....è per il ricordo che si scalano le montagne!

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

....è per il ricordo che si scalano le montagne!

Messaggioda gug » dom gen 10, 2010 14:31 pm

Riporto quì un commento di Roberto a una foto di Alberto Graia su FB che mi ha colpito molto e su cui mi piaceva aprire una discussione anche sul forum.

Roberto ha scritto:Mi prende una nostalgia incomprensibile, guardando la foto, mi sembra che in quel momento eravamo i tre uomini più felici della terra.
Il ricordo cambia le cose, è per il ricordo che si scalano le montagne!


Mi ci sono davvero ritrovato perchè mi sto accorgendo di quanto le vie che vado a fare in montagna mi suscitino ricordi intensi e come mi piaccia abbandonarmi a questi ricordi. Questo è ancora più vero negli ultimi anni, da quando con le foto digitali cerco di documentare tutte le vie e me le riguardo spessissimo sul pc.
Sono ricordi sempre piacevoli, senza malinconie e rimpianti che fissano dei momenti senza tempo, non come altri ricordi della vita legati a periodi precisi e che spesso portano dietro un velo di tristezza.
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Re: ....è per il ricordo che si scalano le montagne!

Messaggioda spaceC » dom gen 10, 2010 15:03 pm

gug ha scritto:Riporto quì un commento di Roberto a una foto di Alberto Graia su FB che mi ha colpito molto e su cui mi piaceva aprire una discussione anche sul forum.

Roberto ha scritto:Mi prende una nostalgia incomprensibile, guardando la foto, mi sembra che in quel momento eravamo i tre uomini più felici della terra.
Il ricordo cambia le cose, è per il ricordo che si scalano le montagne!


Mi ci sono davvero ritrovato perchè mi sto accorgendo di quanto le vie che vado a fare in montagna mi suscitino ricordi intensi e come mi piaccia abbandonarmi a questi ricordi. Questo è ancora più vero negli ultimi anni, da quando con le foto digitali cerco di documentare tutte le vie e me le riguardo spessissimo sul pc.
Sono ricordi sempre piacevoli, senza malinconie e rimpianti che fissano dei momenti senza tempo, non come altri ricordi della vita legati a periodi precisi e che spesso portano dietro un velo di tristezza.



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Messaggioda Roberto » dom gen 10, 2010 15:09 pm

Fa piacere sapere che una frase, buttata la mentre si chiacchiera di montagna, abbia colto nel segno; grazie Gug per la citazione.

Mi permetto i autocitarmi, poco dopo ho aggiunto:

Mi chiedo dove mi porterà questa voglia di andare prima che il possibile ricordo diventi un rimpianto. Ho sempre il timore di rimandare e poi non poter andare.
E' circa una decina di anni che vivo con l' ansia di cosa sarò l' anno prossimo, cosa potrò fare per arricchire la mia rubrica dei ricordi, prima che inevitabilmente starò solo a ricordare.
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Messaggioda rediquadri » dom gen 10, 2010 15:40 pm

Condivido pienamente quanto detto da gug e da Roberto! :wink:
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Messaggioda il Duca » dom gen 10, 2010 20:57 pm

Il ricordo di ogni cima, di ogni istante fra le bellissime montagne, rimane nel cuore a ricordarci chi siamo.
Nei momenti più difficili, quando la vita quotidiana è più ostica o più insipida, ci si ricorda di quella libertà, di quella forza, di quell'assoluto che si vive in montagna e allora, stringendo forte quel ricordo, ci si sente ancora vivi... Mi sento ancora uomo.
Il ricordo di ogni scalata è ciò che mi da la forza per ogni giorno.

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Messaggioda crodaiolo » dom gen 10, 2010 22:17 pm

Reinhard Karl in "Yosemite - Arrampicare nel paradiso verticale" ha scritto:...L'arrampicata nel suo vissuto personale non è influenzata dalla difficoltà tecnica.

