bravi boci, questo è andare in montagna

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Messaggioda Rutto » mar ott 22, 2013 17:52 pm

La mia opinione su cosa, scusa?
Rutto
 

Messaggioda Pié » mar ott 22, 2013 17:56 pm

Callaghan ha scritto:ecco. questa secondo me è la discriminante tra chi ha il senso del relativo e chi quello dell'assoluto. da qui non si scappa. e soprattutto se non si è in grado di cogliere questo gradino, non si va da nessuna parte.

(...)

quindi bravi bocia (ci mancherebbe!) ma per me l'alpinismo è anche altro ed il ripeterlo, che è anche altro, non è per invidiosa manchevolezza, ma per sottolineare, ad esempio, che l'alpinismo può avere altri contenuti contenuti oltre al VI+/A3 e 8 ore di avvicinamento su prati verticali.

(...)



Parlando dell'articolo in questione per me è un bell'articolo che a me a saputo trasmettere tanto e del quale le difficoltà sono solo il contorno. quindi è per questo che ho trovato fastidioso, si Rutto hai ragione, il volerlo bacchettare con quel tono.
Ma questo per me non significa che possa o debba trasmettere qualcosa solo un certo tipo di salite: così come ci sono state salite in culo al mondo che mi hanno detto poco ci sono state salite di fondovalle che mi han trasmesso tanto.
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Messaggioda Rutto » mar ott 22, 2013 17:57 pm

Guarda, Pié, che io non ho bacchettato la via, l'articolo, i ragazzi, o che.
Mi son solo permesso di far notare che il titolo era un pò assolutistico. Sia ben chiaro.
Rutto
 

Messaggioda Pié » mar ott 22, 2013 18:06 pm

Rutto ha scritto:La mia opinione su cosa, scusa?


sul discorso che si sta portando avanti: ti chiedevo di approfondire la tua visione sul concetto di impegno e valore di una salita. io ho espresso la mia opinione, mi piaceva capire bene quale sia la tua.

Rutto ha scritto:uarda, Pié, che io non ho bacchettato la via, l'articolo, i ragazzi, o che.
Mi son solo permesso di far notare che il titolo era un pò assolutistico. Sia ben chiaro.


questo l'avevo capito, era il tono della risposta successiva alla quale mi riferivo. Se ho interpretato male, scusami.
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Messaggioda Danilo » mar ott 22, 2013 18:14 pm

Pié ha scritto:
Callaghan ha scritto:ecco. questa secondo me è la discriminante tra chi ha il senso del relativo e chi quello dell'assoluto. da qui non si scappa. e soprattutto se non si è in grado di cogliere questo gradino, non si va da nessuna parte.

(...)

quindi bravi bocia (ci mancherebbe!) ma per me l'alpinismo è anche altro ed il ripeterlo, che è anche altro, non è per invidiosa manchevolezza, ma per sottolineare, ad esempio, che l'alpinismo può avere altri contenuti contenuti oltre al VI+/A3 e 8 ore di avvicinamento su prati verticali.

(...)



Parlando dell'articolo in questione per me è un bell'articolo che a me ha saputo trasmettere tanto e del quale le difficoltà sono solo il contorno. quindi è per questo che ho trovato fastidioso, si Rutto hai ragione, il volerlo bacchettare con quel tono.
Ma questo per me non significa che possa o debba trasmettere qualcosa solo un certo tipo di salite: così come ci sono state salite in culo al mondo che mi hanno detto poco ci sono state salite di fondovalle che mi han trasmesso tanto.

...l'ho aggiunta io se no non si capiva il filo del discorso :lol:
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Messaggioda Odin Eidolon » mar ott 22, 2013 18:16 pm

Danilo ha scritto:
Pié ha scritto:
Callaghan ha scritto:ecco. questa secondo me è la discriminante tra chi ha il senso del relativo e chi quello dell'assoluto. da qui non si scappa. e soprattutto se non si è in grado di cogliere questo gradino, non si va da nessuna parte.

(...)

quindi bravi bocia (ci mancherebbe!) ma per me l'alpinismo è anche altro ed il ripeterlo, che è anche altro, non è per invidiosa manchevolezza, ma per sottolineare, ad esempio, che l'alpinismo può avere altri contenuti contenuti oltre al VI+/A3 e 8 ore di avvicinamento su prati verticali.

