Granta Parey - Parete Est

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Messaggioda lucasignorelli » mer nov 02, 2005 21:34 pm

Matteo G. ha scritto:Cultura alpinistica sopraffina, oserei dire. Complimenti!


Grazie per i complimenti, ma guarda, a dirla tutta la cultura alpinistica te la regalarei tutta in cambio di 10 anni di meno, più tempo libero e un curriculum come dico io... citando la saggezza del buon Renzo (Luzi) "A parole non si scala niente" :(

Matteo G. ha scritto:Non ho mai avuto modo di vedere le foto di "Mountaineer"... Interessante notare, allora, che di tutto il materiale piantato in parete in quell'occasione non sia rimasta praticamente traccia. È anche vero che sono passati più di trent'anni e che la montagna pulisce, però su quella via non è che ci passa gente tutti i giorni...


Non c'era già più molto materiale in parete nel 1976, e paradossalmente (per via del succedersi nelle pur rare ripetizioni) negli anni successivi tutti i ripetitori menzionavano il fatto che le protezioni in loco era scarsissima.

Non ho certezze da questo punto di vista (mi baso sulle foto, non solo quelle del libro ma altre che ho trovato in giro), ma è probabile che la maggior parte dei chiodi piantati da Bonington e C. furono viti da ghiaccio non tubolari (il tipo che c'era allora, quello "a cavatappi") oppure chiodi da ghiaccio "a percussione" (che adesso non penso ricordi nessuno, ma erano lunghi e affusolati con il "corpo" irregolare per aumentare la tenuta nel ghiaccio). Di chiodi normali da roccia penso che non ne piantarono molti per via del ghiaccio nelle fessure (i chiodi in acciaio duro erano già disponibili, ma rari e all'epoca costosissimi).

E, per inciso, il tentativo di Bonington si fermò al nevaio superiore - per cui non toccarono la barriera prevalentemente rocciosa in alto. Quando MacIntyre e Colton ritornarono nel 1976, superarono il tratto finale con pochissimi chiodi.

Tutta la parete, couloir compreso, è soggetta a scariche e cicli di scioglimento dello strato superficiale di ghiaccio molto violenti (con escursioni termiche che su due o tre anni possono raggiungere i 50 gradi di differenza!), per cui è difficilissimo che un chiodo da ghiaccio riesca a rimanere "in situ" per più di un tot di tempo. E il problema non è solo della MacIntyre - i giapponesi che superarono la parete un mese dopo Bonington e C., lasciarono tonnellate di materiale fra chiodi e corde fisse (rimasero in parete due mesi!), ma quando Babanov passò la parte inferiore del couloir di destra per salire "Eldorado" nel 1999 (la via dei Giapponesi non è mai stata ripetute per intero) in pratica non era rimasto niente!

MacIntyre scrisse nel 1977 un bell' articolo sulla prima salita per la rivista inglese "Mountain". Se ti interessa lo recupero, lo scannerizzo e te lo spedisco.

Una nota a margine ma non marginale - non ho un dato definitivo, ma sono quasi sicuro che tu e Anna avete fatto la ripetizione più veloce da molti anni a questa parte, anche se forse solo per un'ora. Da quello che ho letto sul sito della Grivel voi due eravate alla terminale alle 4 del mattino e in cima alle 10 di sera. Due alpinisti (penso Baschi) hanno fatto un'altra ripetizione veloce il 15 gennaio con partenza dalla terminale alle 4 e arrivo in vetta quasi alle 11 di notte.

Come termine di paragone, la maggior parte delle salite alla Mac sono fatte in due giorni o tre giorni. MacIntyre e Colton furono in assoluto fra i più veloci, salendo la parete in 19 ore (attacco alle 10 di sera ed arrivo alle sei del pomeriggio del giorno dopo).

Ok, fine dell'angolo del montanaro pedante, potete anche svegliarvi!
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Messaggioda Buzz » mer nov 02, 2005 21:44 pm

starei ore a leggerti
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Messaggioda Mr.Mojo » mer nov 02, 2005 21:46 pm

pure io........:D :D :D
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Messaggioda alison » mer nov 02, 2005 21:49 pm

...è interessante leggere chi sa far leggere, la storia è importante.grazie
alison
 

Messaggioda Matteo G. » mer nov 02, 2005 23:30 pm

Completamente off topic...

lucasignorelli ha scritto:MacIntyre scrisse nel 1977 un bell' articolo sulla prima salita per la rivista inglese "Mountain". Se ti interessa lo recupero, lo scannerizzo e te lo spedisco.