L'ho risentito una sera, dieci minuti prima dell'imbrunire ...
al Tenaya Lake propongo urlando: "E se prima di notte facessimo ancora il Great White Book?" ...

Scendiamo dalle automobili, calziamo le scarpette e di colpo dimentichiamo tutto quello che ci circonda.
All'improvviso il mondo intero è costituito solo ancora di arrampicata, più veloce possibile...
Rincorrendoci l'un l'altro, ansimando, saliamo veloci a più non posso su per le placche di granito...
Non abbiamo corda, non abbiamo niente, scaliamo una montagna senza niente.
...
Per alcuni minuti siamo stati completamente liberi.
Era proprio il contrario di una caduta nel vuoto, l'opposto della paura di morire, era la vita, veloce ed intensa.
Era l'ebbrezza di arrampicare leggeri e veloci, con amici che provano quello che provi tu.
...
Arrivammo in cima completamente spompati, John e Jabo si fumano uno spinello.

Mentre il sole scompare lentamente all'orizzonte
e lo spazio di confine tra il giorno e la notte
immerge per pochi attimi tutto in una luce irregolare,
mi vengono pian piano le lacrime.

Mi rendo conto: questo è stato un punto culminante nel mio fare alpinismo,
forse il culmine dell'emozione, non si può provare di più, è irripetibile!

La mente mi dice: "Tieniti stretto tutto questo nella tua memoria,
ponilo sotto vetro nel tuo scrigno spirituale, questo è oro puro"
.

E in questo attimo mi sento straordinariamente ricco.


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Messaggioda gug » lun gen 11, 2010 13:26 pm

Nel commento di Roberto lui parla di "nostalgia" mentre nel mio caso (almeno finora) non mi prende mai nostalgia quando riguardo le foto delle vie e così attivo il ricordo.
E' come se le vie fatte fossero slegate dal tempo, mi piace tantissimo ripensarci e da qualche anno grazie alla macchina digitale cerco di fare tantissime foto in modo da avere un reportage completo della via e così rievocarle ancora meglio.

Non provo piacere prima di fare le vie, a causa dell'ansia e delle preoccupazioni che vivo alla vigilia, e la maggior parte delle volte neanche quando le sto facendo, perchè c'è sempre la preoccupazione di qualcosa che mi impedisca di finire. Invece i giorni dopo provo una soddisfazione senza pari, perchè quella via ormai l'ho fatta ed è "mia" e posso ripercorrerla nella mente, e rivederla all'infinito e riattizzare continuamente la soddisfazione come invece con altri ricordi della vita è difficile fare.
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Messaggioda Roberto » lun gen 11, 2010 13:50 pm

Il fatto che il durante non sia piacevole come il dopo, è ormai appurato. Mentre scali, specie se sei impegnato, c' è ansia, spesso stanchezza, a volte un po di paura. Dopo il ricordo si spoglia di queste preoccupazioni e resta la soddisfazione, che è la vera molla che ti fa andare.
Sei soddisfatto, hai consapevolezza che sei riuscito. Ti sei messo alla prova ed hai dimostrato a te stesso che lo potevi fare.
Sei soddisfatto ma non appagato, questo lo capisci dal fatto che già progetti la prossima, quasi sempre più ardita della precedente.
Metabolizzi la scalata, la archivi nel database dei ricordi e ad ogni stimolo, una foto, un volto, un discorso, la recuperi e hai piacere nel ricordare.
Il piacere si accompagna alla nostalgia, la voglia di rivivere quella emozione, il desiderio di ripartire subito.
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Messaggioda gug » lun gen 11, 2010 13:54 pm

Però nel mio caso, spesso se ricordo un periodo, o guardo vecchie foto alla dolcezza del ricordo si accompagna sempre la nostalgia, o la malinconia per un periodo finito o per il tempo che passa.
Per le vie non è così, anche ripensando a una via fatta 10 anni provo solamente una grande soddisfazione, è come se fossero astratte dal tempo, potrei averle fatte la settimana scorsa.
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Messaggioda Roberto » lun gen 11, 2010 14:02 pm

