Preparo dunque tutto in fretta, carico in macchina e metto in moto. Ho in mente un giretto di allenamento già fatto in passato, sarà la seconda gita di quest?anno. Devo forzare un po? di più della scorsa settimana se voglio arrivare pronto per l?estate, stavolta il dislivello sarà di qualche rispetto, prevedo 2 ore di salita tosta, anzi se m'impegno dovrei metterci anche un po? meno, penso.
Parcheggio la macchina in mezzo alle vecchie case di Sònego di Fregona e parto. La giornata è bella e calda, un po? afosa. Arrivo presto alla Madonna dell?Agnellezza

Località Madonna dell'Agnellezza
e poi imbocco la direttissima che porta dapprima a un misero bivacco che sembra più una stalla per capre che un ricovero per umani,

Nei pressi del bivacco, vista su Vittorio Veneto e laghi di Revìne
e infine affronta il ripido bosco puntando verso il rifugio Vittorio Veneto.

L'ultimo tratto di bosco verso il rifugio Vittorio Veneto
Ma sento che le gambe non mi rispondono proprio benissimo e il fiato è corto, devo fare qualche fermata aggiuntiva. Insomma alla fine sarà qualche minuto in più delle 2 ore previste, e questo non mi va giù.

Il rifugio Vittorio Veneto
Sono stanco, mi appoggio alla recinzione del rifugio, saluto un paio di ragazzotti che come formiche operose entrano ed escono. Sono di servizio; probabilmente nei fine settimana il rifugio è gremito visto che ci arriva una strada carrozzabile.
2 ore e 5 minuti! Uffa, penso, per un dislivello analogo qualche anno fa ci ho messo un quarto d?ora in meno. Ma non sarà che pretendo troppo dalla mia seconda gita dell?anno? Infatti a ben guardare il raffronto si riferisce a un periodo estivo in cui l?allenamento era ben consolidato. Oppure? non sarà invece molto più semplicemente che, visto che qualche anno in più è passato, la cosa non è del tutto irrilevante? Ma questo dubbio non lo posso certo risolvere oggi a tavolino, saranno le prossime gite a fornirmi le ulteriori necessarie riprove.
Aspetto qualche minuto e poi mi incammino verso la zona delle casere del Pizzoc.

Zona delle casere Pizzoc
L?occhio spazia dalla pianura ai monti dell?Alpago, il tempo è stabile anche se tira una brezzolina fresca e tesa che fa rabbrividire.

Monti dell'Alpago e lago di Santa Croce
Infilo qualcosa di più pesante e mi distendo su un telo incurante del fatto che potrei mobilitare qualche legione di zecche, qui sicuramente abbondanti.
Ma all?improvviso ecco apparire lei: una cerva stupenda, giovane e femmina, traversa a una decina di metri da me correndo lungo il crinale. Non ho il tempo di realizzare e di prendere la macchina fotografica che è già lontana. Ho avuto appena modo di vederla agitare una mano a mo? di muto, rapido saluto passando, paralizzandomi in un analogo stupido gesto imitativo. Calzoncini corti aderenti, spalle e braccia nude. Ma non hai freddo? le avrei chiesto se avessi potuto fermarla proponendole la mia giacca, novello San Martino. Ma è già lontana.

Cerva in fuga su crinali lontani
Chissà da dove viene, dal rifugio forse; chissà dove ha dormito stanotte, e soprattutto con chi. Con qualcuno di quei grezzi ragazzotti forse? L?avrebbe saputa lui apprezzare come merita? Sono certo di no.
Una vista fugace, una corsa nel vento impossibile da trattenere, come una lontana primavera fuggente.
Ma perché, mi domando io, perché, perché il tempo è passato così in fretta da impedirmi di essere oggi un suo coetaneo capace di correrle dietro! Maledetta primavera, anche se appena incipiente già capisco che ancora una volta quest?anno fiorirà per altri.
Per quanto riguarda me invece, già sento che la mia aspirazione massima dovrà essere quella di cercare di trattenere con unghie e denti i miei tempi di salita più o meno ai livelli degli ultimi anni, perché il rimanere costante sarà già un?impresa al limite del possibile, ma farò di tutto per riuscirci. Sì perché io quando vado da solo, come oggi, misuro ossessivamente ogni passo, controllo tempi e dislivelli come se fossi in competizione con qualche fantasma che mi insegue.
Qualcuno potrebbe anche dirmi che dovrei ritenermi fortunato a potermi permettere ancora certe prestazioni, che altri della mia età al ritmo tenuto oggi sarebbero schiattati, eccetera, eccetera. Già, però a me di queste argomentazioni non me ne frega niente, perché io non mi sento affatto in gara contro altri pensionati par mio, sono invece in lotta contro il peggiore dei miei nemici, ovvero me stesso, o meglio l?immagine che ricordo di me quando il mio autunno era un pelo più acerbo, meno inoltrato verso il grande freddo che alla fine fatalmente mi fermerà. Il più tardi possibile naturalmente; almeno questo mi sia consentito chiederlo agli dèi.

Prato coperto da tarassaco in fiore, nei pressi di Sònego