da Vivaldi » sab set 15, 2007 21:06 pm
da Davide62 » sab set 15, 2007 21:17 pm
da lucasignorelli » sab set 15, 2007 21:26 pm
da Ricard » dom set 16, 2007 11:25 am
da .:eZy:. » lun set 17, 2007 8:48 am
lucasignorelli ha scritto: Citatata a memoria ...
...la frase fu "pensata" da Gervasutti sulla terrazza del Monte Dei Cappuccini.
da al » lun set 17, 2007 9:19 am
.:eZy:. ha scritto:
Interessante ne Il Fortissimo già citato da Davide, il capitolo a margine di Gian Piero Motti, tratto da Storia dell'Alpinismo e dello Sci, "Il Michelangelo dell'alpinismo", dove questa frase viene ripresa per un approfondimento, quasi un piccolo trattato di psicologia dell'alpinismo (un po' datato ma sempre lucido e sensibile), sul rapporto tra l'alpinista (maschio) e la sua sessualità... il desiderio di fuga e la ricerca della solitudine sono visti come timore verso la donna-amante, in una sorta di paura di castrazione ...
da Vivaldi » lun set 17, 2007 20:18 pm
al ha scritto:.:eZy:. ha scritto:
Interessante ne Il Fortissimo già citato da Davide, il capitolo a margine di Gian Piero Motti, tratto da Storia dell'Alpinismo e dello Sci, "Il Michelangelo dell'alpinismo", dove questa frase viene ripresa per un approfondimento, quasi un piccolo trattato di psicologia dell'alpinismo (un po' datato ma sempre lucido e sensibile), sul rapporto tra l'alpinista (maschio) e la sua sessualità... il desiderio di fuga e la ricerca della solitudine sono visti come timore verso la donna-amante, in una sorta di paura di castrazione ...
Motti era un "fallito" che si consolava con dello psicologismo d'accatto.
da Cine » lun set 17, 2007 20:22 pm
Vivaldi ha scritto:al ha scritto:.:eZy:. ha scritto:
Interessante ne Il Fortissimo già citato da Davide, il capitolo a margine di Gian Piero Motti, tratto da Storia dell'Alpinismo e dello Sci, "Il Michelangelo dell'alpinismo", dove questa frase viene ripresa per un approfondimento, quasi un piccolo trattato di psicologia dell'alpinismo (un po' datato ma sempre lucido e sensibile), sul rapporto tra l'alpinista (maschio) e la sua sessualità... il desiderio di fuga e la ricerca della solitudine sono visti come timore verso la donna-amante, in una sorta di paura di castrazione ...
Motti era un "fallito" che si consolava con dello psicologismo d'accatto.
Sono d'accordo. Visione troppo psicanalitica.
In ogni caso gli alpinisti di solito scrivono malissimo... certi libri sono illeggibili, ma, se non sbaglio, mi pare che Gervasutti sia un'eccezione!
Sapete che tipo di studi aveva fatto?
da grizzly » lun set 17, 2007 20:42 pm
da Cine » lun set 17, 2007 20:46 pm
grizzly ha scritto:Stammminkia, come dicono a Paris, che giudizi tranchante!
Vabbè al... che è un profffocatore studiato...ma mr. Vivà... di un po'... che libercoli hai letto fino ad ora? Giusto accussì per curiosity... non sottointendo un giudizio qualsivoglia...
da M@zzo » lun set 17, 2007 21:29 pm
lucasignorelli ha scritto:"Provo una grande commiserazione per i piccoli uomini, che penano rinchiusi nel loro recinto sociale che sono riusciti a costruirsi contro il libero cielo e che non sanno e non sentono ciò che io sono e sento in questo momento. Ieri ero come loro, tra qualche giorno ritornerò come loro. Ma oggi, oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la sua libertà. Domani sarò un gran signore che comanderà alla vita ed alla morte, alle stelle e agli elementi."
