Si ha l'impressione che dopo un settembre non esaltante e dopo un iniziale precoce annuncio di freddo, questo autunno si stia prendendo una pausa, come se volesse compensarci richiamando umori di stagioni antiche, quando "settembre l'è sempre bel" era abituale slogan adottato dalla gente "locale" per ridare fiato alla speranza di noi villeggianti dopo agosti disperatamente piovosi.
Partiamo in 4 per un giretto in zoldano. L'aria è pungente alla mattina, ma il sole è ancora robusto e presto scalda l'aria e ravviva il bosco variegandolo di bruni e di gialli accesi.
Da Forno di Zoldo fino al "rifugio Angelini - Casel sora 'l sass" è un rapidissimo strappo di 700 metri.
Avvisi informano che quest'oggi il rifugio è aperto, e propone zucca in tutte le preparazioni, dall'antipasto al dolce.
Ciò mi ricorda in particolare quel buon pane di un tempo, giallo all'interno come un pandoro, che già a partire da mezzo settembre si trovava un po' dappertutto nei panifici qua intorno, una dolce focaccia in forte anticipo sulle delizie del natale.
Arriviamo troppo presto per gustare qualcosa di questo prelibato menù, e quindi ripartiamo subito perché il nostro progettato giro non ci consente pause troppo generose.

il rifugio Angelini - Casel sora 'l sass

castello di Moschesin, cima della Gardesana, Tamer, San Sebastiano, visti dal rifugio

profilo degli Spiz sopra il rifugio
Seguiamo verso est il sentiero che aggira gli Spiz.

vista sulla Civetta
A un bivio optiamo per la variante più ardita. Risaliamo per un po' un canalone in direzione di forcella La Porta, atrio per alcuni degli esaltanti "viaz" grazie ai quali questi Spiz godono fama.

il vallone che sale alla f.lla La Porta
Ma noi ci contenteremo oggi di un più modesto assaggio. A un bivio prendiamo a sinistra per esposta cengia mugosa.

l'inizio della cengia che porta al Belvedere
Superiamo un breve salto di roccia con l'aiuto di una fune ben tesa.

il breve strappo attrezzato

verso il termine della cengia
La cengia termina infine su un pulpito chiamato Belvedere zoldano, un terrazzo privilegiato aperto in faccia a un esuberante panorama, che dal gruppo Moschesin -Tamer a ovest fino alla Cima dei Preti e al Duranno a sud est sventaglia cime famose, appena segnate dai residui della recente neve, tutte disposte a mostrarsi oggi senza veli.

arrivo al Belvedere

vista sul Pelmo
Proseguiamo quindi verso sud in direzione del Col Pelos, fino alla forcella omonima sulla quale sostiamo.

il Belvedere visto dalla f.lla di Col Pelos
La strada da fare è ancora lunga ma il clima invita a indugiare. La sensazione è quella dei giorni rubati, sottratti al maltempo, al freddo che tra poco riprenderà fatalmente possesso di questi luoghi oggi impensabilmente ospitali e miti; minuti sereni scippati alle preoccupazioni di casa, ai pensieri tristi, ci scorrono rapidissimi tra le dita.
Con Paolo siamo coetanei, ci conosciamo da sempre, abbiamo condiviso scuola e montagna, pensieri ed emozioni ci accomunano. Le ragazze sembrano non fare caso al turbine d'anni che ci separa da loro come forra invalicabile; ci regalano semplicemente il loro tempo giovane, la loro complice amicizia, e noi ne siamo lusingati.

relax alla f.lla di Col Pelos
Conclusa la breve sosta, seguiamo la lunga cresta del Col Pelos assecondandone i saliscendi continui tra mughi e minuscole radure. Ci caliamo quindi in un ripido canale erboso che divalla svelto in direzione del fiume Maè. Oltre la valle profondamente incisa là in fondo si drizzano i purissimi profili degli Sfornioi, del Bosconero, della Rocchetta Alta.

vista su Sfornioi, Bosconero e Rocchetta Alta
Il successivo traverso per raggiungere Forno di Zoldo è lunghissimo. Transitiamo per la bella e ristrutturata baita di Col Marsang situata in una radura amenissima del bosco, dove ci piange il cuore non poterci fermare perché l'ora ci incalza con l'idea del buio che viene sempre più presto in questa stagione.

la baita di Col Marsang
Perché, a dispetto delle nostre illusioni, il tempo non si riesce a fermarlo solo rubando una buona giornata.