Bene, mi sembra che l'argomento è così vasto che ognuno divaga qui e là...per cui riesco solo a dare alcune risposte sparse:
a Cuorpiccino: sono andato a scalare abbastanza a lungo con Marco Mola, dunque credo di conoscerlo bene. Penso però che lui fece slegato i Nani Verdi (7a) e non Strenous (7c+). Potrei sbagliare, ma comunque a quei tempi lì non c'era nessuno che osava fare quelle vie slegato. Poi fece anche il Diedro del Mistero in Valle dell'Orco.
a yy, mi pare: efficacia per me è un'altra cosa, non è sinonimo di eleganza o di buono stile. Efficace è un arrampicatore che arrampica senza fronzoli e riesce a finalizzare bene le sue forze al risultato. Dunque non è che il bello stile sia sinonimo di efficacia, a volte ne è l'opposto. Io volevo dire che se 20 anni fa era importante avere un buono stile, oggi è più importante essere efficaci, e si è portati a considerare bravi arrampicatori coloro che lo riescono ad essere al massimo, spesso a discapito dello stile
a pf: io ho avuto modo di vedere all'opera molti forti arrampicatori. Da buon bastian cuntrari come sono, stavo attento alle piccole cose dei loro gesti, piuttosto che a ciò che stavano facendo. Ad esempio Legrand, in una finale di Serre Chevalier, riuscì a trovare un riposo impossibile e un movimento di ribaltamento che nessun altro concorrente immaginò. Vinse o no, non me lo ricordo. Ma questo la diceva lunga sulla sua classe.
Oltre al già citato Bernardi, di Edlinger mi impressionò la mobilità delle anche, che gli permetteva di aderire alla roccia quasi completamente. Di Berhault l'immenso repertorio gestuale. Manolo ha una scalata molto particolare. Sicuramente alcuni aspetti che normalmente non si colgono sono la sua incredibile forza nelle dita dei piedi (riuscì a fare un 7c di placca su buchetti con le ballerine sfondate, quelle che sembrano calze, non le cobra o le venom) e nelle dita delle mani. Lui ha un particolare modo di stringere le tacchette ed ha sicuramente sviluppato una sensibilità tattile superiore. Questa era completamente sconosciuta ai climber dell'ultima generazione, finchè non ritornò in auge il boulder. L'austriaco Kubista tratta una via come se fosse un rebus. Al primo giro lo vedi e sembra un handicappato, e pensi che non la farà mai, neanche al milionesimo tentativo, ma al secondo l'ha già fatta. Questo vuol dire che ha una capacità di memorizzazione e ottimizzazione dei movimenti eccezionale. Poi altra cosa particolare è che non si accontenta di fare un passaggio, vuole a tutti costi trovare il modo più facile di farlo! Altri climber francesi, tipo Yann Guesquiers, invece hanno una scalata senza fronzoli, ma terribilmente efficace. Sono scalatori che hanno chilometri di vie, per cui hanno un senso del ritmo (quello che diceva Fabio) estremamente sviluppato. Poi ho visto Calibani fare massi, e penso che tutti immaginino quale è la sua forza.
Insomma, tutto questo per dire che ogni climber è un caso a parte e che dire "si tiene" o "non si tiene" è sicuramente riduttivo.
Ci sono arrampicatori che solo con la grinta e la voglia di riuscire fanno cose incredibili.
a cuorpiccino nuovamente: lavorato e on sight sono due mondi completamente diversi. Credo che sia come parlare di Slalom Speciale e slalom gigante, magari ho detto una stronzata, però credo che in futuro si arriverà ad una specializzazione. Parlare di livello a vista e lavorato è un altro capitolo ancora, il classico ginepraio
ciao
Maurizio