Una nota a margine ma non marginale - non ho un dato definitivo, ma sono quasi sicuro che tu e Anna avete fatto la ripetizione più veloce da molti anni a questa parte, anche se forse solo per un'ora. Da quello che ho letto sul sito della Grivel voi due eravate alla terminale alle 4 del mattino e in cima alle 10 di sera. Due alpinisti (penso Baschi) hanno fatto un'altra ripetizione veloce il 15 gennaio con partenza dalla terminale alle 4 e arrivo in vetta quasi alle 11 di notte.


Sarebbe una gran cosa se riuscissi a recuperare l'articolo in questione... e magari anche le foto di "Mountaineer". Riesci a mandarmi una scansione? Grazie.

Per quanto riguarda la nostra salita, non direi proprio che è stata una delle più veloci...
Visto che non conoscevo assolutamente la Nord delle Jorasses, ho preferito bivaccare alla base per vedere l'attacco la sera prima. Il giorno della salita abbiamo iniziato a scalare alle 8 del mattino (terminale) e siamo sbucati in cima alle 22, per un totale di 14 ore (di cui 4 al buio solo per gli ultimi 6 tiri). Non chiedermi perchè abbiamo iniziato a scalare così tardi... è stato un errore! Così come è stato un mio errore quello di bivaccare alla base e di fare la via con il materiale da bivacco nel sacco. Dovessi tornare, dormirei tranquillamente al Lechaux e cercherei di essere al termine del primo nevaio con le prime luci, in maniera da sbucare in vetta ad un'ora decente. Cosa che hanno fatto due giorni dopo di noi, su nostro consiglio, il mio amico Claudio Chiaudano e il suo compagno Michele Compagnoni che hanno salito la via in 11 ore.
Ma sono sicuro che qualcun'altro ha scalato la MacIntyre ancora più rapidamente...

Saluti.

matteo
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Messaggioda il berna » gio nov 03, 2005 18:29 pm

Miiii e ancora con sti tempi, e chi ci è salito più veloce e chi meno e chi ha vinto il mezzalama e chi lo ha perso pensando che invece avrebbe vinto... e chi fa le cose e non le dice e chi le dice e non le fa e chi le fa quando non avrebbe dovuto farle...
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Messaggioda will » ven nov 04, 2005 15:46 pm

Penso che l'informazione che Matteo G. ha fornito sia comunque utile, sia perchè da un lato da delle notizie fresche e sia perchè, in ogni caso, se ho ben capito, mette in guardia sul fatto che le relazioni per quanto dettagliate vanno sempre lette con occhio critico, il che non fa mai male ribadirlo.
Però e c'è sempre un però potevi risparmiarti Matteo G.:
Seconda ripetizione: Matteo Giglio e Anna Torretta il 28 ottobre 2005, in 3.30 ore.
che non c'entra nulla con il senso del topic.
Ciao.
will
 
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Messaggioda Matteo G. » ven nov 04, 2005 16:29 pm

will ha scritto:Penso che l'informazione che Matteo G. ha fornito sia comunque utile, sia perchè da un lato da delle notizie fresche e sia perchè, in ogni caso, se ho ben capito, mette in guardia sul fatto che le relazioni per quanto dettagliate vanno sempre lette con occhio critico, il che non fa mai male ribadirlo.

Finalmente uno che ha capito l'intervento...

will ha scritto:Però e c'è sempre un però potevi risparmiarti Matteo G.:
Seconda ripetizione: Matteo Giglio e Anna Torretta il 28 ottobre 2005, in 3.30 ore.
che non c'entra nulla con il senso del topic.
Ciao.

