da Gigi64 » ven dic 05, 2008 1:37 am
Discussione interessante!
"il coraggio è abitudine"
a volte ci si può chiedere come in zone di guerra molte persone riescano a convivere o abbiano convissuto tutti i giorni con l'idea di poter non vedere la fine della giornata di cui hanno visto l'alba, come possano convivere con paure tanto forti....
La risposta sta nell'abitudine, nell'adattamento che ne deriva.
Nell'essere umano una delle peculiarità che ha contribuito a porlo in cima alla catena alimentare è la sua adattabilità, fisica e mentale, perciò col tempo e con la costanza ci si può adattare a tutto con una sorta di assuefazione, ne più e meno di quanto succede con molte droghe, e spesso... dipendenza compresa...
Così è anche nell'arrampicata.
Sinceramente anch'io non ho capito se il problema di Ice77 riguarda la falesia o la montagna, ma sta di fatto che una delle cose più interessanti che si può trovare in RWW (Rock Warrior's Way) è la consapevolezza della differenza tra le "paure fantasma" e le "paure reali". Nel primo caso ci si dovrebbe sforzare di superarle, con delle strategie psicologiche efficaci per noi stessi. Questo è coraggio.
Nel secondo caso la paura va ascoltata, fare il contrario vuol dire essere incoscienti.
Gli interventi sono stati molto interessanti, ma uno mi ha colpito perchè cita un punto che mi incuriosisce nel lavoro che sto facendo su me stesso, parlo del primo post di Roberto.
Io sono un fifone, nonostante questo ho imparato a controllare la paura (ricordando però sempre il discorso delle paure fantasma e di quelle reali).
Ultimamente sto però riflettendo su una cosa, quando sto facendo un tiro che per me è molto importante chiudere e vedo che ce la sto facendo, entro in uno stato dove la paura di cadere e farmi male si minimizza e viene sostituita dalla paura di cadere e rovinare la prestazione. Quest'ultima paura è però meno forte e più controllabile e perciò non è limitante come la paura di farsi male. E' come se subentrasse una sorta di frenesia di riuscire a chiudere quel tiro, ma è una frenesia che mi porta al mantenere la concentrazione sui vari aspetti dell'arrampicata: il sentire il corpo e l'equilibrio, il dosare le forze, il non stringere gli appigli più di quanto serva, il trovare punti di riposo o semi-riposo, il non perdere la concentrazione nei passi dove la difficoltà cala (specialmente se sono all'uscita), e molti altri...
Spero di essermi spiegato, e comunque dovrebbe essere quanto cita Roberto nel suo intervento...
Ad Ice77 posso consigliare ciò che già gli hanno consigliato altri, ovvero di scendere di grado sino a che trova una scalata nella quale riesce a gestire la paura, e, attenzione, senza porsi dei limiti al grado in cui scenderà. Poi piano piano si può risalire. Nel frattempo può fare alcuni tiri anche da secondo per non perdere la capacità tecnica e fisica accumulata, ma è utile darsi un metodo e dei limiti. Ad esempio nelle mie uscite cerco di non scendere mai sotto ad un 50% di tiri fatti da primo. Poi ci sono delle volte che li faccio tutti da primo, o quasi tutti, ma darsi una misura serve per non scendere mai sotto al limite dell'allenamento che ci serve "alla testa".
Attenzione: la nostra psiche è maestra nel trovare scusanti per evitare le sensanzioni di disagio, anche quando queste servono per farci evolvere (per chi ha letto RWW si veda il discorso della zona sicura e dell'esempio grafico dei due cerchi concentrici). Per questo serve darsi delle regole e dei limiti da seguire.
Forza SCOTT!!!