Roberto ha scritto:Secondo me non c' è demarcazione, l' escursionismo, se fatto con le peculiarità base dell' alpinismo, cioè avventura, esplorazione, incognita, possibilità di errore, ricerca... è alpinismo. Non è il grado o la pendenza che fanno l' alpinismo, è il modo con cui si va in montagna.
Un escursione su sentiero non segnato, da trovare, dove non è tutto scontato, magari su terreno esplorativo, è alpinismo.
Pur quotando, io credo sia anche un problema di ampiezza, di dimensione.
Ho praticato e pratico (talvolta) quell'escursionismo cui si riferisce Roberto, per cui se mi chiedono sei io sia un escursionista di montagna non ho difficoltà a confermare di esserlo a pieno titolo, ma se invece mi chiedono se io sia un alpinista resto assai dubbioso perché riguardo alla definizione di alpinismo io ne ho troppo rispetto per riconoscermi in essa con leggerezza.
Secondo me dovrebbe essere considerato alpinista solo chi vive la montagna a tutto tondo, con competenza e impegno prevalente di tempo e di sentimento, senza fare necessariamente riferimento al grado e alle difficoltà che è in grado di superare ma solo alla curiosità, allo spirito di ricerca, alla assoluta autonomia, alla continuità di permanenza e alla confidenza direi quasi familiare con l'ambiente, caratteristiche che lo rendono dunque un vero e proprio animale alpino. Con ciò escluderei pertanto sia gli escursionisti occasionali come me qualunque sia la loro abilità nel muoversi, sia gli arrampicatori parimenti discontinui qualunque sia la loro capacità arrampicatoria (di falesia poi non se ne parla proprio).
Tanto per fare un esempio, i romani

non possono essere considerati alpinisti per distanza culturale, per incompatibilità genetica, per opposizione astrale, per separazione spaziotemporale.
Alpinista romano è un ossimoro.

Chuck Norris ha contato fino a infinito. Due volte.