Non per fare il puntiglioso, ma è un dato di fatto: rientrava nella cronologia della via. E poi, per criticare l'itinerario dovevo pur dire che l'ho fatto. È già pieno il mondo di gente che critica senza cognizione di causa...
A questo punto, penso che a dar fastidio alla maggior parte della gente sia il tempo impiegato. Ora, lo specifico una volta per tutte, non è un tempo da battere. Semplicemente è il tempo che abbiamo impiegato - senza correre - per salire la via. Lo ammetto, quella del tempo è una mia fissa. Posto che ognuno è libero di fare quello che vuole, penso che non sia il caso di rimanere oltre il dovuto su un itinerario (per vari motivi, tra cui la sicurezza).
Sono assolutamente convinto che sia un parametro da re-inserire nelle topoguide. Perchè dopo Gaston Rébuffat ("Le 100 più belle...") nessuno ha più avuto il coraggio di indicare il tempo?
Eppure, se fate caso, a distanza di 30 anni sono ancora tempi più che attuali (nonostante l'evoluzione di tecniche e materiali). Anzi... la maggior parte della gente che oggi sale lungo lo Sperone Frendo (tanto per fare un esempio) non impiega certo 6-8 ore dalla terminale alla vetta (come indicato dal buon Gaston)... ben di più!
Ora, per quanto mi riguarda, chiuderei qui anche perchè ho notato - seppur velato - un certo astio (che brutta parola...) nei confronti di quello che scrivo. Quindi, saluto tutti nella speranza di incontrarci personalmente - magari in montagna - senza filtri di sorta quali nicknames, tastiere e quant'altro...

Saluti.

matteo
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Messaggioda Buzz » ven nov 04, 2005 16:45 pm

il berna ha scritto:Miiii e ancora con sti tempi, e chi ci è salito più veloce e chi meno e chi ha vinto il mezzalama e chi lo ha perso pensando che invece avrebbe vinto... e chi fa le cose e non le dice e chi le dice e non le fa e chi le fa quando non avrebbe dovuto farle...


Io penso che i "tempi" in montagna siano un elemento come gli altri, quali lunghezza, difficoltà, pericoli oggettivi ecc.

Questo non vuol dire fare le gare. Se c'è chi prende i tempi per fare le gare è un problema solo suo.
Vuol dire solo immettere un elemento valutativo in più nella considerazione della via.

Inoltre.
Così come le difficoltà superate e il modo in cui sono state superate, è anche un parametro per misurare i progressi dell'alpinismo nel suo insieme.

Non capisco sinceramente quale sia il problema.

A Matteo G. dico solo che forse non ha inteso bene il senso del forum.

Dal momento in cui dici una cosa qui troverai chi è d'accordo con te, chi non lo è, chi è indifferente.
Troverai chi ti critica con argomenti appropriati (e quindi ti arricchisce) chi magari non ti dice nulla perchè è d'accordo con te, chi ti critica a c***o.

Quando esprimi delle opinioni in modo netto ti fai necessariamente, amici, ma anche nemici.

Come disse qualche giorno fa il buon cialtrone a fabio palma ...

"non è che ci si può permettere la notorietà senza badile nel culo, credimi...è una prerogativa solo degli dei, quella. "

:-D

ma a me personalmente questo tipo di interventi piacciono.
per quello che vale.
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Messaggioda marinoroma » ven nov 04, 2005 17:00 pm

lucasignorelli ha scritto:
Matteo G. ha scritto:Cultura alpinistica sopraffina, oserei dire. Complimenti!


Grazie per i complimenti, ma guarda, a dirla tutta la cultura alpinistica te la regalarei tutta in cambio di 10 anni di meno, più tempo libero e un curriculum come dico io... citando la saggezza del buon Renzo (Luzi) "A parole non si scala niente" :(

Matteo G. ha scritto:Non ho mai avuto modo di vedere le foto di "Mountaineer"... Interessante notare, allora, che di tutto il materiale piantato in parete in quell'occasione non sia rimasta praticamente traccia. È anche vero che sono passati più di trent'anni e che la montagna pulisce, però su quella via non è che ci passa gente tutti i giorni...


Non c'era già più molto materiale in parete nel 1976, e paradossalmente (per via del succedersi nelle pur rare ripetizioni) negli anni successivi tutti i ripetitori menzionavano il fatto che le protezioni in loco era scarsissima.

