiva.. che non si considera molto insomma per dirla terra terra o ti fai le pippe perchè d li è passato Cassin o te le fai perchè passi in libera il VII... ma cosa provi mentre scali gradi e apritori a parte? paura, gioia, timore, ansia... nessuno mai le dice queste cose... ma piace scalare per questo perchè mi si amplificano le sensazioni che comunemente provo in modo assopito in pianura.... :wink:


se hai letto il mio raccontino su on-ice... penso che ci sia molto più che il gesto atletico e la considerazione storica.


......wow.... =D> .complimenti per il coraggio!,non oso pensare ai vostri poveri piedi sugli ultimi metri di Luna,danger liquifazione suole!!!

Noto che ad oggi non avete ancora "poggiato i piedi per terra"dalla contentezza :D ........immagino la qualità della visita guidata in quel museo di ghiandone,diavoletto di uno Slow!!

Al riguardo:

in culo la storia
in culo la chiodatura
in culo il+ e il - dei gradi

La chiave che da il successo alla mia scalata è chi si lega all'altra estremità della nostra corda.... :smt045
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Messaggioda Slowrun » mer lug 07, 2010 8:05 am

Danilo ha scritto: La chiave che da il successo alla mia scalata è chi si lega all'altra estremità della nostra corda.... :smt045


.... la degna conclusione della storia ... bravo Danilo :wink:
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Messaggioda Rampegon » mer lug 07, 2010 8:49 am

Slowrun ha scritto:
Danilo ha scritto: La chiave che da il successo alla mia scalata è chi si lega all'altra estremità della nostra corda.... :smt045


.... la degna conclusione della storia ... bravo Danilo :wink:


:D :smt023
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