da Godurioso » lun dic 28, 2009 11:27 am
da bummi » lun dic 28, 2009 12:06 pm
da marcov » lun dic 28, 2009 12:27 pm
da andreastonelli » lun dic 28, 2009 12:32 pm
da cinetica » lun dic 28, 2009 12:35 pm
generazione tepa sport ha scritto:certo è facile sedersi davanti al pc e sentenziare le ns. solite minchiate
da julius » lun dic 28, 2009 12:39 pm
da julius » lun dic 28, 2009 12:42 pm
andreastonelli ha scritto:se é vero che il rischio valanghe era 4 su una scala di 5 (4 FORTE:Le possibilità per gite sciistiche sono fortemente limitate ed è richiesta una
grande capacità di valutazione locale; anche singoli sciatori devono evitare tutti i pendii ripidi e il piede degli stessi. E' raccomandabile la
chiusura di vie di comunicazione, piste da sci e impianti di risalita interessati dai percorsi abituali delle valanghe. E' raccomandabile
adottare misure di sicurezza nei centri abitati più esposti.) come mai l'impianto di risalita al Sass Pordoi era in funzione?
Ho appositamente scritto "se é vero" in quanto l'attendibilissimo bollettino valanghe dell'ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) per Sabato in Dolomiti dava rischio 3 in abassamento a 2. (http://www.arpa.veneto.it/upload_arabba ... tineve.pdf) E se i due "sprovveduti turisti" (?) si fossero "fidati" del bollettino e l'apertura dell'impianto gli avesse rassicurati a compiere la loro gita?
da mordred » lun dic 28, 2009 14:22 pm
Godurioso ha scritto:.
Quindi non discuto certo l'operato di quelle quattro super persone che sono morte per andarli a cercare, ma sicuramente c'è da rivedere il metodo di chi dirige queste ricerche perchè, ripeto, un conto è l'estate e puoi avere speranze di ritrovarli vivi anche dopo una notte intera, ma d'inverno sinceramente con quell'altissimo rischio valanghe che c'era mettere a repentaglio la vita di padri di famiglia ed affermati professionisti mi pare una grande....
da roby4061 » lun dic 28, 2009 14:32 pm
LUCA MERCALLI
Con un bollettino di rischio valanghe di livello quattro su cinque non si dovrebbe partire per un'escursione fuori pista. Se lo si fa, si deve essere consci di mettere a repentaglio la propria vita.
E alcune amministrazioni pubbliche stabiliscono, a titolo dissuasorio, che la salata fattura dell'eventuale soccorso sarà a carico dell?infortunato o dei suoi familiari in caso di morte. Ma come affrontare il problema dell'incolumità dei soccorritori? Se un'operazione di recupero si svolge sotto la minaccia di nuove valanghe o durante forte maltempo che riduce i margini di sicurezza degli elicotteri, cosa bisogna fare? Astenersi e lasciar morire qualcuno o tentare la roulette russa? La risposta non è facile e attinge ai più profondi valori umani.
Per definizione, chi offre la propria competenza, il proprio coraggio e la propria abnegazione per salvare qualcuno, non si pone la domanda se costui sia un imbecille o un criminale degno o no di essere salvato. Se così non fosse, le ambulanze non dovrebbero mai affrontare pericolosamente il traffico a sirene spiegate per salvare un ubriaco causa di incidente stradale, né si sarebbe mai dovuta rischiare la vita a soccorrere le vittime di un terremoto in case moderne che violavano le normative antisismiche, oppure gli alluvionati in edifici abusivi costruiti sul greto di capricciosi torrenti.
Insomma, lo sfogo di Bertolaso è comprensibile in quanto pronunciato sotto lo stress dell'emergenza, ma inattuabile in pratica: in ogni situazione drammatica i soccorritori tentano sempre il massimo compatibile con le loro capacità tecniche e i mezzi a disposizione, ma si astengono giustamente dal dare giudizi. A questo penserà dopo la magistratura. Il prezzo da pagare è che ogni tanto, per fortuna raramente, le cose vanno male anche per i soccorritori.
Soluzioni? Tanta, tantissima informazione e prevenzione. A chi scia fuoripista, non ci si stancherà mai di ripetere che la neve è un elemento mutevole e instabile, che i bollettini di rischio servono proprio per non trasformare il divertimento in tragedia, che bisogna sempre portare con sé l'apparecchio di localizzazione Arva. Ma si ripete da sempre che anche superare i limiti di velocità sulle strade aumenta il rischio di incidenti mortali, eppure le 4731 vittime della strada del 2008 quasi non fanno più notizia, mentre per i 19 sfortunati che in media periscono sotto la neve ogni anno, e non sempre per imperizia o tracotanza, chissà perché ci si indigna di più.
da vecchiobonfo » lun dic 28, 2009 14:44 pm
da Corso60 » lun dic 28, 2009 14:53 pm
Quoto pienamente il ragionamento, più che limitare la libertà altrui, bisogna rivedere le procedure d'intervento,perchè da diretto interessato di solito quando cè la chiamata si vàbrando ha scritto:Picchio ha scritto:L'avvoltoio ha scritto:Io non credo che la strada da percorrere sia quella dei divieti bensi quella di modificare il protocollo di intervento a tutela dei soccorritori perchè:
a. se qualcuno infrange il divieto e poi chiama il soccorso questo è probabile che intervenga
b. non sarebbe possibile far rispettare il divieto
Se contestualmente alla revisione dei protocolli di intervento si istituisce una forma di maggior controllo delle attività in montagna è lecito attendersi qualche buon risultato.