Non ho certezze da questo punto di vista (mi baso sulle foto, non solo quelle del libro ma altre che ho trovato in giro), ma è probabile che la maggior parte dei chiodi piantati da Bonington e C. furono viti da ghiaccio non tubolari (il tipo che c'era allora, quello "a cavatappi") oppure chiodi da ghiaccio "a percussione" (che adesso non penso ricordi nessuno, ma erano lunghi e affusolati con il "corpo" irregolare per aumentare la tenuta nel ghiaccio). Di chiodi normali da roccia penso che non ne piantarono molti per via del ghiaccio nelle fessure (i chiodi in acciaio duro erano già disponibili, ma rari e all'epoca costosissimi).

E, per inciso, il tentativo di Bonington si fermò al nevaio superiore - per cui non toccarono la barriera prevalentemente rocciosa in alto. Quando MacIntyre e Colton ritornarono nel 1976, superarono il tratto finale con pochissimi chiodi.

Tutta la parete, couloir compreso, è soggetta a scariche e cicli di scioglimento dello strato superficiale di ghiaccio molto violenti (con escursioni termiche che su due o tre anni possono raggiungere i 50 gradi di differenza!), per cui è difficilissimo che un chiodo da ghiaccio riesca a rimanere "in situ" per più di un tot di tempo. E il problema non è solo della MacIntyre - i giapponesi che superarono la parete un mese dopo Bonington e C., lasciarono tonnellate di materiale fra chiodi e corde fisse (rimasero in parete due mesi!), ma quando Babanov passò la parte inferiore del couloir di destra per salire "Eldorado" nel 1999 (la via dei Giapponesi non è mai stata ripetute per intero) in pratica non era rimasto niente!

MacIntyre scrisse nel 1977 un bell' articolo sulla prima salita per la rivista inglese "Mountain". Se ti interessa lo recupero, lo scannerizzo e te lo spedisco.

Una nota a margine ma non marginale - non ho un dato definitivo, ma sono quasi sicuro che tu e Anna avete fatto la ripetizione più veloce da molti anni a questa parte, anche se forse solo per un'ora. Da quello che ho letto sul sito della Grivel voi due eravate alla terminale alle 4 del mattino e in cima alle 10 di sera. Due alpinisti (penso Baschi) hanno fatto un'altra ripetizione veloce il 15 gennaio con partenza dalla terminale alle 4 e arrivo in vetta quasi alle 11 di notte.

Come termine di paragone, la maggior parte delle salite alla Mac sono fatte in due giorni o tre giorni. MacIntyre e Colton furono in assoluto fra i più veloci, salendo la parete in 19 ore (attacco alle 10 di sera ed arrivo alle sei del pomeriggio del giorno dopo).

Ok, fine dell'angolo del montanaro pedante, potete anche svegliarvi!


Ciao Luca
Facciamo che quando vengo a Courma ti invito a cena ed io mangio buono buonino in silenzio e tu parli parli parli :wink:

continua a darci perle storiche, please!!
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Messaggioda il berna » ven nov 04, 2005 17:06 pm

Buzz ha scritto:
il berna ha scritto:Miiii e ancora con sti tempi, e chi ci è salito più veloce e chi meno e chi ha vinto il mezzalama e chi lo ha perso pensando che invece avrebbe vinto... e chi fa le cose e non le dice e chi le dice e non le fa e chi le fa quando non avrebbe dovuto farle...


Io penso che i "tempi" in montagna siano un elemento come gli altri, quali lunghezza, difficoltà, pericoli oggettivi ecc.

Questo non vuol dire fare le gare. Se c'è chi prende i tempi per fare le gare è un problema solo suo.
Vuol dire solo immettere un elemento valutativo in più nella considerazione della via.

Inoltre.
Così come le difficoltà superate e il modo in cui sono state superate, è anche un parametro per misurare i progressi dell'alpinismo nel suo insieme.

Non capisco sinceramente quale sia il problema.

A Matteo G. dico solo che forse non ha inteso bene il senso del forum.

