un'altra bella stangata...

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Messaggioda Sbob » lun set 03, 2012 6:19 am

il.bruno ha scritto:in ogni caso, non vedo il nesso con quale regime governi: sono "diritti" che esistono perchè i libici sono seduti su un mare di petrolio, per cui si possono permettere un sacco di cose senza muovere un dito.

Con la differenza che in Libia il reddito da quel petrolio veniva bene o male redistribuito, conquistandosi la prima posizione in Africa nell'indice di sviluppo umano.

Anzi, credo che la cosa che ha reso Gheddafi un malvagio dittatore sia stata la nazionalizzazione del petrolio. Mica come quei bravi governanti democratici dei sauditi.
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Messaggioda Kinobi » lun set 03, 2012 8:36 am

Sbob ha scritto:
il.bruno ha scritto:in ogni caso, non vedo il nesso con quale regime governi: sono "diritti" che esistono perchè i libici sono seduti su un mare di petrolio, per cui si possono permettere un sacco di cose senza muovere un dito.

Con la differenza che in Libia il reddito da quel petrolio veniva bene o male redistribuito, conquistandosi la prima posizione in Africa nell'indice di sviluppo umano.

Anzi, credo che la cosa che ha reso Gheddafi un malvagio dittatore sia stata la nazionalizzazione del petrolio. Mica come quei bravi governanti democratici dei sauditi.



Calma...
Aspetta a dire che magari si rimpiagere Gheddafi. Lo avevo già detto io, ed una persona (forse due) mi ha "leggermente offeso" su questo sito. Potrebbe capitare la stessa cosa a te
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:D :D :D :D :D
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Messaggioda PIEDENERO » lun set 03, 2012 17:30 pm

visto che anche la Signora Angela la pensa così:

http://www.corriere.it/economia/12_settembre_03/merkel-attacca-mercati_30e5b7dc-f5d6-11e1-b714-22a5ae719fb5.shtml

cosa aspettano a fare qualche cosa per arginare il potere dominante
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Messaggioda El Rojo » lun set 03, 2012 18:31 pm

l'Ecuador non paga il debito.

Come accaduto in Islanda, anche in Ecuador il popolo, guidato dal presidente Rafael Correa, si è rifiutato di pagare il debito. Una commissione appositamente istituita l?ha dichiarato illegittimo in quanto si trattava di un prestito che faceva gli interessi esclusivi di banche e multinazionali e non del paese che avrebbe dovuto aiutare.


[youtube]http://www.youtube.com/v/chpcC-7Zkuw&feature=related[/youtube]
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Messaggioda Kinobi » lun set 03, 2012 18:45 pm

El Rojo ha scritto:l'Ecuador non paga il debito.

Come accaduto in Islanda, anche in Ecuador il popolo, guidato dal presidente Rafael Correa, si è rifiutato di pagare il debito. Una commissione appositamente istituita l?ha dichiarato illegittimo in quanto si trattava di un prestito che faceva gli interessi esclusivi di banche e multinazionali e non del paese che avrebbe dovuto aiutare.



http://www.ft.com/intl/cms/s/0/7170e224 ... z25QQvUNCT

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?The new constitution grants the rights to everything,? Mr Crespo said. ?Now all Ecuadorians have a right to a pension even though they didn?t contribute during their working life to a fund. If you consider all the things written in the constitution, Ecuador is technically broke. It has cash but too many promises.?

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Until the onset of the global financial crisis, Ecuador was awash with cash generated by the commodities boom. Oil accounts for more than half of its total exports and the sharp fall in prices has hit the Open nation hard. Remittances, which accounted for 7 per cent of gross domestic product last year, have also slumped as workers in the US and Europe are laid off.
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Messaggioda El Rojo » lun set 03, 2012 19:02 pm

Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all?Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l?Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all?Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo.Tassa i produttori di foglie di coca e offre all?Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate.
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Messaggioda il.bruno » lun set 03, 2012 19:55 pm

il mondo fa passi da gigante.
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Messaggioda MarcoS » mar set 04, 2012 10:22 am

...verso il baratro, ma certamente non a causa di honduras & co.

tornando un po' verso casa, interessanti prospettive. Vedremo che succederà, temo che il pessimismo sia di rigore, comunque :mrgreen: .

http://www.rischiocalcolato.it/2012/09/lultimo-insulto-di-un-banchiere-centrale-la-trappola-di-mario-drghi.html

http://www.rischiocalcolato.it/2012/09/mes-leuropa-ha-varato-la-novella-istituzione-hitleriana.html

http://www.altrenews.com/2012/09/questo-e-il-tuo-premier.html
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Messaggioda il.bruno » mar set 04, 2012 10:32 am

no be', mi riferivo alla nazionalizzazione della produzione di coca.
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Messaggioda Kinobi » mar set 04, 2012 11:45 am

il.bruno ha scritto:no be', mi riferivo alla nazionalizzazione della produzione di coca.

