Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda paolo75 » lun gen 09, 2006 23:37 pm

Ieri con un paio di forumisti siamo andati a fare una cascata (una goulotte, per la precisione), ora ripensandoci ho fatto una riflessione che vorrei condividere.

Qual è il motivo per cui facciamo certe cose? io, davanti ad una domanda così, avrei risposto, di primo achito: per divertimento. E perchè, se no? si lavora o si studia per tutta una settiamna, e poi si cerca uno svago, un modo per rilassarsi e stare bene, per staccare.

Eppure ieri...dopo essermi svegliato alle quattro, in questo budello ghiacciato, vedendo lontano altri pendii soleggiati, ma restando sempre all'ombra, col freddo e poi il caldo e di nuovo il freddo, la tensione costante mista ad un sottile brivido di paura, la sensazione del pericolo in un contesto per me nuovo e difficile, e tutto questo per diverse, molte ore, in questa situazione, insomma, come posso dire di essermi divertito?
A sera, davanti a una birra e un panino, ripensandoci, ho sentito la soddisfazione, e oggi ancora un po' di più, ma al momento, lassù...non c'era vero piacere, nè gratificazione.
E allora, adesso mi è venuto da chiedermi, perchè?
E perchè dovrei rifarlo (e certamente lo rifarò)?
O forse il divertimento, in questo caso, è qualcosa di più complesso e sfaccettato, qualcosa che passa attraverso la sofferenza ed ha bisogno di più tempo per far sentire la sensazione di benessere, che deriva dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello?
Oppure il divertimento non c'entra, ed è per altro che lo facciamo, e per una strana forma di perversione troviamo piacere in cose che normalmente la gente considererebbe solo sofferenza inutile?

Chissà, magari qualcuno di voi ha pensato le stesse cose., qualche volta.
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Messaggioda guido6677 » lun gen 09, 2006 23:43 pm

mi hai fatto venure in mente una cosa letta nel libro di twight..

"divertirsi non è necessariamente divertente"
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Re: Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda Donatello » lun gen 09, 2006 23:43 pm

paolo75 ha scritto:Ieri con un paio di forumisti siamo andati a fare una cascata (una goulotte, per la precisione), ora ripensandoci ho fatto una riflessione che vorrei condividere.

Qual è il motivo per cui facciamo certe cose? io, davanti ad una domanda così, avrei risposto, di primo achito: per divertimento. E perchè, se no? si lavora o si studia per tutta una settiamna, e poi si cerca uno svago, un modo per rilassarsi e stare bene, per staccare.

Eppure ieri...dopo essermi svegliato alle quattro, in questo budello ghiacciato, vedendo lontano altri pendii soleggiati, ma restando sempre all'ombra, col freddo e poi il caldo e di nuovo il freddo, la tensione costante mista ad un sottile brivido di paura, la sensazione del pericolo in un contesto per me nuovo e difficile, e tutto questo per diverse, molte ore, in questa situazione, insomma, come posso dire di essermi divertito?
A sera, davanti a una birra e un panino, ripensandoci, ho sentito la soddisfazione, e oggi ancora un po' di più, ma al momento, lassù...non c'era vero piacere, nè gratificazione.
E allora, adesso mi è venuto da chiedermi, perchè?
E perchè dovrei rifarlo (e certamente lo rifarò)?
O forse il divertimento, in questo caso, è qualcosa di più complesso e sfaccettato, qualcosa che passa attraverso la sofferenza ed ha bisogno di più tempo per far sentire la sensazione di benessere, che deriva dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello?
Oppure il divertimento non c'entra, ed è per altro che lo facciamo, e per una strana forma di perversione troviamo piacere in cose che normalmente la gente considererebbe solo sofferenza inutile?

Chissà, magari qualcuno di voi ha pensato le stesse cose., qualche volta.


