Come rovinare un Paradiso .......

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda n!z4th » lun ott 13, 2008 11:41 am

la neve va via dopo dove ci sono le piste pechè è più dura e gelata grazie hai passaggi dei mezzi battipista...


Bè questo lo vedo scontato agli occhi dei più, o almeno credevo lo fosse...

La compattazione/stratificazione la rende molto più durevole :!:
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Messaggioda il berna » lun ott 13, 2008 11:55 am

n!z4th ha scritto:
la neve va via dopo dove ci sono le piste pechè è più dura e gelata grazie hai passaggi dei mezzi battipista...


Bè questo lo vedo scontato agli occhi dei più, o almeno credevo lo fosse...

La compattazione/stratificazione la rende molto più durevole :!:


anfatti.

comunque... tornando a noi...

qui si continua a dire che si distruggono ambienti che si fanno degli ecomostri e io non dico che non sia vero... si continua a dire che bisognerebbe attuare altre politiche più rispettose dell'ambiente e che porterebbero altrettanti guadagni e io dico quali??? portate degli esempi!

se si dice così no sarebbe anche da dire così sì!

e non ditemi ma lo sci alpinismo.... perchè è risaputo che gli sci alpinisti vengono vanno bisogna andarli a cercare sotto le valanghe non sanno una sega bollita di montagana e non lasciano mezzo euro nelle valli che frequentano...
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Messaggioda il.bruno » lun ott 13, 2008 22:47 pm

per un'attrezzatura da sci in pista si spendono tranquillamente 1000 ?.
per i non valdostani, uno skipass in una località media è sui 40 ?.

poi ci sommiano il costo del pernottamento, e scopri che spendi la metà a fare le vacanze a sharm el sheik, viaggio compreso.

negli anni 70 e 80 le proporzioni erano diverse.

se calano gli sciatori, il problema non è pensare che le stazioni sciistiche debbano dotarsi di chissà quali funambolici nuovi e più estesi impianti di risalita.
gli impianti ormai sono in molte stazioni ben organizzati ed estesi. non è facendo una o due seggiovie in più in un vallone prima non toccato dagli impianti che attiri turisti.

il problema è che lo sci costa troppo ed è sempre meno "di massa".

e quindi?

che ne so io. però non stupitevi di spendere un sacco di soldi e poi di trovarvi con meno turisti del previsto, e non stupitevi che chi contribuisce con le sue tasse a tali investimenti non ne sia contento.

provate ad investire in altre cose. borse di studio, collegamenti internet veloci anche nelle valli, supporto ad attività produttive.
puntare sempre a ricevere soldi pubblici per finanziare il turismo è una roba molto assitenzialista.
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Messaggioda sergio-ex63-ora36 » mar ott 14, 2008 0:10 am

il berna ha scritto:
n!z4th ha scritto:
la neve va via dopo dove ci sono le piste pechè è più dura e gelata grazie hai passaggi dei mezzi battipista...


Bè questo lo vedo scontato agli occhi dei più, o almeno credevo lo fosse...

La compattazione/stratificazione la rende molto più durevole :!:


anfatti.

comunque... tornando a noi...

qui si continua a dire che si distruggono ambienti che si fanno degli ecomostri e io non dico che non sia vero... si continua a dire che bisognerebbe attuare altre politiche più rispettose dell'ambiente e che porterebbero altrettanti guadagni e io dico quali??? portate degli esempi!

se si dice così no sarebbe anche da dire così sì!

e non ditemi ma lo sci alpinismo.... perchè è risaputo che gli sci alpinisti vengono vanno bisogna andarli a cercare sotto le valanghe non sanno una sega bollita di montagana e non lasciano mezzo euro nelle valli che frequentano...


ma scusa hai visto di che parla sto topic?

parla di un impianto su una montagnetta...non di una nuova pista a Cervinia o a Madonna di Campiglio (potremmo discutere anche di quello ma sarebbe tutto un altro discorso...)

questo tipo d'impianti è solo una scusa per fare una bella serie di villette a schiera (che rendono un sacco di soldi) e poi ciao mare...

io vivo in montagna come te e voglio che i miei figli abbiano un futuro sostenibile fatto di impianti (anche e perchè no ovviamente...) ma non solo e non dove sono soldi e ambiente buttato...
anche perchè oramai dal 30 al 40% di chi viene in settimana bianca fa altro... :wink:
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Messaggioda il berna » mar ott 14, 2008 11:05 am

si sergio hai ragione... oltrettutto non conosco per niente quella situazione...

