libro "MIO PADRE HERMANN BUHL"

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

libro "MIO PADRE HERMANN BUHL"

Messaggioda generazione tepa sport » mer mar 18, 2009 10:04 am

Storie di scalatori che preferirono la montagna agli affetti raccontate dagli orfani....Eroi che tradirono i figli....

http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8874801327

recensione su DOMENICA il sole 24 ORE 15/03/2009 di A.Casalegno

fà riflettere....


scusate ma...è stato volutamente segnalato in questa sezione...non solo per la lettura... 8)
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Messaggioda lasimonetta » mer mar 18, 2009 14:33 pm

Ahi... :x ...argomento delicatissimo sei andato a toccare. Ma interessante e pieno di sfaccettature.
Comincio con una considerazione molto banale: gli affetti. Dunque...finchè si tratta di un compagno/a, moglie/marito che sceglie di dividere la sua vita con un' (uno/una) alpinista (mi riferisco soprattuto di un certo livello, anche se poi il pericolo esiste a tutti i livelli), penso che il discorso fili...fra due persone che si scelgono reciprocamente, con la loro personalità, le loro passioni e quindi devono accettare l'altro così com'è, pacchetto completo, senza volerlo cambiare priovandolo magari di una passione in un certo senso 'vitale'. Due adulti che, come dicevo, si scelgono reciprocamente e ne accettano le conseguenti responsabilità/rischi.
Il problema secondo me si complica quando, ahimè, ci sono di mezzo i figli.
Intendo dire che un uomo/donna possono anche accettare il 'rischio' di mettere al mono dei figli con un'alpinista, la probabilità più alta del normale di doversi poi trovare a crescerli magari da solo/a, ma i figli....loro no, loro non possono scegliere propio un bel niente...non possono scegliere di nascere o meno, di essere o meno più probabili futuri candidati orfani rispetto ai loro 'colleghi' figli di tranquilla brava gente da centro commericale......
Non so se sono riuscita a spiegarmi..... :roll:
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Messaggioda generazione tepa sport » mer mar 18, 2009 15:36 pm

A.Casalegno scrive......

"...La retorica della conquista e della sfida al limite suole chiamare "eroi" i fuoriclasse morti in montagna. Si tratta invece di personalità forti ma spietatamente egocentriche, che voltano abitualmente le spalle alle responsabilità famigliari: prima con le continue assenze, poi, spesso, andandosene per sempre. L'alpinismo estremo comporta ogni giorno rischi mortali. Ammiro un uomo come Walter Bonatti, che ha creato una famiglia soltanto dopo aver lasciato, nel 1965, l'alpinismo estremo. Non approvo, nè tanto meno ammiro, chi fa soffrire crudelmente le creature che dipendono da lui. Non ammiro dunque Hermann Buhl. Nè Karl Unterkircher, fortissimo e simpatico alpinista di Selva di Val Gardena, precipitato il 15 luglio 2008 mentre tentava una difficile via nuova al Nanga Parbat. Sua moglie e i suoi figli hanno perso per sempre il loro bene più prezioso. Mio Padre Hermann Buhl è un libro importante perchè puo' incrinare il muro d'ipocrisia che nasconde, nel nome *dell'impresa* e del culto dell'ardimento, le sofferenze causate dagli alpinisti estremi...."

cosa ne pensiamo.... :?:
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Messaggioda julius » mer mar 18, 2009 16:18 pm

Era ora che si sfatssero certi tabù e qualcuno andasse a sviscerare la questione delicata e scomoda degli affetti familiari...
Su questo punto mi viene in mente un bellissimo e umanissimo passaggio del libro di Reinhard Karl (Montagna vissuta tempo per respirare )...quando impegnato sul Capitan "improvvisamente" ha voglia di scendere e tornare a casa a dire alla sua donna che l'ama e che la vorrebbe sposare...
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Messaggioda Enzolino » mer mar 18, 2009 16:35 pm

Trovo che ridurre la passione per l'alpinismo ad un atto egocentrico sia una recente forma di retorica.