Che palle, tu posti alle 10.37... ma lo sai che il mio cervello è andato a dormire al termine della seconda riga che ho letto... boh, domani la rileggo tutta.
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Messaggioda Roberto » lun gen 09, 2006 23:44 pm

Ricordi il film della spedizione? Mia figlia mi chiede: "Ti sei divertito papà?", ed io non so che rispondergli.
Non mi diverto affatto, anzi, mi stresso, mi pento, mi riprometto che "non lo faccio più", ma poi ci ripenso e ci ricasco.
Perchè lo facciamo?
Dopo una salita che mi ha provato moltissimo, sia fisicamente che psicologicamente, mentre scendevo alla luce della frontale, mi sono dato una risposta: "questa scalata l'ho fatta perche ora so che potevo farla e non dovrò farla più!".
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Messaggioda paolo75 » lun gen 09, 2006 23:52 pm

Donatello ha scritto:Che palle, tu posti alle 10.37... ma lo sai che il mio cervello è andato a dormire al termine della seconda riga che ho letto... boh, domani la rileggo tutta.



Effettivamente volevo chiedere a Buzz, se c'è un capitolo dell'opera che parla di questo argomento. :roll:

Comunque te lo concedo, e ti aspetto domani, per sapere se magari anche a te, sul Barro, sono nati gli stessi pensieri. :twisted:
:lol: :wink:
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Messaggioda Zio Vare » lun gen 09, 2006 23:54 pm

il canto delle Sirene dell'Odissea ha una certa similitudine.
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Re: Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda clod » lun gen 09, 2006 23:55 pm

paolo75 ha scritto:Ieri con un paio di forumisti siamo andati a fare una cascata (una goulotte, per la precisione) e non abbiamo chiamato Clod
Qual è il motivo per cui facciamo certe cose?


Già perchè non mi avete avvisato, dovreste vergognarvi :roll: :lol: :wink:

A parte gli scherzi. Provo a dire la mia. Le tue stesse domande me le sono poste di recente anche io. Mercoledì scorso sono andato a fare la mia prima cascata. L'altra sera stavo raccontando questa esperienza a uno dei mie migliori amici, un non arrampicatore. Già altre volte non aveva capito un granchè di quello che faccio, ma questa volta mi ha guardato con aria meno convinta del solito. Freddo, ghiaccio che non è un elemento che trasmette grande sicurezza, mani gelate, acqua che ti cola addosso mentre arrmpichi, il sole lo vedi solo dall'altra parte della vale, levataccia assurda: PERCHE'? Non gli ho saputo rispondere.

Non credo sia il bisogno di sfuggire dalla quotidianità della vita. E' qualcosa di più, ma non saprei definirlo. Non sono mai stato molto bravo a parlare di quello che provo.

Vabbè non ho detto niente ora della fine. Se trovi la risposta fammi un fischio :roll: :wink:
Ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio.



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Re: Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda Zio Vare » lun gen 09, 2006 23:59 pm

clod ha scritto:Non credo sia il bisogno di sfuggire dalla quotidianità della vita. E' qualcosa di più, ma non saprei definirlo.

Non è che la risposta ce l'hai nella tua firma? :D
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Re: Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda clod » mar gen 10, 2006 0:05 am

Zio Vare ha scritto:
clod ha scritto:Non credo sia il bisogno di sfuggire dalla quotidianità della vita. E' qualcosa di più, ma non saprei definirlo.

Non è che la risposta ce l'hai nella tua firma? :D


E' parte della risposta. Se la risposta fosse solo quella sarebbe abbastanza riduttiva. O forse è una risposta banale, ma realistica :?
Ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio.



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Messaggioda Buzz » mar gen 10, 2006 9:50 am

penso che gli uomini non facciano,
e il singolo individuo non faccia,
una qualsiasi cosa
tutti e/o sempre per lo stesso motivo

ognuno ha le sue proprie motivazioni,
valide perlopiù in quel preciso momento della sua vita

Ma in fondo... credo che nella frase "conquistatori dell'inutile" ci sia tutto:

infima meschinità ed eccelsa grandezza.
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Messaggioda yinyang » mar gen 10, 2006 10:20 am

anch'io me lo chiedo spesso...
e mi rispondo sempre nella stessa maniera...
..è per questo che non vado a fare ghiaccio! :mrgreen:
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Messaggioda fab » mar gen 10, 2006 10:31 am

Masochismo allo stato puro.
Sotto l'8c so tutti sentieri...

