Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda s » mar gen 10, 2006 19:47 pm

Enzolino ha scritto: secondo certi psicanalisti gli alpinisti esprimono, attraverso la loro attivita', un inconscio desiderio di morte ... quando a me pare proprio il contrario ... essi esprimono un forte desiderio di vita ...

Ciao :wink:

Lorenzo


IDEONA! non esprimono un inconscio desiderio di morte, ma al contrario esprimono un forte desiderio di vita... ESORCIZZANDO LA MORTE E LA PAURA DELLA MORTE.

è un esorcismo, e ciascuno ne senta il bisogno lo esercita nella attività che meglio lo rappresenta secondo la sua sensibilità: per me, quando ho iniziato a scalare poteva anche essere una spittatura un po' lunga :oops: ), per qualcun'altro sarà fare immersioni in apnea, per altri...
ovviamente restano tagliate fuori tutte le attività sportive massacranti ma non necessariamente pericolose, come fare una maratona.
Ultima modifica di s il mar gen 10, 2006 23:31 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda alexzappa » mar gen 10, 2006 22:12 pm

Molto meno poeticamente: da "drogati" di montagna non potrebbe essere semplicemente una ricerca (più o meno inconscia) di una scarica di adrenalina sempre più forte?
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Messaggioda Zio Vare » mar gen 10, 2006 22:15 pm

alexzappa ha scritto:Molto meno poeticamente: da "drogati" di montagna non potrebbe essere semplicemente una ricerca (più o meno inconscia) di una scarica di adrenalina sempre più forte?

Non credo che l'escursionismo sia un forte apportatore di adrenalina, ma dà un appagamento mentale, fisico, paesaggistico, estetico. Ci rientra di tutto. Non è solo una questione di brivido da adrenalina.
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Messaggioda clod » mar gen 10, 2006 22:39 pm

Zio Vare ha scritto:
alexzappa ha scritto:Molto meno poeticamente: da "drogati" di montagna non potrebbe essere semplicemente una ricerca (più o meno inconscia) di una scarica di adrenalina sempre più forte?

Non credo che l'escursionismo sia un forte apportatore di adrenalina, ma dà un appagamento mentale, fisico, paesaggistico, estetico. Ci rientra di tutto. Non è solo una questione di brivido da adrenalina.


E se all'adrenalina ci aggiungiamo l'endorfina?

Io una certa dipendenza da queste due cose ce l'ho, innegabile. Poi come già detto c'è altro.

Oltretutto ho visto che spesso mi rende di più studiare un pomeriggio dopo aver arrmpicato la mattina, che studiare una giornata intera. I
Ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio.



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Messaggioda sciallù » mar gen 10, 2006 22:41 pm

Oltretutto ho visto che spesso mi rende di più studiare un pomeriggio dopo aver arrmpicato la mattina, che studiare una giornata intera. I

niente di più vero :wink:
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Messaggioda alexzappa » mer gen 11, 2006 20:43 pm

clod ha scritto:
Zio Vare ha scritto:
alexzappa ha scritto:Molto meno poeticamente: da "drogati" di montagna non potrebbe essere semplicemente una ricerca (più o meno inconscia) di una scarica di adrenalina sempre più forte?

Non credo che l'escursionismo sia un forte apportatore di adrenalina, ma dà un appagamento mentale, fisico, paesaggistico, estetico. Ci rientra di tutto. Non è solo una questione di brivido da adrenalina.


E se all'adrenalina ci aggiungiamo l'endorfina?

Io una certa dipendenza da queste due cose ce l'ho, innegabile. Poi come già detto c'è altro.