Personalmente la considero piu' una vocazione, una chiamata a cui l'alpinista si sente di rispondere e per la quale puo' sentirsi diviso tra doveri familiari e quelli nei confronti della propria vocazione.

Mi viene in mente Alison Hargreaves, la cui anima era straziata tra l'amore per i figli e la passione per la montagna.

Credo di aver letto recentemente l'orgoglio dei figli della Hargreaves nei confronti della madre e quelli della figlia di Patrick Berhault nei confronti del padre ...

Quindi, se non mi sembra opportuno parlare di eroi nell'alpinismo, non mi sembra altrettanto opportuno parlare di persone egocentriche, ma di persone votate ad una forte passione ...

Poi in che misura soddisfare le responsabilita' familiari dovrebbe essere stabilito tra moglie e marito prima di fare i figli ...
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Messaggioda lasimonetta » mer mar 18, 2009 18:04 pm

generazione tepa sport ha scritto:A.Casalegno scrive......

"... Non ammiro dunque Hermann Buhl. Nè Karl Unterkircher, fortissimo e simpatico alpinista di Selva di Val Gardena, precipitato il 15 luglio 2008 mentre tentava una difficile via nuova al Nanga Parbat...."



:? ...nel suo discorso al funerale del marito, la moglie di Karl ha tra l'altro detto che lei non si sente assolutamente di giudicare suo marito e se non lo fa lei non vede come è perchè lo possano fare gli altri (questo il succo, non le esatte parole). Ognuno poi è libero di dire e scrivere quel che vuole, ma magari l'esempio di questa donna dovrebbe isnegnare qualcosa.


Sul fatto invece che gli alpinisti siano più 'eroi' o più 'egoisti patentati'...beh, non togliamo nulla al valore, straprezioso di questi tempi, per la loro/nostra passione per l'effimero, ma non scolliamoci nemmeno del tutto dalla realtà....fatta spesso di 'papà/mamma domani andiamo in piscina?...la mia amica ci va sempre con i suoi genitori...' risposta tra velati sensi di colpa, ma non troppo, pe4rchè quando la passione chiama, chiama...'domani è previsto bello e papà/mamma deve andare ad allenarsi altrimenti poi rischia di farsi male quando andrà a fare quella salita e non volgiamo vero che mamma/papà si faccia male vero?'....

Molte quotidiane realtà non sono lontane da questa. E, vorrei sottolineare, se l'altrà metà ha potuto scientemente scegliere di 'sottostare' alla passione dell'altro/a (magari anche condivisa....forse ancora peggio perchè poi chi se lo smazza il pupo) sapendo chi si 'prendeva con sè', dall'altra parte i figli non hanno potuto scegliere....e devono solo che sperare nell'affidabilità e presenza di almeno uno dei genitori :(
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Messaggioda crodaiolo » mer mar 18, 2009 18:39 pm

julius ha scritto:..Su questo punto mi viene in mente un bellissimo e umanissimo passaggio del libro di Reinhard Karl (Montagna vissuta tempo per respirare )...quando impegnato sul Capitan "improvvisamente" ha voglia di scendere e tornare a casa a dire alla sua donna che l'ama e che la vorrebbe sposare...

sbaglierò... ma il libro era "Yosemite- arrampicare nel paradiso verticale"
dove Reinhard, durante un bivacco per la salita di Son of Heart,
"si guarda allo specchio" e molto spudoratamente si vomita addosso... :

" nell'oscurità sei nudo e la facciata che ti sei costruito per il giorno è senza effetto di notte,
quando apri le frontiere verso te stesso, quando rimugini i tuoi segreti,
quei segreti che solo tu conosci e che non dirai mai a nessuno...

Che razza di libertà è quella che ti lascia andare sempre in montagna?
Da solo in montagna, diventi un solitario, forse anche un introverso, un eccentrico, una figura tragica.

Quando sarai sposato potrai sempre ancora andare in montagna.
E adesso hai una donna che ti ama, che puoi amare, e tu idiota stai qui a martellar le pietre.

