Jean Christophe Lafaille disperso sul Makalu

Alpinismo sulle Alpi ed extraeuropeo, ghiaccio, cascate ecc.

Messaggioda trivi » mer feb 01, 2006 19:09 pm

clod ha scritto:
Lo stesso La faille infatti, come molti ricorderanno, nel 1992 fu protagonista sulla parete sud dell'Annapurna di un incredibile ?ritorno alla vita? dopo 5 giorni di solitaria lotta. Una strenua battaglia combattuta con un braccio ferito e dopo aver perso Pierre Beghin, suo compagno in quella avventura. Ecco, ancora una volta in queste ore e giorni di attesa non resta che aggrapparsi ad un altro di questi "possibili" miracoli


Da planetmountain.com


Qualcuno sa dirmi qualcosa in più di questa vicenda?


avevo letto questo

http://www.alpinia.net/libri/verticale/ ... eghin.html
...E riempire la vita di vita, e non di attesa. (Buzz)

Ho qualcosa da dire, ma non so bene cosa
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Messaggioda Maurizio » mer feb 01, 2006 19:13 pm

Buzz ha scritto:quilodico che altro c'è da aggiungere?

particolari non se ne sapranno
e comunque nulla aggiungeranno o toglieranno alla questione

il topic "tecnico" è finito. punto.

è iniziata la discussione

perchè, a differenza dell'anonimo escursionista in grignetta di cui parla donatello e di cui so ora per la prima volta che è morto e null'altro saprò,
lafaille era un personaggio pubblico

e di lafaille conoscevo le sue idee (almeno quelle che esternava pubblicamente) il suo modo di essere
quindi la sua morte mi tocca di più di quella di un perfetto sconosciuto

per cui è normale che tale fatto ispiri qualche riflessione, pensando a chi resta, soprattutto... perchè sono domande che ognuno di noi, specie chi ha un figlio, prima o poi si è fatto.

e se qualcuno le considera fregnacce metafisiche, mi dispiace sinceramente per lui, ma non le leggesse e non ne sarà toccato
non è obbligato.

lafaille è morto,
lo conoscevamo abbastanza da esserne toccati
ma non così da vicino da essere sopraffatti dal dolore
aldilà della retorica ... (sul ng ho letto cose tipo "onore all'alpinista lafaille... per fortuna qui no...)

e quando è così, gli uomini che hanno un cervello, a volte, lo usano per interrogarsi, e interloquiscono.

A chi da fastidio, basta che si allontani.


grande intervento Buzz, altrimenti il forum non servirebbe. Comunque ogni volta capita così, non c'è niente da fare... :cry:

Comunque mi sembra che la moglie Katia in poche parole abbia condensato molti pensieri che ho letto qui.
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Messaggioda clod » mer feb 01, 2006 19:16 pm

mrt 88 ha scritto:
clod ha scritto:
Lo stesso La faille infatti, come molti ricorderanno, nel 1992 fu protagonista sulla parete sud dell'Annapurna di un incredibile ?ritorno alla vita? dopo 5 giorni di solitaria lotta. Una strenua battaglia combattuta con un braccio ferito e dopo aver perso Pierre Beghin, suo compagno in quella avventura. Ecco, ancora una volta in queste ore e giorni di attesa non resta che aggrapparsi ad un altro di questi "possibili" miracoli


Da planetmountain.com


Qualcuno sa dirmi qualcosa in più di questa vicenda?


riassumo brevemente:

nel 1992 JC lafaille e Pierre Beghin tentano una nuova via sulla parete sud dell'annapurna.
dopo alcuni giorni di bel tempo arriva la tempesta e cominciano a scendere.
dopo varie doppie, a circa 7200 metri, beghin piazza un friend in una fessura e comincia a calarsi, quando arriva su un pendio di neve meno inclinato, scarica l'ancoraggio, che salta fuori. pierre vola per 1500 metri,
portandosi dietro corde e ferri....

rendendosi conto che non poteva fare altro, JC comincia a scendere.
e la discesa è piena di disavventure, come ad esempio la perdita di un rampone, che miracolosamente si ferma 150 metri più sotto; oppure appunto il sasso che lo colpisce e gli frattura il braccio.
dopo cinque giorni dal giorno dell'incidente JC riesce finalmente a raggiungere la crepaccia terminale e il ghiacciaio.

