pesa ha scritto:(...)
non so se riesci a capirlo... non è una questione di forma. è che per dirla con il saggio Luca A. quelle rare persone parlano sulla scorta di una conoscenza che è un "sapere che viene da dentro".
(...)
se la leggessi ispirato, faresti fatica a credere che "ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti" possa uscire dalla bocca di uno con una 44 magnum, od, ancor meglio, da quello stupendo prototipo di uomo che è eastwood, in grado di passare da callaghan a gran torino senza fatica, con un filo conduttore commovente.
certo, io magari non ho percepito la summa del sistema periodico, ma mi basta gran torino.
questo per dire che di me tu non solo conosci poco, ma non hai mai avuto la pazienza di allontanarti dalla punta della 44 magnum. e mi vieni a fare il pippotto su cosa sono le questioni che "si sanno da dentro?". io di te conosco altrettanto poco, ma vedo che caghi_il_cazzo su cose risibili, diciamo sulla metrica giambica. divertente? fai te.
non fa nulla.
non siamo nati tutti d'accordo.
e, a differenza di quel che dice Luca A., pur non essendo mai stato in ospedale con un moribondo, non mi è mai stato difficile immaginare cosa fosse un ospedale, ne cosa fosse la malattia: sai, la cultura serve a quello, a farti capire ciò che altre persone hanno capito. è la differenza tra me ed il gatto. funziona così. se non sono stato ad auschwitz non significa che non posso immaginare cosa sia stato auschwitz, e quali sofferenze là si siano perpetrate. e, di necessità, quando sento discorsi di revisionismo storico fatti da salvini a tal proposito, non so perchè non mi viene in mente buddha, ma invece gesucristo incazzato come un puma coi commercianti. perchè in questo caso viene a meno la valenza di memoria storica e pedagogica della cultura, e si percepisce da un miglio che qualsiasi messaggio di confronto sarà travisato appositamente.
motivo per cui io personalmente con salvini, come con formigoni, berlusconi, renzi, ovvero persone che hanno fatto della menzogna e del vilipendio cultural-linguistico un cavallo di battaglia (avrebbe detto qualcuno lontano da levi, "la faccia come il culo"), non mi ci metto a discutere di quel che sento, mi spiace. cadrei nel loro territorio oscuro e farei la fine del topo.
il cambio di paradigma, come lo chiami tu, si avrà solo e solamente quando si avrà il coraggio di urlare, non suggerire, urlare, la pochezza dei ragionamenti e dello spirito di moltissime delle persone che attualmente ci circondano. pochezza voluta a tavolino e progettata con gran cura ormai più di 30 anni fa. queste persone sono perse, ed il futuro non è roseo, tutt'altro.
motivo per cui, pesa, continuo a dirti, in tutta onestà, stai tranquillo.
a tal proposito ti dedico (non è levi, di certo, chiedo scusa) un commento che ho trovato intelligente soprattutto nella citazione, a proposito di imbarbarimento. ecco. io, per i "disinvolti dirigenti della lega", non ho paura a dirlo, non mi siederei attorno ad un tavolo a discutere di morale, ma li legherei ad un palo e li purgherei con dell'ottima paraffina. questo perchè le loro responsabilità morali superano di gran lunga la possibilità che da un dialogo con loro esca qualcosa di sensato. certo che non coglierebbero la mia dialettica, sarei invece sicuro sul risultato della pratica.
ecco il pacato commento.
"Ho letto la cronaca della manifestazione della Lega a Roma. Un corteo composto di presenze inquietanti: croci celtiche, striscioni con il volto di Mussolini, Casa Pound. Le frasi pronunciate da Salvini: violente, intolleranti, volgari. L’isteria dell’on. Melloni in rappresentanza dei “Fratelli d’Italia”, altra sigla di nostalgici di una destra aggressiva e anti-europea. Sì, perché non bisogna dimenticare che la peggiore destra italiana ha le sue radici nella coppia Mussolini-Hitler che scatenò una guerra mondiale contro le democrazie e contro l’Europa. Se possedessero un minimo di pudore e di senso della storia tragica del novecento, i leghisti e i “Fratelli d’Italia” modererebbero il linguaggio da crociata contro l’euro e contro l’Unione Europea.
Ma vorrei tornare al tema del linguaggio. Chiedo soccorso ad una delle nostre più capaci filosofe: Donatella Di Cesare. Cito da un suo libro importante: “Bisogna pensare il linguaggio a partire da Auschwitz, dopo Auschwitz. Si potrebbe chiedere: che cosa c’entra Auschwitz? E’ a partire da ‘quello che è accaduto’, e dopo ‘quello che è accaduto’; è da quella situazione-limite, dove il limite della ‘conditio humana’ è divenuto centro della ‘conditio inhumana’, e l’eccezione si è fatta regola, che è indispensabile ripensare il linguaggio, riflettere responsabilmente sul parlare e sul comprendere. Ogni questione di linguaggio e di uso delle parole è sempre questione eminentemente morale e politica.” ( “Utopia del comprendere” Il Melangolo). Dedico questa riflessione ai disinvolti dirigenti della Lega che, per una miserabile manciata di voti, intossicano le menti dei loro seguaci con veleni razzisti e slogan violenti che possono creare solo guai. Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara "
la mia chiosa verso di te era solo per dire che se vuoi discutere con coniglio troverai terreno fertile, il più fertile di tutti.
ciao e belle cose.
ah, se hai voglia, argomenta in maniera pacata alla risposta del mentecatto di al qui sopra. sono pronto ad imparare cose nuove dalla storia del cristianesimo e forme dialettiche superiori.