da Falco5x » dom ago 17, 2008 20:17 pm
da Falco5x » dom ago 17, 2008 20:19 pm
da paolone8 » mar ago 19, 2008 19:28 pm
da Davide62 » mar ago 19, 2008 21:52 pm
da das » mar ago 19, 2008 22:02 pm
Davide62 ha scritto:Luglio 2001, sono le quattro quando scendiamo dalla macchina in fondo alla Val Veny.
La strada fino al Quintino Sella è lunga, sarà ancora più lunga del previsto dato che quest'anno è impossibile salire alla capanna senza passare dal Gonella.
Il nostro obiettivo è quello di raggiungere quest'ultimo verso le otto del mattino in modo da poter risalire il canale che è necessario percorrere per arrivare al Quintino Sella con condizioni di neve accettabili e limitato rischio di sassate sulla testa.
Spenti i fari accendiamo le frontali.
In una mezz'oretta arriviamo nei pressi del lago del Miage dove comincia la lunghissima morena.
Questo vallone è uno dei luoghi più selvaggi del Monte Bianco, sia di giorno e tanto più col buio pesto.
Siamo esattamente sull'affilata cresta della morena, adesso comincia l'infinito saliscendi tra massi di tutte le dimensioni.
Conosciamo bene questi posti, ma soprattutto conosciamo la sfacchinata che ci aspetta.
Personalmente eviterei a piè pari tutta questa strada e al momento mi sfugge la poesia tanto cara alla retorica alpina.
Anche la motivazione si incrina leggermente, lo zaino pesa, i sassi mi danno noia, non riesco a prendere il giusto ritmo.
In pratica faccio una fatica boia quando dovrei invece andar via in scioltezza.
Cammino come un bisonte, facendo un chiasso del diavolo, strascicando i piedi e smuovendo inutilmente pietrisco.
Mi pare di avere dei petardi sotto le suole tant?è il baccano che faccio; il tutto è amplificato dal silenzio inquietante che ci avvolge.
Mio fratello invece sembra che sfugga completamente alla forza di gravità, sarà una mia impressione ma lui non fa il minimo rumore, io invece assomiglio a un Panzer in quel di Praga?.
Intanto comincia schiarire, sarà passata un?ora emmezza, ci fermiamo un istante giusto per pisciare.
Anche il piscio fa un casino boia.
Addirittura gli schizzi mi paiono esagerati, li trovo invadenti e con una traiettoria sbagliata, in pratica quasi mi piscio addosso???.ma c***o??..
Mi volto dalla parte da cui siamo venuti e vedo una figura solitaria un centinaio di metri dietro.
Veramente prima di vederla sento belare il piccolo gregge di capre che abbiamo incontrato poco fa ed è stato quello a farmi girare la testa da quella parte.
Nell?incerta luce del crepuscolo mattutino non riusciamo a capire dall?abbigliamento se si tratta del pastore delle capre, ammesso che ci sia un pastore, o di un alpinista.
Fatto sta che è da solo.
Come si accorge di essere stato notato alza un braccio, non capiamo bene se è un cenno di saluto.
Comunque rispondiamo al suo cenno e facciamo per incamminarci nuovamente.
Ma non facciamo a tempo che lui risponde a sua volta, adesso abbiamo capito che non era un saluto il suo ma un invito ad aspettarlo.
E che c***o dobbiamo fare??
Dobbiamo rispettare il nostro ruolino di marcia!
E se invece avesse bisogno di qualcosa?
Ma cosa diavolo potrebbe volere uno da solo in mezzo a questa pietraia infinita?
Beh, non c?è molto da decidere, tanto in cinque minuti sarà qui.
E? un piccolo ometto piuttosto anziano, forse avrà 70anni; indossa la classica camicia Carlo Mauri, un paio di pantaloni di velluto frusti e uno zaino che avrà 40 anni buoni.
Ha pochi capelli, gli occhi azzurri e una voce sottilissima e pacata ci dice di chiamarsi Sandro.
Da persone educate ci presentiamo stringendoci la mano.
- Va tutto bene Sandro?- gli chiedo perplesso.
- Benissimo, state andando al Gonella?- rimanda lui.
Dentro di me mi dico ? Ecccccerrrrto, dove vuoi che vadano due vestiti da alpinisti da queste parti-
Mi trattengo e confermo aggiungendo che non ci fermeremo a quel rifugio.
Il piccoletto ha un?aria che va al di la del tempo e dello spazio, ispira tranquillità e la sua gradevolezza mi toglie di dosso l?iniziale irritazione.
Ci chiede se può salire con noi, oggi è il suo settantesimo compleanno.
Eccimancherebbe altro, certo che puoi venire con noi.
Come se mi avesse letto nel pensiero risponde ad una mia muta richiesta dicendoci che non ci farà perdere tempo, lui è un forte camminatore, ha fatto una vita a caccia e a cristalli.
Dice di abitare a Chambave con una sorella, queste sono le sue ferie, una settimana a zonzo sulle pendici del Monte Bianco, solo come un cane.