Questo dipende dall' età di chi ricorda.
Viaggiare velocemente verso i sessanta, sapere che prima o poi, nonsotante uno tenga duro, dovrai cambiare modo di andare in montagna, moderare le pretese, fa si che certi ricordi comincino ad essre solo ricordi, che difficilmente potrai riviere, per lo meno a quell' intensità.
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Messaggioda gug » lun gen 11, 2010 16:18 pm

Roberto ha scritto:Questo dipende dall' età di chi ricorda.
Viaggiare velocemente verso i sessanta, sapere che prima o poi, nonsotante uno tenga duro, dovrai cambiare modo di andare in montagna, moderare le pretese, fa si che certi ricordi comincino ad essre solo ricordi, che difficilmente potrai riviere, per lo meno a quell' intensità.


Dipende anche dal livello: il tuo è enormemente più alto di quello di molti di noi, e sicuramente del mio, per cui nel tuo caso questo senso di "termine" è molto più accentuato. In un alpinismo di buon livello, ma fatto soprattutto di ripetizioni e di classiche, questo senso si stempera molto. Comunque sto leggendo un libro su Bridwell in cui lui dice che la via più dura l'ha fatta negli ultimi anni....
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Messaggioda alberto60 » mar gen 12, 2010 13:42 pm

spesso la nostalgia mi prende ripensando ai tempi andati. Sono 30 anni che vado in montagna e ripenso alla Costantini Apillonio alla Tofana mia prima via in Dolomiti fatta a 20 anni. Ma ripenso anche anche a quella volta al Procinto insieme a due ragazzi che avevano fatto il Corso Roccia . All'attacco della via , due tiri di IV grado, ero certo che avrebbero condotto loro la cordata. Invece mi hanno madato avanti me. Ma io il corso non l'ho fatto!! Mi son fatto coraggio e sono salito.
Sono ricordi indelebili nella mente che provocano tanta nostalgia anche se dopo ho fatto cose ben più difficili.
Alcune volte non porto la macchina fotografica e i miei compagni mi rimproverano perchè così non potrò rivedere certi momenti. Ma io non l'ha porto volutamente. Mi viene in mente che quando non sarò più capace di fare certe cose , non sarà molto incoraggiante rivedere le foto di quando ero giovane e forte.
Alcune vie si fanno una volta sola e mai più. Troppo pericolose. Il piacere di averle fatte viene dopo . Te le gusti dopo, Anzi direi proprio che ti vanti di averle fatte , ti senti forte e coraggioso.
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Messaggioda VYGER » mar gen 12, 2010 13:46 pm

crodaiolo ha scritto:
Reinhard Karl in "Yosemite - Arrampicare nel paradiso verticale" ha scritto:La mente mi dice: "Tieniti stretto tutto questo nella tua memoria,
ponilo sotto vetro nel tuo scrigno spirituale, questo è oro puro".


Che bello, eh?
Ultima modifica di VYGER il mar gen 12, 2010 13:47 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Roberto » mar gen 12, 2010 13:47 pm

Il bello di quando hai terminato una via difficile o pericolosa è che sai che l' hai fatta, non devi rifarla. E' quasi togliersi un peso, una boa da girare lungo la nostra regata che porta senza alternativa al declino.
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Messaggioda Raven » mar gen 12, 2010 16:24 pm

Roberto ha scritto: ... ...
Sei soddisfatto, hai consapevolezza che sei riuscito. Ti sei messo alla prova ed hai dimostrato a te stesso che lo potevi fare.
Sei soddisfatto ma non appagato, questo lo capisci dal fatto che già progetti la prossima, quasi sempre più ardita della precedente.
... ...


non credo che sia sempre così o forse non lo è per tutti, d'altronde possono esserci molti motivi a far da molla alla prima, all'ultima, alla prossima. vado in montagna, scalo, arrivo in vetta, a volte rinuncio. quello che provo è soddisfazione piena, talmente piena che mi viene da chiamarla completezza. ecco, finalmente lì, attaccata alla roccia, mi sento veramente "intera", come un puzzle a cui è stato finalmente messo l'ultimo pezzo, che non cambia, non scopre e non svela niente di più di prima ma completa. è un'attimo, un attimo di perfezione totale.

