Scalatori Pomeridiani

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Scalatori Pomeridiani

Messaggioda funkazzista » mer lug 17, 2013 14:38 pm

Ebbrava EvaK! :smt038

Ma come: una forumista si guadagna la prima pagina dopo nientepopodimeno che Guerini e nessuno dice niente?
Su, su, parliamo un po' di quello che ha scritto!


L'ideologia che ha caratterizzato il Nuovo Mattino è morta

Dici?
Secondo me no.
Ormai è stata talmente metabolizzata che non ce ne accorgiamo più, ma se oggi possiamo scalare indifferentemente su un masso, in falesia, in media o alta montagna, con gli spit o senza è grazie a quello che è successo allora.
Quelle idee ormai sono nel nostro DNA.

In quel periodo si è consumato il distacco dell'arrampicata da quello che, fino ad allora, era stato l'unico ambiente legittimato a praticarla: la montagna.
Bernard Gorgeon (che c'era) ha scritto delle belle frasi da qualche parte... appena le trovo le riporto.

PS
Maaa... EvaK, adesso che sei famosa ci parlerai ancora con i peon come il sottoscritto? :lol:
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Messaggioda VYGER » mer lug 17, 2013 15:00 pm

:?:

Visto...
Non cesseremo di esplorare - E alla fine dell'esplorazione - Saremo al punto di partenza - Sapremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot
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Messaggioda PIEDENERO » mer lug 17, 2013 16:08 pm

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Messaggioda ncianca » mer lug 17, 2013 16:14 pm

Meriterebbe una traduzione in English. Sia per PlanetMountain sia per chissà...
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Messaggioda Vigorone » mer lug 17, 2013 16:25 pm

ncianca ha scritto:Meriterebbe una traduzione in English. Sia per PlanetMountain sia per chissà...


Dai dai!!! :D :D :D :D :D :D :D :D :roll: :roll:
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Messaggioda ncianca » gio lug 18, 2013 11:46 am

E allora riprendo una contestazione di Franz da un altro topic. La falesia e addirittura l'indoor e addirittura le rampe dei garage o i cubi di cemento etc. hanno una dignità propria e c'è più di una persona che spende e spenderà la propria vita su quel terreno senza mai subire il fascino di una via in montagna o di un passo alpino da fare in bici. Io stesso vivo questo dualismo con grande serenità. A volte ho voglia di avventura, a volte ho voglia di gesto atletico, sportivo. E quest'ultimo può darmi ottime sensazioni, diverse, non migliori, non peggiori, anche su un blocco di resina. L'articolo di Eva è bello a prescindere dai contenuti che sono per loro natura più o meno condivisibili. È scritto bene, penso che descriva con grande realismo una situazione ed una condizione diffusa. Ma non penso, almeno io non l'ho letto, che giudichi un modus di vivere il mondo verticale come superiore agli altri.
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Messaggioda mb » gio lug 18, 2013 11:53 am

climbalone ha scritto:4) Per il boulder un paragone non ce l'ho, proprio mi viene, mi perdonino gli amanti del genere.
Spinning? Avrebbe più senso anche per il punto 3: su e giù per le rampe dei garages non ci va nessuno, lo spinning è molto praticato (e spesso da gente che in bici non ci va).
Ad ognuno il suo :wink:
Quanto manca?
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Messaggioda EvaK » gio lug 18, 2013 14:02 pm

Grazie innanzitutto a chi ha letto l'articolo! e a chi ha voglia di dare il suo contributo alla riflessione.

Le mie sono riflessioni di una semplice ripetitrice di vie, mi sono venute nel tempo osservando l'ambiente che mi circonda...
senz'altro ci sarebbero tante altre cose da dire, che potrebbe ad esempio dire chi le vie le apre.

Ovviamente, ma penso sia chiaro da quel che ho scritto, non c'è nessuna classifica o discussione tipo spit si spit no, classico/moderno, falesia/vie: ma è la presentazione del mondo verticale multiforme come l'abbiamo oggi.
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Messaggioda gug » gio lug 18, 2013 15:24 pm

Io l'articolo ancora non l'ho letto, ma i paragoni di climbalone sono interessanti, anche se non so ancora se sono d'accordo
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda Danilo » gio lug 18, 2013 21:11 pm

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Messaggioda Franz the Stampede » gio lug 18, 2013 21:50 pm

EvaK ha scritto:Grazie innanzitutto a chi ha letto l'articolo! e a chi ha voglia di dare il suo contributo alla riflessione.