però quel 30-40% che dici tu cosa farebbero tutti i giorni senza andare a sciare??
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Messaggioda Fabrizio Righetti » mar ott 14, 2008 16:32 pm

Ciao a tutti,
Come già ben detto da sergio è davanti agli occhi di tutti, o almeno di chi è nato negli anni 60 o prima, come sulle Alpi le cose in fatto di innevamento siano cambiate. Qui non è questione di essere esperti o meno. Difatti l'esperto può spiegarti il perchè di certi fenomeni ma anche l'uomo della strada, se dotato di spirito di osservazione, può comunque accorgersi degli eventi. Quindi tutti vediamo che gli Inverni attuali non son più quelli degli anni 70'. La neve è sempre meno e soprattutto alle basse quote è ormai un evento se non eccezionale almeno sporadico. C'è da dire che in quel periodo sulle Alpi ed in altre catene montuose era in atto una piccola pulsazione positiva dei ghiacciai che aveva portato almeno l'80% degli apparati ad aumentare la propria massa. E difatti, tra gli anni 60' e tutti gli anni 70' complice la congiuntura ripresa economica e favorevoli condizioni climatiche son sorte stazioncine invernali un po ovunque: come ad esempio i citati impianti sull'Arera. Impianti a meno di 2000 m di quota in piena esposizione meridionale, che oggi sono totalmente abbandonati. Ignoranza e poca lungimiranza hanno riempito le nostre montagne di inutili scheletri. Ora che qualche cosa in più conosciamo o pensiamo di conoscere bisognerebbe evitare gli errori commessi in passato. E' davanti agli occhi di tutti che stazioni con una quota inferiore ai 2000 m o esposizioni non ottimali di quota siano ormai fuori luogo. Può capitare l'anno fortunato ma altrimenti è sempre un terno al lotto. Solo i cannoni evitano questa estrema incertezza. Le banche svizzere, non a caso, non sovvenzionano più stazioni che non garantiscano un minimo di giorni di innevamento annui. Dove non arriva la sensibilità e la testa arriva sicuramente il soldo. Quindi ostinarsi ad intraprendere l'apertura di nuove stazioni o l'ampliamento è a dir poco ottuso. Si avrà l'arrichimento a breve termine ma alla fine i 'nodi verranno al pettine'. Insomma una dinamica non molto diversa da ciò che sta accadendo sui mercati finanziari mondiali in questi tempi. Il clima ha i suoi ritmi che sono ben diversi da quelli della vita umana, possiamo solo adattarci ai cambiamenti e nulla possiamo fare per contrastarli.
Un ultima cosa: i cannoni dovrebbero essere usati al limite per preparare il fondo o per coprire qualche 'pecca' del cielo. Invece sono utilizzati in modo indiscriminato al punto di avere strisce bianche tra montagne brulle. Anche qui gli svizzeri, tra mille difetti, possono insegnare qualche cosa. Due anni fa la stazione del San Bernardino rimase chiusa nonostante avessero i cannoni: fatti quattro conti fu la soluzione più idonea.
E comunque la neve programmata ha un impatto ambientale enorme se qualcuno mi dimostra il contrario io son qui a prenderne atto.
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Messaggioda il berna » mar ott 14, 2008 17:06 pm

Fabrizio hai ragione per quanto riguarda il clima e in parte sono d'accordo con te...

2 anni fà anche Courmayeur ha aperto in ritardo, anche se ha il 70% delle piste servite da innevamento programmato... il problema sono state le temperature... se non va sotto allo 0 al posto di avere impianti di innevamento hai impianti di irrigazione... Con questa apertura ritardata ci sono state delle polemiche dai clienti della stazione icredibili! Volevano salire lo stesso a sciare e spaccarsi sci gambe e testa sui sassi!!

La svizzera cosa????? Ma se proprio gli svizzeri sono i primi a fare lingue bianche in mezzo al niente e costruire in cima alle montagne... così per fare qualche esempio: jungfrau e piccolo cervino dove per altro c'è un progetto ancor più faraonico di cosa c'è già...

