La via non è particolarmente bella come arrampicata, ma l'ambiente è grandioso, un vero angolo selvaggio delle montagne "di casa", che vede l'uomo si e no 10 volte all'anno.
Era la prima via veramente alpinistica che andavo a ripetere e, vuoi per la mia proverbiale incoscienza di allora, vuoi perchè venivo dalla falesia, mi son ritrovato fuori via, in placca, ad affrontare difficoltà molto prossime al mio limite e senza la possibilità di proteggere.
E' stata una prova durissima (per me) e anche una sonora lezione, ma le capacità e la fortuna (e, mi piace pensare, anche la montagna stessa) sono state dalla mia parte ed è andato tutto bene. Ma è stato lì che ho imparato che la montagna non è uno scherzo, che bisogna stare attenti sempre a dove si va e a cosa si fa. E che all'occorrenza sarebbe meglio battere ritirata piuttosto che correre rischi inutili.
Successivamente ne ho fatte altre di vie, anche più belle, magari non di grande sviluppo (si fa un passo alla volta...) ma ne farò molte altre, però sicuramente con molto più sale in zucca. E questo grazie a quella salita, che tanto mi ha fatto sudare freddo, ma che mi ha insegnato moltissimo.
E che ricorderò sempre molto volentieri
