arrampicata come arte marziale?

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda bradipo » mer gen 05, 2005 14:49 pm

Ma non tutte le arti marziali sono uguali, come non sono uguali tutte le scuole di una disciplina, come non sono uguali tutti gli insegnanti, come non sono uguali le realtà culturali nelle quali si muovono. Ci sono arti marziali esplicitamente esteriori e altre interiori; e questo sia in oriente che in occidente. Ha ragione Maurizio quando dice che bisognerebbe "vivere" esperienze in altri paesi è solo così che capisci che significano usi, consuetudini, modi di vivere e applicarli a ciò che fai. Il giusto equilibrio è proprio tra interno esterno, tra specifico e globale, tra bianco e nero, tra ying e yang appunto. L'animo non può vivere senza fisico e il fisico non può progredire senza l'animo.
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Messaggioda trivi » mer gen 05, 2005 14:50 pm

andre ha scritto:io ho fatto 5 anni di karate e devo dire che per un tipo come me che ama l'azione e l'avventura, sono stati anni di pura tortura... :twisted:

Non so chi abbia fatto o chi se ne intenda di questo sport, ma io trovavo ad esempio i "katà" noiosissimi e non erano di certo un modo per aumentare capacità mentali o fisiche...

con tutto il rispetto per chi lo pratica posso affermare: è una vera sola!
forse e può darsi, non avevo la mente aperta a questa disciplina o forse ero troppo piccolo per capire ma... non cambio opinione...

potrebbe comunque essere associato all'arrampicata, ma non a quella di oggi, a quella di qualche anno fa dove non si guardava il grado o la sicurezza, ma il puro piacere del sentirsi in armonia con la roccia e la natura ( vedi Gullich e Huber..) :wink:


A me invece i kata piacevano molto... Perchè cerchi sempre di migliorera il movimento e la mossa, per poi "concatenare" tutto il kata... Un pò come un boulder!
...E riempire la vita di vita, e non di attesa. (Buzz)

Ho qualcosa da dire, ma non so bene cosa
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Messaggioda andre » mer gen 05, 2005 14:50 pm

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Messaggioda andre » mer gen 05, 2005 14:53 pm

trivi ha scritto:
andre ha scritto:io ho fatto 5 anni di karate e devo dire che per un tipo come me che ama l'azione e l'avventura, sono stati anni di pura tortura... :twisted:

Non so chi abbia fatto o chi se ne intenda di questo sport, ma io trovavo ad esempio i "katà" noiosissimi e non erano di certo un modo per aumentare capacità mentali o fisiche...

con tutto il rispetto per chi lo pratica posso affermare: è una vera sola!
forse e può darsi, non avevo la mente aperta a questa disciplina o forse ero troppo piccolo per capire ma... non cambio opinione...

potrebbe comunque essere associato all'arrampicata, ma non a quella di oggi, a quella di qualche anno fa dove non si guardava il grado o la sicurezza, ma il puro piacere del sentirsi in armonia con la roccia e la natura ( vedi Gullich e Huber..) :wink:


A me invece i kata piacevano molto... Perchè cerchi sempre di migliorera il movimento e la mossa, per poi "concatenare" tutto il kata... Un pò come un boulder!


A me i "kaka" ( :lol: ) piacevano solo quando veniva il momento dell'urlo, dello sbraito vero e proprio!!
Sai, ero piccino piccino... :roll:
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Messaggioda yinyang » mer gen 05, 2005 14:56 pm

bradipo ha scritto:Ma non tutte le arti marziali sono uguali, come non sono uguali tutte le scuole di una disciplina, come non sono uguali tutti gli insegnanti, come non sono uguali le realtà culturali nelle quali si muovono. Ci sono arti marziali esplicitamente esteriori e altre interiori; e questo sia in oriente che in occidente. Ha ragione Maurizio quando dice che bisognerebbe "vivere" esperienze in altri paesi è solo così che capisci che significano usi, consuetudini, modi di vivere e applicarli a ciò che fai. Il giusto equilibrio è proprio tra interno esterno, tra specifico e globale, tra bianco e nero, tra ying e yang appunto. L'animo non può vivere senza fisico e il fisico non può progredire senza l'animo.


