Roberto ha scritto:La capacità di rinunciare è una delle doti fondamentali dell' alpinista, mentre il voler passare a tutti i costi (anche di bucare), è secondo me, il modo peggiore di intendere l' alpinismo.
Se su una via con passi obbligati si stacca una presa fondamentale, non per questo ci si sente autorizzati a scavarne una nuova o avvitarne una in resina. Si cerca l' alternativa naturale.
Poi oggi i mezzi "non invasivi" sona tanti e dove Piussi ha messo un chiodo a pressioe, si passa di certo con un clif, un micronut, un rurp .... non c' è bisogno di "spittare".
Piantare uno spit su una classica è come rompere un argine, dopo quel primo spit ne arriveranno altri, leggittimati dal primo.
La penso anche io cosi ( mi pare siano gia stati messi alcuni spit al posto di qualche pressione saltato sia di passaggio che di sosta)
Approposito della prima libera della via,da questo stesso sito:
la relazione di Rolando Larcher:
''La via si suddivide in quattro settori: il primo tratto iniziale è composto da 5 facili tiri. Il secondo, lo scudo giallo, di 8 tiri impegnativi tutti valutabili intorno al 7b. Il terzo, i diedri dopo la cengia, 7 tiri sempre impegnativi ed atletici, con delle punte fino al 7b. Infine il quarto ed ultimo settore composto da altre 6 lunghezze con difficoltà tradizionali. Noi siamo usciti involontariamente per la variante Hasse, seguendo la direttiva logica. Delle 26 soste fatte, 4 nel secondo settore e due del terzo sono state rinforzate con uno spit da 8 mm piantato a mano. Nel primo settore abbiamo trovato uno spit da 10 mm e nel secondo due da 8 mm, uno alla prima sosta e l?altro sul traverso del settimo.''