Riflessioni metafisiche su ghiaccio e roccia

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Riflessioni metafisiche su ghiaccio e roccia

Messaggioda praseodimio » gio gen 10, 2008 2:26 am

Mi chiedevo...

dopo anni di escursionismo attivo su tutte le zone delle mie amate apuane mi sono avvicinato all'alpinismo classico invernale. partecipando a un corso cai roccia e ghiaccio mi sono trovato spesso a riflettere sulla strana dicotomia che mi assale... il fatto è che mi sento terribilmente attratto dalle cime e dai crinali innevati, dal ghiaccio e dai ramponi e dalle piccozze, dalla natura violenta ed estrema, dalla conquista della vetta. per me è bello vivere questa comunione con la montagna in maniera armonica e estremamente rispettosa.

dall'altro lato l'arrampicata su roccia mi appare come una cosa "fredda", sportiva, più una sfida con se stesso e con il proprio io che una comunione con la natura e questo ha finito per rendere l'arrampicata un soggetto molto meno attraente ai miei occhi, tanto da farmi preferire un buon trekking in estate a una scalata fine a se stessa.

riconoscendo tuttavia l'importanza tecnica di un appoccio completo alla montagna ho deciso di approfondire anche questa attività, ma più peer giovarne di inverno, sulla neve e sul ghiaccio, che sulla roccia o in palestra.

ora quello che mi chiedo è:
un alpinista dovrebbe sentirsi attratto da entrambe le cose, dovrebbe praticare entrambe le discipline per considerarsi "completo" e ben allenato o è solo una questione di gusti, c'è chi preferisce l'una, chi l'altra, chi tutto?

in conclusione, voi come vivete questo approccio metafisico al ghiaccio e alla roccia?

p.s.: sono cosciente che sono seghe mentali.. ma scusate è tardi e il sonno mi assale.

grazie a tutti
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Messaggioda scheggia » gio gen 10, 2008 5:13 am

per me un alpinista ha un grande desiderio, quello di arrivare in cima, quindi che sia per una via di ghiaccio, di misto o di roccia non importa l'importante è uscire in cima, per l'alpinista non dovrebbe valere la voglia di arrivare a metà parete per poi calarsi, perché a quel punto le difficoltà sono finite ...
poi magari su roccia sei una pippa tale che preferisci andare su ghiaccio ... :smt003
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Messaggioda n!z4th » gio gen 10, 2008 7:55 am

Quando torno dall'uni dico la mia,ora,scusate, sono di fretta. :D
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Messaggioda asalalp » gio gen 10, 2008 11:08 am

Ma parli di arrampicata sportiva o vie in montagna?
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Messaggioda Enzolino » gio gen 10, 2008 11:37 am

Anch'io mi sono avvicinato alla montagna con la tua stessa prospettiva.

Il fatto e' che quello che all'inizio era estremo, poi e' diventato difficile ed infine facile. Allora il livello di avventura si e' ridotto sempre piu'.

La montagna e' sempre la stessa, ma la percezione che noi abbiamo di essa, la nostra sensibilita' nei suoi confronti diventano piu' acuti in situazioni estreme ed impegnative.
Inoltre il sogno era reso impossibile dai miei limiti.
Il mio limite non mi dava la liberta' di realizzare certi sogni.

Ed e' cosi' che ho iniziato a dedicare piu' tempo a coltivare la tecnica e l'allenamento, per poi trovarci sempre piu' gusto. Perche' diventavano un modo per conoscere ed esprimere me stesso.

E quindi il masso, la falesia o la parete non sono rimasti un mezzo, ma un fine.

Al di la' di questo certi percorsi in montagna, con neve, ghiaccio e roccia offrono sempre certe emozioni al di la' delle difficolta' tecniche. Perche' l'impegno fisico e mentale esiste sempre.

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda Max Z. » gio gen 10, 2008 21:31 pm

Enzolino ha scritto:Anch'io mi sono avvicinato alla montagna con la tua stessa prospettiva.

Il fatto e' che quello che all'inizio era estremo, poi e' diventato difficile ed infine facile. Allora il livello di avventura si e' ridotto sempre piu'.

La montagna e' sempre la stessa, ma la percezione che noi abbiamo di essa, la nostra sensibilita' nei suoi confronti diventano piu' acuti in situazioni estreme ed impegnative.
Inoltre il sogno era reso impossibile dai miei limiti.
Il mio limite non mi dava la liberta' di realizzare certi sogni.

Ed e' cosi' che ho iniziato a dedicare piu' tempo a coltivare la tecnica e l'allenamento, per poi trovarci sempre piu' gusto. Perche' diventavano un modo per conoscere ed esprimere me stesso.