Oltretutto ho visto che spesso mi rende di più studiare un pomeriggio dopo aver arrmpicato la mattina, che studiare una giornata intera. I


Io la dipendenza da endorfine la sento eccome

Non mi riferivo tanto all'escursionismo puro e semplice ma più ad un'escalation verso attività psicologicamente sempre più impegnative, per esempio: ferrate - falesia - arrampicata di più tiri a spit - arrampicata in montagna - arrampicata su ghiaccio - pareti nord - alta quota.....etc
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Messaggioda cozza » mer gen 11, 2006 21:21 pm

A me piace questa risposta (che ovviamente non è una risposta vera, ma tira fuori la mancanza di senso che a ben guardare sta in ogni attività umana che non sia alimentarsi, defecare e riprodursi)

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Messaggioda Roberto » mer gen 11, 2006 21:26 pm

Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.
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Messaggioda KAZAN1975 » mer gen 11, 2006 21:26 pm

alexzappa ha scritto:
clod ha scritto:
Zio Vare ha scritto:
alexzappa ha scritto:Molto meno poeticamente: da "drogati" di montagna non potrebbe essere semplicemente una ricerca (più o meno inconscia) di una scarica di adrenalina sempre più forte?

Non credo che l'escursionismo sia un forte apportatore di adrenalina, ma dà un appagamento mentale, fisico, paesaggistico, estetico. Ci rientra di tutto. Non è solo una questione di brivido da adrenalina.


E se all'adrenalina ci aggiungiamo l'endorfina?

Io una certa dipendenza da queste due cose ce l'ho, innegabile. Poi come già detto c'è altro.

Oltretutto ho visto che spesso mi rende di più studiare un pomeriggio dopo aver arrmpicato la mattina, che studiare una giornata intera. I


Io la dipendenza da endorfine la sento eccome

Non mi riferivo tanto all'escursionismo puro e semplice ma più ad un'escalation verso attività psicologicamente sempre più impegnative, per esempio: ferrate - falesia - arrampicata di più tiri a spit - arrampicata in montagna - arrampicata su ghiaccio - pareti nord - alta quota.....etc

dimentichi il bungee-jumping senza corda.... :twisted: :twisted:
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Messaggioda *MEMO* » gio gen 12, 2006 0:39 am

Roberto ha scritto:Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.


Come parte in causa, io ho provato e provo sensazioni diverse. Se la mia attivita' alpinistica e sotto il mio limite, il piacere di praticarla e' immediato, la mia attenzione non e' rivolta al pericolo, al passaggio, al chiodo lontano ecc, alla ondizione di sofferenza fisica e mentale, ma assaporo pienamente la mia presenza in un qualche cosa che ho coscientemente scielto, conscio del PIACERE IMMEDIATO che avrei provato.
Se vado verso il mio limite la situazione, ILO MIO STATO MENTALE, cambia radicalmente, nonn trovo piu' piacere immediato nel fare cio che sto faciendo, ma ne soffro, arrivando al limite in cui dico. adesso basta, torno a casa...
Poi i gg successivi razionalizzo cosa ho fatto, per stabilire, inconsciamente e non, il punto della mia esperienza, da riutilizzarlo la volta successiva dove trovandomi nella stessa situazione, la stessa( dicasi allenamento ecc,) mi faraa' ritrovare il piacere di cio' che sto facendo, per poi fare il successivo passo per una esperienza PIU' FORTE.
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Messaggioda Enzolino » gio gen 12, 2006 10:49 am

Roberto ha scritto:Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.
Invece per me le emozioni sono belle prima, durante e dopo la scalata. A volte la strizza me la godo, cosi' come i momenti in cui salgo a molti metri dalla protezione, contemplo il paesaggio mentre assicuro un'amico, soffro la disidratazione ... godo anche le notti fredde, schifose e bagnate, perche' so che non potranno durare un'eternita' e, anche nel disagio, rimangono comunque momenti speciali ...

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda Roberto » gio gen 12, 2006 11:08 am

Enzolino ha scritto:
Roberto ha scritto:Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.
Invece per me le emozioni sono belle prima, durante e dopo la scalata. A volte la strizza me la godo, cosi' come i momenti in cui salgo a molti metri dalla protezione, contemplo il paesaggio mentre assicuro un'amico, soffro la disidratazione ... godo anche le notti fredde, schifose e bagnate, perche' so che non potranno durare un'eternita' e, anche nel disagio, rimangono comunque momenti speciali ...

