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Messaggioda grizzly » lun mar 17, 2008 10:45 am

pf ha scritto: Sarà molto difficile, però, che sia un film superiore a "non è un paese per vecchi" ( che è tratto da un libro capolavoro), perchè i Coen, pur non potendo arrivare all'inarrivabile libro...


Non ho visto il film... ma definire il libro "capolavoro" e "inarrivabile"... :roll:
Allora Dostoevskij cos'era?
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Messaggioda pf » lun mar 17, 2008 14:25 pm

Inarrivabile rispetto al film!

Beh, secondo me il libro è comunque un capolavoro ( anche se almeno tre suoi libri lo sono per me ancora di più) e comunque Mc Carthy lo ritengo un fuoriclasse per tutte le epoche. Stilisticamente, a qualsiasi vertice. Come contenuto...boh, lì magari si va anche sull'opinabile.
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Messaggioda grizzly » lun mar 17, 2008 16:37 pm

pf ha scritto:Inarrivabile rispetto al film!

Beh, secondo me il libro è comunque un capolavoro ( anche se almeno tre suoi libri lo sono per me ancora di più) e comunque Mc Carthy lo ritengo un fuoriclasse per tutte le epoche. Stilisticamente, a qualsiasi vertice. Come contenuto...boh, lì magari si va anche sull'opinabile.


Si certo rispetto al film, e appunto per me forse un film potrebbe aggiungere qualcosa...
Comunque forse è anche una questione di linguaggio, nel senso che dire capolavoro e poi dire che altri lo son ancora di più, per me è una forzatura... o è un capolavoro, quindi è un metro di paragone della letteratura (magari non in senso assoluto... ma contemporanea, americana, di un tale genere... ecc.) oppure lo definirei un buon libro, un più che buono...
Poi però onestamente non ho una conoscenza approfondita dell'autore, anzi. E nemmeno ho una vasta conoscenza di seconda mano, cioè mediata dalla lettura di critici. Quindi il mio giudizio è assai parziale. Debbo dire che però al momento non è un autore che mi fa venir la voglia di leggere tutto ciò che ha scritto, perchè ho come il sospetto che sia abbastanza una rimasticatura...
Sarà comunque anche una mia personale generale perplessità nei confronti di un certo tipo di letteratura americana moderna... in genere assai sopravalutata.
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Messaggioda pf » lun mar 17, 2008 17:02 pm

No, direi che di capolavoro si può parlare. E aggiungo che mi sembra una spanna sopra scrittori come Roth. Personalmente è un autore che mi ha ammazzato, nel senso che mi è sembrato veramente straordinario in tutto, ed è una cosa che mi è capitata con pochissimi altri ( sicuramente con Musil e Kafka, per esempio ). Praticamente ogni riga è perfetta, tecnicamente ( in cui è un mostro) ed emozionalmente ( e qui magari si va sul personale. Così io mi sono affezionato a Oltre il Confine, sentimentalmente).
Non è un paese per vecchi sembra proprio la sceneggiatura di un film, ed è molto diverso dagli altri suoi libri. Ora stanno lavorando su altri suoilibri, che mi sembrano molto più complessi da affrontare. In particolare meridiano di sangue, un gigante di libro ( infatti Ridley Scott ci sta lavorando da 4 anni)
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Messaggioda grizzly » lun mar 17, 2008 17:10 pm

Cribbio... mi stai mettendo il ghiribizzo di approfondire...
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Messaggioda pf » lun mar 17, 2008 20:19 pm

Sai, c'è qualcosa che mi capita solo con 3/4 autori.

Apro a caso il libro, e leggo venti righe.

E sono indimenticabili.

Con Mc Carthy mi capita praticamente sempre ( forse n"on è un paese pe vecchi" è l'unico suo libro che ha delle pagine che fuori contesto non dicono tantissimo ).

Prova, in libreria, ad aprire a caso Oltre il confine, Meridiano di sangue, la strada.

E dimmi se la perfezione non esiste.
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Messaggioda gug » mer mar 19, 2008 0:39 am

Io ho letto molti anni fa Oltre il confine e non l'avevo capito per nulla, ora invece ho letto La strada e mi è piaciuto abbastanza: sinceramente però non è un autore con cui sono in sintonia. Quale altro romanzo mi consigli come terzo esperimento?
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda pf » mer mar 19, 2008 9:47 am

Rileggerei Oltre il confine e poi:

se hai molto tempo da dedicarvici, Meridiano di Sangue ( prosa ricchissima )
se vuoi una lettura veloce seguita da riflessioni e interpretazioni lunghe a piacere: Il buio fuori, Non è un paese per vecchi.

Il simbolismo regna sempre sovrano, ma in Meridiano è illustrato, negli altri due è solo fotografato ( cinematografico, appunto ). Su Internet ci sono parecchie belle recensioni, su Repubblica era apparso un saggio di Baricco un paio d'anni fa.
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Messaggioda grizzly » mer mar 19, 2008 10:15 am

Di Baricco, a proposito di McCarty, avevo trovato su qualche sito che non ricordo, questo scritto:

