A proposito del "modo corretto di usare il pannello"... probabilmente finche' si sta imparando ne esiste solo uno, cioe' mai arrampicarci da soli, sempre in compagnia di qualcuno che gia' si muove bene. A questa sola condizione, non e' per niente vero che il repertorio gestuale che si impara al pannello e' nullo. Anzi, secondo me si imparano molto meglio li' i gesti nuovi che non appesi come un salame a venti metri da terra, con l'amico forte in basso che cerca disperatamente di spiegarti a parole cosa bisogna fare. Certi passaggi devi provarli decine di volte prima di "sentire" che il tuo corpo ha imparato gli equilibri corretti, le posizioni giuste, il movimento efficace. Provare, non capirci nulla, riguardare l'amico che lo fa, riprovare, pensare "non ce la faro' mai", ascoltare i consigli... poi ad un certo punto qualcosa fa "click" e passi, come per magia. Sono convinto che questa procedura e' infinitamente piu' facile praticarla in una sala boulder (o ancora meglio sui massi naturali per chi li ha vicino a casa!) che non in falesia.
Poi siamo d'accordo, trasferire il tutto sulla roccia e' ancora un altro paio di maniche. Ovvio che se si fa boulder strapiombanti della tecnica di placca si impara poco o nulla. Ovvio anche che se si passa mesi ad arcuare sulle tacche di resina poi sui buchetti di Buoux non ci si stacca da terra. Pero', quando si affronta sulla roccia un terreno simile a quello su cui ci si e' allenati indoor, un trasferimento c'e' eccome! Chiaro, sulla roccia entrano in gioco mille altri fattori su cui bisogna lavorare sodo, come l'aspetto psicologico, la lettura, la continuita': in primavera mi becco regolarmente sberle sonore e mi sembra che il lavoro invernale al pannello sia stato strettamente inutile. Nel corso della stagione pero' arriva sempre il momento in cui devo fare un bloccaggio di spalla, una lolotte, un tallonaggio... e li' ringrazio l'amico pannello grazie al quale ormai mi sembrano normali movimenti che altrimenti reputerei fantascientifici!
Ciao,
Max