:? 8O
Ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio.



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Messaggioda massimogi » mer feb 01, 2006 19:39 pm

dico la mia, perchè è un tema che mi tocca....

quoto in particolare tono ed interventi di marco anghileri e roberto nel merito, ma sottoscrivo anche l'osservazione di buzz sulla forma e il contenuto di questo topic

mio padre è morto mentre arrampicavamo insieme quando io avevo sedici anni, ho ripreso dopo due anni ad andare in montagna oggi ne ho quaranta ed un figlio di 11

non ho voglia di mettere in piazza parti troppo intime, ma mi sento di dire che nonostante siano passati 25 anni da quel giorno ne sento ancora il dolore forte ed intenso... e nessuna passione giustifica proseguire il percorso senza tuo padre. quindi chi resta, a maggior ragione se ha 5 anni, comunque soffre... e forse un domani non gli fregherà niente o poco se suo padre era un grande ma gli fregherà non averlo avuto vicino quando lo avrebbe voluto...

ho continuato ad andare in montagna, mi prendo a volte i miei rischi, perchè so che non potrei stare senza quell'ambiente e se io sono io e cedo energia positiva a chi mi sta intorno figlio compreso lo sono anche perchè scalo...

ma devo dire che da quando c'è mio figlio me li prendo con un bel margine e cose dove l'imponderabile è assai elevato le evito con cura... mentre ho imparato assi di più a godermi anche una gita di scialpinismo tranquilla una arrampicata facile o una gita nel bosco innevato, cose che prima mi sembravano da "borsone"


poi sono perfettamente conscio che si può morire perchè il c******e di turno sta guardando dall'atra parte mentre attraversi sulle zebre, così come nel 99 ho rischiato di lasciarci la pelle per una malattia, ... ma il mio dilemma etico è quello di evitare di infilarmi in cose dove potrei andarmene per seguire - egoisticamente - una mia passione...

ora so che si potrebbe scatenare la diatriba su dove finisce l'imponderabile e dove inizia il prevedibile evitabile, perchè poi magari morirò su un monotiro spittato per aver fatto male il nodo... ma allora quello lo ascrivo al destino... se vado sull'everest da solo d'inverno in mutande ho deliberatamente messo in conto di lasciare mio figlio da solo.

non giudico. e di fronte a lafaille che forse se ne è andato, rimango in muto e rispettoso silenzio.

io non lo farei.

max
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Messaggioda Maurizio » mer feb 01, 2006 20:03 pm

...visto che si ribalta la questione dal punto di vista dei figli, dico anch'io qualcosa sull'intervento di Massimo.
Anche io ho avuto un padre speciale a cui devo molto. Ho passato con lui i 5 anni più belli ed intensi della mia vita, in giro per le montagne. Tanto intensi che hanno cancellato i ricordi della mia prima infanzia, e non sto scherzando. Però se n'è andato stroncato da una malattia, in tre mesi, perchè aveva il vizio di fumare.
Ebbene non ho mai pensato che questo sia stato meglio che perderlo in montagna...per me è stato comunque un grande esempio.

ciao

Maurizio
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Messaggioda massimogi » mer feb 01, 2006 20:08 pm

spero di non essere stato frainteso....

non rimprovero nulla a mio padre, ed anche lui mi ha dato e lasciato moltissimo in giro per monti, in pianura e sottacqua, ma è poi stata molto dura senza ....

non ne faccio una questione di montagna... ma di scelte consapevoli. anche il fumo può essere una passione o un semplice vizio pericoloso ...

dico solop che io oggi, dalla parte del padre... mi pongo molte domande, e ben precisi paletti su cui arginare la mia passione
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Messaggioda Maurizio » mer feb 01, 2006 20:19 pm

massimogi ha scritto:spero di non essere stato frainteso....