Ciao :wink:

Lorenzo
Masochista? :wink:
No scherzo, capisco il tuo atteggiamento, ma per me è così finchè ho un minimo di certezza, se sento che il chiodo lontano è uno "stimolo", ma nella realtà dei fatti, so che non potrò mai cadere.
Però mi accade di trovarmi in situazioni particolari, in ambienti severi ed anche se tutto sembra sotto controllo, una vocetta mi ricorda che non posso sbagliare e non tutto dipende da me. Allora capisco che la mia è una sfida, che troppe volte mi sono messo in gioco e che le probabilità di un accidente aumentano ogni volta.
A questo punto non mi diverto più, sento che il mio posto è un altro, che ho dei doveri verso altri, che invece sacrifico a questa mia passione insana ed innata per l'alpinismo.
Poi torno a casa e Giuggi, da bambina qual'è, mi chiede serafica: "Ti sei divertito papà?", ed io non so che dirgli, perché non mi sono affatto divertito, anche se mi sento totalmente soddisfatto della salita, seppur mai appagato.
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Messaggioda Roberto » gio gen 12, 2006 11:10 am

*MEMO* ha scritto:
Roberto ha scritto:Le emozioni forti che si hanno in montagna sono belle solo il giorno dopo, al sicuro, passata la strizza, al momento c'è solo tensione e concentrazione, mista allo sconforto di essersi imbarcati nell'ennesima esagerazione.


Come parte in causa, io ho provato e provo sensazioni diverse. Se la mia attivita' alpinistica e sotto il mio limite, il piacere di praticarla e' immediato, la mia attenzione non e' rivolta al pericolo, al passaggio, al chiodo lontano ecc, alla ondizione di sofferenza fisica e mentale, ma assaporo pienamente la mia presenza in un qualche cosa che ho coscientemente scielto, conscio del PIACERE IMMEDIATO che avrei provato.
Se vado verso il mio limite la situazione, ILO MIO STATO MENTALE, cambia radicalmente, nonn trovo piu' piacere immediato nel fare cio che sto faciendo, ma ne soffro, arrivando al limite in cui dico. adesso basta, torno a casa...
Poi i gg successivi razionalizzo cosa ho fatto, per stabilire, inconsciamente e non, il punto della mia esperienza, da riutilizzarlo la volta successiva dove trovandomi nella stessa situazione, la stessa( dicasi allenamento ecc,) mi faraa' ritrovare il piacere di cio' che sto facendo, per poi fare il successivo passo per una esperienza PIU' FORTE.
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Vedo che in pratica sei daccordo con me :wink:
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Messaggioda AlbertAgort » gio gen 12, 2006 11:31 am

sempre con sta adrenalina...

per alcuni alpinisti (ma si, sono alpinisti pure loro)la propria attività si finalizza a un contatto intimo con la natura, filosofeggiamente un

"partecipare della natura"

Vedere una cima e desiderare di salirla per vedere come si sta lassu, che sia da farci una normale di 0 o di 5° o di 7°

Adorare e temere la montagna e sentire che ti dice "omino , vacci piano"

Poi cè il lato negativo, meno romantico, quello che ti dice di salire per una via invece che per un altra perchè è + figo, ma forse è un lato che non verrebbe a galla se le montagne fossero frequentate solo da pochi

Inoltre a volte subentra anche il desiderio di arrampicata, del gesto di mettersi a diedro e di mettere protezioni .

Da parte mia le uscite più belle sono state le vie aperte e le escursioni impegnative su cime poco conosciute o pochissimo frequentate, in cui magari da soli o in compagnia di un amico "non -alpinista", senti veramente che la montagna ti avvolge

Mentre altre vie, magari frequentate e classiche, magari percorse con una costante tensione, non mi hanno dato niente, anzi :(

E il desiderio di mettersi alla prova, di provare un pò di paura...è proprio l'ultima cosa
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Messaggioda paolo75 » gio gen 12, 2006 12:03 pm