In tutta la mia vita non ho mai visto nessuno muoversi con tanta leggerezza, grazia e discrezione.
Salta da un masso all?altro senza fare il minimo rumore con un?agilità sorprendente, io al confronto sono un tirannosauro ritardato.
A capo di un?ora è come se fossimo amici da trent?anni, nella sua garbatissima e discreta prosa comunica più che parole: semplicità, saggezza, amicizia, direi quasi amore.
Ci chiede dove siamo diretti e si rammarica di non poter trascorrere la giornata con noi al rifugio, avrebbe volentieri mangiato assieme a noi, tanto più che ha il suo vino buono nella borraccia.
Alle 8.30 arriviamo al rifugio, io ho fatto una fatica pazzesca a tener dietro a Sandro e non ne faccio mistero.
Improvvisamente ci chiede da che parte ritorneremo il giorno dopo.
In verità preferiremmo scendere lungo la normale Maudit-Tacul per prendere poi una funivia al Torino, sarebbe più semplice, meno faticoso e sbrigativo.
Quindi ci accomiatiamo, lui scrive su un pezzo di carta il suo indirizzo e il telefono.
Ci ringrazia per avergli permesso di salire con noi ?????????????.. roba da pazzi????.
Ci dirigiamo lungo il sentierino mal tracciato che porta al ghiacciaio, ma fatte poche decine di metri torniamo indietro dicendogli che saremmo ripassati dal rifugio il giorno seguente.
Raramente ho visto tanta gioia in un uomo.
Per concludere, Sandro ci ha aspettato, per tutta la notte ha curato le luci delle nostre frontali seduto sullo zaino fuori dal rifugio, anche il burbero Ollier si è intenerito.
Il giorno dopo poco prima di mezzogiorno Sandro ci aspetta al margine del ghiacciaio e al rifugio scopriamo che non ha toccato il suo vino??.voleva berlo con noi.
Ogni anno, passiamo a trovarlo.
da Falco5x » mer ago 20, 2008 9:21 am
paolone8 ha scritto:ps: se non ricordo male, tu dovresti conoscere quella società di cui ho scritto ( la sede principale a Milano più altre a Torino, Venezia, Firenze ecc), magari conosci anche chi ci ha accompagnati...
da rocciaforever » mer ago 20, 2008 9:33 am
Davide62 ha scritto:Luglio 2001, sono le quattro quando scendiamo dalla macchina in fondo alla Val Veny.
La strada fino al Quintino Sella è lunga, sarà ancora più lunga del previsto dato che quest'anno è impossibile salire alla capanna senza passare dal Gonella.
Il nostro obiettivo è quello di raggiungere quest'ultimo verso le otto del mattino in modo da poter risalire il canale che è necessario percorrere per arrivare al Quintino Sella con condizioni di neve accettabili e limitato rischio di sassate sulla testa.
Spenti i fari accendiamo le frontali.
In una mezz'oretta arriviamo nei pressi del lago del Miage dove comincia la lunghissima morena.
Questo vallone è uno dei luoghi più selvaggi del Monte Bianco, sia di giorno e tanto più col buio pesto.
Siamo esattamente sull'affilata cresta della morena, adesso comincia l'infinito saliscendi tra massi di tutte le dimensioni.
Conosciamo bene questi posti, ma soprattutto conosciamo la sfacchinata che ci aspetta.
Personalmente eviterei a piè pari tutta questa strada e al momento mi sfugge la poesia tanto cara alla retorica alpina.
Anche la motivazione si incrina leggermente, lo zaino pesa, i sassi mi danno noia, non riesco a prendere il giusto ritmo.
In pratica faccio una fatica boia quando dovrei invece andar via in scioltezza.
Cammino come un bisonte, facendo un chiasso del diavolo, strascicando i piedi e smuovendo inutilmente pietrisco.
Mi pare di avere dei petardi sotto le suole tant?è il baccano che faccio; il tutto è amplificato dal silenzio inquietante che ci avvolge.
Mio fratello invece sembra che sfugga completamente alla forza di gravità, sarà una mia impressione ma lui non fa il minimo rumore, io invece assomiglio a un Panzer in quel di Praga?.
Intanto comincia schiarire, sarà passata un?ora emmezza, ci fermiamo un istante giusto per pisciare.
Anche il piscio fa un casino boia.
Addirittura gli schizzi mi paiono esagerati, li trovo invadenti e con una traiettoria sbagliata, in pratica quasi mi piscio addosso???.ma c***o??..
Mi volto dalla parte da cui siamo venuti e vedo una figura solitaria un centinaio di metri dietro.
Veramente prima di vederla sento belare il piccolo gregge di capre che abbiamo incontrato poco fa ed è stato quello a farmi girare la testa da quella parte.
Nell?incerta luce del crepuscolo mattutino non riusciamo a capire dall?abbigliamento se si tratta del pastore delle capre, ammesso che ci sia un pastore, o di un alpinista.
Fatto sta che è da solo.
Come si accorge di essere stato notato alza un braccio, non capiamo bene se è un cenno di saluto.
Comunque rispondiamo al suo cenno e facciamo per incamminarci nuovamente.