Dal momento in cui dici una cosa qui troverai chi è d'accordo con te, chi non lo è, chi è indifferente.
Troverai chi ti critica con argomenti appropriati (e quindi ti arricchisce) chi magari non ti dice nulla perchè è d'accordo con te, chi ti critica a c***o.

Quando esprimi delle opinioni in modo netto ti fai necessariamente, amici, ma anche nemici.

Come disse qualche giorno fa il buon cialtrone a fabio palma ...

"non è che ci si può permettere la notorietà senza badile nel culo, credimi...è una prerogativa solo degli dei, quella. "

:-D

ma a me personalmente questo tipo di interventi piacciono.
per quello che vale.


sono pienamente d'accordo... solo che io con Matteo e Anna ce l'ho un po' per una cera faccenda, ma non voglio continuare e non continuerò.
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Messaggioda will » ven nov 04, 2005 17:43 pm

Matteo G. h scritto:
"Non per fare il puntiglioso, ma è un dato di fatto: rientrava nella cronologia della via.
E poi, per criticare l'itinerario dovevo pur dire che l'ho fatto. È già pieno il mondo di gente che critica senza cognizione di causa... "

E' giusto, sul secondo punto sono d'accordo, se fai puoi dire se non fai è meglio se taci, ma sul primo no era ed è del tutto superfluo ed anche fuorviante, (inteso come "pericoloso"... solo!!!!!!!.... 3h.30'!!!!!!!!!.......) nel contesto del tuo, ripeto, utile intervento. Comunque sono d'accordo con chi dice che in un forum, inteso come luogo comune a tutti, quando scrivi devi sapere che sarai comunque "commentato.........."
Ciao
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Messaggioda Maurizio » ven nov 04, 2005 17:53 pm

Matteo, da parte mia nessun astio...ma visto che qualcuno ha sollecitato il mio intervento, parte in causa nella discussione, dico che non trovo le tue critiche giustificate ed ho spiegato anche il perchè. Certamente poi oggi sembra tutto più facile e meno severo di qualche anno fa, non è una novità, ma chi vuole scrivere di storia alpinistica deve cercare di essere al di fuori del tempo in cui scrive. Io posso aver esagerato in qualche passo (me lo sono riletto) ma ripeto che tutto era rapportato a quanto si faceva e si era fatto nelle stesse zone. Anche Grassi ha messo al numero 99 (non ricordo bene) la Lorenzi alla Moncorvè dicendo che era una delle vie più dure delle Alpi, noi la ripetemmo in giornata e con soli due chiodi di progressione. Embè? Mica ho scritto che Grassi ha preso un granchio o che Lorenzi ha fatto un'artificialata ed era un carpentiere! Tu dici che Ezio e gli apritori della via non c'entrano. Bene, ma se ti rileggi il tuo primo intervento ammetterai che non mostri molto fair play con loro. A proposito del 6c con i chiodi a mezzo metro, in un forum e non davanti ad una birra, uno potrebbe anche un po' risentirsi. Lungi da me farti la morale, tu esponi le tue critiche come ti pare, però se ribaltiamo il discorso e parlassimo di una tua via, vedi che la prospettiva cambierebbe.
Per il resto, ripeto, nessun astio e complimenti per la ripetizione.
Per quanto mi riguarda, ma è un parere personale, non mi importa granchè dei tempi ma piuttosto del come si fa una via. Il Capitan di corsa ma tirando tutti i chiodi non mi sembra una gran perfs, ma ognuno faccia ciò che vuole.

ne approfitto, visto che vedo che siete molto esperti di storia del Monte Bianco, per chiedere se qualcuno mi fa luce sulle prime e successive ripetizioni in libera di Divine Providence.

Grazie

Maurizio
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Messaggioda marinoroma » ven nov 04, 2005 18:38 pm

Maurizio ha scritto:
ne approfitto, visto che vedo che siete molto esperti di storia del Monte Bianco, per chiedere se qualcuno mi fa luce sulle prime e successive ripetizioni in libera di Divine Providence.