Comunque sto impatto dell'innevamento me lo si deve ancora dimostrare...

comunque fatti i conti per le stazioni (io parlo di quelle valdostane che ho ben presente la situazione...) sarebbe meglio che chiudessero tutte... ma ditelo a chi ha le seconde case agli albergatori ai commercianti ai maestri di sci alle guide alpine ecc ecc

impatti dell'innevamento programmato:

sul suolo: lo scavo per far passare i tubi e si ritomba tutto se fai attenzione a quello che fai ristendendo terreno vegetale sopra iutando e seminando dopo 2-3 anni non vedi più niente. I materiali utilizatti sono inerti dunque la mitigabilità degli impatti è totale.

sull' atmosfera: nessun impatto

sulla vegetazione: li bisogna vedere se si tagliano piante o no, ma di sicuro non si disboscano ettari per fare un impianto di innevamento.

sulla fauna: più che qualche tana di marmotta che difficilmente si incontra...

sulle acque: dipende come si procede... se si prelevano in inverno è un po' un problema nei torrenti se si hanno pozzi invece cambia poco ma se c'è un bacino di accumulo e le acque vengono "prelevate" in estate quando i torrenti sono in piena si iterviene in maniera minima sul regime idraulico dei corsi d'acqua. Una stazione come La Thuile ad esempio consuma circa 200000 mc di acqua per innevare tutto in inverni con pochissima neve naturale, andate a vedervi le portate dei fiumi e fate due conti di quanta acqua è...

sul paesaggio: e lì bisogna vedere da caso a caso come si procede... in alcune stazioni si vedono solo i pozzetti in altre ci sono le aste dei cannoni in altre c'è anche il lago... e le varie cabine di manovra che generalmente sono interrate...

adesso mi sono già dilungato troppo e non mi sembra il caso di continuare se no scrivo una relazione di SIA...
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Messaggioda brando » mar ott 14, 2008 20:32 pm

ora come ora non riesco a rispondere dati alla mano, non ho tempo, cmq
il problema della neve programmata è che vengono aggiunti dei batteri per fare da nuclei di condensazione dei fiocchi di neve, e questi batteri alterano la flora batterica del suolo e conseguentemente anche la sua composizione chimica, nonchè quella dell'acqua che ci passa sopra/attraverso
senza nuclei, solo acqua e aria, la condensazione avviene non tra 0 e -5 (es) ma intorno ai -25
A volte in montagna l'unica soluzione sono la preghiera o la bestemmia... stessa roba suppergiù

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Messaggioda il berna » mer ott 15, 2008 17:25 pm

brando ha scritto:ora come ora non riesco a rispondere dati alla mano, non ho tempo, cmq
il problema della neve programmata è che vengono aggiunti dei batteri per fare da nuclei di condensazione dei fiocchi di neve, e questi batteri alterano la flora batterica del suolo e conseguentemente anche la sua composizione chimica, nonchè quella dell'acqua che ci passa sopra/attraverso
senza nuclei, solo acqua e aria, la condensazione avviene non tra 0 e -5 (es) ma intorno ai -25



si ci mettono vermi provenienti da marte coltivati da uno scienzato pazzo in un laboratorio segreto costruito nel centro dell'anello del Cern di Ginevra...

immagino che tu ne progetta a centinaia di impianti per fare simili affermazioni!!!

questo è ecoterrorismo ed è una cazzata immensa!!!

te ragazzo mio guardi troppi film di fantascienza!!! 8O 8O

ma quali batteri??? ma dove li hai mai visti???

Allora parlo seriamente... collaboro alla progettazione di impianti di risalita di innevamento e quant'altro... Ho aitato e seguito personalmente la direzione lavori di impianti di innevamento trà i più estesi in VdA. L'impianto tipo funziona così:
-Raccolta delle acque (bacino, pozzi o captazione da torrenti)
-Condotte forzate fino a una centrale di manovra o smistamento
-Pompe se l'acqua è più bassa del comprensorio e torre di rafreddamento ma non tutti gli impianti ce l'hanno (è una torre di scambio termico che serve a portare la temperatura dell'acqua nelle condotte a temperature prossime allo 0)
-Condotte forzate di aria e acqua
-Pozzetti e cannoni di innevamento.

