da huizinga » lun lug 11, 2005 17:28 pm
da il GIORNALE DI VICENZA
Lunedì 11 Luglio 2005
Sbalzato dal fulmine
Lo scalatore padovano, 55 anni, considerato l?indiscusso «re delle Dolomiti» a causa di una saetta è precipitato per 150 metri dalla Torre dell?Emmele
Lorenzo Massarotto precipita dal Cornetto
di Gualtiero Bertoldi
Il re delle Dolomiti, lo scalatore Lorenzo Massarotto, 55 anni, ha perso la vita ieri pomeriggio sulle rocce di Campogrosso. A tradire il primo della classe è stato un fulmine.
Una fatalità. Una assurdità. Sono questi i termini con cui si sono espressi i soccorritori e le altre appassionati di montagna, presenti a Campogrosso, giusto sotto il monte Cornetto, in comune di Valli del Pasubio. Alle 17 di ieri, Lorenzo Massarotto è morto cadendo dalla cima di Torre Emmele. Era nato a Santa Giustina in Colle e risiedeva a Villa del Conte, in provincia di Padova. Alpinista di fama indiscussa, grande conoscitore delle Dolomiti.
La prima richiesta di aiuto da parte dei due compagni di cordata, con i quali Massarotto aveva affrontato la scalata, riesce a raggiungere il soccorso alpino alle 17,30, che attiva in maniera tempestiva i propri mezzi e coordina, sotto la guida di Daniele Nicolini, tutti gli aiuti.
Alle 18 giungono sul posto una jeep del soccorso alpino della stazione di Recoaro-Valdagno, una squadra da Schio, oltre all?elicottero. Una squadra riesce a raggiungere il corpo esanime di Massarotto. Con le ricetrasmittenti la stessa squadra, si avvicina e si mette in contatto con i due alpinisti sulla cima. Le condizioni del tempo non sono buone e tutto si complica. Un primo tentativo dell?elicottero di recuperare il corpo di Massarotto viene vanificato dal vento. Al secondo, mezz?ora più tardi, l?elicottero ci riesce.
Quando dall?alto i due compagni di scalata comunicano il nome della vittima, tutti i presenti restano interdetti: «Ma si tratta proprio di quel Massarotto?», si chiedono increduli i soccorritori, anche loro alpinisti e arrampicatori. La conferma dell?identità del poveretto, fra le lacrime, la dà la moglie, raggiunta telefonicamente grazie a un numero di cellulare comunicato dai compagni di Massarotto.
I soccorritori tentano poi qualche prima ricostruzione dell? incidente sulla base di quanto viene raccontato dai due scalatori che avevano intrapreso la salita assieme. Sembra che l?alpinista fosse giunto alla fine della via che porta sulla cima di Torre Emmele. Qui si sarebbe slegato dalla cordata. E proprio in quel momento un fulmine, cadendogli vicinissimo, lo avrebbe sbalzato fuori dalla parete e facendolo precipitare per più di centocinquanta metri.
«Una sfortuna maledetta - dice con rabbia e frustrazione mal represse Alessandro Pozza, uno dei soccorritori presenti -. Se solo fosse stato legato alla cordata forse la tragedia si poteva evitare. Il fulmine sembra non averlo colpito direttamente, e quindi la causa della morte sembra da attribuire solo alla caduta».
Alla base di Torre Emmele sono quindi giunti i carabinieri di Valli del Pasubio, che successivamente si sono diretti al rifugio Balasso, nel quale erano nel frattempo scesi gli altri due scalatori.
di Bepi Magrin
Il padovano, l?uomo delle vie strapiombanti dei luoghi selvaggi, delle esplorazioni sistematiche delle pareti è morto. È venuto a morire qui sulle Piccole Dolomiti su un monte modesto e considerato facile come il Cornetto, che non raggiunge i 2 mila metri di altezza.
?Cause oggettive? chiamano i tecnici del Soccorso Alpino le cadute di sassi, i fulmini, le cose quasi impossibili da prevedere, quelle che nelle statistiche del Cnsas nazionale occupano solo il 5 per cento dei casi di incidente mortale. E Lorenzo vi è incappato.
È stato fatate il gioco delle probabilità per quest?uomo che ha passato gran parte degli oltre 50 anni della sua vita in parete, col passare del tempo aveva aumentato le sue chance. Ma alla fine doveva essere il destino a dire l?ultima parola. Un fulmine.
La notizia si è sparsa appunto come un fulmine nel mondo dell?alpinismo di punta veneto e italiano. Massarotto era un mito, il Dolo-Mitico, l?aveva scherzosamente soprannominato Alberto Peruffo, che qualche mese fa con Massarotto aveva condiviso una nuova bellissima e difficile via sulle Pale di san Martino, portandolo poi, lui schivo e avulso alle platee, ad un evento mediatico unico nel suo genere e che da oggi rimarrà memorabile e purtroppo non più ripetibile.
Centinaia di vie di roccia, dal Canale di Brenta alle Pale di san Lucano, alle Dolomiti in genere, portano il nome di Massarotto. Ricordiamo le cronache del Bassanese di una quindicina o ventina di anni fa, erano cronache quasi settimanali che riguardavano l?apertura di un nuovo itinerario, di una nuova sempre difficile via, il cui tracciato non cercava i facili tratti di parete, ma gli strapiombi impossibili, quelli dove il gioco della progressione in parete era davvero duro, davvero selettivo, insomma anche su piccole montagne grandi imprese, frutto del dominio completo della tecnica, di una perizia e di una intuizione non comuni e di una volontà straordinaria.
Era più che una passione quella di Lorenzo per la roccia, era uno stile di vita, era quasi una mania. Il leit motiv dell?esistenza di Massarotto era questo ricorrente esercizio fisico e psicologico: la ricerca di un nuovo itinerario passava prima per lo studio attento, poi per la realizzazione pratica.
Fuori dagli schemi e dalle evoluzioni-involuzioni dell?alpinismo, Massarotto continuava imperterrito le sue ricerche, le sue esplorazioni ed il tema era sempre e solo quello, la pura roccia, d?inverno e d?estate. Non gli interessavano i viaggi extraeuropei, non partecipava a convegni, non scriveva se non in via eccezionale per riviste, non cercava sponsor, insomma nonostante la ormai acquisita notorietà non riposava su nessun alloro, perseguiva la sua filosofia, il gioco della vita aveva il suo sale nel conoscere rocce nuove, nel trovarvi nuove vie, nel continuare come se il tempo non contasse, seguendo il cammino imposto da una scelta giovanile alla quale per nessun motivo avrebbe voluto rinunciare.
Era l?azione a dargli completa soddisfazione. Sapeva che sulle rocce poteva trovare la sua dimensione più vera, la roccia non mente, ti mostra quanto vali, quanto puoi fare, e la roccia per Massarotto era diventata l?unità di misura di una vita. Era come la sua casa, il luogo dei suoi pensieri e dei suoi segreti più intimi.
Semplice e modesto quando qualcuno ne celebrava le doti come quelle di un grande dell?alpinismo, rispondeva che i grandi uomini hanno altro da fare che scalar montagne. In realtà Massarotto, nella sua semplicità, è stato davvero un grande, il mondo della montagna, gli amici alpinisti ne sentono fin d?ora la mancanza anche se sanno con certezza che il Dio del Cielo, la Signora delle Cime, d?ora in poi lo lasceranno sempre andare libero e felice per le sue montagne.
Bassano...