da lucasignorelli » lun set 17, 2007 21:42 pm
.:eZy:. ha scritto:complimenti per la memoria![]()
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.:eZy:. ha scritto:
Interessante ne Il Fortissimo già citato da Davide, il capitolo a margine di Gian Piero Motti, tratto da Storia dell'Alpinismo e dello Sci, "Il Michelangelo dell'alpinismo", dove questa frase viene ripresa per un approfondimento, quasi un piccolo trattato di psicologia dell'alpinismo (un po' datato ma sempre lucido e sensibile), sul rapporto tra l'alpinista (maschio) e la sua sessualità... il desiderio di fuga e la ricerca della solitudine sono visti come timore verso la donna-amante, in una sorta di paura di castrazione ...
da lucasignorelli » lun set 17, 2007 21:46 pm
Vivaldi ha scritto:In ogni caso gli alpinisti di solito scrivono malissimo... certi libri sono illeggibili, ma, se non sbaglio, mi pare che Gervasutti sia un'eccezione!
da lucasignorelli » lun set 17, 2007 21:49 pm
al ha scritto:Motti era un "fallito" che si consolava con dello psicologismo d'accatto.
da al » mar set 18, 2007 14:50 pm
da Vivaldi » mar set 18, 2007 20:07 pm
da Davide62 » mar set 18, 2007 20:28 pm
da grizzly » mar set 18, 2007 20:29 pm
al ha scritto::lol: signor orso buongiorno.
Comunque io feci la mitica scuola "Gervasutti", che come si sa è molto meglio della scuola "Motti"
da grizzly » mar set 18, 2007 20:32 pm
Vivaldi ha scritto:Io ho letto "Scalate nelle Alpi" di Wimper e "La grande parete" di Capra.
Erano scritti bene. Ma i complimenti per "Scalate nelle Alpi" vanno al traduttore, mentre, per quanto riguarda "La grande parete", bisogna sottolineare il fatto che Capra è un insegnante (e solo in seconda battuta un alpinista).
Molti libri che avete posto come esempio sono opere di alpinisti stranieri, in quel caso a scrivere bene sono stati i traduttori (che prima di essere alpinisti sono, appunto, traduttori professionisti!!). Qualunque alpinista straniero potrebbe scrivere un libro avvincente quanto illeggibile, ma è chiaro che se poi la traduzione italiana viene fatta da Umberto Eco, allora il libro ci apparirà spettacolare e perfetto!!
Gervasutti non l'ho ancora letto, ma comprerò presto "Scalate nelle Alpi" perchè mi pare un personaggio in grado di esprimersi con forza ed eleganza.
Poco importa se poi il fortissimo era depresso e fascista, anzi, è un motivo in più per leggerlo e capirlo.
Riguardo alle critiche del Motti, quelle, effettivamente, appartengono ad un'epoca: in quel periodo, infatti, la critica psicanalitica impazzava. Tanto di cappello a chi, come Motti, si è quindi aggiornato leggendo Gervasutti secondo i parametri critici dell'epoca! Questo, da parte di un alpinista puro, mi sorprende!
E anche complimenti a chi di voi dice che Gervasutti incarnava un'idea di alpinismo slegata dalla forza bruta e più vicina, di conseguenza, al mentalismo e all'emozione!
Ma è vero che il fortissimo non era mai caduto prima di fare il volo mortale? Dov'è successo e come?
Grizly... vuoi elevare qualche alpinista a futuro Pirandello o Calvino?!perchè nelle lettere ci si confronta con gente del genere...
da rtorresa » mar set 18, 2007 20:42 pm
Davide62 ha scritto:Motti non era un fallito ma un uomo del suo tempo.
Apparteneva ad una generazione che ha avuto il coraggio di farsi domande senza risposta struggendosi per non sapersele dare e per non saperle dare a chi sarebbe venuto dopo.
Ad oggi l'opera di Motti in campo di letteratura alpina non ha rivali.
L'attributo accatto è decisamente fuori luogo.
Una motivazione sarebbe doverosa.
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