E quindi il masso, la falesia o la parete non sono rimasti un mezzo, ma un fine.

Al di la' di questo certi percorsi in montagna, con neve, ghiaccio e roccia offrono sempre certe emozioni al di la' delle difficolta' tecniche. Perche' l'impegno fisico e mentale esiste sempre.

Ciao :wink:

Lorenzo


Quoto Enzolino e aggiungo quello che è il mio gusto personale.

A me piace arrampicare. L'arrampicata è stata una passione che mii ha preso tantissimo, mi piace il gesto in se, per questo ultimamente anche il boulder, stando vicino a Fontainebleau, mi ha preso parecchio.
Non di meno mi considero più alpinista che "sportivo". Perchè se alla lunga la falesia può arrivare ad annoiarmi o demotivarmi, la montagna non ci è mai riuscita. Tuttavia ci sono molte vie di arrampicata in montagna, cima o non cima roccia bellissima o meno, dure o facili, che proprio non mi interessano.
C'è gente che affascinata dalle cose dure, gente che cerca la bella roccia.
Io sono attratto dall'estetica. Cioè vedo una montagna, o una parete, e posso provarne un grande fascino (non difficile, in dolomiti), e vedo delle linee che mi attirano come calamite, cioè che dalla prima occhiata provo un fortissimo desiderio di salire. Questo può essere su vie celebri o sconosciute (ma ci sono vie celebri che non mi attirano per niente), su pareti famose o meno, dure o facilissime. Ma che mi affascinano per logica ed estetica.
A qualcun altro capita?
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Messaggioda VYGER » gio gen 10, 2008 22:24 pm

A me non piace il ghiaccio.
Piace molto la roccia.
I veci più veci di me dicono che un alpinista completo va sia su ghiacchio che su roccia.
Ma io non ci posso fare niente.
Ho una preferenza assoluta per le discipline su roccia: falesia e vie lunghe.
[faccio poco boulder, è vero].
E non mi interessa una cippalippa di essere considerato alpinista.
Quindi, che cosa sono?
Un rocciatore?
Bah... :-k
Non cesseremo di esplorare - E alla fine dell'esplorazione - Saremo al punto di partenza - Sapremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot
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Messaggioda Rampegon » ven gen 11, 2008 13:52 pm

Quoto Vyger in pieno!!!!!!!!
e provo a rispondere alla sua domanda... siamo uomini o donne a cui piace giocare con il vuoto, con la verticalità , con la roccia e con l'equilibrio :wink:
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Messaggioda praseodimio » mer gen 16, 2008 14:49 pm

ringrazio tutti per le risposte e per aver condiviso le emozioni che la montagna suscita in voi.
a quanto pare ognuno ha la sua prospettiva, e il bello penso che sia proprio questa varietà di approcci.

quello che volevo dire è che mi sento attirato più dalla salita che dalla arrampicata, intendendo comunque vie di montagna e quindi esulando dall'aspetto sportivo. non so è come se mi sentissi più "avventuriero", carico della mia attrezzatura e con una meta da raggiungere. forse l'arrampicata estiva su roccia, anche per le caratteristiche del luogo dove vivo, si conciliano di meno con questa sensazione, e perdo un po' il fascino della "spedizione" e finisco per sentirmi più uno sportivo che un montanaro ;)

in effetti in sezione ci sono persone che vedono la cosa esattamente all'opposto di me, cioè ci sono arrampicatori che proprio disdegnano le salite invernali mentre confrontandomi con gli alpinisti invernali noto che quasi tutti praticano sia in inverno che in estate su roccia. mi chiedo da cosa derivi questo differente approccio alla montagna, forse è solo una questione di gusti o di tenersi in allenamento, ma è una considerazione che mi ha stupito un po'.

per quanto mi riguarda, boh, non so , forse è solo una questione di tempo... di esperienza... di giuste motivazioni psicologiche

vi ringrazio comunque tutti, nel massimo rispetto per le preferenze di ognuno
marco
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Re: Riflessioni metafisiche su ghiaccio e roccia

Messaggioda celaf » mer gen 16, 2008 14:53 pm

praseodimio ha scritto:Mi chiedevo...

dopo anni di escursionismo attivo su tutte le zone delle mie amate apuane mi sono avvicinato all'alpinismo classico invernale. partecipando a un corso cai roccia e ghiaccio mi sono trovato spesso a riflettere sulla strana dicotomia che mi assale... il fatto è che mi sento terribilmente attratto dalle cime e dai crinali innevati, dal ghiaccio e dai ramponi e dalle piccozze, dalla natura violenta ed estrema, dalla conquista della vetta. per me è bello vivere questa comunione con la montagna in maniera armonica e estremamente rispettosa.