(...)



Parlando dell'articolo in questione per me è un bell'articolo che a me ha saputo trasmettere tanto e del quale le difficoltà sono solo il contorno. quindi è per questo che ho trovato fastidioso, si Rutto hai ragione, il volerlo bacchettare con quel tono.
Ma questo per me non significa che possa o debba trasmettere qualcosa solo un certo tipo di salite: così come ci sono state salite in culo al mondo che mi hanno detto poco ci sono state salite di fondovalle che mi han trasmesso tanto.

...l'ho aggiunta io se no non si capiva il filo del discorso :lol:


E poi sarei io il grammar nazi! :lol:


pssst... Bravo
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Messaggioda Rutto » mar ott 22, 2013 19:31 pm

Pié ha scritto:ti chiedevo di approfondire la tua visione sul concetto di impegno e valore di una salita. io ho espresso la mia opinione, mi piaceva capire bene quale sia la tua.


Secondo me le maggiori incomprensioni col sottoscritto derivano dal fatto che per me l'alpinismo non è un'attività migliore/superiore di altri sport all'aria aperta. Più rischiosa, certo, ma questo dovrebbe, più che inorgoglirci, smuovere le nostre coscienze verso chi lasciamo a casa. Ma il pensiero dominante è che chi fa alpinismo/scala montagne/conquista pareti/apre vie che spostano l'asticella è, sotto sotto, migliore.
Per me, tutto questo è MERDA. Della peggiore e più puzzolente specie.

Per me fare alpinismo, è fare un'attività all'aria aperta che ci da diletto. A noi. E questo dovrebbe riguardare solo noi e la nostra coscienza. Condividere queste esperienze oltre al mero scambio di informazioni tecniche ammantandole di significati che vadano oltre al nostro personale divertimento è già un tradimento dello spirito originario di questa nostra attività, oltre che un controsenso. Per me. Se decido di salire tal via, o tal cima, è perchè io l'ho deciso, e l'ho scelto, e ho valutato l'impegno consono alle mie capacità. So che può sembrare fuori tema. Ma il tutto è una cosa che riguarda solo ME. Per me la condivisione delle emozioni non ha senso, è una cosa non trasmissibile nella sua interezza e che in molti casi è dettata solo dal fatto che non l'abbiamo fatto per noi stessi, ma per comunicarlo agli altri. Cerchiamo un interlocutore, ma dimentichiamo che l'interlocutore più importante siamo noi. In questo senso tutto questo mio discorso è pertinente: la domanda non è perchè cerchiamo le difficoltà, ma per chi. Per noi stessi, o per gli altri? Io mi sono risposto con onestà a questa domanda, e quando ho capito che tutto è commisurato a me, ho smesso di coinvolgere gli altri nel mio vissuto. Posso consigliare qualcosa che si è rivelato all'altezza di quello che pensavo di trovare, ben sapendo che potrebbe rivelarsi brutto o insignificante per altri. Ma la ricerca della difficoltà per me o dell'isolamento sono parte di una scelta che fa parte di un'esperienza complessiva. Lo spirito con cui affronto qualcosa è sempre lo stesso. Quindi decade, per me, il problema se la logistica si complica. Solo il tempo è una discriminante, nel senso che se potessi allenarmi e avere sempre la giornata, o i giorni liberi, quando è bello farei tutto quello che mi piace con lo stesso spirito, sia esso un sasso o una via in Civetta, o sul Denali. La differenza ce l'ho presente, non serve che qualcuno me lo faccia notare. Se io cerco la difficoltà, la roccia bella o la roccia marcia, non bado che sia lato strada o in coppa al mondo e in questo non attribuisco più valore ad una cosa piuttosto che ad un'altra. Se tu l'impegno lo scegli per te stesso, non è più un impegno, ma parte integrante di ciò che hai scelto di fare consapevolmente per te stesso. Un pò come fare i compiti o leggere per piacere personale. Conta quello che ti resta, ed è soggettivo. Per questo mi impunto con chi mi dice che questo è giusto, questo è meglio, questo fa schifo. Perchè è un controsenso, un giudizio assoluto, una mancanza di rispetto.
Rutto
 