non rimprovero nulla a mio padre, ed anche lui mi ha dato e lasciato moltissimo in giro per monti, in pianura e sottacqua, ma è poi stata molto dura senza ....

non ne faccio una questione di montagna... ma di scelte consapevoli. anche il fumo può essere una passione o un semplice vizio pericoloso ...

dico solop che io oggi, dalla parte del padre... mi pongo molte domande, e ben precisi paletti su cui arginare la mia passione



...tranquillo, non ti ho frainteso...e anche io faccio la stessa cosa (i paletti, intendo)

ciao
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Messaggioda Roberto » mer feb 01, 2006 20:29 pm

Va bene, visto che siamo nell'odine delle confidenze, come Massimo e Maurizio, anche io ho un conto chiuso in anticipo e male con mio padre, morto giovane per malattia.
Una persona amata da tutti, con un carisma esagerato, che aveva troppo da fare per la famiglia e che ha rimandato per tutta la sua breve vita, il momento di dedicarcisi.
Questa "mancanza" mi ha segnato profondamente ed è per questo che, insieme a mia moglie, ho deciso di adottare un figlio: sentivo il bisogno di fare quello che non ha potuto fare mio padre... il padre, appunto.
Ma un ostacolo si frappone a questa mia esigenza di paternità: la mia sete di montagna, che mi prende a tal punto da farmi dimenticare i miei doveri.
Non riesco a prendere le distanze, a guardare con serenità l'alpinismo, continuo a perdermi appresso a nuovi progetti e sogni, dico sempre che questa è l'ultima, ma mi ritrovo a studiare la prossima salita lontano da casa.
Come è possibile che una passione possa portare lontano dai propri doveri?
Io mi do una risposta vecchia, semplicistica, ovvia: l'alpinismo, ad un certo punto, può diventare una droga, le dosi non bastano più e ogni volta si cerca un effetto più forte.
Per questo, volenti o nolenti, alpinisti famosi si trovano a fare sfide sempre più ardue, dimentichi di tutto e tutti, disposti a mettere in gioco ogni cosa, compresa la serenità di chi li ama, completamete assuefatti alla dipendenza da alpinismo.
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Messaggioda Buzz » mer feb 01, 2006 22:14 pm

belle parole, quelle che mi precedono, tutte.
e che come padre so cosa significhino.
non mi sento di aggiungere nulla se non sottolineare quello che ha già detto massimo

massimo rispetto, comunque, per chi (apparentemente) sembra fare una scelta diversa, nella fattispecie Lafaille, da cui è nato il topic.

ho iniziato questo discorso, questa mattina, proprio con un pensiero per il figlio di cinque anni che crescerà senza il padre,
ed è forte la sensazione di compassione.

tuttavia nessun giudizio sull'uomo JCLafaille. Rispetto.
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Messaggioda Davide62 » mer feb 01, 2006 22:38 pm

Ciao
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Messaggioda dags1972 » mer feb 01, 2006 22:49 pm

Marco Anghileri ha scritto:discorsi difficili e molto soggettivi

io credo che le paure molto spesso salvano

prima d'avere un figlio, quando avevo paura era paura per chi mi voleva bene certo ma soprattutto era paura per me
dopo l'arrivo di mio figlio la paura si è trasformata quasi unicamente in paura per lui
- paura che se dovesse capitarmi qualcosa non mi avrebbe più e non per scelta sua
- paura che anche con tutte le parole del mondo nessuno riuscirebbe a fargli capire perchè il suo papà non c'è più
- paura di vederlo cercarmi come fa ma senza possibilità di conforto
- paura di vederlo rassegnato
- paura di saperlo triste
- paura di...
- paura per...

ora quando vado in montagna evito certe situazioni perchè queste paure non me le farebbero più godere com'è giusto che sia...
ognuno ascolta le proprie paure e ne ricava le proprie scelte...

credo che l'importante sia non dimenticarsi che l'avere un figlio è una scelta propria e non del figlio.