La libertà totale non è la libertà più grande.
Rinuncia a qualcosa, e riceverai di più...
"

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Messaggioda Sbob » mer mar 18, 2009 19:22 pm

Enzolino ha scritto:Trovo che ridurre la passione per l'alpinismo ad un atto egocentrico sia una recente forma di retorica.

Se smetti di andare in montagna chi ci rimette? Esclusivamente tu. Quindi direi che e' un atto egoistico, come andare al mare, uscire a prendersi una birra. Lo fai perche' ti fa star bene.

Personalmente la considero piu' una vocazione, una chiamata a cui l'alpinista si sente di rispondere e per la quale puo' sentirsi diviso tra doveri familiari e quelli nei confronti della propria vocazione.

Mah... io capisco il discorso della vocazione quando si rivolge agli altri. Il medico che parte con Medici senza Frontiere, il prete che va a cacciarsi nelle favelas... quelli rinunciano a tutto per aiutare gli altri...
Ma per favore, smettiamola di sentirci fighi perche' andiamo a farci i cavoli nostri.



Poi, se e' la cosa che ti fa sentir vivo, fallo... ma sappi che lo stai facendo solo per te stesso.
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Messaggioda lasimonetta » mer mar 18, 2009 19:55 pm

Sbob ha scritto:ma sappi che lo stai facendo solo per te stesso.


Ecco una buona dose di sano e pragmatico, oltre che onesto, realismo... :wink:
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Messaggioda granparadiso » mer mar 18, 2009 23:14 pm

luigi dal re ha scritto:in effetti c'è da pensare.
Io spesso mi chiedo se valga la pena,soprattutto quando avvengono degli incidenti,poi la risposta è sempre la stessa...



qual'he luigi :?
babbo....
è....
quindi le montagne tengono su il cielo!

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Messaggioda granparadiso » mer mar 18, 2009 23:25 pm

sbob ha scritto:ma sappi che lo stai facendo solo per te stesso.


e qual'he il problema
secondo me è essenziale fare qualcosa per se stessi...ogni tanto ci vuole
che sia alpinismo o una semplice escursione

stando bene con se stessi poi si sta meglio anche con gli altri
babbo....
è....
quindi le montagne tengono su il cielo!

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Messaggioda Gibolla » mer mar 18, 2009 23:34 pm

Però, a volte, mi vien da pensare........ Che cappero ci sto a fare qua... :-k
...maybe someday we will meet
and maybe talk but not just speak ...
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Messaggioda Enzolino » gio mar 19, 2009 9:52 am

Sbob ha scritto:
Enzolino ha scritto:Trovo che ridurre la passione per l'alpinismo ad un atto egocentrico sia una recente forma di retorica.

Se smetti di andare in montagna chi ci rimette? Esclusivamente tu. Quindi direi che e' un atto egoistico, come andare al mare, uscire a prendersi una birra. Lo fai perche' ti fa star bene.

Personalmente la considero piu' una vocazione, una chiamata a cui l'alpinista si sente di rispondere e per la quale puo' sentirsi diviso tra doveri familiari e quelli nei confronti della propria vocazione.

Mah... io capisco il discorso della vocazione quando si rivolge agli altri. Il medico che parte con Medici senza Frontiere, il prete che va a cacciarsi nelle favelas... quelli rinunciano a tutto per aiutare gli altri...
Ma per favore, smettiamola di sentirci fighi perche' andiamo a farci i cavoli nostri.
Poi, se e' la cosa che ti fa sentir vivo, fallo... ma sappi che lo stai facendo solo per te stesso.
Forse tu, ma io non mi sento figo se vado in montagna.

Ci sono due aspetti da considerare: cosa rappresenta l'alpinismo per se stessi, e cosa rappresenta il rischio.

