da sideshow-nico » sab dic 31, 2005 12:11 pm
Rispondo molto brevemente a Pado, brevemente xke' qui nel forum delle questioni tecniche interne al cnsas non interessa nessuno e inoltre dovrebbero essere argomento di discussione privata nostra (visto ke solo noi sappiamo esattamente tutto quel ke e' successo nei giorni di ricerca, il cosa il come il perche' ecc...).
Io conservo una mentalita' 'ingegneristica' (essendo laureando in ingegneria ambientale), quindi molto pratica e pragmatica, x cui se pensassi anke x un solo istante che il cnsas avesse operato o operasse in un modo diciamo 'non scientifico', cioe' non metodico, trascurando la sicurezza personale e altrui, lavorando senza criterio ne' direzione ne' coordinamento (cose che cmq umanamente sono soggette a miglioramenti qualora se ne ravvisi la possibilita'), semplicemente, visto ke lo faccio in qualita' di volontario, rassegnerei le dimissioni da tecnico di soccorso in quanto tutto cio' non corrisponderebbe piu' alle mie idee e inclinazioni.
Siccome cio' non credo sia assolutamente avvenuto (x quel ke riguarda almeno il cnsas, x gli altri corpi non so e non mi interessa), rimango nel mio corpo a svolgere la mia attivita', cosciente che faccio parte di una organizzazione che annovera anche me come tecnico e quindi nel caso il servizio possa essere migliorato ho il dovere di far sentire la mia voce al suo interno x far si' che gli aspetti che ritengo carenti o migliorabili avvengano effettivamente (a tutto vantaggio di chi per primo ne usufruisce, cioe' chi viene soccorso) e io non aspetti che mi piovano dal cielo.
Inoltre come ben saprai il cnsas garantisce tramite i corsi e le verifiche un livello di standard minimo che deve consentire di operare in sicurezza nella stragrande maggioranza dei casi, ma esso non puo' obbligare nessuno a tramutarsi in Kurt Diemberger o Walter Bonatti, x cui ci saranno sempre persone all' interno del soccorso ke hanno capacita' tecniche fisiche ed emotive superiori ad altri, ed esse si dimostreranno durante i soccorsi ke specificamente richiedono tali caratteristiche.
Cio' significa ke se ci sono 120 km/h di vento ke ti sbatte in terra e -14° e pendii nevosi pericolosi misti a ghiaccio inscalfibile, ci saranno cmq molte squadre ke riusciranno a fare certe cose (quelle necessarie), e ce ne sara' magari un'altra composta da gente ke magari abitualmente sale slegata la nord del Cervino ke andra' tranquillamente a ricoprire una mansione diciamo piu' 'pericolosa' che necessita di qualita' tecniche maggiori.
Se poi qcuno ha in cuor suo la percezione di non aver le capacita' tecniche sufficienti x poter affrontare una situazione del genere (che significa NON sopravvivere alla giornata, MA in tali condizioni CERCARE, cioe' concentrarsi sulla ricerca e non sulla propria incolumita' che dovrebbe essere data x scontata) e tali capacita' richieste sono obiettivamente alla portata dei piu' che lavorano nel soccorso, si adoperera' x migliorare e adeguarsi, o ne uscira' se non ce la fa, ma cio' e' cmq compito della persona stessa (che si spera dotata di senso pratico, x cui non dovrebbe essere necessario, oltreche segno di rispetto nei suoi confronti, che la si accompagni x mano in ogni decisione).
Io posso capire ke in casi come questi sorga emotivamente un senso di impotenza o di rabbia e il 'voler a tutti i costi trovare quel poveraccio', ma cio' non deve prescindere dalla regola aurea del soccorso, e cioe' di operare in assoluta sicurezza x i soccorritori in primis. Inoltre l'esperienza di soccorritore avrebbe dovuto farti capire subito ke in quelle condizioni climatiche, in quella zona (con quella orografia, quei canali, quell'estensione territoriale, quelle faggete, quei rivi,ecc...) e con le indicazioni date dai superstiti sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio. E cosi' e' stato infatti, 2 settimane in cui e' stata spazzata un'area enorme in cui ogni giorno hanno operato in media una 30ina di uomini, elicottero, cani da valanga e pure quell'apparecchio, come si chiama, il 'Recco'.
Purtroppo queste tragedie rimarcano ancora piu' come il ruolo della prevenzione in montagna debba essere rivisto e tenuto in maggior considerazione (che significa, di ste tragedie, PARLARNE, e non metterle nel dimenticatoio).
Cordialmente, Nicola.