E' una attività remunerativa. Lo reputo giusto.
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Messaggioda El Rojo » mar set 04, 2012 14:22 pm

L?anno 1992 fu davvero un anno cruciale per il destino del nostro paese, tant?è vero che quando Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l?incontro sul panfilo, con il decreto 333 dell?11 luglio trasformò in SpA le aziende di Stato IRI, ENI, INA ed ENEL e mise in liquidazione l?Egam. In quell?anno, quando Amato dovette far fronte alla speculazione contro la Lira di Soros, utilizzò 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d?Italia, dopo avere operato un prelievo forzoso dell?8 per mille dai conti correnti degli italiani. Sempre in quell?anno mise in liquidazione l?Efim, le cui controllate passarono all?IRI e trasformò le FS in SpA. Sempre nel 1992 Draghi, Direttore del Tesoro preparò la Legge Draghi che entrerà in vigore nel 1998 con il governo Prodi e si predispose una legge per permettere la trattativa privata nella cessione dei beni pubblici qualora fosse in gioco ?l?interesse nazionale??.
Prodi, che dal 1990 al 1993 fu consulente della Unilever e della Goldman Sachs, quando nel maggio del 1993 ritornò a capo dell?IRI riuscì a svendere la Cirio Bertolli alla Unilever al quarto del suo prezzo e a collocare le azioni che le tre banche pubbliche, BNL (diventanta della BNP Paribas), Credito italiano e Comit detenevano in Banca d?Italia, privatizzando il 95% della stessa. Indovinate chi scelse come "Advisor"?
Uomini della Goldman, nel senso che vi hanno lavorato sono, oltre a Costamagna e Prodi, Monti (catapultato alla carica di Commissario), Letta, Tononi e naturalmente Draghi. Sicuramente ce ne sono altri; molti nostri uomini politici se non lavorano per la Goldman, lavorano per l'FMI, come Padoa Schioppa, presidente della BEI, Banca europea per gli Investimenti.



Acqua e energia, autostrade e banche: dopo la privatizzazione le ex aziende pubbliche hanno aumentato la capacità di generare profitti. Ma è un effetto legato più agli aumenti delle tariffe, le più alte in Europa, che non al recupero di efficienza. È l'analisi della Corte dei Conti che lancia un monito anche guardando al futuro: con le prossime privatizzazioni, a partire da Tirrenia e Fincantieri, e poi più avanti quando sarà il turno di Poste, Poligrafico, e Sace, bisogna evitare di ricadere nel modello Alitalia: costi altissimi per i contribuenti e obiettivi incerti. Il governo - spiegano i magistrati contabili nel rapporto su «obiettivi e risultati delle operazioni di privatizzazione di partecipazioni pubbliche» - dovrebbe definire «una strategia aggiornata di medio termine» e superare così «incertezze e contraddizioni». Va poi messo ordine nelle forme con cui lo Stato garantisce la presenza pubblica nei settori strategici, dalla Golden Share a privatizzazioni solo formali: servono nuovi strumenti ed è necessario fare chiarezza sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti (e della presenza delle Fondazioni bancarie nel suo azionariato) e di Fintecna.


[youtube]http://www.youtube.com/v/t_ssGy0LXo0[/youtube]
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Messaggioda MarcoS » mar set 04, 2012 15:37 pm

il.bruno ha scritto:no be', mi riferivo alla nazionalizzazione della produzione di coca.


lo stesso. se pensi a come, dagli anni 50, CIA & co, baluardi del mondo libero si siano finanziate con il traffico di eroina, che peraltro continua alla grande dall'afghanistan occupato... (rimettendo peraltro in piedi il business che i taliban avevano praticamente stroncato..).
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Messaggioda El Rojo » lun set 10, 2012 21:57 pm