Nessuna possibilità di immissione di liquidi, batteri, ecc nell'impianto... questo se l'è proprio sognato qualcuno di notte...

tanto per dare una nota nei pressi di un grosso bacino utilizzato per l'innevamento in una nota stazione sciistica si riproducono rane e tritoni che sono indicatore di ottimo stato di salute dei corsi d'acqua da loro abitati...

negli ultimi anni lo studio maggiore da parte dei fornitori (principalmente sono York, Sufag e SnowStar) e stato quello degli uggelli terminali al cannone.

personalmente non ho mai visto sparare neve a temperature prossime allo 0 per alcuni motivi dettati dalla fisica che si studia alle elementari...

1 lo sapete tutti l'acqua gela a temperature inferiori a 0°
2 la qualità della neve sparata a temperature più basse è migliore
3 chi c***o glielo fa fare alle società di sparare consumando energia (che la pagano anche loro mica gliela regalano...) quando non fai neve

basta non mi dilungo di più perchè sto andando fuori topic.
come ho già detto non conosco la realtà di quel posto, ci tengo, comunque, a dire che è vero che quando si fanno stazioni e impianti vari si creano impatti visivi e ambientali, ma non è nell'interesse delle società di distruggere l'ambiente nel quale operano.
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Messaggioda il.bruno » sab ott 18, 2008 20:09 pm

la cosa dei batteri non mi ha mai convinto, e a leggerti berna mi hai convinto sempre più.

c'è però un altro aspetto legato all'impatto ambientale

i cannoni sono necessari all'innevamento delle piste proprio in quegli inverni in cui nevica poco o niente.
se in alto non nevica, in basso non piove.
se magari oltre a secco fa anche freddo (e non di rado le due cose sono associate) la poca acqua che c'è in giro ghiaccia tutta, e succede come nell'inverno 2001-2002 che si arrivò alla prima nevicata decente a fine gennaio e mentre nelle stazioni sciistiche succhiavano ogni rigagnolo per sparare neve, nei paesi in basso arrivavano le autobotti a portare l'acqua potabile.
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Messaggioda brando » sab ott 18, 2008 20:40 pm

allora chiariamo: io attualmente non seguo, progetto o altro riguardo ad impianti di innevamento
l'anno passato ho seguito corsi universitari di nivologia ed ecologia alpina
così al volo sto riportando i contenuti dei corsi (non entro nello specifico perchè non ricordo i dettagli, dovrei cercare)
se mi hanno fatto studiare e dare esami su cazzate non so, io però 'sta roba l'ho studiata, e ne discutevo giusto oggi con una compagna di corso (quindi non me la sono sognata di notte)

per il resto, pace :wink:
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Messaggioda brando » sab ott 18, 2008 22:44 pm

ho un file pdf in argomento con il topic, gentilmente fornitomi
se qualcuno mi spiega come fare lo posto
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Messaggioda il.bruno » sab ott 18, 2008 22:52 pm

comunque il problema ambientale del progetto di impianti in valseriana non lo fa la neve artificiale, ma lo fa il fatto che rovineranno diversi versanti e valloni.
fosse la neve artificiale, il problema, sarebbe da stare allegri.
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Messaggioda sergio-ex63-ora36 » sab ott 18, 2008 22:54 pm

riporto da un sito valdaostano...

