da anima longa » mar nov 15, 2005 20:32 pm
dico la mia. Ai "postumi" l'ardua sentenza.
Io faccio dei ragionamenti che non sempre sono condivisibili, però mi piace provocare reazioni per approfondire meglio. Quindi prendeteli come tali.
Il cardine del tutto è, come spesso, il vil denaro.
Non parliamo di etica, di professionalità o quant'altro. Giusto?
Le guide non si sono sentite usurpare la professionalità. Le guide hanno visto che c'è della gente in gamba (come promzione e organizzazione), che si sbatte, che investe che, per fortuna ogni tanto raccoglie. Però non ha il patentino. Non è "guida". Raccoglie, ma l'orto non è suo, per intenderci.
Ha un titolo che è fuori dall'ordine professionale o dall'albo. E come tale non esiste. Va cancellato. Giusto? Forse.
Poi, comprensibilmente sono state fatte due considerazioni. La prima è: "hey, qui c'è uno che ci sta fregando il lavoro!"
La seconda è che spesso chi organizza questi corsi è DI FATTO in grado di farlo, ma qualunque cretino in odore di business potrebbe fare una bella operazione marketing e fregare tutti, guide e istruttori, portando un numeroso gruppo a franare giù per le falesie! E questo è male, siamo tutti d'accordo, penso.
Premesso ciò non mi voglio perdere in una disquisizione tecnico-legale che molti hanno affrontato in maniera direi estremamente lucida e competente, e tra l'altro con una correttezza e un tono atipici per i forum in generale.
La mia considerazione (e conclusione) è un'altra. Quello che mi pare emergere è che, molto spesso, le guide (che rispetto tantissimo dal punto di vista di esperienza e conoscenza della montagna) non sono in grado o non hanno le capacità "manageriali" per gestire e soddisfare una domanda che viene soprattutto dalle città di imparare a scalare in falesia.
Quindi, comprensibilmente in un mercato in cui c'è più domanda che offerta, molta gente che ci lavora si "improvvisa", e lo fa in buona fede, qualificandosi come "istruttore" e riempiendo una lacuna nell'offerta di servizio. Lacuna che le guide (spesso, non sempre) non riescono a colmare in quanto "lontane" dal cliente (sia concettualmente che fisicamente) o magari fuori budget. Non voglio aprire una polemica su questo punto, ma per quanto ho potuto verificare tantissime guide fanno "un programma" e aspettano i clienti. Temo che oggigiorno sia un mareting un po' insufficiente.
Ora, in sintesi, che cosa è successo? Ma soprattutto cosa succederà? Che chi opera nelle palestre con la qualifica di istruttore (ma anche senza) non farà altro che sparare a zero sulle guide. Mi sembra una reazione ovvia. Non sto dicendo giusto o sbagliato, intendiamoci. E le guide, che rappresentano dei grandi interpreti e professionisti della montagna ne escono, dal punto di vista umano, come degli stronzi! Giusto o sbagliato i fatti sono questi, mi pare.
Morale? Che l'immagine dell'arrampicata (e anche il business che attorno ruota, per essere grezzi) ne perde. Ne perdono gli istruttori, ma ne perderanno anche le guide, i "cattivi".
Mi chiedo se sia troppo tardi per discutere, andando a trovare un punto di incontro fra queste realtà professionali che hanno, secondo me, tutte diritto di vivere.
Spero di non avervi annoiato.
la vita è un giocone!