Eravamo giovani, senza pensieri, ci sentivamo forti e forse anche lo eravamo.
C?ero stato gia? altre tre volte sotto quella massa enorme di sassi, e sempre era stata una grande faticaccia, arrivavamo giu? in macchina sfiniti.
Questa volta pero? c?eravamo messi in testa di andare a vedere cosa c?era piu? a sinistra di quelle
grandi placche che avevamo salito l?anno prima. Era ormai autunno, alla mattina faceva un freddo cane, la suola delle scarpe da ginnastica diventava dura. Salimmo troppo in alto sul canale e dopo qualche tiro umido e sporco eravamo già di ritorno. Sarebbe venuta fuori di sicuro una grande via in una grande parete.
Oramai la neve pero? avrebbe bloccato tutto. L?anno dopo l?idea era ritornata. Quell?inverno avevo gli sci da passo alternato e dopo che la neve ando? via consumai i sentieri dei pascoli dietro casa mia a forza di correre, tutto il resto veniva abbastanza facilmente.
L?estate fu molto buona, tante salite, tanti chilometri e tante grandi pareti che non ho piu? dimenticato. Eravamo pronti. Quella notte al bivacco le zanzare ci mangiarono. Ritornammo su quei tiri e giu? acqua a non finire, fradici come delle bestie ritornammo giu? a valle. Erano mesi che non pioveva, era proprio sfiga. Quasi in fondo, alla fine del sentiero, prima di attraversare l?acqua, incontrammo Lui. Avevamo già fatto una via insieme, non eravamo amici, era solo stato l?occasione di una giornata vuota al rifugio. Aveva una giacca rossa, ero sicuro che prima era vicino al bivacco, aveva visto dove eravamo andati. Le solite chiacchere: ho fatto questa, ho fatto quella, ma com?e?, quanti chiodi ci sono ? e le soste? Poi mi venne facile dirgli: senti un po?, siamo stati la?, vogliamo farla, viene fuori bene. E Lui: si? dovrebbe venire bene, e infine, ci vediamo saluti. Il mio compagno si incazzo? come una iena, mi disse che ero stato scemo a dirglielo, Lui era forte, fortissimo, in quei mesi e in seguito forse il piu? forte. Li? aveva già tante vie nuove, faceva solo quello, non lavorarava, c?e l?avrebbe fregata. Io dissi: hai sentito glielo detto, vogliamo farla noi. Passo? del tempo, i fine settimana non furono belli e sicuri per andare la?, ci voleva tempo stabile, in giornata non si faceva nulla, e poi non potevo fare ferie. Andammo sul Croz e in Tofana quell?autunno, prima che arrivasse la neve. Un sabato mattina, mentre spaccavo la legna davanti casa, venne il mio socio e mi disse: ?el nea ga? ciava? teo gavevo dito.? Ci rimasi di merda. ?c***o io lavoro tutta la settimana, e se il sabato e domenica piove che c***o di colpa ne ho?? Quello non fa? un c***o da mattina a sera, se piove dorme e quando io sono in ufficio con il sole Lui fa? quello che vuole? Poi vennero altre vie, altre grandi pareti ma per piu? di due anni non ritornai piu?, in quella valle del c***o. Una sera di novembre andai a vedere una Sua serata. Era forte, aveva fatto grandi vie, qualcuna speravo di ripeterla anch?io. Non lo avvicinai prima dell?inizio. Ad un certo punto fece delle diapositive di quella via. Cominciai un po? a scaldarmi, mi veniva di alzarmi in piedi e mandarlo a fan?culo ma la mia ragazza, che era con me?in quel periodo, si alzo? per prima e andammo a mangiare una pizza. Negli anni che seguirono ritornai in quella Valle, Lui era sempre forte, un Grande, lo incontrai qualche volta ma cercai sempre di evitarlo o feci finta di non vederlo. Passarono gli anni, ancora tante vie, momenti belli e anche molto brutti, sempre comunque tanta fatica , tanti chilometri e sempre di corsa.
A distanza di molti anni penso ancora a quella via, non l?ho ripetuta, anche se potevo farla senza problemi. Sinceramente non mi sento, ora, di dargli delle colpe. Assolutamente. I passi duri li ha fatti Lui, i ch sono tutti suoi, e poi noi facemmo solo pochi tiri e forse neanche dove passo?Lui. Non ha colpe. Io, stato un fesso e basta. Ma perdere quella via mi e? dispiaciuto. Quella Montagna e? la piu? bella che ci sia. Anche adesso, che ho appena finito di giocare davanti alla stube con il mio bambino, e fuori il cielo e? stellato ed e? tutto bianco, ho pensato a quella via. Non sempre ma qualche volta mi capita. Quando racconto ai miei bambini le storie dei miei bivacchi oppure quando gli racconto che sono partito con il sole e sono uscito in vetta con la neve e Loro ridono e mi dicono che sono vecchio e matto, ecco, anche in quei momenti penso a quella via.
Non gli porto rancore, Lui ha fatto quello che tutti i grandi Alpinisti devono fare, pensare solo alle vie e andare diritti per la Loro strada senza guardare in faccia nessuno.
Lui e? stato un Grande, un Grandissimo. Mi e? anche dispiaciuto di non avergli piu? parlato. Oramai e? tardi. Lui ha avuto piu? sfortuna di me?.Io posso giocare con i miei figli, e? bellissimo, tutto il resto non e? piu? cosi importante, Ma quella via mi restera? sempre nel Cuore.
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Ed? solo un piccolo racconto in una fredda serata d?inverno. I bambini stanno dormendo e io sono appena uscito a prendere legna, l?aria muove un po? la neve, nel bosco ho sentito i caprioli. Forse domani nevica ancora. Ho gli sci nuovi da skating, domani li provo.