Le mie sono riflessioni di una semplice ripetitrice di vie, mi sono venute nel tempo osservando l'ambiente che mi circonda...
senz'altro ci sarebbero tante altre cose da dire, che potrebbe ad esempio dire chi le vie le apre.

Ovviamente, ma penso sia chiaro da quel che ho scritto, non c'è nessuna classifica o discussione tipo spit si spit no, classico/moderno, falesia/vie: ma è la presentazione del mondo verticale multiforme come l'abbiamo oggi.


Uhm allora sono io che vedo complotti. Mi sembra che menzioni una "arrampicata sportiva fine a se stessa" e un "boulder fine a se stesso" a un certo punto... L'alpinismo non puo' essere fine a se stesso? Quando Maestri, Edlinger, Anghileri si fa(cevano) i concatenamenti, anche quello alla fine diventava mero esercizio, fine a se stesso. Idem per Steck sulla Heckmair diventata pista di formula 1, forse? Per me vale anche il contrario, ci puo' essere il monotiro o il boulder "non fine a loro stessi" e voglio sperare che sia il caso per la maggior parte della gente.

L'arrampicata "nata clean" mi pare pure un fraintendimento. Trapani, spit e resina al tempo non c'erano e per questo non li hanno usati. Hanno usato tutto il resto in compenso: chiodi, cunei di legno e addirittura manici di scopa su un camino liscissimo in Marmolada se non sbaglio. Non si facevano problemi a usare staffe, mettere piedi su chiodi o anche fare piramidi umane, credo tutti tranne Preuss. Non credo che il clean fosse una priorita' o una scelta consapevole, semplicemente i mezzi di allora erano cosi' deboli che non potevano essere a prova di proiettile nella maggior parte dei casi.

Occhio agli inglesi, ncianca puo' confermare o smentire, ma secondo me la favola del trad e' un bellissimo caso di necessita' fatta a virtu': si son resi conto che avevano pochissima roccia, che qualunque processo irreversibile (i.e. trapani e spit) avrebbe cambiato in maniera irrimediabile quel poco che c'era e taaaaac, vai col trad e sentiamoci un po' superiori a chi spitta, vero Johnny Dawes?
Se avessero avuto le quantita' e il tipo di roccia di un sud della Francia o di una Catalogna, credo che avrebbero anche spittato alla stragrande.

Per finire, molto bella la domanda finale. La mia risposta, mettendo da parte gli ideali e mettendo davanti gli aspetti pratici, sarebbe che, alle prossime generazioni, potremmo lasciare delle falesie che non siano dei mondezzai e una buona cultura della sicurezza. Sarebbe gia' un buon punto di partenza, il resto lo lascio, giustamente, ai pensatori dato che io arrampico per non pensare. Quotando Banksy: "We don't need any more heroes; we just need someone to take out the recycling." (non abbiamo piu' bisogno di eroi, abbiamo solo bisogno che qualcuno faccia la raccolta differenziata).

Comunque e' bello vedere che pensi ancora di piu' di quanto parli. Il che non e' facile :)
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Messaggioda EvaK » gio lug 18, 2013 23:04 pm

Franz the Stampede ha scritto:Uhm allora sono io che vedo complotti. Mi sembra che menzioni una "arrampicata sportiva fine a se stessa" e un "boulder fine a se stesso" a un certo punto...


Intendevo dire che si è iniziato ad arrampicare, nella storia, per salire le montagne. Solo in un secondo tempo l'arrampicata ha iniziato ad interessare in quanto gesto (fine a se stesso) slegato dal concetto di conquista della parete. Il mio non era affatto un giudizio di valore. Anzitutto non mi permetterei mai. Come ho scritto altre volte sul forum, credo ci voglia per fare falesia o boulder in modo "serio" una testa pari a quella che serve per fare vie alpinistiche. Provare e riprovare vie e passaggi al limite, mettere insieme i movimenti, accettare le giornate no.... ok non c'è la strizza del chiodo lontano o del non capire dove va la via. Ma se ti impegni a fare dell'arrampicata sportiva dai tutto te stesso.