sono molto d'accordo con quanto scrivi e aggiungo: il viaggiare o meglio l'essere immersi in una cultura è ciò che manca probabilmente affinchè alcune indicazioni "orientali" abbiano effetto. Estirpare un uso o una tecnica dal suo ambito culturale la rendono sterile; penso che sia inutile insegnare un atteggiamento diverso utilizzando solo gli elementi che pensiamo facciano comodo, si perde l'intierezza del discorso da cui nascono; forse è per questo che le idee circolano da tanto come dice pabloj ma alla fine non se ne fa nulla, forse è proprio questa la differenza nelle scuole di arti marziali (quelle buone): che ti senti immerso in una cultura diversa e che ciò ti apre la mente davvero e sei pronto per una esperienza. Senza questa apertura verso il nuovo risulta tutto inutile :idea:
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Messaggioda pietrorrrago » mer gen 05, 2005 15:04 pm

Ho praticato judo per 10 anni e quello che mi aveva attirato era la mentalità che sembrava formare, calma, equilibrio e concentrazione.
Forse avevo un maestro particolare ma era riuscito ad appassionarci forse proprio perchè non aveva attegiamenti da "depositario dei misteri" e passavamo molto tempo a parlare di cose di tutti i giorni, di come era meglio comportarsi in varie situazioni della vita di tutti i giorni.
Questo ha molto influenzato la mia adolescenza, positivamente, non ci imponeva la disciplina ma ci insegnava l'autodisciplina.
Poi sono passato all'agonismo e tutto è cambiato.
L'impostazione "orientale" è sparita ed ha lasciato il posto ad un esasperata ricerca del risultato, ad ogni costo, si istigava l'aggressività per poi canalizzarla negli allenamenti e poi sull'avversario.
Qui si che la disciplina era ferrea ma l'umiltà era solo verso l'allenatore e non verso la vita.
Nonostante i risultati lusinghieri ho smesso, non mi piaceva quel modo di vivere.
Dopo qualche anno ho cominciato ad arrampicare ed ho avuto la fortuna di vivere gli anni della transizione, quando si cominciava a parlare di arrampicata sportiva, quando era meglio non volare nemmeno in falesia.
Li ho ritrovato il piacere dell'impegnarsi a fondo, soprattutto mentalmente, in un attività fisica senza però i vincoli di un attività codificata come un arte marziale.
Il judo (quello dei primi tempi) mi è stato utile nell'arrampicata perchè ho utilizzato l'autocontrollo che avevo imparato (ed ora perso) ma per quanto riguarda l'umiltà non penso sia trasponibile perchè quella dell'arte marziale e rigidamente imposta e quindi non "naturale", anzi spesso quando non si sente più l'imposizione dall'altro si tende a esagerare nel senso opposto.
Avendo avuto, come ho detto, un bravo, e forse anomalo, maestro ho avuto la fortuna di non avere questo problema ma molti amici che tiravano con me (non di naso) nella squadra agonistica li ho visti "perdere la strada" nella vita con atteggiamenti da bulli.
Ora le cose sono decisamente diverse (migliori o peggiori non so, non è questa la sede) e penso che per la maggiore si sia persa quella componente "mentale" dell'arrampicata, che tutto sia più "occidentale"; da qui dire se è un bene o meno non è facile, i tempi sono diversi e forse auspicare una maggiore "disciplina" in uno sport che deve la sua fortuna proprio alla sua completa libertà non è auspicabile.
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Messaggioda flaviop » mer gen 05, 2005 15:12 pm

Tempo addietro, prima degli allenamenti "sportivi",c'è stato un periodo dove l'arrampicata ha sfiorato l'oriente, non come arte marziale codificata, ma come scuola di pensiero ( che poi l'arte marziale è l'aplicazione visiva) chi si ricorda dei racconti di Bernard Amy, tra le mie conoscenze personali c'è stato Guerini che secondo me a miscelato molto bene l'aspetto fisico con l'aspetto mentale, ho visto fare degli esercizzi yoga che mi sembravano irreali (ho visto anche delle cose strane, fuori controllo, siamo sempre occidentali e a detta di tanti spingersi oltre puo essere pericoloso) lo stesso Dinoia praticava lo yoga anche se da un punto + fisico.
Gigi Mario e il suo approccio zen.
Secondo me l'arrampicata puo essere paragonata ad un'arte marziale e come un'arte marziale puo essere travisata, noi occidentali vediamo l'arte marziale + come uno sport che non la visualizazione di un pensiero.
SEM AL MUND EN DU E V'UN ME STA SUI BALL!
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Messaggioda cuorpiccino » mer gen 05, 2005 15:13 pm