Grazie

Maurizio


lungi dall'essere un esperto ...
la prima libera (con un paio di p.a. nel diedro in 7c) é di T. Renault et Ghersen nel 90 e la prima "on sight" completamente in libera é di D. Burdet e N. Zambelli nel 2002

qualche ruagguaglio in spagnolo
http://www.desnivel.es/share/print.php? ... p=&print=1
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Messaggioda lucasignorelli » sab nov 05, 2005 12:09 pm

Buzz ha scritto:starei ore a leggerti


Mia moglie ha replicato "Perchè non ha dovuto rimanere ore a sentirti!!!"

Mr. Mojo ha scritto: pure io........Very Happy Very Happy Very Happy


e a questo punto mia moglie ha commentato "Ma adesso paghi la gente perchè ti faccia la claque su Internet?"

(comunque grazie ragazzi, mi avete fatto arrossire)

Alison ha scritto:...è interessante leggere chi sa far leggere, la storia è importante.grazie


Grazie a te!

marinoroma ha scritto:Ciao Luca
Facciamo che quando vengo a Courma ti invito a cena ed io mangio buono buonino in silenzio e tu parli parli parli Wink
continua a darci perle storiche, please!!


Grazie, ma non hai idea del rischio mostruoso che stai correndo. Mettere insieme le parole "Courmayeur" e "cena" davanti al sottoscritto è come parlare della numero uno a Zio Paperone!

Maurizio ha scritto:ne approfitto, visto che vedo che siete molto esperti di storia del Monte Bianco, per chiedere se qualcuno mi fa luce sulle prime e successive ripetizioni in libera di Divine Providence.


Allora, integrando quanto già detto da Marino;

Divine Providence è stata salita in libera (interamente o quasi) quattro volte:

La prima volta nel 1990 da Alain Ghersen e Thierry "Turbo" Renault. I tiro in A3 fu valutato 7c, ma più in alto, dove c'è il tetto, i due furono costretti per via delle condizioni della roccia a usare tre chiodi di progressione (gli unici dell'intera salita)

Nel 1991 Andy Cave (che ha fatto uscire ultimamente un bel libro intitolato "Learning to Breathe") e Paul Jerkinson ripeterono la salita in libera (due giorni), anche qui però con quattro chiodi di progressione, questa volta nel diedro da A3/7c. Il tetto che aveva creato problemi a Renault e Ghersen (che stavolta era asciutto) fu superato in libera e valutato 7a.

La terza salita in libera (questa volta integrale) è del 27 e 28 luglio 2002, fatta dalle guide svizzere Denis Burdet e Nicolas Zambetti (Burdett è un esperto di salite big wall).

La quarta libera è opera di due sloveni, Andrej Grmovsek e Marko Lukic (che, ma potrei sbagliarmi di grosso, dovrebbe aver fatto la seconda libera della Desmaison-Mazeaud in Lavaredo - grazie Erik per la correzione). I due hanno salito la via ancora in due giorni nell'agosto del 2003, approfittando delle condizioni di incredibile "secchezza" di quell'anno (ma trovando di nuovo bagnato il diedro strapiombante bagnato!). L'intera via è stata salita a vista e senza resting se non alle soste.

Come da copione, Lukic ha ritenuto di commentare che solo i 350 metri dello scudo sono interessanti dal punto di visto di un climber di alto livello, e che la valutazione 7c per il diedro strapiombante probabilmente non sarebbe tale se il tiro fosse su una falesia. Ha quindi hanno rivalutato il tiro a 7b.
Ultima modifica di lucasignorelli il sab nov 05, 2005 16:35 pm, modificato 2 volte in totale.
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Messaggioda lucasignorelli » sab nov 05, 2005 12:49 pm

Matteo G. ha scritto:Sono assolutamente convinto che sia un parametro da re-inserire nelle topoguide. Perchè dopo Gaston Rébuffat ("Le 100 più belle...") nessuno ha più avuto il coraggio di indicare il tempo?
Eppure, se fate caso, a distanza di 30 anni sono ancora tempi più che attuali (nonostante l'evoluzione di tecniche e materiali). Anzi... la maggior parte della gente che oggi sale lungo lo Sperone Frendo (tanto per fare un esempio) non impiega certo 6-8 ore dalla terminale alla vetta (come indicato dal buon Gaston)... ben di più!


