da Payns » gio apr 03, 2014 11:52 am
Mah...secondo me bisogna scindere quanto affermato da Emanuele dallo scritto di Oviglia.
Emanuele parte da presupposti sbagliati e sviluppa un ragionamento non condivisibile.
Da una lettura dell'articolo di Oviglia e dai post dello stesso e di Gogna, si evince chiaramente che non esprime una scala di valori o un giudizio, ma esprime un punto di vista, secondo me corretto.
In indoor c'è chi va per allenarsi con l'obbiettivo di migliorare anche su roccia, siano monotiri in falesia o vie sportive. C'è chi, correttamente, non potendo per tempo, distanze o impegni arrampicare su roccia, sfrutta molto l'indoor.
Oviglia esprime solo una nuova tendenza, che anche io ho avuto modo di constatare; la presenza sempre più marcata di persone, generalmente giovani o molto giovani, che non sono interessate all'ambiente naturale ma solo alla pratica indoor.
Pone quindi una questione lessicale. Il verbo "arrampico" "scalo" assume oggi una connotazione generalista che comprende troppe sfaccettature.
Semmai il problema nasce dal ns. controllo del super-io, della nostra porzione genetica dell'uomo di cro-magnon che ancora ci portiamo dietro e che ci porta a pensare che il nostro modo di interpretare questo mondo sia più nobile, più interessante, e alla fine, superiore a quello praticato da altri. Anche in questo Motti si è dimostrato assolutamente rivoluzionario e visionario nella capacità di precorrere i tempi con le sue analisi.
Oviglia evidenzia, ed io sono d'accordo, che questi confini una volta erano molto più sfumati e spesso si sovrapponevano fra loro. Ora molto meno e la demarcazione si fa sempre più netta.
Quando incontro un ragazzino che mi dice "faccio solo boulder in sala" lo guarderò sempre con simpatia e non certo con supponenza dall'alto della mia età e delle diverse scelte fatte o delle mie visioni.
Vivevamo in uno stato di magnifica confusione (A. Gobetti)
Io, ancora adesso...(Payns)
Le vie vecchie sono bellissime....