La classifica mondiale permanente autocertificata su 8a.nu è molto occidentale :lol:
Il più grande alpinista è quello che si diverte di più
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Messaggioda bradipo » mer gen 05, 2005 15:20 pm

pietrorago ha scritto:Ho praticato judo per 10 anni e quello che mi aveva attirato era la mentalità che sembrava formare, calma, equilibrio e concentrazione.
Forse avevo un maestro particolare ma era riuscito ad appassionarci forse proprio perchè non aveva attegiamenti da "depositario dei misteri" e passavamo molto tempo a parlare di cose di tutti i giorni, di come era meglio comportarsi in varie situazioni della vita di tutti i giorni.
Questo ha molto influenzato la mia adolescenza, positivamente, non ci imponeva la disciplina ma ci insegnava l'autodisciplina.
Poi sono passato all'agonismo e tutto è cambiato.
L'impostazione "orientale" è sparita ed ha lasciato il posto ad un esasperata ricerca del risultato, ad ogni costo, si istigava l'aggressività per poi canalizzarla negli allenamenti e poi sull'avversario.
Qui si che la disciplina era ferrea ma l'umiltà era solo verso l'allenatore e non verso la vita.
Nonostante i risultati lusinghieri ho smesso, non mi piaceva quel modo di vivere.
Dopo qualche anno ho cominciato ad arrampicare ed ho avuto la fortuna di vivere gli anni della transizione, quando si cominciava a parlare di arrampicata sportiva, quando era meglio non volare nemmeno in falesia.
Li ho ritrovato il piacere dell'impegnarsi a fondo, soprattutto mentalmente, in un attività fisica senza però i vincoli di un attività codificata come un arte marziale.
Il judo (quello dei primi tempi) mi è stato utile nell'arrampicata perchè ho utilizzato l'autocontrollo che avevo imparato (ed ora perso) ma per quanto riguarda l'umiltà non penso sia trasponibile perchè quella dell'arte marziale e rigidamente imposta e quindi non "naturale", anzi spesso quando non si sente più l'imposizione dall'altro si tende a esagerare nel senso opposto.
Avendo avuto, come ho detto, un bravo, e forse anomalo, maestro ho avuto la fortuna di non avere questo problema ma molti amici che tiravano con me (non di naso) nella squadra agonistica li ho visti "perdere la strada" nella vita con atteggiamenti da bulli.
Ora le cose sono decisamente diverse (migliori o peggiori non so, non è questa la sede) e penso che per la maggiore si sia persa quella componente "mentale" dell'arrampicata, che tutto sia più "occidentale"; da qui dire se è un bene o meno non è facile, i tempi sono diversi e forse auspicare una maggiore "disciplina" in uno sport che deve la sua fortuna proprio alla sua completa libertà non è auspicabile.


APPUNTO! L' essere per forza materiali, arrivare per forza ad un risultato è titpicamente occidentale e si perde molto della bellezza delle situazioni sia su roccia sia in altri campi. Purtroppo (!?) siamo occidentali e possiamo solo con molta difficoltà cercare di crearci il nostro mondo (che non sarà mai quel mondo!) e cercare così di avvicinarci, di capire, ma soprattutto di cercare di essere molto più sensibili e aperti!
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Messaggioda pietrodp » mer gen 05, 2005 16:32 pm

cuorpiccino ha scritto:.... In questo variegato caleidoscopio che è il mondo dell'arrampicata, alcune cose potrebbero essere viste come molto "occidentali" (scavare le prese ad esempio) e altre come molto orientali (lo spazzolino tra i denti, non usare i rinvii già messi, non segnare le prese).
Poi mi vengono in mente gli spit e l'arrampicata clean tipica inglese, le salite lunghe "tread" e le vie spittate "multipitch".
Questo solo per dire che anche il mondo occidentale (come quello orientale) è variegato negli approcci.
...