"L'INNEVAMENTO ARTIFICIALE
di Michele Freppaz e Ermanno Zanini

Durante gli ultimi decenni, nella maggior parte dei comprensori sciistici, si sono effettuati notevoli investimenti per costruire ed ampliare le piste da sci e realizzare impianti di risalita sempre più sicuri e veloci. Questi investimenti possono dare i propri frutti soltanto in presenza di un adeguato innevamento e perciò sempre più diffusi sono gli impianti per la produzione di neve artificiale.
Il primo impiego dell'innevamento programmato viene fatto risalire all'inverno 1948, in Connecticut (USA), grazie all'intraprendenza di W. Schoenknecht, gestore di una stazione sciistica il quale, per ovviare alla mancanza di neve, decise di trasportare sulle piste da sci circa 500 tonnellate di ghiaccio che, opportunamente lavorate, permisero la pratica dello sci per circa due settimane (Erickson, 1980). I costi si erano rivelati però elevatissimi e, nell'inverno successivo, grazie all'aiuto di alcuni amici, Schoenknecht presentò un primo prototipo di macchinario per la produzione di neve artificiale che, dopo numerosi collaudi, diventò perfettamente operativo nel 1950.
Da allora le tecniche per produrre neve artificiale si sono evolute ed attualmente esistono numerose imprese specializzate in progettazione e realizzazione di impianti per l'innevamento.
In natura i cristalli di neve si formano solo quando si verifica la presenza contemporanea di basse temperature, umidità dispersa nell'atmosfera e nuclei di congelamento. In ambiente aperto le condizioni di temperatura sono difficilmente modificabili, perciò le uniche condizioni su cui si può intervenire per produrre neve artificiale sono l'umidità dell'aria e la presenza di nuclei di congelamento.
L'umidità dell'aria è quindi un fattore fondamentale per la produzione di neve artificiale e l'approvvigionamento idrico nei sistemi di innevamento è generalmente garantito mediante la costruzione di apposite vasche di raccolta. L'impiego dell'acqua deve essere attentamente pianificato a livello di bacino per consentirne un uso ottimale anche in periodi di scarse precipitazioni. Occorre tenere presente che in media il consumo specifico di acqua impiegata per la produzione di neve artificiale durante la stagione invernale risulta pari a 220 litri ogni m2 di superficie innevata.
La neve naturale si forma a partire da gocce d'acqua che nell'atmosfera vengono in contatto con nuclei di congelamento, costituiti prevalentemente da particelle di argilla, per formare granuli di ghiaccio. La sublimazione del vapore acqueo presente nelle nubi sui granuli di ghiaccio origina i cristalli di neve. Temperatura e grado di umidità danno ai cristalli di neve naturale forme infinitamente varie.
La neve artificiale si forma prevalentemente da acqua in forma liquida ed è generalmente costituita da cristalli arrotondati. La sua densità è generalmente elevata e compresa fra 360 e 450 kgm-3 nell'80% dei casi, valori superiori alla densità media della neve naturale appena caduta, compresa fra 100 e 200 kgm-3.
Una volta al suolo la neve naturale si trasforma in relazione alle condizioni ambientali, secondo processi detti di metamorfismo. La neve artificiale, invece, si evolve poco, se non per la formazione di legami tra i cristalli, dovuti al congelamento dell'acqua interstiziale.
I sistemi di produzione di neve artificiale devono garantire la nebulizzazione dell'acqua in gocce di dimensioni adeguate e la loro espulsione ad una distanza tale che, con la ricaduta al suolo, siano in grado di solidificare completamente.
Attualmente esistono due tipi principali di sistemi per l'innevamento programmato:
1. sistema a bassa pressione
Con questo sistema la nebulizzazione dell'acqua viene ottenuta mediante il passaggio attraverso una serie di ugelli di ridotto diametro, disposti in una o più corone concentriche. L'acqua è in pressione e la nebulizzazione viene favorita mediante una certa quantità d'aria compressa fornita da un piccolo compressore presente nel sistema. L'espulsione delle gocce è ottenuta mediante l'impiego di una grande ventola in grado di produrre una corrente d'aria sufficiente al trasporto delle gocce a grande distanza;
2. sistema ad alta pressione.
La nebulizzazione dell'acqua è qui ottenuta mediante il passaggio attraverso un ugello di emissione di una miscela di acqua e di aria fortemente compressa. L'espansione dell'aria compressa alla pressione atmosferica determina un sensibile raffreddamento dell'acqua che permette di produrre neve artificiale a temperature superiori rispetto al sistema a bassa pressione.
Meccanismi di controllo computerizzato garantiscono a questi sistemi la migliore resa produttiva in relazione a umidità, temperatura e velocità del vento.
La produzione di neve artificiale è quindi caratterizzata da un elevato costo energetico, perciò ogni tecnica economicamente vantaggiosa e che consenta la produzione di neve in un ampio intervallo di temperatura è di notevole interesse per l'industria dello sci.
Come descritto in precedenza, i cristalli di neve naturale normalmente si formano attorno a nuclei di congelamento su cui le molecole d'acqua possono condensarsi. Queste particelle sono indispensabili per la formazione dei cristalli di neve; l'acqua distillata, priva di impurità, può infatti rimanere allo stato liquido anche ad una temperatura di -40°C, secondo un fenomeno detto di sopraffusione. L'incremento del numero di nuclei di congelamento può determinare un aumento delle rese produttive di neve artificiale e tale principio è alla base dell'impiego di additivi quali le proteine batteriche. Studiosi americani agli inizi degli anni '70 (Maki et al., 1974) hanno infatti evidenziato come le proteine della parete cellulare di numerosi batteri, quali lo Pseudomonas syringae, siano caratterizzate da notevoli proprietà di nucleazione, favorendo il congelamento ottimale dell'acqua anche a temperature prossime agli 0°C. Questi batteri sono presenti comunemente in natura su differenti specie vegetali quali frumento, avena e orzo e le loro cellule liofilizzate sono attualmente impiegate come additivi nella produzione di neve artificiale. Si tratta di prodotti generalmente commercializzati in pellets, che vengono disciolti nell'acqua destinata alla produzione della neve artificiale (Kocak & van Gemert, 1988). L'impiego di questi additivi consente di ottenere una maggiore quantità di neve a parità di input energetico. La neve prodotta risulta inoltre più leggera e lavorabile.
Indagini condotte negli Stati Uniti ed in altre nazioni non sembrano evidenziare effetti collaterali nell'impiego di questi additivi (e.g. Goodnow et al., 1990) ed attualmente circa la metà dei comprensori sciistici in Nord America li utilizza. Particolare attenzione deve essere comunque data agli effetti sull'ambiente di questi prodotti, in particolare sul lungo periodo.
La composizione chimica della neve artificiale, oltre che dall'impiego di additivi, dipende anche dal tipo di acqua impiegata nella produzione. Numerosi studi hanno evidenziato in genere una maggiore concentrazione di ioni nella neve artificiale rispetto a quella naturale (Rixen et al., 2001). L'immissione di notevoli quantità di elementi nutritivi durante il disgelo primaverile può influenzare la qualità dei suoli (Freppaz et al., 2001), delle acque e la distribuzione delle specie vegetali. Gli effetti dello scioglimento del manto nevoso possono essere più rilevanti nei primi giorni del disgelo. Esperienze di laboratorio ed in pieno campo hanno infatti evidenziato come il 50-80% degli elementi nutritivi presenti nel manto nevoso sia rilasciato nel primo 30% delle acque di scioglimento (Johannessen & Henriksen, 1978).
Studi condotti in Svizzera (Wipf et al., 2001) hanno evidenziato un maggior contenuto di nutrienti nella vegetazione delle piste da sci innevate artificialmente ed una maggiore presenza di leguminose. Sul breve periodo non è però emerso alcun effetto sulla germinazione delle specie vegetali (Jones & Devarennes, 1995). La maggiore presenza di neve nelle piste innevate artificialmente può però far ritardare lo scioglimento del manto nevoso (Rixen et al., 2001) e di conseguenza la ripresa vegetativa.
Sono sempre più numerosi gli studi condotti sull'impatto ambientale dell'innevamento programmato, ad evidenziare il crescente interesse del mondo scientifico e degli stessi gestori delle stazioni sciistiche. Anche in Valle d'Aosta è sempre maggiore l'attenzione verso un utilizzo sostenibile dell'innevamento artificiale, il cui impiego, come dimostrano i recenti eventi climatici, appare sempre più importante per garantire l'apertura dei comprensori sciistici. Il suo razionale impiego, insieme agli interventi eseguiti sulle piste da sci, possono contribuire ad uno sviluppo sostenibile dell'industria della neve in ambiente alpino. L'attenzione alle problematiche ambientali deve costituire un importante elemento di valutazione per l'attribuzione di un marchio di qualità ai comprensori sciistici, sul modello americano del Sustainable Slopes (www.nsaa.org/environ/index.asp).