mi dispiace moltissimo per J.C. che conosco ed ammiro
ma un pensiero fortissimo lo rivolgo alla famiglia ed al piccolo di 5 anni al quale possiamo solo dirgli "sii forte"


belle parole che condivido e penso che chiunque da padre si sia posto questi pensieri...e viene da chiedersi quali sia l'estremo fino al quale spingersi...non serve andare in Hymalaya per morire travolti da una valanga , o di ipotermia o scivolando sulla via del ritorno.... basta andare al colle del Galibier, o sull'Aiona o scendere dall'Argentera dopo aver salito il Lourusa .... a un mio amico fresco sposo è capitato ...era una salita al suo limite anzi la prima vera salita, ma era fattibile per lui nulla di estremo eppure è morto a 10 minuti dal rifugio...anche per lui a chiedersi se ne valeva la pena...purtroppo è capitato
tanti saluti e buone salite a tutti
Alberto Giacomo Letizia Elena e Daniele
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Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire
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Al diavolo il futuro, nel futuro siamo tutti morti
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Messaggioda jonni74 » gio feb 02, 2006 9:23 am

Buzz ha scritto:quilodico che altro c'è da aggiungere?

particolari non se ne sapranno
e comunque nulla aggiungeranno o toglieranno alla questione

il topic "tecnico" è finito. punto.

è iniziata la discussione

perchè, a differenza dell'anonimo escursionista in grignetta di cui parla donatello e di cui so ora per la prima volta che è morto e null'altro saprò,
lafaille era un personaggio pubblico

e di lafaille conoscevo le sue idee (almeno quelle che esternava pubblicamente) il suo modo di essere
quindi la sua morte mi tocca di più di quella di un perfetto sconosciuto

per cui è normale che tale fatto ispiri qualche riflessione, pensando a chi resta, soprattutto... perchè sono domande che ognuno di noi, specie chi ha un figlio, prima o poi si è fatto.

e se qualcuno le considera fregnacce metafisiche, mi dispiace sinceramente per lui, ma non le leggesse e non ne sarà toccato
non è obbligato.

lafaille è morto,
lo conoscevamo abbastanza da esserne toccati
ma non così da vicino da essere sopraffatti dal dolore
aldilà della retorica ... (sul ng ho letto cose tipo "onore all'alpinista lafaille... per fortuna qui no...)

e quando è così, gli uomini che hanno un cervello, a volte, lo usano per interrogarsi, e interloquiscono.

A chi da fastidio, basta che si allontani.


Perfettamente in linea con il tuo pensiero.

Gio :arrow: :arrow: :arrow:

P.S. Qui si è parlato dell'incidente di domenica in grignetta. http://www.forum.planetmountain.com/php ... hp?t=17482
"Ho dormito troppo a lungo senza di te, ho consumato molte anime innocenti ma non posso consumare la tua, perché? io vedo l?inferno nei tuoi occhi"
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Messaggioda Earon » gio feb 02, 2006 10:42 am

un pensiero...
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Messaggioda alberto60 » gio feb 02, 2006 11:31 am

Buzz ha scritto:io voglio sperare che "fregnacce e pagliacciate" fosse riferito alla pagina col regolamento delle competizioni su ghiaccio

non condivido assolutamente né il tono né il contesto
però perlomeno avrebbe una logica

se invece fosse riferita alla discussione su questo topic ...

aspetto conferma, poi dirò perchè non sono d'accordo (per usare un eufemismo)


Vedo che tu hai capito.
Muore un grande alpinista, ma prima di tutto un uomo, e si continua a parlare in prima pagina di gare e regolamenti.
E' avvilente.
Alberto
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Messaggioda Jocondor » gio feb 02, 2006 11:39 am

Non so molto di JC, ma mi dispiace; non tanto per lui, quanto per la sua coraggiosa e forte moglie, ed i figli.

Il tema "famiglia e responsabilità" mi tocca parecchio.

In passato ho fatto le mie salite migliori con mia moglie, legati alla stessa corda. :lol:

Due anni fa mi sono trovato a soccorrere una giovane donna: suo marito era scivolato giù da un canale ghiacciato sotto i nostri occhi :cry:

Le ho chiesto: avete figli?

Da allora non accetto più per principio di condividere con mia moglie (e naturalmente con le figlie) un rischio maggiore che quello di una guida attenta e responsabile quando si viaggia in auto, e cioè, purtroppo, spessissimo.

