E stavolta non prevedevamo certo di trovare neve, fresca, polverosa; fino a 30 cm sulla cima Fradusta.
Siamo in 4: io, granpardiso, kala e bed.
Parcheggiamo in Val Canali presso l'ultimo divieto di circolazione (m 1300 circa).
La prima tappa è il biv. Minazio (m. 2292) situato nel vallone delle Lede bello e selvaggio, dove arriviamo verso le 10.30.
Ad apparente dispetto di quanto recitava il mitico meteo di Arabba, che dava bel tempo stabile senza concedere spazio al dubbio (esposizione straordinariamente rischiosa per l'incauto previsore), il sole fatica a farsi strada tra le solite nebbiose coltri che in montagna quest'anno sembrano avere sempre la meglio.

Verso il biv. Minazio, vista sul verdeggiante vallone laterale di Sedole

Al bivacco Minazio
Il bivacco, un comodo prefabbricato a 3 stanze, è gremito. Ragazzi ambosessi in buon numero lo affollano fin dalla sera prima, e alla buon'ora del nostro arrivo appaiono appena solleciti nell'abbandonare i giacigli nei quali hanno evidentemente prolungato i sollazzi d'una gaudiosa nottata. Sorrido pensando a me stesso, nello stesso luogo, un numero ahimè sterminato di anni or sono...
Le cime circostanti appaiono spruzzate di neve addensata soprattutto sulle cenge.
Riprendiamo a salire. La traccia si fa presto ghiaiosa e franosa nel rimontare l'alto vallone.

La parte terminale del vallone delle Lede
Raggiungiamo infine il Passo delle Lede (m 2695), il mio passo preferito, dal quale, come da un priviliegiato terrazzo, la vista può spaziare sull'impareggiabile spettacolo che offrono le Pale imbiancate di fresco, sotto un cielo che finalmente premia la previsione.

Al passo delle Lede, vista su Pala di San Martino e Cima Immink

Vista su Vezzana e Cimon della Pala

La cima Fradusta, nostra meta, vista dal passo delle Lede
Proseguimo verso l'altopiano aprendo una traccia nella neve inconsistente, che nasconde anche qualche insidiosa placchetta di ghiaccio.

Dal passo delle Lede verso l'altopiano delle Pale
Avvistiamo il modesto ghiacciaio della Fradusta, che drizza la sua schiena finalmente fiero del rinnovato mantello.

Il ghiacciaio e la cima Fradusta
Lo aggiriamo e ci portiamo sulla cresta est. La vetta (m 2939) è presto raggiunta. La cresta funge da confine tra due opposte realtà: dal profondo vallone delle Lede, dal quale proveniamo, spirano densi vapori che nell'innalzarsi si sfrangiano e dissolvono a contatto con l'aria luminosa che inonda il sassoso e innevato altopiano delle Pale, del quale la cima Fradusta rappresenta il culmine, l'impennata finale, l'acuto estremo.

Sulla cima Fradusta

La cresta est della Fradusta vista dalla cima
Il sole è pieno ma le folate d'aria sono gelide; per pranzare preferiamo dunque ridiscendere a un punto più riparato.
Onorato quindi il ricco menù, che a partire dal mio consueto misero becchime si dispiega in variegate forme fino a culminare nel paninazzo a duplice farcitura in dotazione ai più lussuriosi, divalliamo svelti lungo il sentiero di ritorno che compiendo un ampio arco verso est ci deposita infine al rifugio Treviso, giusto in fase di chiusura stagionale, e quindi alle macchine.

Il passo Canali (m 2467) alla testata della val Canali lungo la quale si svolge il sentiero di discesa
Abbiamo sulle gambe circa 1800 metri di salita e altrettanti di discesa, e quasi 17 chilometri di percorrenza.
Dopo un'ultima birra al "cant del gal" ci aspetta la consueta fatica automobilistica del rientro a casa, un'impresa nella quale indubbiamente eccelle il roccioso granparadiso, impavido cavaliere d'Urbino, con le sue 4 ore e mezza di viaggio.