Bibliografia
Erickson N. (1980): A short history of snowmaking. Ski area management 19(2): 31-32
Freppaz M., Scalenghe R. & Zanini E. (2001): Snow influence on nitrogen dynamics in alpine pedoenvironments. Atti Convegno I Comprensori Sciistici e la Gestione del Manto Nevoso. Comunità Montana Walser (ed.). Gaby (AO), 3 Febbraio 2001
Goodnow R.A., Harrison M.D., Morris J.D., Sweeting K.B. & Laduca R.J. (1990): Fate of Ice Nucleation-Active Pseudomonas syringae strains in alpine soils and waters and in synthetic snow samples. Applied & Environmental Microbiology: 2223-2227
Johannessen J. & Henriksen A. (1978): Chemistry of snow meltawater: changes in concentration during melting. Water Resources Research 14(4): 615-619
Jones H.G. & Devarennes G. (1995): The chemistry of artificial snow and its influence on the germination of mountain flora. In: Biogeochemistry of Seasonally Snow-Covered Catchments (Proceedings of a Boulder Symposium, July 1995). IAHS publ. n. 228
Kocak R. & van Gemert H. (1988): Man-made snow: Biotechnology assisting the skiing industry. Australian Journal of Biotechnology vol. 2 n.1: 37-38
Maki L.R., Galyan E.L., Chang-chien M. & Caldwell D.R. (1974): Ice nucleation induced by Pseudomonas syringae. Applied Microbiology. 28 (3): 456
Rixen C., Wipf S. & Stockli V. (2001): Environmental conditions under artificial snow: a field study in ten ski areas in Switzerland. Atti Convegno I Comprensori Sciistici e la Gestione del Manto Nevoso. Comunità Montana Walser (ed.). Gaby(AO), 3 Febbraio 2001
Wipf S., Rixen C., Schudel K. & Stockli V. (2001): Ski piste vegetation under artificial and natural snow: biodiversity and species characteristics. Atti Convegno I Comprensori Sciistici e la Gestione del Manto Nevoso. Comunità Montana Walser (ed.). Gaby (AO), 3 Febbraio 2001