Ma non facciamo a tempo che lui risponde a sua volta, adesso abbiamo capito che non era un saluto il suo ma un invito ad aspettarlo.
E che c***o dobbiamo fare??
Dobbiamo rispettare il nostro ruolino di marcia!
E se invece avesse bisogno di qualcosa?
Ma cosa diavolo potrebbe volere uno da solo in mezzo a questa pietraia infinita?
Beh, non c?è molto da decidere, tanto in cinque minuti sarà qui.
E? un piccolo ometto piuttosto anziano, forse avrà 70anni; indossa la classica camicia Carlo Mauri, un paio di pantaloni di velluto frusti e uno zaino che avrà 40 anni buoni.
Ha pochi capelli, gli occhi azzurri e una voce sottilissima e pacata ci dice di chiamarsi Sandro.
Da persone educate ci presentiamo stringendoci la mano.
- Va tutto bene Sandro?- gli chiedo perplesso.
- Benissimo, state andando al Gonella?- rimanda lui.
Dentro di me mi dico ? Ecccccerrrrto, dove vuoi che vadano due vestiti da alpinisti da queste parti-
Mi trattengo e confermo aggiungendo che non ci fermeremo a quel rifugio.
Il piccoletto ha un?aria che va al di la del tempo e dello spazio, ispira tranquillità e la sua gradevolezza mi toglie di dosso l?iniziale irritazione.
Ci chiede se può salire con noi, oggi è il suo settantesimo compleanno.
Eccimancherebbe altro, certo che puoi venire con noi.
Come se mi avesse letto nel pensiero risponde ad una mia muta richiesta dicendoci che non ci farà perdere tempo, lui è un forte camminatore, ha fatto una vita a caccia e a cristalli.
Dice di abitare a Chambave con una sorella, queste sono le sue ferie, una settimana a zonzo sulle pendici del Monte Bianco, solo come un cane.
In tutta la mia vita non ho mai visto nessuno muoversi con tanta leggerezza, grazia e discrezione.
Salta da un masso all?altro senza fare il minimo rumore con un?agilità sorprendente, io al confronto sono un tirannosauro ritardato.
A capo di un?ora è come se fossimo amici da trent?anni, nella sua garbatissima e discreta prosa comunica più che parole: semplicità, saggezza, amicizia, direi quasi amore.
Ci chiede dove siamo diretti e si rammarica di non poter trascorrere la giornata con noi al rifugio, avrebbe volentieri mangiato assieme a noi, tanto più che ha il suo vino buono nella borraccia.
Alle 8.30 arriviamo al rifugio, io ho fatto una fatica pazzesca a tener dietro a Sandro e non ne faccio mistero.
Improvvisamente ci chiede da che parte ritorneremo il giorno dopo.
In verità preferiremmo scendere lungo la normale Maudit-Tacul per prendere poi una funivia al Torino, sarebbe più semplice, meno faticoso e sbrigativo.
Quindi ci accomiatiamo, lui scrive su un pezzo di carta il suo indirizzo e il telefono.
Ci ringrazia per avergli permesso di salire con noi ?????????????.. roba da pazzi????.
Ci dirigiamo lungo il sentierino mal tracciato che porta al ghiacciaio, ma fatte poche decine di metri torniamo indietro dicendogli che saremmo ripassati dal rifugio il giorno seguente.
Raramente ho visto tanta gioia in un uomo.
Per concludere, Sandro ci ha aspettato, per tutta la notte ha curato le luci delle nostre frontali seduto sullo zaino fuori dal rifugio, anche il burbero Ollier si è intenerito.
Il giorno dopo poco prima di mezzogiorno Sandro ci aspetta al margine del ghiacciaio e al rifugio scopriamo che non ha toccato il suo vino??.voleva berlo con noi.
Ogni anno, passiamo a trovarlo.
da Falco5x » mer ago 20, 2008 9:33 am
Davide62 ha scritto:Luglio 2001, sono le quattro quando scendiamo dalla macchina in fondo alla Val Veny...
da Davide62 » mer ago 20, 2008 19:34 pm
Falco5x ha scritto:Davide62 ha scritto:Luglio 2001, sono le quattro quando scendiamo dalla macchina in fondo alla Val Veny...
Bello ma triste.
Sarà forse perché io mi identifico col vecchietto...
Caro davide, mi hai fatto venire il magone, e non sto a dire tutte le ragioni...
da Falco5x » mer ago 20, 2008 20:21 pm
Davide62 ha scritto:Non era mia intenzione rattristare nessuno, me ne dispiaccio sinceramente.
Non volevo fare un ritratto di un uomo triste, perchè di fatto Sandro non lo è per niente.
E' un uomo dai radicati convincimenti e dalla forte personalità, schivo e timido come i camosci che per anni ha cacciato.
Un perfetto esempio di autosufficienza "totale"....
Caro Falco, io ho qualche anno meno di te, ma ho dei ricordi che mi uccidono.
Sappi che forse, dico forse senza la minima presunzione, ti capisco.
da Siloga66 » mer ago 20, 2008 20:23 pm
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