Partenza da Roma alle cinque e mezza di mattina. Buio. Caffè in autostrada confuso in mezzo ai cacciatori. Poi curve, tante curve, paesetti e l'inizio della strada che porta al Pian di Rascino. Accanto a un fontanile nuovo di zecca sale a destra una forestale. Su a piedi, in tempo per i primi raggi di sole che illuminano questo paradiso profanato solo dalle
doppiette.
Lunga camminata per il bosco (trovato un ovolo!) fino a dei pratoni. L'area è davvero sconfinata. La domenica seguente sarà una mattanza di cinghiali: è organizzata una battuta. Riprendo la macchina e faccio un lunghissimo giro via Torninparte e Antrodoco, dove compro
dei bellissimi cestini di vimini, buoni per i regali di Natale. Invece di continuare verso Rieti, ritorno per Flamignano e mi ritrovo alle 14 indeciso se mangiare un boccone a Borgorose. Ma il tempo è bello e caldo.
Per l'ennesima volta vedo l'imbocco della Valle di Teve. L'avrò guardato mille volte, scendendo in autostrada dall'ultima galleria prima della valle del Salto. Questa è la volta buona per andare a dare un'occhiata.
Sono anche curioso di scoprire finalmente Cartore e il suo leggendario unico abitante.
La sterrata passa sotto l'autostrada A24 e si dirige con qualche curva verso le pendici del Murolungo. Si stringe e rende problematico il passaggio di due auto. La cosa si fa comica quando si intravede un'Alfa 164 abbandonata in mezzo alla carreggiata. Fatico a passare sulla sinistra. Poi finalmente arrivo a Cartore accolto da un bel selciato e da signorili lampioncini. C'è movimento. Intravedo un signore, forse è lui il mitico. Parla con una signora. Più avanti a destra una casa ristrutturata, con prato decisamente all'inglese. Insomma, a Cartore - sarà anche sabato - c'è più vita del previsto.
Un'altra immagine del borghetto.
Superati un paio di maneggi, al limite di un pratone lascio la macchina e proseguo a piedi. L'imbocco della valle di Teve è là, evidentissimo.
Al cancello di ingresso, un'occhiata alle "grida" del Sindaco di Magliano dei Marsi. L'ultima in ordine di tempo riduce il divieto di transito per veicoli e pedoni al periodo dal 1° ottobre al 31 maggio. In precedenza, il divieto di transito era totale. E vedremo perchè. Faccio finta che sia giugno (forse anche luglio, data la temperatura di questo sabato di fine ottobre) ed entro nella valle di Teve. E' un trionfo di colori. La solitudine è totale.
Il sentiero appare dorato. Un antichissimo faggio mi tiene d'occhio. Altri lo faranno lungo il percorso.
Dopo pochi minuti ecco la conferma dei divieti di transito in valle. Simpatici massi in mezzo al sentiero.
Ed ecco, sulle pareti di fronte al Murolungo i segni della frana. Non è l'unica che si potrà vedere salendo, anche se senz'altro è la più eclatante.
Deve essere stata questa a provocare l'editto di chiusura totale al transito per la valle, poi mitigato come si è detto.
Si sale ancora e dopo una specie di "esse" il sentiero si avvicina a toccare la grande parete del Murolungo. Un altro faggio centenario fa da sentinella.
Si sudacchia ancora un po', ma ne vale la pena perchè la vista finalmente può spaziare una volta usciti dal fitto bosco. A destra niente di che, se non sfasciumi a go-go. A sinistra (N) invece la parete del Murolungo. Davvero bella e invitante (per chi sa e può).
Ora il sentiero prosegue in piano. Mi andrebbe di andare a vedere cosa c'è più avanti. Ma cominciano a essere le tre passate. Fra stamattina e oggi pomeriggio sono quasi cinque ore che scarpino. Mi tengo il resto per quest'inverno, quando ci farò una capatina con gli sci.
Oggi preannunciano che il freddo sta per arrivare. Beh, adieu autunno! E se mercoledi non avete proprio niente da fare, approfittatene per godervi lo spettacolo dorato della valle di Teve. Dopo, fra un po', comincerà quello bianco.