La vedo come Cuorpiccino: ovvero secondo me ha poco senso una distinzione tra oriente e a occidente in arrampicata, dato che gia' qui da noi esistono tante e tali approcci e sfaccettature da rendere davvero difficile l'individuazione e la definizione di un modo "occidentale" dell'arrampicata. Ho conosciuto occidentali piu' orientali degli orientali nel confronto con l'arrampicata...
Leo Houlding e' 10 volte piu' zen di Hirayama. :wink:
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Messaggioda Maurizio » mer gen 05, 2005 17:10 pm

flaviop ha scritto:Tempo addietro, prima degli allenamenti "sportivi",c'è stato un periodo dove l'arrampicata ha sfiorato l'oriente, non come arte marziale codificata, ma come scuola di pensiero ( che poi l'arte marziale è l'aplicazione visiva) chi si ricorda dei racconti di Bernard Amy, tra le mie conoscenze personali c'è stato Guerini che secondo me a miscelato molto bene l'aspetto fisico con l'aspetto mentale, ho visto fare degli esercizzi yoga che mi sembravano irreali (ho visto anche delle cose strane, fuori controllo, siamo sempre occidentali e a detta di tanti spingersi oltre puo essere pericoloso) lo stesso Dinoia praticava lo yoga anche se da un punto + fisico.
Gigi Mario e il suo approccio zen.
Secondo me l'arrampicata puo essere paragonata ad un'arte marziale e come un'arte marziale puo essere travisata, noi occidentali vediamo l'arte marziale + come uno sport che non la visualizazione di un pensiero.


Beh, Flavio ha risposto con le parole con cui volevo ribattere all'intervento di Fokozzone. Il Nuovo Mattino e annessi e connessi è notoriamente molto più orientale di tutto quanto c'era prima...

Ma leggendo quanto scrivete mi sembra che ci sia un po' di confusione su quelli che vengono definiti "aspetti mentali" dell'arrampicata. Uno si immagina la meditazione yoga, ma in realtà è un mondo ben più complesso

Prendiamo ad esempio yingyang che dice:

"a proposito di questo invece mi viene da dire che fino ad ora, cioè in 2 anni e mezzo di arrampicata, la mia preparazione è stata esclusivamente occidentale, nel senso che ho provato ad imparare ad arrampicare in modo iper-razionalistico (approccio riduzionisitico), ovvero in termini di peso da spostare, baricentro da controllare, tutto sotto la luce meccanicistica (a volte mi sembra di essere tornato a fare l'esame di meccanica razionelae )

adesso mi sento ad un punto morto perchè il maggiore ostacolo che sento non è nella teoria degli spostamenti di peso, non è nella forza che per ora basta e avanza...il problema è nella testa e vorrei sperimentare un approccio diverso...olistico (orientale?)...per ora però non so come fare, ci sto pensando... "

yy è evidentemente arrivato ad un punto in cui, per progredire, deve risolvere dei nodi che, si rende giustamente conto, non sono fisici.
Dunque cerca di fare un autoanalisi, per scoprire cosa deve fare, in che direzione andare, ma da solo non ci riesce. Per questo lo scrive in questo forum, perchè spera che qualcuno gli indichi la strada.
Il suo problema rientra nella sfera cosidetta "mentale"

Molti di questi nodi, che impediscono ai più un miglioramento deciso, sono di carattere motivazionale. Anche Jolly, noto sostenitore dell'allenamento di forza, lo sostiene.
Ogni individuo, dico io da tempo, è un caso a se'. Si trova ad inserire l'arrampicata nella sua vita, una passione che ha inevitabilmente degli alti e bassi, dei momenti di euforia e delle crisi. Il riuscire o no dipende da quanto posto egli dedicherà a questa passione, dalla "forza" di questa (che viene chiamata appunto motivazione), e da come canalizzerà le sue energie. Il riuscire o meno a gestire queste risorse, fa parte della sfera mentale, per questo lo yoga può tornare utile.

Per cui, pensare al lato orientale dell'arrampicata non sono "seghe" (c'è sempre qualcuno che tira in ballo questo termine), ma è piuttosto il cercare di non essere superficiali. Per chi prende con serietà l'arrampicata, e non solo come svago, l'analisi di questi aspetti mi pare fondamentale.

ciao

Maurizio
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Messaggioda pabloj » mer gen 05, 2005 18:14 pm

Hey, guarda che dopo la parola "seghe" ho anche scritto:
Certo l'accento sul mentale, su una certa introspezione etc. erano e sono interessanti e utili anche in pratica, ma secondo me ci si arriva anche senza arti marziali.

