Allora: quando dico che vado in montagna con due figli piccoli e senza moglie, tutti mi dicono "in bocca al lupo" e mia moglie fa i salti di gioia... chissà perché

Ma ci sono abituato, ormai sono un veterano di queste cose.
Primo giorno: altopiano dei sette comuni, da Piazzale Lozze a Monte Ortigara per il costone dei Ponari. Itinerario di "riscaldamento", testato il fornelletto Trangia. Preghiera davanti alla colonna spezzata, in ricordo dei tanti ragazzi morti per prendere una sassaia, visita alle fortificazioni italiane, pacche sulle spalle dai veci alpin ai miei figli che passano cantando le canzoni degli Alpini.
Secondo giorno: partenza presto per arrivare a Pera di Fassa. La statale 349 è bellissima, me la segno perché in moto deve essere uno sballo. La cosa brutta è che lunga, lunga...
Arriviamo a Pera alle 13, vediamo l'ultimo pulmino per il Gardeccia partire proprio mentre scendiamo dalla macchina. Mangiamo e aspettiamo che il servizio riprenda.
Scendiamo e, come tutti i santi pomeriggi di questa estate, inizia a piovere. Arriviamo comunque al rifugio Vajolet. Prendiamo la nostra stanzetta e preparo i letti.
Terzo giorno: rifugio passo Principe, con il piccolo che smoccola un po'. Il sentiero facile è chiuso per lavori, e tocca fare un pezzo del ripido sentiero che sale verso il rifugio Re Alberto I
Ritorno al Vajolet appena in tempo per sfuggire all'acquazzone quotidiano. Cioccolato mentre si aspetta che spiove, poi giù verso il Gardeccia, passando per il sentiero diretto (la scorciatoia che taglia verso la strada), per allenarsi al terreno rotto.
Riprendo la macchina, mezza allagata perché il grande il giorno prima ha lasciato il finestrino aperto

Arriviamo al B&B che ci ospita per la notte. Faccio in tempo a quasi fratturarmi il mignolo nel modo più idiota, sbattendolo contro una cornicetta. Ancora oggi mi fa male...
Quarto giorno: partenza in macchina alle 7 per il Falzarego, passando per il Pordoi. Al Falzarego lasciamo la macchina e prendiamo la corriera SAD che ci lascia al Sarè. Da lì, zaini in spalla verso la Capanna Alpina, poi sul ripido sentiero verso il Col de Locia e l'altopiano di Fanes. Camminata lunga, sono quasi 10 km; scolliniamo giusto in tempo per evitare la crisi del piccolo.
Poi tutto tranquillo, pranzo in riva al ruscello, passiamo sotto alle cime di Campestrìn, arriviamo a Malga Fanes dove però tutto è finito... ultima salita verso il Ju de Limo e poi discesa verso il rifugio Lavarella.
Preparo i letti in camerata, cena e a letto. Solito acquazzone.
Quinto giorno: giorno di riposo. Giro intorno al Lec Vert, pranzo al Rifugio Fanes dove il grande (9 anni) si divora un'omelette alla Nutella e panna che avrebbe ammazzato un adulto, faccio vedere al piccolo il bancone del bar dipinto con la storia di Dolasilla e la scultura in legno di Spina de Mul... Dopo pranzo, mentre tento di accozzare una spiegazione sulle formazioni calcaree e sul carsismo, scendiamo in una valletta dove per la prima volta in tanti anni di montagna faccio il mio incontro con le marmotte. Riesco anche ad avvicinarmi quel tanto che basta per fotografarle.
Sesto giorno: si risale al Ju de Limo e si scende verso la valle di Cortina, seguendo il Rio Fanes. Ancora marmotte, ormai ho capito come si identificano, e questo sentiero in discesa che non finisce mai, ridotto anche maluccio per via delle piogge. Tagliamo poi verso la cascata Fanes, lungo un sentiero immerso nel bosco, umido e scivoloso.
Alle 2 siamo arrivati al bivio per la cascata Fanes. Ci sediamo al tavolo che dividiamo con un'altra famiglia, io metto su il fornelletto e mentre l'acqua si riscalda vado a dare un'occhiata alla ferrata.
In effetti c'è un balcone di roccia che gira fin sotto la cascata, sotto uno strapiombo di svariate decine di metri. Vado senza protezione, la cosa è tranquilla. Arrivo quasi alla cascata e torno indietro.
Come mi siedo inizia la pioggia. Non smetterà fino a sera. Dopo aver invano aspettato che cessasse, decidiamo di andare ugualmente. Altre 2 ore di cammino sotto l'acqua, il sentiero non finisce mai. Almeno c'è la compagnia di quest'altra famiglia, che alla fine ci accompagna fino a Fiammes, dove prendiamo l'autobus per Cortina. Autobus da Cortina al Falzarego e qui si riprende la macchina, per andare al Garni a San Cassiano che ci aspetta.
Settimo giorno: cancello la gita al Puez perché troppo impegnativa per il piccolo. Saliamo al Piz la Ila, fermata alla Fraina per salutare Bernadette (che da quando si è sposata non sta più al rifugio), Biok, Pralongià dove dormiremo. Il rifugio è in realtà un albergo con camere spettacolari, legno e cristallo, cena ottima.
Ottavo giorno: programmata salita al Setsass, ma dopo un'ora di cammino le condizioni atmosferiche sembrano volgere al peggio e decido che non è il caso di rischiare.
Il tempo poi non peggiorerà, ma comunque faccio bene a rinunciare perché il piccolo, anche andando in discesa, non ce la fa più ed è un tormento sentire la sua lagna continua "quando arriviamo?"

Arriviamo al Piz Sorega, dove tolgo le briglie e lascio giocare i figli ai giochi del rifugio.
Ritorno in cabinovia a San Cassiano.
Le foto a breve.
Bilancio: peccato per il Setsass, sarebbe stata la prima vera salita in vetta. Ma considerando che il piccolo non ha neanche 6 anni, c'è tutto il tempo che serve.
Il piccolo deve ancora rinforzarsi per poter affrontare percorsi lunghi e impegnativi, inoltre non è ancora entrato nella fase in cui cerca di esplorare i propri limiti (inizia verso gli 8 anni di età, leggo su Internet).
La cosa più difficile è stata sopportare i loro continui bisticci. Magari erano morti di fatica, ma il fiato per litigare ce l'avevano sempre.
La cosa più bella è stata trascorrere 8 giorni solo con i miei pargoli, abbracciarli quando volevo, cantare insieme le canzoni di montagna, insomma, fare il papà a tempo pieno.