Non credo che si vada in montagna per provare paura, e nessuno l'ha mai detto, in questa discussione.
Al limite ci si potrebbe interrogare sui meccanismi inconsci, che ci spingono a cercare situazioni di rischio in cui la paura diventa una componente del piacere che ricaviamo da queste attività.
Chi non ha certe pulsioni continua tranquillamente a vivere la montagna nel modo più rilassante possibile, e secondo me è bellissima anche così, con le semplici escursioni o arrampicate facili e tutto sommato sicure.
Conosco amici che vivono la montagna in questo modo da molti più anni di me, e non sentono il desiderio di andare "oltre", invece, parlando della mia esperienza personale, dopo aevr camminato ho sentito il desiderio di arrampicare, poi di provare a fare ghiaccio, e guardare una cima mi fa venire subito una gran voglia di salirci, e di mettermi quindi nelle condizioni di poterlo fare.
C'è un che di infantile, in questo che facciamo, nel senso migliore: è un'essere continamente a caccia di nuovi sogni, di nuovi giochi, e l'inseguire i nostri sogni anche su pareti ghiacciate ci permette di considerare le sofferenze come un piccolo pegno che dobbiamo pagare, e che fa parte del gioco ma non ne costituisce l'obbiettivo.
D'altra parte, i sogni per definizione non sono mai realizzabili, altrimenti smetterebbero di essere tali, e di affascinarci per questo, quindi la ricerca è interminabile, e si ritorna di nuovo nel discorso dell'insoddisfazione "esistenziale", cioè non legata ad una situazione contingente, ma piuttosto facente parte del modo di essere di chi fa alpinismo (ahimè, allora mi devo escludere dalla lista :roll: ).
Ecco, comunque credo che il divertimento, il godimento sia in questo, nell'inseguire i propri desideri, nell'idea, più che negli atti che compiamo, non nello stare al freddo e all'ombra a spicozzare, ma nell'illusione della conquista, nel piacere di raggiungere l'obbiettivo che, visto dal basso, sembrava inarrivabile, nell'inseguire un sogno, piccolo o grande, e nel sentirsi in questo superiori a ciò che si è (non noi come singoli individui, ma piuttosto come specie, il discorso vale in generale).
E' la lotta prometeica dell'uomo che vuole assomigliare a un dio, in fondo.
Poveri fatti, povere cose, non ci sono, esistono solo interpretazioni. (Nietzsche)
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Messaggioda supergiovane » gio gen 12, 2006 13:02 pm

Mi permetto di consigliarvi un libro che può aiutare a trovare risposte in merito:

"Mal di montagna", di Enrico Camanni, Ed. CDA-Vivalda, Collana 'I Licheni'

Si legge velocemente, anche se poi non si smette di riprenderlo in mano...

Per quanto mi riguarda, non so spiegare perchè vado in montagna. Ma quando ci vado lo capisco, ma poi non so spiegarlo. Forse perchè non è razionalizzabile
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Messaggioda Maxxo » gio gen 12, 2006 13:06 pm

supergiovane ha scritto:Per quanto mi riguarda, non so spiegare perchè vado in montagna. Ma quando ci vado lo capisco, ma poi non so spiegarlo. Forse perchè non è razionalizzabile

Concordo, inoltre non saprei che altro fare :roll: :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda AlbertAgort » gio gen 12, 2006 13:38 pm

Maxxo ha scritto:Concordo, inoltre non saprei che altro fare :roll: :lol: :lol: :lol:


anche...è anche un modo per avere un obiettivo, una spinta, per non vivere alla giornata
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Messaggioda clod » ven gen 13, 2006 12:34 pm

paolo75 ha scritto: guardare una cima mi fa venire subito una gran voglia di salirci


Bisogno di distinguersi dalla massa, di essere sopra a ciò che ci circonda, non per dimostrare agli altri che sei migliore, ma per dimostrare a te stesso quello che sei, fuori dal brusio che ci circonda, dai rumori di fondo e dalle incongruenze di questa vita tirando fuori tutto, il bene e il male. Un modo per conoscersi,forse.

A volte spiego così questo mio desiderio di salire :roll:
Ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio.



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Messaggioda yinyang » ven gen 13, 2006 12:53 pm

io ci vado perchè in falesia mi diverto un sacco :roll:
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