Mi chiedo come puo' una giornalista fare uno strafalcione del genere.






Non credo proprio che la ragazza, nonostante iltrauma le abbia detto una cosa per un 'altra, penso piuttosto che la giornalista non si sia presa nenche un appunto.
Leggete con attenzione e vediamo se riuscite a cogliere questo piccolo errore, forse vi servira' rileggerlo per riuscire a trovarlo.
Ciao.
Simone

P.S.: spero di non essere io a sbagliarmi altrimenti faccio proprio la figura del c******e








Domenica, 7 Agosto 2005
Dopo il delicato intervento alla testa, dall?ospedale di Vicenza Giulia Anzanel racconta il volo dalle Tre Cime di Lavaredo
«Tornerò a scalare le montagne»
A metà di un passaggio di IV grado: «Penso di avere mancato la presa e poi sono precipitata»
Oderzo
Tornerà a scalare le montagne. Dal suo letto d'ospedale a Vicenza dove fa la riabilitazione, Giulia Anzanel, 23enne di Faè, precipitata dalla Cima piccola di Lavaredo domenica 3 luglio, lo ripete ai genitori ed agli amici: «Tornerò ad arrampicarmi, la montagna è nel mio cuore». Quel terribile incidente va assumendo i contorni di un episodio da scrivere nel libro dei ricordi. Con l'aiuto dello zio Renato Val, la giovane ricostruisce quella drammatica giornata.
«Sabato, prima di andare a dormire - ricorda - con Giambattista (il compagno di cordata che ha allertato i soccorsi, ndr) eravamo rimasti a guardare le stelle. Mi ha mostrato il Carro dell'Orsa, la stella polare, Aldebaran che non conoscevo». L'indomani, di buon'ora, i due giovani partono per la scalata. «Delle Tre Cime - spiega Giulia - abbiamo scelto la Piccola. Il motivo è semplice: sulle altre due diversi scalatori erano andati avanti, c'era già abbastanza gente».
Giulia Anzanel, nonostante sia tanto giovane, è un'alpinista provetta. Ha frequentato la scuola di roccia del Cai di Oderzo, da diversi anni si arrampica. Per pagarsi l'attrezzatura necessaria ha fatto dei lavoretti qua e là.
«Avrei potuto laurearmi ancora quest'estate all'Università di Padova, ma ho optato per sessione autunnale. Se avessi discusso la tesi d'estate, mi sarei "persa" troppe montagne».
Partono, Giambattista è primo di cordata. Fanno una sosta, un'altra. Stavolta riparte Giulia, è lei prima. E' circa a metà di un passaggio di IV grado quando precipita. «Ricordo tutto benissimo fino ad un attimo prima della caduta, poi più nulla - sospira la giovane -. Non capisco cosa possa essere successo, forse ho mancato la presa. Forse il potassio con il quale mi ero cosparsa le mani non aveva aderito bene. Per scherzo ho chiesto a Giambattista se è tornato sulla Cima Piccola, a vedere se c'era l'impronta della mia mano, impressa grazie al potassio, sulla parete».
Trattenuta dalla corda, Giulia precipita per circa 4 metri, sbatte più volte la testa. Giambattista ha mantenuto sangue freddo. Con il cellulare che prende subito la linea chiama i soccorsi. Arriva l'elicottero ma non li vede. Richiama il Suem, dalla centrale lo mettono in contatto con l'elicottero. Guidato dall'alpinista il velivolo raggiunge la cengia dov'è distesa Giulia. Sono circa le 10 del mattino. La imbarellano in parete, la portano a Belluno. L'ospedale è stato allertato, ma non ci sono neurochirurghi disponibili. Da Treviso, in elicottero, se ne alzano in volo due che raggiungono la città dolomitica. Alle 10.30 su Giulia inizia il delicato intervento per rimuovere l'ematoma che comprime il cervello. La giovane è tenuta in coma farmacologico fino al venerdì successivo, poi è dichiarata fuori pericolo. «Grazie, grazie di cuore a tutti» dice Giulia. Si aggiungono il papà Ilario, la mamma, lo zio Renato. «Grazie al Soccorso Alpino, all'ospedale di Belluno, a quanti ci hanno sostenuto» dicono i familiari. Adesso, a Vicenza, con la tenacia che la contraddistingue, Giulia si sta impegnando nella riabilitazione degli arti. Forse dovrà subire un intervento di ricostruzione alla testa. Le hanno tagliato i magnifici capelli che le arrivavano oltre le spalle. «Quando si è vista allo specchio - sorride lo zio Renato - ha esclamato: guarda che maschiaccio sembro!». Renato Val è convinto che l'intera vicenda sia un miracolo. Fortuna o miracolo chissà, a noi piace pensare che da lassù il Signore delle Cime abbia voluto dare una mano a questa ragazza innamorata delle Sue montagne.
Annalisa Fregonese