è per questo che torno a progettare, che comincio a desiderare la prossima. voglio di nuovo riappropriarmi di quella sensazione e portarmela giù, dalla vetta alla vita.
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Messaggioda gug » mar gen 12, 2010 23:04 pm

alberto60 ha scritto:spesso la nostalgia mi prende ripensando ai tempi andati. Sono 30 anni che vado in montagna e ripenso alla Costantini Apillonio alla Tofana mia prima via in Dolomiti fatta a 20 anni


.... 8O 8O esticazzi! Prima via in Dolomiti una delle grandi classiche del VI grado: si può davvero dire che è vero che "il buon giorno si vede dal mattino"


alberto60 ha scritto:Alcune vie si fanno una volta sola e mai più


Bella questa, Alberto: mi è piaciuta davvero, te la "ruberò" :wink:
Però questa frase e molte di Roberto mi fanno capire che probabilmente finora nella mia esperienza alpinistica ho tirato sempre molto il freno a mano: io ho sempre avuto ansie e paure alla vigilia, ma si può dire che qualsiasi via che ho fatto, la tornerei a fare e probabilmente me la gusterei molto perchè sarei senza l'ansia (in effetti è ciò che è successo con Kundalini e Luna Nascente). L'esperienza totalizzante dell'ingaggio vero, di uscire e sapere di non volerci tornare, non l'ho mai provata forse per troppa prudenza, forse per vigliaccheria: certo è che in quei casi il concetto del "ricordo" è portato all'estremo limite.
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Messaggioda alberto60 » mer gen 13, 2010 17:09 pm

gug ha scritto:
alberto60 ha scritto:spesso la nostalgia mi prende ripensando ai tempi andati. Sono 30 anni che vado in montagna e ripenso alla Costantini Apillonio alla Tofana mia prima via in Dolomiti fatta a 20 anni


.... 8O 8O esticazzi! Prima via in Dolomiti una delle grandi classiche del VI grado: si può davvero dire che è vero che "il buon giorno si vede dal mattino"


alberto60 ha scritto:Alcune vie si fanno una volta sola e mai più


Bella questa, Alberto: mi è piaciuta davvero, te la "ruberò" :wink:
Però questa frase e molte di Roberto mi fanno capire che probabilmente finora nella mia esperienza alpinistica ho tirato sempre molto il freno a mano: io ho sempre avuto ansie e paure alla vigilia, ma si può dire che qualsiasi via che ho fatto, la tornerei a fare e probabilmente me la gusterei molto perchè sarei senza l'ansia (in effetti è ciò che è successo con Kundalini e Luna Nascente). L'esperienza totalizzante dell'ingaggio vero, di uscire e sapere di non volerci tornare, non l'ho mai provata forse per troppa prudenza, forse per vigliaccheria: certo è che in quei casi il concetto del "ricordo" è portato all'estremo limite.


Le ansie e le paure all'alba di una salita impegnativa sono normali , fanno parte del gioco. Anchio ho tirato il freno diverse volte. Credo che se non ci si vuole fare male e continuare ad andare a lungo in montagna, bisogna sempre ascoltare quella "vocina" interiore che ti mette in guardia.....