un pò (poco) ci conosciamo, quindi posso dire quello che penso... mal che vada sai che faccia ho
io non condivido assolutamente quest'idea dei divieti, perchè per me la montagna è libertà prima di tutto
quello che bisogna chiarire è dove finisce la libertà di uno ed inizia quella degli altri
ossia: finchè sono io che rischio son affari miei, ma se altra gente poi rischia per venirmi a prendere allora ho una responsabilità nei loro confronti (oltre di chi mi aspetta a casa)
quindi bisognerebbe rivedere i protocolli del soccorso (che non ho idea di quali siano) e contestualmente rendere note tali procedure e i loro limiti di attuazione (ossia quando "si và" e quando "non si và" a recuperare)
espressa quest'opinione, non posso che associarmi nel cordoglio per questi ragazzi (TUTTI)
da il Duca » lun dic 28, 2009 16:52 pm
Corso60 ha scritto:Quoto pienamente il ragionamento, più che limitare la libertà altrui, bisogna rivedere le procedure d'intervento,perchè da diretto interessato di solito quando cè la chiamata si vàbrando ha scritto:Picchio ha scritto:L'avvoltoio ha scritto:Io non credo che la strada da percorrere sia quella dei divieti bensi quella di modificare il protocollo di intervento a tutela dei soccorritori perchè:
a. se qualcuno infrange il divieto e poi chiama il soccorso questo è probabile che intervenga
b. non sarebbe possibile far rispettare il divieto
Se contestualmente alla revisione dei protocolli di intervento si istituisce una forma di maggior controllo delle attività in montagna è lecito attendersi qualche buon risultato.
un pò (poco) ci conosciamo, quindi posso dire quello che penso... mal che vada sai che faccia ho
io non condivido assolutamente quest'idea dei divieti, perchè per me la montagna è libertà prima di tutto
quello che bisogna chiarire è dove finisce la libertà di uno ed inizia quella degli altri
ossia: finchè sono io che rischio son affari miei, ma se altra gente poi rischia per venirmi a prendere allora ho una responsabilità nei loro confronti (oltre di chi mi aspetta a casa)
quindi bisognerebbe rivedere i protocolli del soccorso (che non ho idea di quali siano) e contestualmente rendere note tali procedure e i loro limiti di attuazione (ossia quando "si và" e quando "non si và" a recuperare)
espressa quest'opinione, non posso che associarmi nel cordoglio per questi ragazzi (TUTTI)
Detto questo, un Grande abbraccio alle famiglie dei colleghi
da andreastonelli » lun dic 28, 2009 17:27 pm
julius ha scritto:andreastonelli ha scritto:se é vero che il rischio valanghe era 4 su una scala di 5 (4 FORTE:Le possibilità per gite sciistiche sono fortemente limitate ed è richiesta una
grande capacità di valutazione locale; anche singoli sciatori devono evitare tutti i pendii ripidi e il piede degli stessi. E' raccomandabile la
chiusura di vie di comunicazione, piste da sci e impianti di risalita interessati dai percorsi abituali delle valanghe. E' raccomandabile
adottare misure di sicurezza nei centri abitati più esposti.) come mai l'impianto di risalita al Sass Pordoi era in funzione?
Ho appositamente scritto "se é vero" in quanto l'attendibilissimo bollettino valanghe dell'ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) per Sabato in Dolomiti dava rischio 3 in abassamento a 2. (http://www.arpa.veneto.it/upload_arabba ... tineve.pdf) E se i due "sprovveduti turisti" (?) si fossero "fidati" del bollettino e l'apertura dell'impianto gli avesse rassicurati a compiere la loro gita?
Questa mi pare un'osservazione opportuna e che andrebbe approfondita!
da mb » lun dic 28, 2009 19:19 pm
mordred ha scritto:Godurioso ha scritto:.
Quindi non discuto certo l'operato di quelle quattro super persone che sono morte per andarli a cercare, ma sicuramente c'è da rivedere il metodo di chi dirige queste ricerche perchè, ripeto, un conto è l'estate e puoi avere speranze di ritrovarli vivi anche dopo una notte intera, ma d'inverno sinceramente con quell'altissimo rischio valanghe che c'era mettere a repentaglio la vita di padri di famiglia ed affermati professionisti mi pare una grande....
Ci può essere anche l'eventualità che uno resti semi-sepolto...e che fai? lo lasci lì tutta la notte così muore assiderato?
da Dolmen » lun dic 28, 2009 19:38 pm
da ste_car » lun dic 28, 2009 19:43 pm
cinetica ha scritto:generazione tepa sport ha scritto:certo è facile sedersi davanti al pc e sentenziare le ns. solite minchiate
e fare i sapientoni .... io qua .... io la ....
un pensiero a questi sei ragazzi e alle loro famiglie.
da il Duca » lun dic 28, 2009 19:46 pm
Dolmen ha scritto:[youtube]http://www.youtube.com/v/cT8rDYLuXYQ&feature=player_embedded#at=20[/youtube]
da Herman747 » lun dic 28, 2009 21:37 pm
bummi ha scritto:Ogni volta che muoiono dei soccorritori c'è qualche "benpensante" che si lancia in affermazioni strampalate perchè non tiene conto di due elementi fondamentali:
1) il CNSAS è una struttura che si fonda sul volontariato di appassionati di montagna che si mettono a disposizione di altri appassionati come loro;
2) quasi tutti gli incidenti che avvengono in montagna sono frutto di un errore, il fatto che vengano commessi da esperti cambia poco la cosa, sono essere umani anche loro e sbagliano come tutti gli altri.
Chi non tiene conto di questi due semplici elementi secondo me non capisce cosa significa avere la passione per l'alpinismo e cosa sia lo spirito di solidarietà che accomuna noi che abbiamo questa passione. Non conoscevo nessuno dei 4 soccorritori che sono morti, ma sono sicuro che incarnassero alla grande entrambi questi aspetti.
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