Di solito preferisco andare in montagna con altri "padri di famiglia" perchè ritengo che i giovani siano più scavezzacolli ed accettino rischi eccessivi.

Ma la domanda è: se me lo chiedesse, accetterei di portare mia figlia Francesca, di anni 14, su una salita impegnativa e rischiosa?

Non so rispondere
...devi imparare a leggere, oppure il tuo cervello è bruciato......
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Messaggioda bummi » gio feb 02, 2006 11:51 am

Jocondor ha scritto:...
Ma la domanda è: se me lo chiedesse, accetterei di portare mia figlia Francesca, di anni 14, su una salita impegnativa e rischiosa?

Non so rispondere


A mio modo di vedere non è tanto il "cosa" si va a fare ma il "come". Cerca di trasmettere a tua figlia tutta la tua conoscenza e mettila in grado di scegliere in futuro consapevolmente quello che fa. Secondo me questo è quello che un genitore dovrebbe cercare di fare. Educare è soprattutto dare una buona base sulla quale in futuro i nostri figli possano elaborare delle idee proprie.
Quando tua figlia sarà abbastanza grande per capire ed elaborare una sua opinione lo potrà fare. Se un giorno vorrà fare una determinata via la sua sarà sicuramente una scelta pericolosa ma almeno ne sarà consapevole.
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Messaggioda peacks » gio feb 02, 2006 20:09 pm

...un pensiero per laffaile!!!

Andrea :(
Let me please introduce myself /
I'm a man of wealth and taste /
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Messaggioda marinoroma » gio feb 02, 2006 20:38 pm

mi arrendo alla quasi evidenza...
http://www.edicom.ch/news/sports/060202133448.th.shtml


Lafaille era riuscito ad impersonare quanto e forse piu' Berhault il mito sovraumano di invincibilità. Vi ricordavate come lo chiamavano ? Berocop, niente poteva toccarlo, lo si credeva praticamente immortale eppure una cornice non guarda in faccia nessuno....

JC anche, mi ero abituato a vederlo sempre vittorioso, sempre di ritorno e sempre pacatamente convintissimo dei propri mezzi, mi disarmava e mi seduceva, aldilà dell'enorme ammirazione per le sue imprese, questo sua unicità, una deviazione dal magma del destino....

un pensiero alla sua famiglia

PS
mi ha anche molto colpito il racconto di Massimogi, mi ha ricordato la frase di Bonington che l'andare in montagna lo rendeva un pessimo padre perche partiva ed allo stesso tempo un buon padre perché solo in montagna si realizzava come uomo e quindi padre.
so che prima o poi mi trovero' ad avere a che fare con le stesse scelte di massimo e che la risposta salda e certa non ce l'ho ....
Ultima modifica di marinoroma il lun feb 06, 2006 15:18 pm, modificato 1 volta in totale.
....no, non ora, non qui, questa pingue immane frana....
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Messaggioda Silvio » gio feb 02, 2006 20:48 pm

un pensiero anche da me.
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Messaggioda cornacchione » ven feb 03, 2006 9:43 am

conobbi lafaille una quindicina di anni fa, al bivacco de col de la fourche, che lui aveva raggiunto per salire, in solitaria, una via molto difficile al pilier d'angle.
allora era molto giovane ma già conosciuto a chamonix.
noi, poveri (...in tutti i sensi!) alpinisti milanesi in cerca di emozioni sulla parete della brenva, nemmeno ne avevamo sentito parlare.
ma dal suo ingresso nel bivacco era quasi palpabile l'energia che sprizzava dal suo corpo; fisicamente, era l'esatto contrario di ciò che uno si aspetterebbe.
ma ciò che soprattutto ci colpì fu la sua timidezza e il timore con cui ci comunicò il suo programma per il pilier, quasi sussurrato a bassa voce come a non voler distruggere un sogno ancora da realizzarsi.
allora, come rarissimamente capita nella vita, ebbi la netta sensazione di aver conosciuto una persona eccezionale.
ciao jean.
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