Però sono un tipo di "bocca bona" e non scelgo sempre vie che sicuramente offrono una bella e sicura roccia oltre a una bella scalata.
Se la via mi intriga, per la sua storia, perchè ha risolto un problema alpinistico , perchè sale una montagna o una parete che non ho mai fatto. Anche se non è proprio bella , se la roccia è rotta e la scalata pericolosa, se mi sento bene ci vado a farla.
Un paio di anni fa o ripetuto la direttissima dei Fiorentini sulla nord del Pizzo d'Uccello in Apuane, una via decisamente poco ripetuta aperta nel 1969 se non ricordo male . La via in alto ha dei tiri difficili ma sopratutto pericolosi. Per errore abbiamo fatto anche una variante sicuramente più difficile dove da primo ho fatto un volo provocandomi una ferita sul polso sinistro ho sempre la ciccatrice. Quindi per ricordarmi della via non mi servono le foto basta che mi guardi la ciccatrice :lol: . Non posso dire che mentre salivo ero proprio felicissimo, il pericolo si percepisce. Sicuramente questa è una via che non rifarò , diversamente dalla Oppio sulla stessa parete che ho fatto più volte, ma posso dire che sono veramente contento di averla fatta. In vetta e anche nei giorni successivi ho provato una grande soddisfazione.
Il superamento dello stapiombo terroso, dove sono volato, mi ha fatto vibrare e anche qualcos'altro...... :oops:

E' per questo che ad esempio mi piacerebbe fare la nord del Camicia perchè è una parete che mi intriga, poi la scalata sarà scadente ma il fascino della parete è grande e questo è un buon motivo per andarci.
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Messaggioda Xymox » dom gen 17, 2010 11:17 am

il Duca ha scritto:Nei momenti più difficili, quando la vita quotidiana è più ostica o più insipida, ci si ricorda di quella libertà ...


quoto tutto, ma in particolare la parte che ho lasciato nel topic.
quando ripenso alle montagne che ho fatto, facili o difficili, la cosa che più mi salta in mente è la sensazione di libertà.
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Messaggioda albertograia » dom gen 17, 2010 11:53 am

"Noi siamo il nostro passato"
Henri Bergson
e lo è se lo raccontiamo, se lo ricordiamo, e crea il nostro futuro, tutto quello che noi facciamo esiste grazie al ricordo, se ogni gesto non venisse raccontato, ricordato, morirebbe, svanirebbe.
e diventa condizione fondamentale quando raggiunta una certa eta ci viene naturale esporci, principalmente verso noi stessi, come davanti a uno specchio, per cercare di capire, se abbiamo vissuto o almeno tentato di farlo.
è un lavoro che si fa in silenzio con una condizione fondamentale, l'onestà, certi gesti ritornano in mente, li analizziamo, li consideriamo alla luce delle ultime esperienze fatte, magari al buio come spesso faccio, come un trainig autogeno per addormentarmi (che ricordi noiosi :) ), con la gola riarsa, secca, in continua ricerca della memoria come fonte per dissetarmi, guardo le foto, leggo quello che ho è scritto, annotato, disegnato, chi ha di queste tensioni è imbrattatore di pagine bianche, dove segni un percorso che ti servirà poi, per non sentirsi evanescente, per districarsi nella nebbia del dimenticare.
Mi sembra di Pavese questa frase che dice che l'unico modo che rende l'uomo immortale e i ricordi che lascia.
Una montagna è tua solo quando nei sei sceso, diceva Diemberg, aggiugerei che è tua quando la racconti, quando la ricordi da solo o assieme agli amici la condividi.

un saluto a tutti Alberto
Il grado non esiste........................................
esiste, esiste :(
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Messaggioda VECCHIO » mer gen 27, 2010 10:13 am

Bellissimo !!!!!!!!!!! Io mi emoziono sempre tanto quando sento o faccio pensieri come quelli che ho letto.
Da poco tempo stò considerando il tempo e mi sono accorto che noi pensiamo al passato o progettiamo il futuro: non siamo capaci di vivere il presente?
Ci stò provando.
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