Coloro che utilizzano il dollaro fuori degli Stati Uniti pagano, costantemente, un tributo agli Stati Uniti. Questo consiste in un?inflazione di 1,25 milioni di dollari al minuto. E? il risultato della rapida crescita del debito estero degli Stati Uniti. La metà delle loro importazioni è semplicemente aggiunta al debito estero, ed è pagata dai detentori di dollari all?estero attraverso l?inflazione.
Inoltre, questi detentori non sembrano consapevoli che il corso del dollaro, che contemplano, non è nulla più di una facciata danneggiata. Se non comprendono ciò che la tiene ancora in piedi, rischiano che questa esploda loro in faccia, tutta ad un tratto.
Nel frattempo, ben camuffato, il dollaro è al centro di diversi conflitti degli Stati Uniti.
1. DOMANDA MONDIALE DI DOLLARI.
Sino al 1971: dollaro = oro.
Sino al 1971 ogni dollaro americano rappresentava un peso fisso in oro. Gli Stati Uniti disponevano di enormi riserve auree, che ricoprivano la totale quantità dei dollari messi in circolazione. Quando le banche estere avevano più dollari di quanti ne volessero, potevano scambiarli con l?oro. Questa era la ragione più importante per cui il dollaro era accettato in tutto il mondo.
Dal 1971: il petrolio dell?OPEC è pagato in dollari.
Nel 1971 il valore del dollaro è stato separato dal peso in oro. Fu una misura di destrezza del presidente Nixon. La guerra del Vietnam aveva svuotato le casse dello Stato. Gli Stati Uniti avevano battuto più dollari di quanti potessero sostenerne le loro riserve auree. Da allora, il valore del dollaro è determinato dalla legge della domanda e dell?offerta sui mercati di scambio.
A quell?epoca gli Stati Uniti producevano ancora abbastanza petrolio per le loro necessità: per proteggere le loro industrie petrolifere, avevano posto dei limiti all?importazione. In cambio dell?eliminazione di detti limiti, i paesi dell?OPEC promettevano di non vendere petrolio se non in dollari. Già all?epoca il dollaro era la moneta più utilizzata nel commercio mondiale: nulla di speciale, quindi?
Tutti i Paesi hanno bisogno di dollari.
Dal 1971 tutti coloro che desideravano importare petrolio dovevano, prima, acquistare dollari [1]. Ed ecco che la festa ha inizio per gli Stati Uniti. Pressoché tutti hanno bisogno di petrolio, quindi tutti vogliono dollari.
I compratori di petrolio del mondo intero forniscono i loro Yen, Corone, Franchi, ed altre valute. In cambio, ricevono dollari, con i quali possono acquistare petrolio nei paesi dell?OPEC. In seguito, i paesi dell?OPEC spenderanno questi dollari. Beninteso, essi potranno spenderli negli Stati Uniti, ma, ugualmente, in tutti gli altri paesi del mondo. In effetti, tutti vogliono dollari, e tutti avranno, di nuovo, bisogno di petrolio.
2. ACQUISTI GRATUITI PER GLI STATI UNITI.
Il primo beneficio per gli Stati Uniti.
In questo commercio di petrolio, c?è bisogno di una notevole quantità di dollari. Molti di questi dollari non servono se non nel ciclo esterno agli Stati Uniti, ovverosia fra gli altri paesi del mondo ed i paesi dell?OPEC.
All?inizio, non esistevano abbastanza dollari per fare questo. Dovevano essere stampati negli Stati Uniti [2]. Questo costava loro carta, ed inchiostro verde. In seguito, questi dollari dovevano essere messi a disposizione all?estero, là dove i compratori di petrolio ne avevano bisogno. Ed è così che arriva il gigantesco beneficio. In effetti, non esiste che un modo per mettere questi biglietti nuovi di zecca a disposizione all?estero: che gli stati Uniti portino a termine degli acquisti utilizzandoli. E poiché questa quantità di dollari resta in permanenza in uso all?estero, gli Stati Uniti non forniscono nulla in cambio. I loro acquisti sono, pertanto, gratuiti!
Questi acquisti gratuiti si susseguono. Mentre c?è bisogno di più dollari nel commercio di petrolio, per crescita di prezzi o di volume, si verificano benefici per gli Stati Uniti.
Ciò non si limita alle crescite nel commercio mondiale di petrolio, ma vale, ugualmente, per l?utilizzo del dollaro nel restante commercio mondiale. La globalizzazione, il libero commercio mondiale, la privatizzazione mondiale dei servizi pubblici, come per esempio il servizio di gas, acqua, elettricità, telefonia e trasporti pubblici, inghiottono quantità enormi di dollari. E? ogni volta una quantità maggiore di dollari che sparisce ai quattro angoli del globo. E, in primo luogo, ciò significa, ogni volta, acquisti gratuiti per gli Stati Uniti!
Debito.
Evidentemente questo implica che gli Stati Uniti creino debiti, con tutti questi acquisti gratuiti. Infatti, un giorno, l?estero potrebbe venire a fare acquisti negli Stati Uniti, con tutti questi dollari, e gli Stati Uniti dovranno, allora, fornire qualcosa in cambio.
Bilancio commerciale.
Per non correre rischi, gli Stati Uniti dovranno aver cura di conservare in equilibrio le loro esportazioni e le loro importazioni. Dopo che, nel 1971, erano stati messi in circolazione più dollari, solo nel 1973 le vendite superarono gli acquisti. In seguito, venne la discesa, e gli Stati Uniti vissero sempre di più alle spalle del resto del mondo [3]. Per il solo anno 2004, il deficit sulla bilancia commerciale era di 650 miliardi di dollari! [4]