Quindi sul non essere superficiali, mentale etc. sono abbastanza d'accordo con te, semplicemente non vedo il motivo di tirare ogni volta in ballo l'oriente.
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Messaggioda Fokozzone » mer gen 05, 2005 18:43 pm

Maurizio ha scritto:
Molti di questi nodi, che impediscono ai più un miglioramento deciso, sono di carattere motivazionale. Anche Jolly, noto sostenitore dell'allenamento di forza, lo sostiene.
Ogni individuo, dico io da tempo, è un caso a se'. Si trova ad inserire l'arrampicata nella sua vita, una passione che ha inevitabilmente degli alti e bassi, dei momenti di euforia e delle crisi. Il riuscire o no dipende da quanto posto egli dedicherà a questa passione, dalla "forza" di questa (che viene chiamata appunto motivazione), e da come canalizzerà le sue energie. Il riuscire o meno a gestire queste risorse, fa parte della sfera mentale, per questo lo yoga può tornare utile.

ciao

Maurizio


Il fatto che per approfondire una qualsiasi disciplina occorrano impegno e motivazione, che vadano oltre l' immediato, direi che sia scontato. Nell' arte marziale se ne fa un programma, nell' arrampicata lo si sottointende.
Tuttavia direi che questo atteggiamento venga a monte sia dell' arrampicata, sia dell' arte marziale e in questo senso direi che i "musi gialli" :wink: non hanno tutti questi grandi insegnamenti da darci.
L' arrampicata ha in più un aspetto ludico, che non mi sento affatto di condannare, e che può regalare soddisfazioni anche a chi non abbia tempo e voglia di farne una "via", un sistema di crescita personale o sportiva.

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Messaggioda grizzly » mer gen 05, 2005 21:06 pm

Vorrei limitarmi a dir qualcosa su due aspetti sorti dai topic. Umiltà e aspetto mentale.
Questa cosa dell?umiltà, è già un po? che la sento ripetere, ma non l?ho ancora ben intesa? cosa volete dire con il fatto di dover essere umili?
Umiltà è l?essere modesto, riservato, non orgoglioso e superbo, può voler dire assumere anche un atteggiamento riverente e sottomesso.
Tutte cose che afferro a livello di rapporti interpersonali? ma nei confronti di una disciplina sportiva? Marziale o meno?
Devo intendere che se qualcuno può inorgoglirsi forse su di un terzo grado? può esserci chi per carattere fa il settimo in montagna e riservatamente se lo tiene per sé, magari però è orgoglioso dentro di sé? quantomeno deve averne ottenuta una intima soddisfazione.
Si vuol dire che l?atteggiamento caratteriale incida sulla prestazione? Un tipo eccessivamente poco sottomesso non farà mai l?ottavo grado?
O si pensa che l?esser umile nei confronti della montagna, della via, del passaggio (!!) modifichi il passaggio stesso?
Tutto l?orgoglio individuale eventualmente in eccesso, secondo me, son sicuro che prima o poi lo raspa via chi ha la suprema indifferenza per l?atteggiamento mentale, cioè la montagna stessa? e son le famose bastonate sulle orecchie? più o meno note a tutti, senza dover preventivamente far atti di modestia? verso le rocce, le prese? o forse verso chi fa l?otto ci più?
Più che di umiltà io parlerei forse di pazienza nell?allenamento, consapevolezza delle proprie forze e delle proprie capacità, conoscenza dei propri limiti e di come si possa lavorare per superarli.