Ringraziamenti
Si ringraziano l'Istituto Federale per lo Studio della Neve e delle Valanghe (Davos-CH) e la Monterosa Spa."
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Messaggioda brando » sab ott 18, 2008 23:23 pm

ok, mi posso risparmiare il pdf :)
grazie sergio-ex63-ora36, era simile al tuo intervento

diciamo cmq che effettivamente rispetto ad altri problemi legati agli impianti da sci la neve programmata è relativamente marginale, io stavo solo rispondendo a berna :wink:
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Messaggioda il berna » lun ott 20, 2008 19:32 pm

ok dai mi arrendo...

siete degli 007 del web!!!

volevo litigare ancora un po' ma non mi sembra il caso, è inutile che continui a fare l'avvocato del diavlo... :D

In effetti esistono dell proteine derivate dal latte che si possono mettere nell'acqua dell'innevamento per poter "sparare" a temperature marginali (anche di qualche grado superiori allo 0 in alcuni casi...).

In VdA (come dico conosco la nostra realtà non so cosa combinano in giro per il mondo...) erano state fatte delle sperimentazioni in alcuni comprensori autorizzate dagli enti regionali.
Da queste sperimentazioni si è notato appunto che queste proteine aiutavano molto la cristallizzazione a temperature "elevate" ma sono talmente onerose che il costo che ne impedisce l'utilizzo.

In VdA non è autorizzato l'utilizzo di queste sostanze e se fate analizzare le acque scoprirete che le società rispettano questo divieto...

Per poter "sparare" abbondantemente in tutti i casi adesso si cerca di costruire impianti più efficienti con la costruzioni di bacini di accumulo per avere grosse disponibilità d'acqua nei momenti di basse temperature.

Non mi dilungo di più... :wink:

e in tutti i casi avete ragione, creare nuovi comprensori è una cazzata! Cercare di razionalizzare e rendere più efficienti quelli attuali no.

:wink:

scusate se vi ho fuorviati e cercato discussioni ma ognitanto mi fa bene... :mrgreen:
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Messaggioda brando » lun ott 20, 2008 23:26 pm

berna... ringrazia che sono beneducato... :wink:



viva la montagna sostenibile :!:
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Messaggioda pasasò » mar ott 21, 2008 9:50 am

Un paio di cosette da mettere sul tavolo.

Questo progetto di nuovi impianti costerà al pubblico come finanziamenti una grossa cifra dei 67 milioni preventivati per l'intero progetto... quanti posti di lavoro si potrebbero creare destinando tali investimenti non alla speculazione ed all'abbruttimento ambientale creato dagli impianti bensì alla promozione di nuove (per le orobie) forme di turismo? E poi, dei soldi spesi dal pubblico pur il super impianto dove non nevicherà (esiste uno studio dell'ente nazionale svizzero per l'ambiente che prevede una riduzione del 30% delle piste sciabili nei prossimi 15 anni per zone poste tra i 2000 ed i 2500 mt) quanti andranno a società di capitali (magari estere) che gestiranno il complesso e quanti potrebbero essere invece distribuiti nell'economia locale se venissero appunto utilizzati per forme alternative di sostegno al turismo ed alle economie (recupero di sentieri, malghe, antichi mestieri, foresterie a conduzione famigliare etc etc etc)?