...sob...!
...sigh...!
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Messaggioda gomo » mar gen 10, 2006 10:36 am

Per quanto mi riguarda e' perche' e' un qualcosa di diverso dalla vita di tutti i giorni. E' un'attivita' che mi obbilgandomi a raggiungere i miei limiti (fisici edemotivi) mi obbliga a pensare ad altro, che mi fa fare cose che non faccio nella vita quotidiana, che quindi mi fa vedere la realta' in modo diverso. Mi da' delle sensazioni che normalmente non provo.

Credo di potere riassumere con "perche' anche se faccio fatica e delle volte mi fa paura in fondo mi piace"
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Messaggioda Enzolino » mar gen 10, 2006 11:18 am

Butto giu' la mia ...

Forse la parola divertimento richiama ad un superficiale significato edonistico, come andare alla giostra o al mare, per cui spesso a molti sempra un termine inadeguato ...
Se proprio dovessi dare un perche' potrei dire tante cose ...
Perche' mi piace, ma un piacere che non coinvolge solo la sfera edonistica ma tutto l'essere,
perche' mi realizza,
perche' mi fa sentire vivo,
perche' perche' perche' ...

Ed ogni volta che scrivo questa parola, mi viene in mente "La rosa che è senza perchè: fiorisce perchè fiorisce, a se stessa non bada, che tu la
guardi non chiede" (Angelus Silesius) ...

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda Alberto65 » mar gen 10, 2006 12:00 pm

Roberto ha scritto:Non mi diverto affatto, anzi, mi stresso, mi pento, mi riprometto che "non lo faccio più", ma poi ci ripenso e ci ricasco.
Perchè lo facciamo?


Al di là del motivo per cui lo facciamo (ognuno può avere il suo), succede comunque spesso quello scritto da Roberto.
Tante volte si fa una scalata in montagna ed ad un certo punto ci si trova nei guai (passaggio più difficile del previsto, pioggia, buio, corde incastrate, roccia marcia o peggio un incidente o altro) ed in quel momento pensi: "ma dove caXXo sono, chi me lo fa fare, adesso basta, d'ora in poi solo falesie al sole, ecc."

Già il giorno dopo, invece, ripensi all'avventura con un certo orgoglio e piacere.

Ecco che, immancabilmente, dopo pochi giorni ti sembra una vicenda epica e ti ributti su guide e cartine per progettare la prossima uscita, più ansioso e desideroso di prima.

In definitiva, chi ce l'ha nel sangue, nel codice genetico, sente che, semplicemente, lo deve fare, altrimenti ne soffrirebbe.
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Messaggioda Andreino » mar gen 10, 2006 12:31 pm

Enzolino ha scritto:Butto giu' la mia ...

Forse la parola divertimento richiama ad un superficiale significato edonistico, come andare alla giostra o al mare, per cui spesso a molti sempra un termine inadeguato ...
Se proprio dovessi dare un perche' potrei dire tante cose ...
Perche' mi piace, ma un piacere che non coinvolge solo la sfera edonistica ma tutto l'essere,
perche' mi realizza,
perche' mi fa sentire vivo,
perche' perche' perche' ...

Ed ogni volta che scrivo questa parola, mi viene in mente "La rosa che è senza perchè: fiorisce perchè fiorisce, a se stessa non bada, che tu la
guardi non chiede" (Angelus Silesius) ...

Ciao :wink:

Lorenzo


Io sono d'accordo.
D'altronde, (quasi) allo stesso modo, posso dire di divertirmi quando sprizzo fatica, sudore, ansia, sia fisicamente che mentalmente, all'una del pomeriggio di una afosa domenica di agosto durante un torneo di tennis su un polveroso campo in terra battuta???

O provate a chidere a un maratoneta....

Eppure, appena torniamo a casa, già sentiamo la necessità di tornare, già facciamo nuovi progetti...
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Re: Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda grizzly » mar gen 10, 2006 12:37 pm

paolo75 ha scritto: Qual è il motivo per cui facciamo certe cose? io, davanti ad una domanda così, avrei risposto, di primo achito: per divertimento. E perchè, se no?...

