ncianca ha scritto:Milano mi ha sempre dato l'impressione di una citta' con una forte identita', paragonabile forse solo a Roma. A parlare con la gente sembra che per un milanese ed un romano la propria citta' non sia mai indifferente. Il romano normalmente ama Roma sopra ogni cosa. Il milanese piu' spesso odia Milano sopra ogni cosa, ma la difende sempre comunque con orgoglio. Roma e Milano (forse anche Napoli?) sono le uniche grandi citta' italiane in cui gli abitanti si identificano molto e si possono distinguere abbastanza facilmente, vuoi per l'accento particolarmente forte, vuoi per i modi di dire, i modi di fare, etc.
Ma la mia resta pura ignoranza e supponenza. Se vedo parcheggi pieni di macchine targate "MI" e sento gente parlare con accento milanese assumo di avere di fronte dei milanesi, ma potrebbero essere di qualunque altra citta' della provincia di Milano. La scena dell'alce e' successa sopra la Valnontey (Cogne) dove, non trattandosi di un posto enorme, allora conoscevo anche le persone che non conoscevo.
Il fatto e' che non importa da dove uno venga, ma crescere in citta' ha conseguenze eccome. Allo zoo di Londra ci sono persino i maiali e le galline. In una citta' dove pullulano scoiattoli e volpi (una volpe e' stata persino vista nella metro!) le galline e i maiali sono animali che un bambino londinese evidentemente vede come esotici. E non mancano le capre e le pecore!
Io come voi sono cresciuto in citta', ma da quando ho avuto coscienza dell'esistenza delle montagne, ho sempre fatto i capricci per andarci. Questo pero' basta a non renderci (purtroppo

) rappresentativi di una popolazione. Buona parte delle mie conoscenze cittadine le montagne le vede solo per andarci a sciare. Lo spettacolo piu' triste lo vedo in estate a Courmayeur che raccoglie davvero il peggio di Milano, Genova e Torino messe insieme. Lo sfondo del Monte Bianco e' un optional ed invece dell'aria di montagna si respirano le lozioni solari delle signore. Sui sentieri al di sotto dei 1800 metri (perche' al di sopra certa gente non si spinge), ogni uccello diventa un'aquila, ogni fiore una stella alpina, ogni quadrupede una marmotta ad eccezione del barboncino a seguito e forse di qualche gatto randagio che viene invece scambiato per ratto. E se poi il quadrupede ha le corna, allora si tratta sicuramente di un camoscio o uno stambecco... Ogni punta rocciosa vagamente triangolare diventa indifferentemente il Cervino o il Monviso, il Gran Paradiso sanno tutti dov'e', ma non si vede mai, un po' come le Grandes Jorasses che si sa sono proprio li' sopra Planpincieux, ma se ci si spinge troppo in la' al fondo della Val Ferret inspiegabilmente spariscono "da qui non si vedono"; chissa' come ha fatto Gervasutti a trovarle. L'unica certezza e' il Dente del Gigante, che si vede anche dalla piazza, ma qualche dubbio rimane sulla vera vetta del Monte Bianco.
E queste cose le ho sempre sentite con tutti gli accenti e da bocche di tutte le eta'.
Sarei curioso di vedere quanti minuti AM puo' resistere in un ambiente del genere...