«Ogni tanto qualche scrittore riesce a cambiare le carte in tavola. A creare nuovi paesaggi. Non si limita a scrivere libri belli. Scrive libri che sono mondi radicalmente inediti. è come se aprisse ai viaggi dell' esperienza territori inesplorati. Spalanca la geografia della scrittura. Negli ultimi vent' anni, di tipi del genere non ne sono mancati: uno è Cormac McCarthy. Se siete pigri o non avete tempo di pensare, potete cavarvela dicendo che è poi sempre un Faulkner rivisitato, e liberarvi dall' incombenza. Ma se vi importa di capire qualcosa, allora leggete McCarthy rimanendo in ascolto: quella musica non la suonava nessuno, prima di lui. Non in quel modo, almeno.
La musica di McCarthy è crudele. Miseria, violenza, orrori e tragedia sono il filo con cui tesse le sue storie. Se però immaginate qualcosa di pulp, siete sulla cattiva strada. Qui la violenza è sacra, è un simulacro che si aggira per la terra come un testo biblico che promette apocalissi. Non c' è niente di grottesco, e non c' è niente da ridere: l' orrore ha la serietà di un profeta: e non ha mai la futilità del presente: prescrive il futuro. La musica di McCarthy è lenta. I suoi libri aprono un tempo molto particolare, indescrivibile, bisogna provare. Impongono un tempo (di solito un buon indizio per riconoscere il grande scrittore). Ti rallentano. Sminuzzano l' accadere in una rete di microeventi che sgranano il tempo fino a una lentezza in cui tutto suona solenne e definitivo. Chi non riesce a calarsi in quell' andatura, chiude il libro e se ne va. Chi si piega, entra in un mondo inedito: che è una delle buone ragioni per aprire un libro, qualsiasi libro. La musica di McCarthy è gelida e scotta. Questa è una vera acrobazia. Qualsiasi narratore cerca il suo cammino in mezzo a quelle due sponde: una freddezza insignificante e inutile, e un' ipertrofia sentimentale kitsch e truffaldina. Le due sponde sono più vicine di quanto generalmente si pensi. E quel cammino è sovente una sottile striscia di terra su cui è difficile mantenere l' equilibrio necessario. McCarthy ha inventato una traiettoria geniale che avvicina all' estremo le due sponde, fino a farle fondere una nell' altra. Apparentemente molto freddi, i suoi libri sono in realtà di un' intensità ossessiva. Ci potete trovare un sguardo che impassibile registra eruzioni spettacolari e una pagina dopo cartoline sentimentali che in qualsiasi altro libro suonerebbero deplorevoli. C' è qualcosa nella sua scrittura che ricorda l' autorità che hanno le pietre. Come un' umanità pietrificata. Passato che è diventato terra, indurito dal tempo, ma non ucciso. Memoria fossile. Scrittura nel senso più alto, e carismatico, e sacro. Non che gli riesca sempre, è ovvio. Ma spesso. E vedere accadere una cosa del genere è uno spettacolo. La musica di McCarthy è furba. Nel senso che tecnicamente è molto sofisticata. Ma usa trucchi inediti, e dunque in gran parte invisibili. Nasconde con enorme abilità i dialoghi nella voce del narratore; usa sovente lo spagnolo (quasi tutte le sue storie vagolano, anche linguisticamente, intorno al confine tra Stati Uniti e Messico) ottenendo zone di semi-incomprensibilità che danno un bellissimo ritmo sincopato alla narrazione; adotta l' orizzonte epico del western, spostandolo però fuori dalla tradizione del genere, riuscendo così a conservarne la forza ma ad annullarne il tratto ideologico e truffaldino; "scarica" con grande abilità tutti i passaggi forti della narrazione nascondendoli, circondandoli di gelidi ammortizzatori, disegnandoli obliqui tra le righe di una trama geometrica e impassibile. Tecnica pura. Ma fusa nel corpo della narrazione, e pressoché invisibile. Ci puoi ragionare dopo aver letto. Ma mentre leggi, subisci e basta. Un bel modello per chi si interroga sul ruolo della tecnica pura nel gesto dello scrittore. La musica di McCarthy suona una sola canzone e sempre quella. Racconta di gente che con pazienza infinita cerca di rimettere a posto il mondo. Di riportare le cose dove dovrebbero stare. Di correggere le impurità del destino. Che sia una lupa, o dei cavalli rubati, o un cadavere, o un bambino perduto: quello che fanno è cercare di riportarli al loro posto. E non c' è spazio per la ragionevolezza o il buon senso: è un istinto che non conosce limiti, un' ossessione incurabile. Se occorre la violenza, si usa la violenza. Se bisogna morire, si muore. Con la ferocia e l' ottusa determinazione di un giudice che deve riequilibrare i torti della sorte, gli eroi di McCarthy vivono per ricomporre il quadro sfigurato del mondo. Il reale è una Ferita, e loro ne cercano i lembi, e inseguono la saggezza che saprebbe riunirli nella salvezza di qualche cicatrice. Immaginare quel gesto, già è un viaggio. Raccontarlo, questo è quel che riesce a McCarthy».

(La Repubblica, 16 giugno 1999)
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Messaggioda brujo » gio giu 12, 2008 16:07 pm

nuvolarossa ha scritto:Noioso, trooooooppppooooo lungo, persino banale.

Di gente in fuga da sè stessa sono circondato, e non c'è differenza fra uno che sceglie la ganja, la coca, l'ero, l'alcool o l'arrampicata/alpinismo per estraniarsi e uno che lo fa tagliando (in apparenza) i ponti con la società: tanto i tuoi demoni continueranno a perseguitarti.

Occasione sprecata. Imho ovviamente.


quoto

film veramente pessimo (a parer mio ovviamente, non offendetevi)
C'MON CHRIS!!!!
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