Messaggioda elcanlapo » mar ott 22, 2013 19:50 pm

madonna santa quanti pobblemi 8O 8O

pobblemi della più puzzolente specie :roll:

callagan si esprime decisamente meglio
ma siete compagni di cordata?? :lol:
in caso negativo potreste però provare
sani
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Messaggioda Rutto » mar ott 22, 2013 20:01 pm

Ognuno ha le sue priorità
Per me hanno molto più valore certi discorsi rispetto ad altri
Non sto su un forum per dire a tutti dove cacchio sono stato domenica
Mettersi in discussione, e confrontarsi, questo per me è di gran lunga più importante
Ma mi annoio a parlar da solo
Prima o poi, per la vostra gioia, mi stuferò
E potrete tornare a farvi i complimenti a vicenda in santa pace
Rutto
 

Messaggioda Pié » mar ott 22, 2013 21:10 pm

Danilo ha scritto:
me medesimo ha scritto:Parlando dell'articolo in questione per me è un bell'articolo che a me ha saputo trasmettere tanto e del quale le difficoltà sono solo il contorno. quindi è per questo che ho trovato fastidioso, si Rutto hai ragione, il volerlo bacchettare con quel tono.
Ma questo per me non significa che possa o debba trasmettere qualcosa solo un certo tipo di salite: così come ci sono state salite in culo al mondo che mi hanno detto poco ci sono state salite di fondovalle che mi han trasmesso tanto.

...l'ho aggiunta io se no non si capiva il filo del discorso :lol:


che tristezza.. stavo scrivendo una frase ogni tanto mentre lavoravo ed è scappata :(
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Messaggioda emanuele » mar ott 22, 2013 21:25 pm

non so se preoccuparmi ma fino ad ora concordo su quasi tutto ciò che ha detto rutto
Rutto:per me l'alpinismo non è un'attività migliore/superiore di altri sport all'aria aperta. Più rischiosa, certo, ma questo dovrebbe, più che inorgoglirci, smuovere le nostre coscienze verso chi lasciamo a casa. Ma il pensiero dominante è che chi fa alpinismo/scala montagne/conquista pareti/apre vie che spostano l'asticella è, sotto sotto, migliore. Per me, tutto questo è MERDA...Per me hanno molto più valore certi discorsi rispetto ad altri Non sto su un forum per dire a tutti dove cacchio sono stato domenica Mettersi in discussione, e confrontarsi, questo per me è di gran lunga più importante
ma condivido l'entusiasmo di cristi per la passione di questi due ragazzi che spero anch'io che l'abbiano fatto per loro stessi
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Messaggioda Odin Eidolon » mar ott 22, 2013 21:36 pm

Rutto ha scritto:Secondo me le maggiori incomprensioni col sottoscritto derivano dal fatto che per me l'alpinismo non è un'attività migliore/superiore di altri sport all'aria aperta. Più rischiosa, certo, ma questo dovrebbe, più che inorgoglirci, smuovere le nostre coscienze verso chi lasciamo a casa. Ma il pensiero dominante è che chi fa alpinismo/scala montagne/conquista pareti/apre vie che spostano l'asticella è, sotto sotto, migliore.
Per me, tutto questo è MERDA. Della peggiore e più puzzolente specie.

Per me fare alpinismo, è fare un'attività all'aria aperta che ci da diletto. A noi. E questo dovrebbe riguardare solo noi e la nostra coscienza. Condividere queste esperienze oltre al mero scambio di informazioni tecniche ammantandole di significati che vadano oltre al nostro personale divertimento è già un tradimento dello spirito originario di questa nostra attività, oltre che un controsenso.


Premetto che penso di avere una visione dell'alpinismo abbastanza diversa dalla tua (ad esempio io non definirei mai l'alpinismo uno sport). In generale, sono uno di quelli che ritiene che l'alpinismo sia un'attività un po' diversa (EDIT: diversa, non migliore) da altre attività outdoor, quali ad esempio il calcio, il rugby, lo sci. La differenza fondamentale sta nel fatto che chi non lo conosce non lo può apprezzare. L'alpinismo è un'attività non solo di nicchia, ma che di primo acchito repelle, non interessa, è futile e pericoloso. Chi ha la fortuna di innamorarsene trova un motivo speciale per tirare avanti nella vita di tutti i giorni. Per fortuna però siamo tutti diversi e alcuni potrebbero innamorarsi allo stesso modo di altre attività.
Seguendo questo mio ragionamento, l'alpinismo è paragonabile a molte altre attività pericolose o comunque di nicchia come il paracadutismo, lo sci estremo, il volo con tuta alare e molti altri.

