I fogli pieni di formule di un esame andato bene, i fogli accartocciati di uno andato così così, appunti di lezioni, reliquie di momenti esaltanti e deprimenti, frammenti più o meno impolverati di amori e relazioni, feticci di sconfitte, trofei di vittorie, oggetti corrosi e arrugginiti che chissà per quale motivo sono finiti in fondo ad uno scaffale o un cassetto.
E' un bilancio della vita trascorsa fino a quel momento, un dare e avere da cui non sempre si esce in attivo, da cui non è per niente facile uscire. Tanta tristezza, tanti ricordi fra quei mucchi di carta ingiallita.
E' difficile selezionare i libri da portare, le carte da salvare e quelle da affidare pietosamente al saccone nero formato "condominiale" che poi quando te lo carichi sulle spalle sembri babbo natale piombato per sbaglio a fine giugno. Alcune carte si affidano al sacco con malinconia, altre con un vittorioso "vaffanculo"...nessuna è emotivamente neutra, tutte conservano dentro qualcosa.
Lo scegliere gli oggetti da portarsi dietro impone una loro valutazione emotiva: quali libri mi hanno dato di più? Quali ogni tanto sento il bisogno di leggere? Quali mi attirano ancora a distanza di anni?
E ci sono poi tante cose da fare, tanti nodi da sciogliere prima di andar via. Scartoffie e formalità burocratiche, il modulo per rottamare la vecchia auto incidentata, abbandonata dallo sfasciacarrozze da quasi 2 anni, il cambio di domicilio, nodi sentimentali più o meno facili da sciogliere, gli sci da fondo presi a nolo da riportare, le guerre con gli orari irrazionali degli uffici comunali...c'è una nota di malinconia e di distacco in tutto questo, un salutare dal finestrino del treno in partenza una città che non ci ha dato altro che un posto dove dormire, una scrivania dove buttare il sangue sui libri per sudarsi un esame, o dove passare le nottate cazzeggiando con gli amici su una chat.
Per natura mi sento più attaccato agli oggetti che alle persone e so che sentirò sicuramente la mancanza proprio di QUEL libro che ho lasciato sullo scaffale, di QUELLA penna che ho dimenticato sulla scrivania, di QUEL taccuino che è rimasto sepolto fra le tonnellate di carte-ricordi nel comodino.
E c'è poi l'incognita del viaggio, attraente e repellente, le mille novità, la nuova lingua, le potenzialità e le difficoltà, le ipotesi su sconfitte e trionfi.
E' buffo poter ricominciare tutto daccapo a 26 anni scegliendo quali "parti" di se portare via e quali abbandonare. E' buffo e forse è solo una grande illusione, come quando stai in parete e piazzi un dado che sei sicuro che non ti terrà, ma ti ci affidi ugualmente perchè non c'è di meglio.
E così, eccomi arrivato alle ultime cose, alle ultime voci del bilancio, con ancora un po' di faccende da sbrigare, alcuni nodi sciolti, altri da sciogliere, uno che forse non riuscirò a sciogliere mai, se non tagliandolo con 1600Km di distanza da un capo all'altro della corda...
Sto sospeso nel limbo, in questo pomeriggio afoso di fine giugno e mi conto sulla pelle vittorie e sconfitte e cerco di capire come diavolo fare a diventare una persona migliore e a non ripetere gli stessi errori.
E forse fra quattro anni starò ancora qui, con un titolo in più, un po' di chilometri macinati, fatiche chimiche affrontate, nuove vittorie, nuove sconfitte, nuove facce e rifarò un altro bilancio prima di partire di nuovo verso un posto lontano e sconosciuto, emigrante "di lusso" con la testa piena di nebbia.
Era solo uno sfogo...vado a potare i bonsai e poi a impacchettare ancora altre "cose"