Forse, abbiamo una visione diversa su cosa sia per se stessi l'alpinismo e l'arrampicata.
Per me non rappresentano solo un superficiale piacere edonistico, ma fanno parte di me, della mia natura. Sono una fonte di crescita per me, ma anche per gli altri.
Non e' una soddisfazione egoistica, ma una soddisfazione del se' in relazione con quello degli altri. E cosi', mia moglie si rende conto che quando vado ad arrampicare sono molto piu' amorevole, dolce, simpatico ed una luce speciale brilla nei miei occhi. Quindi, indirettamente, chi mi sta vicino se ne avvantaggia. Perche' essere genitori significa anche essere se stessi, essere persone autentiche, mentre tradire la propria natura significa anche tradire coloro a cui vogliamo bene.
Un genitore deve diventare un modello per i propri figli e non un fantoccio che gli stia vicino.
Al contrario, quando rimango forzatamente a casa, accumulo energia e tensione e ci rimetto sia io che chi mi sta vicino.
Quando ho conosciuto mia moglie, le ho detto sin dall'inizio che non avrei rinunciato alla montagna, e quindi lei ha fatto una scelta consapevole.
Allo stesso modo, quando lei va a ciaspolare da sola o con altri, io son contento per lei e per il bambino.
E non vedo l'ora di portarci anche il bambino in montagna, perche' son convinto sia un'esperienza molto educativa.

Poi c'e' il discorso sul rischio.
Io faccio cose per le quali son sicuro di non ammazzarmi, altrimenti non le farei. Il rischio e' relativo, per cui giudicare chi fa cose che a noi sembrano rischiose, e' solo una forma di controllo sociale, niente di piu'.
Se guardiamo alcuni tra i piu' grandi alpinisti di tutti i tempi, Cassin, Messner, Bonatti, Maestri, Boninghton, eccetera, sono ancora vivi.
Chi santifica Bonatti perche' ha smesso di fare alpinismo, forse non sa che lui non l'ha fatto per la famiglia, ma semplicemente perche' si era reso conto che non avrebbe fatto altro che ripetersi.
Insomma, il discorso sul rischio e' molto relativo ed e' un falso mito.
O meglio, noi siamo circondati da potenziali fonti di rischio, eppure non ce ne stiamo chiusi in casa, ma godiamo la vita ... e l'alpinismo, in fin dei conti, non mi pare un'attivita' cosi' rischiosa, se fatta con un minimo di buon senso (cosa che non mi pare accada spesso con gli scialpinisti).
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Messaggioda Sbob » gio mar 19, 2009 10:55 am

Enzolino ha scritto:Forse tu, ma io non mi sento figo se vado in montagna.

Scusami, ma avevo travisato il discorso della vocazione...

Per me non rappresentano solo un superficiale piacere edonistico, ma fanno parte di me, della mia natura. Sono una fonte di crescita per me, ma anche per gli altri.
Non e' una soddisfazione egoistica, ma una soddisfazione del se' in relazione con quello degli altri. E cosi', mia moglie si rende conto che quando vado ad arrampicare sono molto piu' amorevole, dolce, simpatico ed una luce speciale brilla nei miei occhi.

Insomma, come qualunque attivita' che ci piace e ci da soddisfazione. Nulla di strano: dopo una giornata di lavoro stressante torno a casa incazzoso, dopo una bella giornata in montagna torno sereno...
Pero' non ho mai pensato "ora vado in montagna cosi' quando torno a casa sono piu' amorevole". Piu' terra-terra penso "che figo, domani vado in montagna".

Quando ho conosciuto mia moglie, le ho detto sin dall'inizio che non avrei rinunciato alla montagna, e quindi lei ha fatto una scelta consapevole.
Allo stesso modo, quando lei va a ciaspolare da sola o con altri, io son contento per lei e per il bambino.

Ma ben venga! Non dico che fare alpinismo sia cattivo, dico solo che e' una attivita' spinta quasi esclusivamente da egoismo.
Ma per favore, piantiamola di criminalizzare l'egoismo, se no finiamo per cercarci finte scuse per fare quello che vogliamo sentendoci anche fighi.

Io vado in montagna perche' mi piace. Mia moglie e' d'accordo perche' e' contenta che io faccia qualcosa che mi piace. Tutti abbiamo bisogno di fare qualcosa che ci piace, se no diventiamo dei mostri frustrati e incazzosi.