Istintivamente, considero coloro che praticano questi sport come degli "strambi", gente che non sa bene quello che sta facendo e non conosce il valore della propria vita. Ma poi, naturalmente, penso: in cosa differisco io? Poco, nulla. Per convincersene, basta ascoltare queste persone parlare dell'attività che praticano, leggere nelle loro parole lo stesso amore che vorrei esprimere io per l'andar per boschi, per l'arrampicare, per il trovarsi in luoghi incantevoli. Sdolcinato, lo so. Dentro, sotto sotto, penso di essere una ragazzina di 13 anni che legge Moccia, solo che per di più Cajana. :lol:

Personalmente ho avuto la fortuna di innamorarmi delle montagne in tutte le loro forme. Come tutti, ho provato molte altre attività all'aperto e questa ha premuto il tasto giusto. Tutto qui. Però non mi sento semplicemente di ridurlo ad un "mi dà diletto": anche il calcio mi dà diletto, l'andare in monociclo e il giocare a ultimate o a briscola pure.
Personalmente per le montagne sento qualcosa di più, che, forse, è simile all'affetto che si sente per una persona cara.

Per me. Se decido di salire tal via, o tal cima, è perchè io l'ho deciso, e l'ho scelto, e ho valutato l'impegno consono alle mie capacità. So che può sembrare fuori tema. Ma il tutto è una cosa che riguarda solo ME. Per me la condivisione delle emozioni non ha senso, è una cosa non trasmissibile nella sua interezza e che in molti casi è dettata solo dal fatto che non l'abbiamo fatto per noi stessi, ma per comunicarlo agli altri. Cerchiamo un interlocutore, ma dimentichiamo che l'interlocutore più importante siamo noi. In questo senso tutto questo mio discorso è pertinente: la domanda non è perchè cerchiamo le difficoltà, ma per chi. Per noi stessi, o per gli altri? Io mi sono risposto con onestà a questa domanda, e quando ho capito che tutto è commisurato a me, ho smesso di coinvolgere gli altri nel mio vissuto. Posso consigliare qualcosa che si è rivelato all'altezza di quello che pensavo di trovare, ben sapendo che potrebbe rivelarsi brutto o insignificante per altri. Ma la ricerca della difficoltà per me o dell'isolamento sono parte di una scelta che fa parte di un'esperienza complessiva. Lo spirito con cui affronto qualcosa è sempre lo stesso. Quindi decade, per me, il problema se la logistica si complica. Solo il tempo è una discriminante, nel senso che se potessi allenarmi e avere sempre la giornata, o i giorni liberi, quando è bello farei tutto quello che mi piace con lo stesso spirito, sia esso un sasso o una via in Civetta, o sul Denali. La differenza ce l'ho presente, non serve che qualcuno me lo faccia notare. Se io cerco la difficoltà, la roccia bella o la roccia marcia, non bado che sia lato strada o in coppa al mondo e in questo non attribuisco più valore ad una cosa piuttosto che ad un'altra. Se tu l'impegno lo scegli per te stesso, non è più un impegno, ma parte integrante di ciò che hai scelto di fare consapevolmente per te stesso. Un pò come fare i compiti o leggere per piacere personale. Conta quello che ti resta, ed è soggettivo. Per questo mi impunto con chi mi dice che questo è giusto, questo è meglio, questo fa schifo. Perchè è un controsenso, un giudizio assoluto, una mancanza di rispetto.


Su questo la mia visione coincide, penso, con la tua. L'alpinismo, per come la vedo io, è fondamentalmente basato sull'egoismo. Possono esistere altre forme di alpinismo? Sì, forse, ma allora sento che, in fondo, non lo considererei "vero" alpinismo, ma qualcos'altro.