Sul mentale, secondo me la questione è relativa al consapevolezza che si ha nei confronti delle proprie capacità.
Se vado su una via di II grado son totalmente all?interno dei mie limiti, certo c?è sempre l?imprevisto, ma quello a quei livelli e assimilabile all?imprevisto che può accadere attraversando la strada, quindi la mente non comincia a ruminare?
Salendo nelle difficoltà, che non sono solo attinenti al grado di arrampicata, si comincia ad arrivare sempre più vicini al proprio limite di capacità, che sono date queste dall?allenamento, dal fatto di aver già superato o meno difficoltà equiparabili, ecc? all?ora comincia a essere determinante anche l?aspetto cosiddetto mentale, ossia oltre al puro gesto fisico, si aggiunge un?altra componente, costituita da molti fattori: la paura di cadere, l?insicurezza sulle protezioni piazzate, l?insicurezza sull?itinerario, l?aleatorietà della risposta che il proprio fisico-mente fornirà di fronte a qualcosa di nuovo.
Però tutto ciò, o molte di queste componenti, nell?arrampicata sportiva, che determinano l?aspetto mentale, sono sempre abbastanza circoscritte, e ciò fa si che si possa provare una via molto al di sopra del proprio grado di capacità, senza che intervenga preponderante l?aspetto mentale. Posso provare anche un 7c, pur sapendo quasi certamente in anticipo di volare? se ho gli spit ben piazzati e la certezza di calarmi su fittoni che tengono un elefante.
Ora è pur vero che comunque se non si è mai volato (per prendere come es. questa componente) permane una insicurezza anche verso il fittone, lo spit? ma questo rientra in un discorso di allenamento? a volare, di allenamento al sentire l?attimo di quando effettivamente si sta per volare. Quindi la componente mentale: paura di volare, in un discorso all?interno dell?arrampicata sportiva (e non), rientra in un più ampio quadro di allenamento delle proprie capacità complessive. L?allenamento non è nient?altro che la costante ripetizione, fisico-mentale, di determinate situazioni, ossia l?allenamento è abitudine, adattamento a svolgere determinate acrobazie.
Quando la mente è eccessivamente all?erta, tesa, dubbiosa, vuol dire che trova qualche novità si è arrivati al limite della consapevolezza delle proprie capacità e diventa sospettosa, incerta, esitante, questo senz?altro può abbassare il livello delle proprie capacità motorie, ci si può anche paralizzare? ma non è un ?mistero mentale?. E? mancanza di allenamento, di abitudine a operare in determinate situazioni, al limite delle proprie capacità complessive.
Da qui l?esigenza, per progredire, di lavorare consapevolmente sempre al limite delle proprie capacità, e questo vale sia in oriente che in occidente?
Comunque il discorso è interessante e vasto. Merita l?analisi anche approfondita. Anche sulla motivazione?
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Messaggioda trivi » mer gen 05, 2005 21:15 pm

grizzly ha scritto:Vorrei limitarmi a dir qualcosa su due aspetti sorti dai topic. Umiltà e aspetto mentale.


Per fortuna che ti sei limitato! :lol: :cry:
Comunque mi trovo abbastanza d'accordo con te...Secondo me come umiltà però si intende l'avvicinarsi con rispetto alla via, o al qualsivoglia progetto che si intenda affrontare...
...E riempire la vita di vita, e non di attesa. (Buzz)

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Messaggioda pietrorrrago » mer gen 05, 2005 22:44 pm

trivi ha scritto:
grizzly ha scritto:Vorrei limitarmi a dir qualcosa su due aspetti sorti dai topic. Umiltà e aspetto mentale.


Per fortuna che ti sei limitato! :lol: :cry:
Comunque mi trovo abbastanza d'accordo con te...Secondo me come umiltà però si intende l'avvicinarsi con rispetto alla via, o al qualsivoglia progetto che si intenda affrontare...


Io penso che l'umiltà sia da intendersi verso se stessi non tanto verso gli altri o verso la parete,forse per come la vedo io la parola giusta sarebbe onestà.
Bisogna essere consapevoli dei propri limiti, vederli e analizzarli con onestà per poi superarli.
Un grande nemico in questo è la "scusologia" nella quale spesso ecceliamo per non ammettere che quel passaggio non lo abbiamo tentato perchè avevamo paura di non riuscire a farlo e nel contesto attuale ci si vergogna della paura e invece di accettarla e controllarla ci si lascia sopraffare per poi trovare mille cause dieverse per dire soprattutto a se stessi che in fin dei conti si è stati bravi lo stesso.

Ecco forse l'umiltà di riconoscere verso se stessi di essere delle mezze seghe (se lo si è) a prescindere dal grado che si sale (puoi essere una mezza sega anche se fai l'8b se i tuoi limiti potrebbero essere oltre e non li tenti nemmeno)

P.S.-Io per esempio potrei fare il 7c ma ho le vertebre rotte, una spalla distrutta, le ginocchia andate, il tallone destro rovinato, la tendinite a 4 dita, sono piccolo, sono vecchio, ho gli occhi azzurri e quindi mi da fastidio il sole, sono miope e non ci vedo bene quando c'è nuvolo, se c'è umido mi fanno male le giunture, se c'è secco la pelle delle dita si rompe, se la gente mi guarda mi vergogno, se non ho pubblico non sono motivato, le scarpette sono da risuolare, ieri ho mangiato pesante, se mi fa sicura Aiò ed è troppo lasca, se mi fa sicura Lino è troppo corta, se mi fa sicura Montre è troppo distratto,.................at libium :wink: :lol:
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Messaggioda flaviop » mer gen 05, 2005 23:48 pm