Hai ragione sulla re-introduzione dei tempi nelle guide (anche perchè stabilire un tempo "ragionevole" di percorrenza aiuta la preparazione di una salita), ma qui si pone il problema - qual'è un tempo ragionevole? Ai tempi di Rebuffat il problema era più semplice, perchè le vie erano meno frequentate, e il livello medio di chi tentava cose come la Frendo o la Walker era più consistente di adesso (nel senso che c'erano meno "assi", ma anche meno incompetenti - la valutazione non è mia, ma di un membro del PGHM di Chamonix). Per cui era facile, soprattutto per una guida come Rebuffat, decidere che in 6 o 8 ore si arrivava in cima alla Midi.

Adesso ci sono quelli (pochi) che ci riescono in 4 ore, e gli altri (la maggioranza) sono li che alle quattro del pomeriggio tavanano sulla cresta nevosa immersi nella neve molle fino alle ginocchia, perchè sono stanchi, perchè credevano che la via fosse più semplice, etc. etc. (e questo, come tu fai giustamente notare, nonostante materiali, tecnica, meteo affidabile - o forse proprio per questo?). Quale tempo si dovrebbe indicare in una guida? Quello "classico", quello medio attuale, quello normalmente utilizzato da bravi alpinisti (che è più basso di quello classico)... la scelta non è semplice.

Tanto per citare la MacIntyre, voi l'avete fatta in 14 ore, la cordata dei tuoi amici 11, Alex Lowe nel suo libro "Ice World" cita 12-16 ore come orario "medio", mentre Griffin nella guida dell'Alpine Club ne cita da 15 a 20... eppure la maggior parte delle ultime ripetizioni sono state fatte con uno o due bivacchi! Qual'è l'orario "ragionevole"? E qui la mia è proprio una domanda, perchè tu la via l'hai ripetuta, e quindi hai un'opinione autorevole a proposito

Per non parlare del discorso delle condizioni della viai, equipaggiamento etc., ma qui si finisce di andar "per prati"...
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Messaggioda erik. » sab nov 05, 2005 12:59 pm

lucasignorelli ha scritto:...la valutazione 7c per il diedro strapiombante probabilmente non sarebbe tale se il tiro fosse su una falesia. Hanno quindi rivalutato il tiro 7b.


.. :P :P :P :P fantastici i top climber.....riescono sempre a farmi sorridere...ma forse solo perchè questi gradi per me sembrano già abbastanza disumani! :wink:

P.S.
lucasignorelli ha scritto:(dovrebbe aver fatto la seconda libera della Desmaison-Couzy in Lavaredo)


Scusate O.T. ma solo per la precisione:la via fu salita dalla cordata Desmaison-Mazeaud nel '59 e fu dedicata da Desmaison alla memoria del suo compagno e grande amico Couzy... da qui il nome della via.
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Messaggioda Maurizio » sab nov 05, 2005 22:22 pm

Grazie Luca, ma avevo letto anche di un altro giovane francese che la fece a vista negli ultimi anni, forse prima di Lukich, o forse ricordo male. C'era il paginone doppio su Vertical con la foto del Pilier d'Angle, adesso me li risfoglio tutti :cry: e cerco di ritrovarlo.

ciao

Maurizio
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Messaggioda lucasignorelli » sab nov 05, 2005 22:32 pm

Maurizio ha scritto:Grazie Luca, ma avevo letto anche di un altro giovane francese che la fece a vista negli ultimi anni, forse prima di Lukich, o forse ricordo male. C'era il paginone doppio su Vertical con la foto del Pilier d'Angle, adesso me li risfoglio tutti :cry: e cerco di ritrovarlo.

ciao

Maurizio


Può essere - nel caso trovi i dati, mi fai un favore se li posti qui.
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Messaggioda dademaz » lun nov 07, 2005 12:42 pm

Maurizio ha scritto:Grazie Luca, ma avevo letto anche di un altro giovane francese che la fece a vista negli ultimi anni, forse prima di Lukich, o forse ricordo male. C'era il paginone doppio su Vertical con la foto del Pilier d'Angle, adesso me li risfoglio tutti :cry: e cerco di ritrovarlo.

ciao

Maurizio


anche a me sembra di ricordare quell'articolo di vertical! provo a guardare anch'io a casa!

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