Sono ormai una dozzina d'anni, da che ci conosciamo, che un amico nativo dei luoghi me ne decanta la bellezza.
Ammaliato dai racconti sulla qualità della roccia e lo stato frugale della chiodatura (sarà ancora così?) decido di andare a vedere.
Il problema è trovare un compagno disposto a "investire" un weekend su una cima relativamente anonima, almeno per noi foresti,
e che solo recentemente è stata inclusa in una "raccolta", che pur non prestandosi al karaoke(...), finisce per "far tendenza".
10 agosto 2008: Il compagno c'è, stasera siamo ospiti di Rino alla Baita del Cacciatore e domani si va sulla via Tissi,
uno dei primi itinerari tracciati dal grande Attilio in compagnia di G.Andrich e A.Bortoli.
Rino ai suoi tempi pare l'abbia percorsa più volte, persino di corsa (h 2:30) in compagnia di un giovane coetaneo:
Dopàti dai postumi di una bevuta correvano forse proprio per smaltirla meglio.
"Quella volta, a ripensarci, abbiamo proprio rischiato...".
Appesa fuori dalla baita una foto lo ritrae nel camino di 90 mt che dà la dirittura della via.
Non glielo dico, ma nel guardarla ritrovo l'eleganza che tanto mi colpì sfogliando quel "Ghiaccio neve roccia" di G.Rebuffat
regalatomi in tenera età da uno zio incauto, primo responsabile della prepotente passione sbocciata qualche anno dopo.
Eleganza o no, la foto mi ricorda che per scalare con quei mezzi erano di un'altra pasta, altro che storie.
O forse era proprio l'assenza di materiale ad esaltare la bellezza dell'azione?
Gli porgiamo la fotocopia della relazione, dove l'unico dubbio è dato da quello zoccolo erboso:
"Ah, è proprio brutto: devi arrampicare sull'erba!" (e per dirlo lui che usava gli scarponi...)
Gli occhi del mio compagno parlano da soli: "Cominciamo bene, questa non me l'avevi detta"
Non preoccuparti, - lo tranquillizzo - ci leghiamo.
Mannaggia, - penso - questa però ce la poteva risparmiare...
Come pure quel tragico racconto sulla tuttora misteriosa fine del povero Ronchi cui è dedicata la via accanto,
trovatosi, pare, ad arrampicare slegato nell'ultima rognosa parte della Tissi e tradito,
sempre a detta di Rino, probabilmente da un masso incastrato... non abbastanza.
Ma, tant'è... anche di tali macabri racconti a volte si subisce il fascino:
incognite ed interrogativi non a frenare ma anzi, ad accrescere la curiosità e quindi la motivazione.
Una cosa è certa: stasera, grazie a Rino, siamo sazi di cibo... e suggestioni.
L'indomani, dopo il canale d'attacco friabile,
ecco una gradita sorpresa: lo zoccolo è reso più sicuro da una corda fissa di posa recente (Manolo?).
Ad Antonio non sembra vero che lo spauracchio si dissolva così in fretta.
Abbiamo le spalle coperte... dalle ali della Civetta
Lo recupero comunque in sicurezza per 5 lunghezze prima di attaccare la via vera e propria, dove ne conteremo altre 10.
Qui la roccia è quella promessa,
e la Tissi non delude: bella, varia, avventurosa quanto basta
foto *
con alcuni tiri in camino che... si ricordano!