Franz the Stampede ha scritto:L'arrampicata "nata clean" mi pare pure un fraintendimento. Trapani, spit e resina al tempo non c'erano e per questo non li hanno usati. Hanno usato tutto il resto in compenso: chiodi, cunei di legno e addirittura manici di scopa su un camino liscissimo in Marmolada se non sbaglio. Non si facevano problemi a usare staffe, mettere piedi su chiodi o anche fare piramidi umane, credo tutti tranne Preuss. Non credo che il clean fosse una priorita' o una scelta consapevole, semplicemente i mezzi di allora erano cosi' deboli che non potevano essere a prova di proiettile nella maggior parte dei casi.


Eh no... ti manca una tappa della storia dell'alpinismo su roccia: i primi pionieri non piantavano chiodi, anzi, ci sono state tante dispute sull'uso dei chiodi a inizio Novecento. Di certo non salivano il sesto grado, ma scalavano da sosta a sosta senza mettere niente. Il chiodo, come lo spit, ci ha messo del tempo per essere accettato.

Franz the Stampede ha scritto:Comunque e' bello vedere che pensi ancora di piu' di quanto parli. Il che non e' facile :)


:evil:
va bene, ci troveremo a settembre al Rockspot e ti prenderai silenziose e sonore bastonate. :twisted:
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Messaggioda funkazzista » gio lug 18, 2013 23:31 pm

climbalone ha scritto:... la bici etc. ...

Insomma, sintetizzando, quello che faccio io è figo, quello che fanno gli altri è insignificante :lol:

E poi il paragone con la bici da strada non regge: è notorio che nel ciclismo su strada, diversamente dall'arrampicata, la tecnica è assolutamente secondaria rispetto alla forza/resistenza/ecc.

Come termine di paragone allora é meglio la MTB, ed ecco che la falesia ti diventa un percorso breve e difficile e il boulder il ciclotrial... altroché scivoli del garage! :wink:
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Messaggioda ncianca » ven lug 19, 2013 8:40 am

Mi piace l'idea delle falesie pulite e di falesisti educati. Quando devo rinascere che me lo segno sull'agenda?
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Messaggioda Franz the Stampede » ven lug 19, 2013 11:28 am

EvaK ha scritto:Intendevo dire che si è iniziato ad arrampicare, nella storia, per salire le montagne. Solo in un secondo tempo l'arrampicata ha iniziato ad interessare in quanto gesto (fine a se stesso) slegato dal concetto di conquista della parete. Il mio non era affatto un giudizio di valore. Anzitutto non mi permetterei mai. Come ho scritto altre volte sul forum, credo ci voglia per fare falesia o boulder in modo "serio" una testa pari a quella che serve per fare vie alpinistiche. Provare e riprovare vie e passaggi al limite, mettere insieme i movimenti, accettare le giornate no.... ok non c'è la strizza del chiodo lontano o del non capire dove va la via. Ma se ti impegni a fare dell'arrampicata sportiva dai tutto te stesso.


Allora mi pare di capire che quello che pensi differisce da quello che leggo. Tu scrivi:
La maggior parte delle persone che inizia a scalare ora, frequenta per qualche mese le palestre indoor, per poi trasferirsi in falesia e infine, se proprio hanno coraggio ?da vendere? si buttano sulle vie sportive a spit, mentre la montagna, se verrà, sarà solo molto più avanti .

Perché la montagna DEVE venire? Non può starsene in montagna se io voglio starmene in falesia o su un blocco?

Il passaggio qui sotto l'hai scritto in prima persona singolare ma il resto di quella sezione è "noi", "la mia generazione":

Se ho tempo, buon allenamento e un compagno fidato, posso recarmi sulla Cassin al Badile... se in quei giorni invece ci sarà brutto tempo in montagna, con il mio fidato compagno passeremo tre giorni in val di Mello su qualche ?classica? del Nuovo Mattino... se però il tempo sarà proprio instabile e non avremo ?voglia e testa? per metterci su qualche placca improteggibile andremo a fare monotiri attrezzati in falesia o magari a trascorrere una mattinata sui blocchi.