Su una popolazione di 300 milioni, ciò significa che ciascun cittadino degli Stati Uniti ha acquistato per 2.167 dollari merce straniera, per la quale non ha mai pagato.
Di fronte a questo deficit nella bilancia commerciale, non vi sono miglioramenti nel bilancio dei pagamenti. Il debito esterno degli Stati Uniti si è, dunque, accresciuto di 650.929.500.000 dollari in un anno. Ciò significa 1.25 milioni di dollari al minuto!
Il deficit del commercio estero degli Stati Uniti è più elevato nel suo commercio con la Cina (162 miliardi di dollari), il Giappone (76), il Canada (66), la Germania (46), il Messico (45), il Venezuela (20), la Corea del Sud (20), l?Irlanda (19), l?Italia (17) , la Malesia (17). [5]
Il corso del dollaro.
Ogni altro paese che acquisti più di quanto venda, vedrà diminuire il valore del proprio denaro. Quando non si può comprare molto con una moneta, la domanda diminuisce, come il suo corso sul mercato di scambio. Ma ciò che vale per gli altri paesi, non vale per gli Stati Uniti. Tanto che il mondo intero ha bisogno di dollari per acquistare petrolio, e vi è sempre una domanda.
Gli Stati Uniti consumano un quarto della produzione di petrolio mondiale. Quando il corso del dollaro sale, aumenta solo il prezzo per gli altri tre quarti dei consumatori di petrolio. Per gli Stati Uniti il prezzo rimane lo stesso.
Quando il prezzo dell?OPEC sale, servono più dollari in circolazione. Se il consumo resta lo stesso, i dollari possono essere ristampati ed immessi in circolazione senza che il corso del dollaro si ribassi.
Nel 2004 gli Stati Uniti producevano la metà del petrolio che consumavano, l?altra metà (1/8 del consumo mondiale di petrolio) era importata. Di tutti i dollari supplementari, che sono necessari in occasione di una crescita di prezzo nell?OPEC, 7/8 sono necessari all?esterno degli Stati Uniti. Ad ogni innalzamento di prezzo, gli Stati Uniti possono finanziare il loro aumento di costo con biglietti nuovi e, simultaneamente, fornire sette volte più dollari all?estero. Dunque, di nuovo, fare acquisti gratuiti e creare ulteriori debiti (la dipendenza dalle importazioni di petrolio si accresce rapidamente. Nel 2006 gli Stati Uniti dovevano importare già il 60 per cento del loro consumo).
Gli Stati Uniti dispongono di larghi giri di passaparola per mantenere alto il corso del dollaro. Quando, all?estero, l?utilizzo del dollaro aumenta, per loro è sufficiente non reagire immediatamente alla domanda accresciuta, per vedere salire i costi. Gli Stati Uniti possono mettere più dollari in circolazione, quando il corso sale troppo. Possono raccattare dollari essi stessi, quando la domanda si abbassa. Per esempio vendendo obbligazioni, come buoni del Tesoro. Per gli Stati Uniti ciò comporta, nel frattempo, costi: gli interessi. Tutti questi interessi, sommati, sono già talmente elevati che essi devono, ogni volta, ricorrere a nuovi prestiti per pagarli. Il debito degli Stati Uniti si accresce, sempre più velocemente.
3. FALLIMENTO: E SI CONTINUA NONOSTANTE TUTTO
8.700.000.000.000 dollari (Febbraio 2007).
Su http://www.babylontoday.com/national_debt_clock.htm si può vedere l?ultima cifra del debito e come cambi ogni secondo?. il 45 per cento di questa somma è dovuta a creditori stranieri. Il debito estero è talmente elevato che gli Stati Uniti non possono più rimborsarlo. Gli Stati Uniti sono al fallimento.
Malgrado questo, i dollari sono acquistati e venduti come prima. Per gli acquisti di gas e di petrolio sono sempre necessari. Ingannato dal corso del dollaro, che sembra in buona salute, il commercio mondiale continua a fare affari in dollari. Business as usual?
Seguendo la logica abituale dell?economia, un corso più basso dovrebbe comportare più esportazioni e meno importazioni. E questo perché i compratori stranieri possono comprare ad un prezzo migliore. Nel frattempo, mentre i venditori stranieri sono così folli da accettare dollari, non è un problema per gli Stati Uniti emettere un po? più di questi biglietti verdi. Donare qualche dollaro in più per delle scarpe cinesi o articoli di elettronica dal Giappone? Nessun problema. Gli stati Uniti lasciano, semplicemente, aumentare il debito estero un po? più velocemente. Più dollari per uno stesso articolo, vuol dire inflazione. Ed una percentuale di inflazione significa, allo stesso tempo, che il valore del debito già esistente diminuisce di una percentuale. Dunque, gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a frenare le loro importazioni.
Nel commercio di petrolio, un abbassamento del dollaro è generalmente seguito dalla sua logica conseguenza. Alla lunga, gli esportatori di petrolio non accetteranno un minor valore per le loro vendite. Se il corso del dollaro si abbassa del dieci per cento, è quasi certo che i prezzi del petrolio aumenteranno del dieci per cento, cosicché il valore rimarrà per lo meno uguale.