Questo progetto per me nasce già vecchio e perdente.
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Messaggioda il berna » mar ott 21, 2008 16:34 pm

pasasò ha scritto:Un paio di cosette da mettere sul tavolo.

Questo progetto di nuovi impianti costerà al pubblico come finanziamenti una grossa cifra dei 67 milioni preventivati per l'intero progetto... quanti posti di lavoro si potrebbero creare destinando tali investimenti non alla speculazione ed all'abbruttimento ambientale creato dagli impianti bensì alla promozione di nuove (per le orobie) forme di turismo? E poi, dei soldi spesi dal pubblico pur il super impianto dove non nevicherà (esiste uno studio dell'ente nazionale svizzero per l'ambiente che prevede una riduzione del 30% delle piste sciabili nei prossimi 15 anni per zone poste tra i 2000 ed i 2500 mt) quanti andranno a società di capitali (magari estere) che gestiranno il complesso e quanti potrebbero essere invece distribuiti nell'economia locale se venissero appunto utilizzati per forme alternative di sostegno al turismo ed alle economie (recupero di sentieri, malghe, antichi mestieri, foresterie a conduzione famigliare etc etc etc)?

Questo progetto per me nasce già vecchio e perdente.


quei 67 milioni preventivati non credere che non raddoppino dallo studio preliminare alla realizzazione delle opere...
comunque a parte la quastione di quanti sarebbe meglio discutere come usarli... gli esempi che hai portato tu sono molto belli il problema è di trovare la gente che voglia lavorare nelle malghe, a fare sentieri, e in foresterie a conduzione famigliare...

Vedi è facile dire bisognerebbe fare così scrivendolo da dietro un computer... Io ho un po' di terreni, mio zio ha un po' di mucche, facciamo i fieni tagliamo la legna nei nostri boschi e più o meno quello ch'è mio lo tengo più o meno in ordine. I miei terreni mi occumano per qualche decina di giorni all'anno, da qui a poterci vivere però ne passa e non poco! E meno male perchè dovessi vivere di quello mi dovrei tirare un culo madornale! Tutti dicono di riattivare vecchi mestieri ecc (le serate dei vecchi mestieri qui in valle adesso vanno di gran moda e tutti i turisti li a guardare vecchi artigiani come bestie allo zoo) ma come fai a viverci.
Se alla gente non puoi chiedere di fare idraulico falegname ecc (lo dimostra che c'è un mucchio di disoccupati ma la domanda di apprendisti artigiani di ogni genere è altissima) come fai a chiedere a qualcuno di andare a fare il pastore e tenersi la sua vecchia malga abbandonata da dio non servita ne da strada ne da corrente elettrica...
Con la poesia e la passione non si è mai riempito la pancia a nessuno :wink:
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Messaggioda pasasò » mer ott 22, 2008 8:32 am

Incentivi pubblici, cooperazione tra soggetti, inventiva, amico.

Non voglio fare il saccente ma ti voglio portare una iniziativa che ho sostenuto per un po' di tempo. Alla condotta del Gavi, zona Tortona un ragazzo con altri amici ha scoperto che suo nonno era tra i produttori di un tipo di formaggio chiamato Montebore che stava scomparendo, ne ha indagato la storia e ha raccolto testimonianze sul modo di produrlo (biologico) da alcuni anziani compaesani. Si è creato quindi un presidio Slow Food (azione reticolare) con diversi produttori e fornitori di materie prime (il latte di pecore e mucche che serve) oltre a lui, si sono dati rinomanza anche via internet ed hanno avuto l'idea di farsi pubblicità proponendo l'adozione di una pecora. A fronte del pagamento di una cifra (100 eur) si ritiravano periodicamente vari prodotti, tra cui il Montebore. L'iniziativa sembra funzioni

Certo, se ogniuno rimane nella propria stallina con tre mucche ed una pecora è difficile campare dignitosamente.
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