Comunque vedo che tutti interpretano il fatto di usare una metodologia "orientale" o mentale, tesa solo ad elevare il proprio limite.
Gia di per se allora siamo tagliati fuori, miglioreremo esteriormente, ma sapremmo godere di questi risultati? un approccio dove il godere della salita va oltre la difficolta portera sicuramente a un innalzamento della difficolta con gioia, non con l'astio che si vede ultimamente in falesia, si arrampica mica si va in guerra.
Una delle cose più difficili da capire delle discipline orientali è il non fare, certo è da interpretare,ognuno ci puo vedere quello che vuole, ma il concetto del non dover fare porta sicuramente molto avanti.
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Messaggioda bradipo » ven gen 07, 2005 10:44 am

Io penso che finchè si continua a parlare di gradi non si centra il problema 8O . Si tratta si tratta di un approccio diverso; la maggior parte (ma ancora anche io!!!) pensa al grado come qualcosa da raggiungere e non a qualcosa che ti dice a che punto sei di difficoltà. Approccio orientale??? Chi mi dice cos'è l'oriente? come vivono i "musi Gialli"??? Solo chi è stato li ha vissuto con loro anni, oppure chi ha contatti con qualche orientale (veramente orientale!!!) può apprendere cosa significa essere orientale. Ma ci vuole mooolto tempo per fare questo percorso. Molto!!! Io personalmente posso consigliare a YY una bella scuola di tai chi quan con approfondimenti di ci kung (anzi sarebbe meglio prima approfondire il ci kung e poi l'arte esteriore del tai chi); io ho intrapreso questa cosa e devo dire che tante cose che davo per scontate (tipico comportamento occidentale) non lo sono! :wink: Trovati una scuola con insegnanti cinesi che ti inseriscono in quel mondo e svilupperai sensibilità a non finire. Imparerai a respirare correttamente, a non usare la "stupida" forza ma quella intelligente, a muoverti correttamente ad assumere posture corrette, e tutto questo al di là dell'arrampicata: diventa un modo di vivere!! Certo è anche vero che tanti che iniziano una cosa del genere smettono presto; se non l'affronti bene e con determinazione giusta sembra che vai a perdere tempo. Tornando all'arrampicata molti soprattutto statunitensi (hill-davis) ma anche italiani (Mario-Caruso) fanno uso di questo "stupefacente" che chiamasi arti orientali; ma non lo fanno così solo per fini verticali...è un modo di vivere, di concepire la vita di tutti i giorni. Appunto ying e yang, esteriore e interiore; cura e sviluppa il tuo fisico ma anche l'animo e unisci i due con la scioltezza e la sensibilità.
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Messaggioda yinyang » ven gen 07, 2005 14:48 pm

bradipo ha scritto:Io personalmente posso consigliare a YY una bella scuola di tai chi quan con approfondimenti di ci kung (anzi sarebbe meglio prima approfondire il ci kung e poi l'arte esteriore del tai chi);


grazie bradipo, darò un'occhiata :wink:
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Messaggioda Maurizio » ven gen 07, 2005 16:32 pm

Ciao, vorrei dire una cosa sull'umiltà.

Che oggi ci sia un atteggiamento poco umile (rispetto a 10/20 anni fa) è fuor di dubbio. Poca umiltà nei confronti di quello che si fa, cioè siamo abituati (sempre rispetto ad una volta) a pretendere ed ottenere tutto e subito. Ma questo un po' in tutte le cose. Così chi inizia pretende subito di fare il 6a, e la domenica dopo vuole fare il 6a+ e così via. Se uno va in palestra e si allena, pretende di migliorare, e se non migliora nel numero, cioè in maniera quantitativa e oggettiva, non è contento e rischia di perdere la motivazione. Questo intendo io per mancanza di umiltà.

In alpinismo le cose sono diverse. Da sempre il gioco è stato quello di trovare il sottile equilibrio tra osare e rinunciare, e credo che sia ancora così oggi. Il vecchio luogo comune che vuole l'alpinismo come scuola di vita, penso si riferisca proprio a questo concetto, che è poi quello che permette di portare la pelle a casa :? :D

ciao

Maurizio
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