A parte la risposta precedente...

a me piace in egual modo sia l'a vista che il lavorato, sono due cose differenti.
Devo dire che per la mia grande fifa mi rende un po di più il lavorato, ma apprezzo molto le sensazioni che provo anche nell'a vista.
Comunque devo dire che ho circa un grado e mezzo tra i due, perciò a parte la mia pippaggine, da quanto sento è una dimensione abbastanza corretta.
Nel lavorato mi piace il perfezionamento del gesto, il trovare il miglior modo per ottimizzare i vari passi, quelli difficili sicuramente, ma anche quelli più facili, perchè spesso ottimizzandoli ho modo di arrivare meno stanco a quelli difficili o a chiudere il tiro se il o i passi difficili ti hanno consumato molte energie.
Mi piace molto la scomposizione della via in tanti passaggi e la loro ottimizzazione, nonchè la successiva concatenazione e la concentrazione finale nell'eseguire il tutto come se fosse un concerto in cui io sono colui che suona e la roccia è il mio strumento.
Trovo poi che tutto questo migliori la mia capacità arrampicatoria. Sui singoli passi, perchè se è vero che non esistono due passaggi uguali ne esistono tanti simili. Sulla gestione dei riposi, ad esempio ho imparato che bisogna riposare anche prima di sentirsi stanchi, sfruttare tutte le situazioni in cui si può farlo (un po come quando si fa corre o si va in bici, o si cammina, e si deve bere senza aspettare di avere sete, per prevenire la disidratazione). Sul tenere un certo ritmo. Poi su altre cose, e comunque tutto ciò ho notato che mi ha portato dei benefici anche nell'a vista.
Nell'a vista mi piace molto l'aspetto psicologico. Spesso poi meno conosco un tiro, magari valutandolo solo dal grado per vedere se è alla mia portata, più riesco a farlo con un buon approccio mentale. Sembra che il conoscerlo, anche solo sentire che "là c'è il passo difficile", o l'aver visto qualcuno in difficoltà mentre lo fa (lo so che in quel caso sarebbe flash!

), a volte mi crea delle barriere mentali che invece se non so proprio nulla non ho.
Il fatto di partire sopra ad uno spit e contare solo sulle proprie capacità, fisiche, tecniche, di lettura della roccia, oserei dire che è persino... "psicoterapeutico"!!!
Lo dico con una punta di ironia, ma se ci pensiamo è veramente così, perchè in quel caso non contiamo su quello che conosciamo (come in un tiro lavorato o ripetuto), ma solo sulla nostra capacità di farlo.
Krishnamurti, un grande filosofo indiano, diceva che nella vita una persona deve sviluppare la propria intelligenza e contare solo ed esclusivamente sulla forza e la capacità che gli deriva da quella. In quel modo una persona avrà la capacità di avventurarsi su sentieri inesplorati, scoprendo sempre nuove cose, ampliando sempre di più la propria consapevolezza, le proprie conoscenze e potenziando ancora di più le proprie capacità, anzichè rimanere sempre sulle cose già conosciute e che danno sicurezza, ma che ti tengono sempre dentro in una visione limitata della realtà. Questo principio lo potete trovare anche in Rock Warrior's Way, per chi lo ha letto.
Andare a vista è in un certo senso la stessa cosa, arrampicare non su qualcosa che si conosce, ma su qualcosa di sconosciuto, e contando solo sulle proprie capacità, ti può predisporre mentalmente a questo approccio! Poi sta a noi saper esportare una cosa del genere nella vita di tutti i giorni...
Beh ragazzi, come al mio solito ho messo un po di filosofia nel mio intervento, per stemperare un po dico che per me il lavorato e l'a vista sono come le more e le bionde, non ho preferenze e mi piacciono mooolto tutte e due!!!

(senza escludere le rosse, intendiamoci!!!

)