EvaK ha scritto:Ok... però ammetti il fascino di calarsi in quel momento storico, immaginare gli apritori, le difficoltà che possono aver incontrato, lo spirito che li animava nel decidere di salire una linea...
Che poi materialmente non si possa fare nulla di diverso dal salire qui e ora con i nostri materiali e con il nostro bagaglio concettuale e immersi nel nostro tempo, è un fatto.
Altrimenti ci si trova a vivere una sterile storicità senza storia, dove tutto è lì e pronto all'uso, come se ci fosse da sempre a nostro uso atletico/sportivo.
Sarebbe come guardare un dipinto ed esprimere un semplice mi piace/non mi piace, prescindendo da tutto il contesto della storia della pittura.
E qua ci sta pure bene la firma
Eva K.
Quello che tu esprimi è un concetto condivisibile di matrice europea... forse pure Hegeliano... azzardo...
ma tra quello che dici tu e Slow e sto tanto discriminato uso (che brutta parola) atletico sportivo; non pensi ci sia una componente psichico-percettiva.. che non si considera molto insomma per dirla terra terra o ti fai le pippe perchè d li è passato Cassin o te le fai perchè passi in libera il VII... ma cosa provi mentre scali gradi e apritori a parte? paura, gioia, timore, ansia... nessuno mai le dice queste cose... ma piace scalare per questo perchè mi si amplificano le sensazioni che comunemente provo in modo assopito in pianura....