Senz?altro l?ice impegna notevolmente. Credo ci siano poche attività (sportive, ludiche??) che portano a pensare prima di partire che non è certo vada bene? Ma questo può essere un pensiero prezioso? perché ti mette costantemente in allerta?
L?aspetto mentale è determinante. E? un continuo gioco tra la tentazione al ritorno e la voglia di procedere. C?è questa tensione di fondo. E? un equilibrio, tra la preparazione mentale e fisica e le condizioni oggettive che si trovano?
Ed è lì forse il piacere? il giocare sull?equilibrio dell?animo? sempre diverso, mai scontato?
Ovvio che se si odia il freddo (come io odio il sole torrido della spiaggia) questo gioco si va a cercar altrove?
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Re: Perchè lo facciamo, se non per divertirci?

Messaggioda climb73 » mar gen 10, 2006 14:09 pm

Mi piace una frase di Sir Boardman che dice "Se mi chiedi perchè scalo le montagne non potrai mai capire la risposta"...anche se il più delle volte, la risposta, non la so neppure io.
Come ha detto Buzz, però, ognuno ha i suoi perchè, e io posso dire che lo faccio perchè mi piace camminare nella neve, perchè è bello già solo vederle, le cascate, perchè proprio se ho preso un po' di freddo, è ancora più bello trovarsi dopo con gli amici al bar, davanti ad una birra, a riparlare della giornata e progettarne di nuove.
Venerdì, ad esempio, pur non lavorando, non sono andato a far ghiaccio (nessun socio, tornato alle 3 la sera prima, svegliato a mezzogiorno non proprio sobrio... :oops: ). Poi il pomeriggio ho iniziato ad essere nervoso, irrequieto...e allora sono andato, da solo, a "monitorare" un paio di cascate e, anche se si vedevano dalla strada, sono arrivato fino alla base. Ecco, li mi sono accorto che stavo sorridendo, che stavo meglio e, quel giorno, questo mi è bastato.
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Messaggioda Davide1980 » mar gen 10, 2006 14:33 pm

Io lo faccio perche' mi sento realizzato, ma non solo per la scalata, anche per l'allenamento la preparazione tecnica ecc
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Messaggioda paolo75 » mar gen 10, 2006 15:00 pm

Posto che una risposta definitiva non esiste, e che le motivazioni di ognuno possono essere diverse, e tutte ugualmente valide, ci unisce una contraddizione di fondo, caratteristica di quello che facciamo, e che ho cercato di sottolineare, per cui passiamo attraverso paura, sofferenza, pericolo e quant'altro, per cercare quello che dovrebbe esesre un piacere.
Qualcuno ha scritto per masochismo, e in una certa misura deve essere vero, perchè se non si provasse almeno un po' di gusto, nella fatica e nelle privazioni, sarebbe difficile continuare.
Poi mi ha colpito chi ha scritto che se non lo facessimo ne soffriremmo: allora siamo in qualche modo prigionieri della nostra stessa natura, e quello che pensiamo ci renda liberi, in realtà è un obbligo che dobbiamo sopportare per non essere infelici?
E poi c'è la sfida, mettere alla prova la nostra tenuta psicologica, il superare le proprie paure per sentirsi più vivi, cercare nel contatto con la natura, ma anche nel rischio, perchè altrimenti ci accontenteremmo di qualche escursione estiva, le emozioni e le sensazioni che riescano poi a dare un valore maggiore alla vita, che dobbiamo poi condurre per il resto della settimana.
Allora vorrei rilanciare: siamo etrni insoddisfatti, delusi, scontenti? voglio dire, chi è sereno e in pace con la vita, ha bisogno di metterla a repentaglio per poterla meglio apprezzare? chi è soddisfatto della realtà in cui si trova, sente la necessità di sfuggirla, per cercare altrove la propria felicità?

Purtroppo non ho mai letto "I falliti" di Moti, e spero di colmare al più presto questa lacuna, ma mi è sembrato di capire che egli tratti, nell'articolo, questi argomenti.
Mi sbaglio? Chi l'ha letto può dire se è così?
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