Qualche tempo fa sono andato a fare un giro breve e semplice. Un amico me l'aveva consigliato, ma si tratta di una escursione molto poco conosciuta e non ho trovato informazioni utili. Mi sono ritrovato in una splendida valle, sperduta, isolata, ma tranquilla e quieta. Senza indicazioni o sentiero, siamo avanzati dove volevamo, esplorando e assaporando i luoghi stupendi, lottando con una paretina per non finire ammollo e riemergendone sconfitti. Non nego che più di una volta, durante questo psichedelico giro, mi sia trovato a pensare che quello fosse ciò che mi piace fare in montagna. Mi sono goduto le poche ore passate in questo luogo come poche altre volte in vita mia, e non nego di aver pensato che quello fosse, per me, l'alpinismo. ripensandoci adesso mi sembra infantile e banale, oltre che riduttivo, ma probabilmente alla prossima occasione simile lo penserò di nuovo.


Ritornando in tema, io conosco bene Luca (ma non il suo compagno di cordata - comunque se volete sapere che tipo è vi posto un bel link). L'unica cosa che voglio raccontare è quale grande soddisfazione si leggeva nei suoi occhi quando mi ha raccontato (su mia insistenza) che, finalmente, l'avevano finita, questa via nel Cuore. In quella luce si cela tutto l'alpinismo che io conosca.
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Messaggioda Pié » mar ott 22, 2013 21:42 pm

Rutto ha scritto:
Pié ha scritto:ti chiedevo di approfondire la tua visione sul concetto di impegno e valore di una salita. io ho espresso la mia opinione, mi piaceva capire bene quale sia la tua.


Secondo me le maggiori incomprensioni col sottoscritto derivano dal fatto che per me l'alpinismo non è un'attività migliore/superiore di altri sport all'aria aperta. Più rischiosa, certo, ma questo dovrebbe, più che inorgoglirci, smuovere le nostre coscienze verso chi lasciamo a casa. Ma il pensiero dominante è che chi fa alpinismo/scala montagne/conquista pareti/apre vie che spostano l'asticella è, sotto sotto, migliore.
Per me, tutto questo è MERDA. Della peggiore e più puzzolente specie.

Per me fare alpinismo, è fare un'attività all'aria aperta che ci da diletto. A noi. E questo dovrebbe riguardare solo noi e la nostra coscienza. Condividere queste esperienze oltre al mero scambio di informazioni tecniche ammantandole di significati che vadano oltre al nostro personale divertimento è già un tradimento dello spirito originario di questa nostra attività, oltre che un controsenso. Per me. Se decido di salire tal via, o tal cima, è perchè io l'ho deciso, e l'ho scelto, e ho valutato l'impegno consono alle mie capacità. So che può sembrare fuori tema. Ma il tutto è una cosa che riguarda solo ME. Per me la condivisione delle emozioni non ha senso, è una cosa non trasmissibile nella sua interezza e che in molti casi è dettata solo dal fatto che non l'abbiamo fatto per noi stessi, ma per comunicarlo agli altri. Cerchiamo un interlocutore, ma dimentichiamo che l'interlocutore più importante siamo noi. In questo senso tutto questo mio discorso è pertinente: la domanda non è perchè cerchiamo le difficoltà, ma per chi. Per noi stessi, o per gli altri? Io mi sono risposto con onestà a questa domanda, e quando ho capito che tutto è commisurato a me, ho smesso di coinvolgere gli altri nel mio vissuto. Posso consigliare qualcosa che si è rivelato all'altezza di quello che pensavo di trovare, ben sapendo che potrebbe rivelarsi brutto o insignificante per altri. Ma la ricerca della difficoltà per me o dell'isolamento sono parte di una scelta che fa parte di un'esperienza complessiva. Lo spirito con cui affronto qualcosa è sempre lo stesso. Quindi decade, per me, il problema se la logistica si complica. Solo il tempo è una discriminante, nel senso che se potessi allenarmi e avere sempre la giornata, o i giorni liberi, quando è bello farei tutto quello che mi piace con lo stesso spirito, sia esso un sasso o una via in Civetta, o sul Denali. La differenza ce l'ho presente, non serve che qualcuno me lo faccia notare. Se io cerco la difficoltà, la roccia bella o la roccia marcia, non bado che sia lato strada o in coppa al mondo e in questo non attribuisco più valore ad una cosa piuttosto che ad un'altra. Se tu l'impegno lo scegli per te stesso, non è più un impegno, ma parte integrante di ciò che hai scelto di fare consapevolmente per te stesso. Un pò come fare i compiti o leggere per piacere personale. Conta quello che ti resta, ed è soggettivo. Per questo mi impunto con chi mi dice che questo è giusto, questo è meglio, questo fa schifo. Perchè è un controsenso, un giudizio assoluto, una mancanza di rispetto.