Anche qui mi sembra di vedere sempre la disequzione di via alpinistica lunga e storica > via lunga > tiro in falesia spittao > blocco fuori > indoors. Non capisco perché certe cose devono essere un ripiego di altre. Personalmente, mi sono trovato in falesia con freddo e pioggia e in palestra col sole fuori. E mi andava benissimo così. Magari anche tu la pensi così ma non lo si deduce da quello che scrivi. L'articolo era leggermente/volutamente provocatorio?
Se sì, a questo punto ritiro fuori una cosa che avevo detto eoni fa. Secondo me c'è una differenza ABISSALE tra un Bonatti/Comici/Detassis etc che decenni fa aprivano vie sulle Alpi e gente che le ripete oggi con materiali completamente diversi, con le soste cementate, con le relazioni e con il cellulare comunque pronto in caso di sfighe. Ovviamente la ripetizione manca dell'elemento esplorativo da sempre, ma i rischi di oggi sono molto diversi, il "commitment" è diverso.
Invece, secondo me, c'è molta poca differenza tra un Edlinger che chioda e libera un monotiro negli anni 80 (nel caso non fosse il primo tiro di un grado "nuovo") e qualcuno che lo ripete oggi. I mezzi sono grossomodo gli stessi (ok, c'è un po' più di conoscenza dell'allenamento oggi) quindi secondo me il "valore" di una ripetizione in falesia è molto alto e definirlo "gesto fine a se stesso" mi sembra davvero riduttivo. Allora anche la via di più tiri (dati gli elementi moderni che ho elencato prima) diventa un "gesto fine a se stesso", solo di più tiri.
Invece, mi piace pensare ad entrambe le cose come dei banchi di prova delle mie capacità. Se vado in falesia/palestra mi chiederò "avrò le dita, la pompa e la testa di chiudere quel tiro?". Se vado in montagna, lo faccio chiedendomi "avrò la testa di fare tutto da primo, a sbrigarmi per non fare le doppie di notte etc".
Non riesco davvero a vedere una ripetizione di una via storica come un gesto romantico del tipo "ah, la paretomachia, conquisto la parete, esploro l'ignoto, trionfo sulla natura", non al giorno d'oggi, a meno che vada con le corde di canapa, gli scarponi del nonno e lasciando il cell in macchina. Allo stesso modo, non vedrò mai una sortita in falesia come uno scimmiottamento dell'alpinismo.
È vero che l'arrampicata sportiva è derivata dall'alpinismo, ma non vuol dire che quest'ultimo ne debba essere il metro di giudizio. Tremo ancora nel ricordare uscite del tipo "Sì, il signorino X potrà anche chiudere quello che vuole in falesia, ma nella storia dell'alpinismo passerà come un triste figurante".
Ti credo se mi dici che è così anche per te, ma dati i passaggi dell'articolo che ho messo in corsivo, mi sembra di capire che nell'articolo proponevi un'idea diversa. Ripeto, era provocatorio (il che ci sta)?

Eh no... ti manca una tappa della storia dell'alpinismo su roccia: i primi pionieri non piantavano chiodi, anzi, ci sono state tante dispute sull'uso dei chiodi a inizio Novecento. Di certo non salivano il sesto grado, ma scalavano da sosta a sosta senza mettere niente. Il chiodo, come lo spit, ci ha messo del tempo per essere accettato.

Chiedo venia, non sapevo. Hai dettagli più precisi (nomi, articoli, link sugli interwebz), così rimedio?[/i]
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Messaggioda ncianca » ven lug 19, 2013 15:34 pm

Scusa, ma la paretomachia e il trionfo dell'uomo sulla natura dove li hai visti? Si tratta di una riflessione, Franz. Un riflessione sull'esperienza dell'arrampicata e dell'alpinismo di Eva Grisoni. C'è pure scritto. Non di un manifesto, né di un giudizio generazionale, né di una provocazione. Se ti senti provocato... vediti fuori con EvaK. Ocio però che si tiene sempre di più :lol:
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Messaggioda Franz the Stampede » ven lug 19, 2013 16:33 pm

Ma secondo me una leggera provocazione ci può anche stare, anzi rende le cose più interessanti anche se mi sembra di capire che non sia il caso.

Quindi ok, è una riflessione di Eva, che ha ringraziato anticipatamente chi vuole contribuire ulteriormente alla riflessione.