http://intermarketandmore.finanza.com/q ... 48577.html
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Messaggioda Sbob » lun set 10, 2012 23:28 pm

Tra l'altro una nota curiosa... Saddam aveva annunciato di voler passare all'Euro per vendere il petrolio, e il suo esempi rischiava di essere seguito da altri paesi perchè il dollaro si dimostrava meno forte. Poco prima di essere attaccato...
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Messaggioda El Rojo » mer set 12, 2012 18:36 pm

Secondo Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e dell'omonina casa di vini, la strada è poter lavorare di più. E lancia un'idea: «oggi, con le regole che ci sono, non è possibile per i lavoratori regalare un'ora di lavoro all'azienda. Se tutti lo fecessero per un anno si avrebbe una riduzione del più del 10% del costo del lavoro», dice Zonin. «Ci lamentiamo per la poca crescita, per la disoccupazione: questa idea darebbe un forte segnale di volontà di reazione, dimostrando la volontà di tutti di uscire da questa situazione.


http://www.ilsole24ore.com/art/impresa- ... d=Ab3gqZaG
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Messaggioda grizzly » mer set 12, 2012 19:51 pm

Chessebevuto? :lol:
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Messaggioda El Rojo » mer set 12, 2012 19:54 pm

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Messaggioda MarcoS » mer set 12, 2012 22:17 pm

El Rojo ha scritto:
Secondo Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e dell'omonina casa di vini, la strada è poter lavorare di più. E lancia un'idea: «oggi, con le regole che ci sono, non è possibile per i lavoratori regalare un'ora di lavoro all'azienda. Se tutti lo fecessero per un anno si avrebbe una riduzione del più del 10% del costo del lavoro», dice Zonin. «Ci lamentiamo per la poca crescita, per la disoccupazione: questa idea darebbe un forte segnale di volontà di reazione, dimostrando la volontà di tutti di uscire da questa situazione.