ho capito il tuo punto di vista. ed in parte lo condivido. solo in parte perché cerco di vedere dietro quello che uno scrive la parte buona e positiva. ed a me lascia di più al posto che una scarna relazione (dove nei numeri posso con l'esperienza andare a capire cosa significhi) un racconto che vada oltre al "ho stretto quella presa ed ho tirato quella zanca" dove avendo comunque vissuto esperienze ed emozioni in parte simili posso comprenderle.
Ed un po' mi spiace questo tuo cambio di visione nel corso degli anni perché penso che condividendo anche le emozioni si possa invogliare anche altri a fare certi tipi di esperienze. Ma non perché andare in montagna debba esser superiore, ma perché facendo camminate, boulder, falesia, vie, alpinismo classico, cascate ecc.. si fa un esperienza più completa. E penso che il Vecchio quando insiste con il suo alpinismo intenda questo.
Per quanto riguarda le domande che ti poni sul perché ed il per chi, si hai ragione può esser che il rischio del volere apparire ci sia. ma credo che sostanzialmente sia un problema di chi nel voler apparire ci cade, non di chi lo vada a leggere. e leggere di salite come questa sull'agnèr io credo che faccia bene. Poi un altro discorso è invece è il tenersi le proprie salite per se per riservatezza.

Ed invece sulle salite che scegli che influenza ha la storia che quella via o quella parete ha avuto?
scusa il terzo grado ma ci sto prendendo gusto. :wink:
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer ott 23, 2013 7:42 am

Da qualche anno ho iniziato ad occuparmi delle possibili valenze terapeutiche dell'andare in montagna (chi fosse eventualmente interessato può dare un'occhiata al sito che ho in firma, dove ci sono anche alcuni lavori sull'argomento).
Nell'ultimo periodo, poi, ho cercato di capire qualcosa sullo specifico dell'alpinismo e dell'arrampicata: in particolare su quale sia la motivazione che spinge tante persone a ingaggiarsi in un'attività oggettivamente pericolosa e senza un ritorno "pratico" significativo.
Il discorso è obiettivamente difficile da affrontare nel contesto di un forum. Comunque vorrei citare un passo di Luigi Zoja (tratto dal libro "nascere non basta - iniziazione e tossicodipendenza") che mi sembra attinente:

"Qual è la caratteristica specifica del combattimento dell'eroe nella forma più archetipica, più semplice, più pura? È la messa in gioco dell'esistenza stessa, il combattere senza mezzi termini, per vincere o morire. Ma questa esperienza è rimossa dal mondo di oggi, dove per l'acrobata è obbligatoria una rete di salvataggio. Parallelamente, in questi ultimi anni continua a crescere la pratica di "sport" estremi, come il bungee jumping, il free climbing, le corse automobilistiche notturne ad alta velocità che rispondono a bisogni archetipici altrimenti non canalizzabili".

L'autore è un analista junghiano, e usa le categorie che gli appartengono. Nel complesso però mi sembra uno spunto interessante.

Archetipici saluti
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Messaggioda Odin Eidolon » mer ott 23, 2013 8:32 am

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Il discorso è obiettivamente difficile da affrontare nel contesto di un forum.


Perché? Semplicemente prende molto più tempo che a voce, ma ritengo potrebbe essere interessante.
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Messaggioda sö drèc » mer ott 23, 2013 8:46 am

In generale come visione dell'Alpinismo mi rispecchio di più con Rutto ritenendo
questa passione un'attività personale ed intima.
Infatti non parlo mai di quello che faccio e tra l'altro provo un certo
fastidio per chi apre blog per far vedere quanto è bravo.
Apprezzo molto invece chi condivide le proprie esperienze con ironia ed umiltà.
Sono anche d'accordo sul valore che attribuisce Piè ad una salita in generale ma cmq il valore di una salita rimane sempre personale.
(fare una via di 300 mt per alcuni può essere una sfida per altri allenamento)

Valore storico..?? ..un pochino....preferisco linea e poi roccia...