Ciò che leggo e che è stato oggettivamente scritto è, tra le altre cose, una segnalazione del fatto che "La mia generazione di scalatori sembra radicalmente allontanata dalla storia", che "rischiamo solo di scalare ?senza capire? il senso di ciò che accade" e che addirittura "Nella nostra attività di scalatori abbiamo i nostri gusti, le nostre idee, ma credo che oggi non abbiamo più ideali: nella vita di tutti i giorni, nella politica, quindi anche nell'arrampicata."
Sono affermazioni indubbiamente forti, da qui il dubbio che potesse essere una provocazione. Faccio fatica a non leggerlo come un giudizio generazionale, per quanto soggettivo (i.e. Eva lo presenta come sua idea non come fatto scientificamente dimostrato).

Che la provocazione/iperbole ci sia o meno, che il giudizio sia proposto come personale o come oggettivo io rispondo:

1) piano con l'uso della prima persona plurale. Non dimetichiamoci che le parole sono importanti.

2) mi sembra che si dia troppa importanza a certi elementi storici/sociali/culturali che sono importanti nel capire l'alpinismo ma che non si traslano completamente nella sua figlia illegittima, l'arrampicata sportiva. Non capisco il problema dell'arrampicare "senza capire", "senza sapere". A me potrebbe piacere Schoenberg senza che io sappia cos'è la dodecafonia. O Money dei Pink Floyd senza sapere che è in 7/4. E va bene così.
Se invece la gente "deve sapere" e "capire" a tutti i costi o quasi, allora la cosa non dovrebbe fermarsi all'alpinismo. Perché non sapere chi ha chiuso il primo 8a di sempre in falesia quando vai in falesia o non sapere chi è il campione del mondo in carica di lead quando vai indoors dovrebbe essere tanto "grave" quanto non sapere chi è Bonatti quando vai a ripetere una sua via.

3) personalmente metto gli aspetti pratici davanti agli ideali, ergo la mia risposta alla domanda finale.

p.s. Rileggo meglio il thread e vedo che climbalone dice di aver capito e apprezzato l'articolo (che Eva conferma come paritario per le diverse forme di arrampicata) ma dice che per lui l'alpinismo sta alla falesia come farsi il giro in bici di certi bellissimi passi dolomitici sta al salire una rampa di un garage. Molto bene.
Come dire che Bolt è un fallito perché potrebbe fare gare da 42 kilometri e 195 metri e invece si ostina a fare quei 100 metri dritti e sempre uguali.
Al di là delle opinioni, mi sembra che tu non ti stia facendo un favore. Perché negarsi il piacere di un qualcosa? Mah...
Ultima modifica di Franz the Stampede il ven lug 19, 2013 17:05 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Danilo » ven lug 19, 2013 17:05 pm

Franz the Stampede ha scritto:.............


..intanto preparati che settembre è vicino
















































































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fossi in te sceglierei il 152,sembrerebbe il più morbido :lol:
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Messaggioda Franz the Stampede » sab lug 20, 2013 10:18 am

climbalone ha scritto:Eggrazie, noi mica siamo Detassis, Comici o compagnia bella, come tu non sei Ondra o Sharma. Quindi ripetere una loro via con mezzi moderni, noi piccoli uomini normali, è pur sempre una sfida. Anzi per me che sono pippa è una sfida ripetere le vie di Dimai, Dibona, Glück e Leucht.


Non hai capito quello che volevo dire.
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Messaggioda sarella76 » dom lug 21, 2013 20:45 pm

dico la mia...ho letto l'articolo,mi pare bello e senza intenti polemici che sono scaturiti dopo sul forum,ad esempio

1) pensare a gullich o ondra come persone che fanno rampe di garege in bici tutto il giorno,mi pare....sacrilego !!!!!

2) secondo me la differenza sostanziale è che lìarrampicata sportiva è appunto una disciplina sportiva, l'alpinismo no.
è vero che la prima deriva dal secondo, ma oggi ha assunto un valore specificatamente atletico, per l'appunto sportivo

3) concordo con l'sos falesie pulite e grande meleducazione, haimè dei falesisti, a finale appena giri dietro una falesia c'è una marea di fazzolettini e pare di stare in un bagno publico
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