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Messaggioda El Rojo » gio set 13, 2012 18:40 pm

Nessuna lite possibile se arriva una compagnia telefonica e piazza un'antenna o un ripetitore non graditi sul proprio palazzo. Almeno non più. Nel decreto Sviluppo 2 - per ora solo una bozza - all'articolo 29, nella sezione dedicata al digital divide da azzerare per rendere gli italiani ancora più "connessi", spunta una norma che non farà molto piacere ai cittadini. "Il proprietario o il condominio - si legge nel testo che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche - non possono opporsi all'accesso dell'operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati".
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Messaggioda El Rojo » ven set 14, 2012 9:12 am

Nel 1981 la Banca d?Italia divorziò dal Tesoro e praticamente cessò di acquistare titoli di Stato. Da allora essi vennero dati in pasto, con interessi crescenti, prima al mercato interno, e poi alla speculazione finanziaria mondiale. Perché questo avvenne? Quali le conseguenze? In questi giorni la stampa tedesca ha attaccato con forza Draghi. Sulla ?Frankfurter Allgemeine Zeitung?, Holger Steltzner lo ha accusato di voler trasferire alla Bce i metodi della Banca d?Italia. Questa sarebbe al servizio dello Stato, di cui alimenterebbe le casse. Se ora la Bce finanziasse i debiti statali acquistandone i titoli, scatenerebbe l?inflazione e aggraverebbe la crisi dell?Eurozona. Come ha fatto notare anche il ?Sole 24 Ore?, le critiche di Steltzner alla Banca d?Italia sono infondate.

A partire dal 1981 la Banca d?Italia (su decisione di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi) ha ?divorziato? dal Tesoro e non è più intervenuta nell?acquisto di titoli di Stato. Ciò che non viene detto, però, è che quella lontana decisione contribuì a produrre non solo l?enorme debito pubblico ma anche il primo attacco ai salari. L?attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ?80 e ?90, passando dal 57,7% sul Pil nel 1980 al 124,3% nel 1994. Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media della Ue e dell?eurozona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca.

Nel 1984 l?Italia spendeva ? al netto degli interessi sul debito ? il 42,1% del Pil, che nel 1994 era aumentato appena al 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (esclusa l?Italia) passò dal 45,5% al 46,6% e quella dell?eurozona passò dal 46,7% al 47,7%. Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano? Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli altri Paesi. La spesa per interessi crebbe in Italia dall?8% del Pil nel 1984 all?11,4%, livello di gran lunga maggiore del resto d?Europa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò dal 4,1% al 4,4% e quella dell?Eurozona dal 3,5% al 4,4%. Nel 1993 il divario tra i tassi d?interesse fu addirittura triplo, il 13% in Italia contro il 4,4% della zona euro e il 4,3% della Ue.

La crescita dei debiti pubblici dipende da molte cause, soprattutto dalla necessità di sostenere le crisi e la caduta dei profitti privati che, dal ?74-75, caratterizzano ciclicamente i Paesi più avanzati. Tuttavia, è evidente che politiche sbagliate di finanza pubblica possono rendere ingestibile la situazione del debito, come è avvenuto in Italia. Visto che l?entità dei tassi d?interesse sui titoli di Stato, ovvero quanto lo Stato paga per avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, l?eliminazione di una componente importante della domanda, quale è la Banca centrale, ha avuto l?effetto di far schizzare verso l?alto gli interessi e, quindi, di far esplodere il debito totale. Inoltre, la mancanza del cordone protettivo della Banca d?Italia espose il nostro debito alle manovre speculative degli investitori internazionali. Fu quanto accadde nel 1992, quando gli attacchi speculativi alla lira costrinsero l?Italia ad uscire dal Sistema monetario europeo e a svalutare.

Insomma, non solo Steltzner ha torto riguardo alla Banca d?Italia, ma è il principio stesso dell??autonomia? della Banca centrale, da lui tanto tenacemente difeso, ad aver dato per trent?anni in Italia gli stessi risultati negativi che ora sta producendo nell?Eurozona. Ci si potrebbe chiedere a questo punto quale fu la ragione del divorzio tra Banca d?Italia e Tesoro. Ce lo spiega il suo autore, l?allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. Uno degli obiettivi era quello di abbattere i salari, imponendo una deflazione che desse la possibilità di annullare «il demenziale rafforzamento della scala mobile, prodotto dall?accordo tra Confindustria e sindacati». Infatti, nel 1984, con gli accordi di San Valentino, la scala mobile fu indebolita e nel 1992 definitivamente eliminata. Anche oggi, come allora, le presunte ?necessità? di bilancio pubblico sono la leva attraverso cui ridurre il salario, in Italia e in Europa. Con la differenza che oggi l?attacco si estende al salario indiretto, cioè al welfare.


http://www.libreidee.org/2012/09/debito ... -menzogne/
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