La valenza terapeutica nell'andare in montagna per me è stata smettere
completamente di fumare canne....
perchè nell'arrampicata uno dei piaceri
è entrare "in bolla" cioè avere la mente concentrata e totalmente sgombra
da pensieri.
Anche per questo mi piacciono posti isolati.....perchè se c'è gente mi distraggo ed entro nella stupida modalità competizione...ce l'ho duro..
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Messaggioda cristi » mer ott 23, 2013 9:23 am

be', intanto son contento che un titolo di un topic abbia riacceso un po' la discussione su temi interessanti e non sul solito spit si spit no :lol: e soprattutto son contento che l'oggetto sia il riferimento a quello che hanno fatto due ragazzi di 25 anni.
premetto...per me l'alpinismo è solo in parte sport, migliore o peggiore quelle sono connotazioni che ci mettiamo noi con il nostro essere umani. sta di fatto che a fare certe salite ti metti in gioco in maniera globale, anche e soprattutto se hai qualcuno a casa che ti aspetta. lo stesso non succede nell'andare a giocare a tennis, o calcio o stare in falesia.
dai, guardiamoci attorno, porca p*****a viviamo in una società amorfa, tutti stereotipati, tutti pataccati, tutti a fare le solite vie...la sicurezza...ci siamo imbrigliati con le nostre stesse mani. chi se ne frega se il diedro fa schifo, se hanno aperto solo una parte di via autonoma, se non la ripeterà nessuno. il mio "Bravi questo è andare in montagna" voleva sottolineare e premiare proprio la voglia di vivere l'avventura, di mettersi in gioco su una grandissima parete senza pretese di essere divi. ma insomma, guardate un po' cosa combina Tito in giro e non lo dice a nessuno, salvo qualche resoconto assolutamente oggettivo e privo di retorica. ognuno può trovare il proprio modo di vivere l'avventura, camminando su un sentiero o facendo il pesce slegato, è il bello della montagna e Auer non è migliore di quello che sale con la famiglia al telegrafo guardando e apprezzando il panorama. però c'è avventura e avventura come dice Piè.
alpinismo scuola di vita? assolutamente si e sono assolutamente convinto che chi è in grado di mettersi in giorco in montagna sarà in grado di mettersi in gioco anche nella vita di tutti i giorni. e credetemi che ne abbiamo proprio bisogno.
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer ott 23, 2013 9:34 am

sö drèc ha scritto:perchè nell'arrampicata uno dei piaceri
è entrare "in bolla" cioè avere la mente concentrata e totalmente sgombra
da pensieri.
.


Se interessa, nel sito sollevamenti, fra le pubblicazioni, ce n'è una di Lanfranchi e al. che parla proprio dell'esperienza di "flow" ("flusso", tradotto anche con "esperienza ottimale"): esperienza che si può realizzare nelle attività in montagna e che, ma questa è una mia opinione, si può paragonare all'esperienza di "mu shin" - "non mente" - ricercata da chi pratica arti marziali.

Ottimali saluti
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Messaggioda VECCHIO » mer ott 23, 2013 9:34 am

Per me siamo sempre fermi ai greci, non riusciamo a risolvere il problema delle armi di Achille.
Sì, le ha vinte Ulisse, l'individualista, ma poi si è perso oltre le colonne d'ercole.
L'altro, il sociale, è impazzito.

Non riuscimao mai a fare della nostra esperienza un'esperienza sociale, ognuno nella società vuole l'esperienza degli altri, ma la vuole come lui la sperimenterebbe.

E sì che basta provare a pensare o a vivere come gli altri che ci interessano o non ci interessano e poi decidere come essere.
....ALPINISTA......NO GUIDA....... questa mi scombussola
Scalare con gli esperti del cai... son sempre dei grossi guai...... questa mi piace
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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer ott 23, 2013 9:40 am

Pié ha scritto:
scusa il terzo grado :


Perché, è un grado troppo da pippon? :P

Umoristici (per modo di dire...) saluti
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tacchinosfavillantdgloria
 
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