E non vedo l'ora di portarci anche il bambino in montagna, perche' son convinto sia un'esperienza molto educativa.

Anche io! Questo forse e' uno dei pochi casi in cui si va in montagna spinti da altruismo, rinunciando magari a fare gite impegnative per poter condividere con altri (figli, amici,...) quello che ci piace.


Poi c'e' il discorso sul rischio.
Io faccio cose per le quali son sicuro di non ammazzarmi, altrimenti non le farei. Il rischio e' relativo, per cui giudicare chi fa cose che a noi sembrano rischiose, e' solo una forma di controllo sociale, niente di piu'.

Non mi permetto assolutamente di criticare gli altri per quanto rischio han deciso di prendersi.
Non mi piace solo che ci si trovi una giustificazione del tipo "non sono mai a casa con i miei figli, ma lo faccio per qualcosa di piu' grande". E' semplicemente ipocrita.
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Messaggioda Enzolino » gio mar 19, 2009 11:30 am

Sara' che vediamo le cose in maniera diversa, ma personalemnte non mi sento di chiamarlo egoismo.
Anzi, non praticandolo mi sarei risparmiato un bel po' di grane sin da adolescente.

Ma io lo sento piu' come una chiamata a cui devo rispondere. Io non son nato e vissuto sotto le montagne, ma in Sardegna sul mare, sino a 25 anni. Ma ho ho sempre sentito un'attrazione irresistibile per le cose verticali e l'esposizione sino a uscire dall'isola, girare per l'europa e finire in Svizzera, dove e' pieno di montagne.

Ecco, se ora, pur avendo un figlio, vado in montagna a praticare alpinismo e mi danno dell'egoista ... ebbene ... sento che questo giudizio non corrisponde alla realta' ...
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Messaggioda julius » gio mar 19, 2009 14:27 pm

crodaiolo ha scritto:
julius ha scritto:..Su questo punto mi viene in mente un bellissimo e umanissimo passaggio del libro di Reinhard Karl (Montagna vissuta tempo per respirare )...quando impegnato sul Capitan "improvvisamente" ha voglia di scendere e tornare a casa a dire alla sua donna che l'ama e che la vorrebbe sposare...

sbaglierò... ma il libro era "Yosemite- arrampicare nel paradiso verticale"
dove Reinhard, durante un bivacco per la salita di Son of Heart,
"si guarda allo specchio" e molto spudoratamente si vomita addosso... :

" nell'oscurità sei nudo e la facciata che ti sei costruito per il giorno è senza effetto di notte,
quando apri le frontiere verso te stesso, quando rimugini i tuoi segreti,
quei segreti che solo tu conosci e che non dirai mai a nessuno...

Che razza di libertà è quella che ti lascia andare sempre in montagna?
Da solo in montagna, diventi un solitario, forse anche un introverso, un eccentrico, una figura tragica.

Quando sarai sposato potrai sempre ancora andare in montagna.
E adesso hai una donna che ti ama, che puoi amare, e tu idiota stai qui a martellar le pietre.

La libertà totale non è la libertà più grande.
Rinuncia a qualcosa, e riceverai di più...
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Può darsi che la mia citazione sia stata un po' imprecisa...comunque convengo che si tratti di riflessioni molto sincere e molto belle...
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Messaggioda Sbob » gio mar 19, 2009 14:29 pm

Enzolino ha scritto:Ecco, se ora, pur avendo un figlio, vado in montagna a praticare alpinismo e mi danno dell'egoista ... ebbene ... sento che questo giudizio non corrisponde alla realta' ...

Credo che tu stia travisando il senso che do alla parola egoismo.

Per me egoista è qualcosa che facciamo per rispondere ad un nostro - ed esclusivamente nostro - bisogno.

Non c'è nulla di male ad essere egoisti: tutti lo siamo per buona parte della nostra vita, rispondere ai nostri bisogni è una necessità. Se non si soddisfano i propri bisogni nella migliore delle ipotesi si diventa insoddisfatti e frustrati.
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