da Kliff 62 » lun apr 26, 2010 23:01 pm
La presenza del Lupo in orobia è accertata da ormai diversi anni , io ho avuto la fortuna di vederlo da vicino e non per poco nel 2002.
da L'Eco di Bergamo
Sorpresa sulle Orobie Cent'anni dopo sono tornati i lupi
Uno studio dell?Università di Pavia ne accerta la presenza
Sei esemplari divisi in branchi. Trovate le tracce in quota
I lupi sono tornati a popolare le Orobie. La conferma arriva dallo studio del dipartimento di Biologia animale dell?Università di Pavia, giunto al suo secondo anno. Cinque, forse sei esemplari divisi in piccoli branchi vivono nelle alte valli, relegati in quota dall?avanzata dell?uomo dopo aver popolato per secoli la pianura prima e le montagne poi (le ultime uccisioni di lupi nella Bergamasca risalgono alla fine dell?Ottocento). Non fosse stato per l?incontro fortuito tra la naturalista Silvana Gamba e uno di questi animali, avvenuto ormai sette estati fa all?ombra della Presolana, del lupo in terra orobica non avremmo ancora una fotografia. Nemmeno le fototrappole ? cui dobbiamo le poche immagini dell?orso, l?altro grande predatore tornato sulle prealpi bergamasche ? hanno sinora dato risultati apprezzabili, se si esclude la parte posteriore di un esemplare immortalato mentre passa dietro un albero. Questo predatore ? spiegano gli zoologi ? sente a settimane di distanza l?odore dell?uomo impresso sulla
fotocamera e si tiene prudentemente alla larga; di qui la difficoltà di sorprenderlo.
Il monitoraggio affidato dal Parco regionale delle Orobie ai ricercatori dell?Università di Pavia ha consentito di accertare la presenza del canis lupus attraverso altri segni inequivocabili: orme nella neve e nel fango, peli e feci, da cui è stato possibile ricavare il dna degli esemplari. Sulle tracce dei lupi c?è ancora una volta Chiara Crotti, la giovane zoologa nota per aver seguito il plantigrado JJ5 per tutta la sua permanenza sui nostri monti e che prima dell?arrivo del giovane orso aveva dedicato le sue energie proprio allo studio dei lupi. È lei l?autrice ? insieme al professor Alberto Meriggi, che da anni si dedica allo studio di questi animali, e a Pietro Milanesi ? del primo rapporto sui grandi predatori nel Parco delle Orobie bergamasche.
«Segni della presenza del lupo sul nostro territorio sono stati rinvenuti dai primi anni 2000 ? spiega la zoologa ? quando nella riserva faunistica del Belviso-Barbellino furono rinvenuti alcuni mufloni sbranati. Si suppone che i primi esemplari siano arrivati dalla Svizzera attraverso la Valle di Scalve. Oggi pensiamo che ci siano due o tre piccoli branchi familiari che vivono stabilmente nelle alte valli. Qui l?ambiente non è ospitale come sugli Appennini, fa più freddo e ci sono meno prede, e questo ci fa pensare che non avremo un boom di lupi sulle Orobie, benché negli ultimi anni la colonia si sia incrementata». Manto grigio, lunghe zampe e denti ferini, alto una settantina di centimetri al garrese, il lupo delle nostre montagne si ciba in prevalenza di camosci, ma nelle feci sono stati rinvenuti anche resti di caprioli, capre, topolini e persino semi. Caccia di notte, preferibilmente con la nebbia che ne nasconde l?odore e impedisce alle prede si sentirlo arrivare. Più furbo e sospettoso dell?orso, come il plantigrado non disdegna le facili prede. «L?allevamento allo stato brado e incustodito, senza ricovero notturno in strutture di protezione
? si legge nel rapporto
? è certamente poco compatibile con la presenza del lupo», un discorso che, l?esperienza insegna, vale a maggior ragione per l?orso. Negli ultimi dieci
anni i lupi hanno predato cinque volte negli alpeggi delle Orobie, uccidendo 16 capi d?allevamento, in prevalenza pecore e capre. Predazioni avvenute soprattutto in alta Valle Seriana, nei comuni di Oltressenda Alta, Fiumenero, Gromo e Valbondione. Di qui l?invito agli allevatori più a rischio ad adottare «misure di difesa e prevenzione, come cani da guardia e recinti anti-lupo, che consentiranno di contenere i danni entro livelli accettabili, sia dal punto di vista sociale che economico». Il monitoraggio dei grandi predatori nel Parco delle Orobie (orsi, lupi e ora si inizia a parlare anche della lince) ha l?obiettivo di «raccogliere il maggior numero di informazioni possibili su spostamenti e abitudini degli animali monitorati per mappare il territorio e salvaguardare gli allevamenti».
L?elevata produttività dell?ecosistema ? si legge ancora nello studio ? offre la possibilità di una convivenza pacifica tra zootecnia, attività venatoria e predatori. La conservazione dei grandi predatori, concludono i ricercatori, «è un problema più culturale che tecnico ». Più facile a dirsi che a farsi. Da un?inchiesta sull?atteggiamento della popolazione residente nelle alte valli bergamasche risulta che l?orso è più temuto del lupo e che la maggior parte degli intervistati si dice favorevole alla protezione legale delle due specie ? peraltro già tutelate da leggi nazionali e convenzioni internazionali ?, ma l?impatto di questi animali sugli allevamenti di bestiame e sulla fauna selvatica è molto temuto. «Il lupo non sta creando problemi agli allevamenti, anche per via della notevole presenza di ungulati selvatici, molti dei quali sono stati indeboliti dagli ultimi inverni particolarmente rigidi ? nota il presidente del Parco delle Orobie Franco Grassi ?. Per questo non abbiamo ancora ritenuto il caso di stipulare un?assicurazione ad hoc, ma la presenza di questo animale è costantemente
monitorata».
Camilla Bianchi
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