dall'altro lato l'arrampicata su roccia mi appare come una cosa "fredda", sportiva, più una sfida con se stesso e con il proprio io che una comunione con la natura e questo ha finito per rendere l'arrampicata un soggetto molto meno attraente ai miei occhi, tanto da farmi preferire un buon trekking in estate a una scalata fine a se stessa.

riconoscendo tuttavia l'importanza tecnica di un appoccio completo alla montagna ho deciso di approfondire anche questa attività, ma più peer giovarne di inverno, sulla neve e sul ghiaccio, che sulla roccia o in palestra.

ora quello che mi chiedo è:
un alpinista dovrebbe sentirsi attratto da entrambe le cose, dovrebbe praticare entrambe le discipline per considerarsi "completo" e ben allenato o è solo una questione di gusti, c'è chi preferisce l'una, chi l'altra, chi tutto?

in conclusione, voi come vivete questo approccio metafisico al ghiaccio e alla roccia?

p.s.: sono cosciente che sono seghe mentali.. ma scusate è tardi e il sonno mi assale.

grazie a tutti


Mah, un alpinista ritengo che sia "completo" quando è soddisfatto di quello che fa. In tutti i casi, maturare esperienza su tutti i fronti del salir montagna (allenamento, tecnica su roccia, su ghiaccio, approccio psicologico) ritengo che aiuti nell'andare per monti. La risposta alle tue domande, però, è dentro di te.
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Messaggioda shunt2003 » mer gen 16, 2008 17:45 pm

Ai posteri l'ardua sentenza...
Io adoro la roccia, mi piace arrampicare in ambiente, vie lunghe per intenderci, non difficili al massimo di V.
Poi siccome d'inverno non si arrampica faccio scialpinismo.
Anche io sono arrivato alla montagna per "voglia".
Mi piaceva girare e arrivare fin dove vedevo l'orizzonte o la cima.
Iniziai con lo sci di fondo, poi lo sci alpino, poi con un corso di escursionismo su neve, poi alpinismo, poi roccia e scialpinismo base e avanzato.
Sono fortunato perchè d'estate arrampico e d'inverno scio!
La montagna più si conosce più si ama.
Tutto quello che ho imparato l'ho imparato per arrivare in sicurezza dove voglio o dove mi piacerebbe, non sempre si arriva alla cima...
Sono gusti personali, roccia, neve, ghiaccio....
Un pò come le opinioni, che sono come i coglioni, OGNUNO HA I SUOI!!!
tin solid
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Re: Riflessioni metafisiche su ghiaccio e roccia

Messaggioda alberto60 » mer gen 16, 2008 18:35 pm

praseodimio ha scritto:Mi chiedevo...

dopo anni di escursionismo attivo su tutte le zone delle mie amate apuane mi sono avvicinato all'alpinismo classico invernale. partecipando a un corso cai roccia e ghiaccio mi sono trovato spesso a riflettere sulla strana dicotomia che mi assale... il fatto è che mi sento terribilmente attratto dalle cime e dai crinali innevati, dal ghiaccio e dai ramponi e dalle piccozze, dalla natura violenta ed estrema, dalla conquista della vetta. per me è bello vivere questa comunione con la montagna in maniera armonica e estremamente rispettosa.

dall'altro lato l'arrampicata su roccia mi appare come una cosa "fredda", sportiva, più una sfida con se stesso e con il proprio io che una comunione con la natura e questo ha finito per rendere l'arrampicata un soggetto molto meno attraente ai miei occhi, tanto da farmi preferire un buon trekking in estate a una scalata fine a se stessa.

riconoscendo tuttavia l'importanza tecnica di un appoccio completo alla montagna ho deciso di approfondire anche questa attività, ma più peer giovarne di inverno, sulla neve e sul ghiaccio, che sulla roccia o in palestra.

ora quello che mi chiedo è:
un alpinista dovrebbe sentirsi attratto da entrambe le cose, dovrebbe praticare entrambe le discipline per considerarsi "completo" e ben allenato o è solo una questione di gusti, c'è chi preferisce l'una, chi l'altra, chi tutto?

in conclusione, voi come vivete questo approccio metafisico al ghiaccio e alla roccia?

p.s.: sono cosciente che sono seghe mentali.. ma scusate è tardi e il sonno mi assale.

grazie a tutti


Per quanto mi riguarda sono sempre stato atratto dall'aspetto selvaggio e avventuroso della montagna pensando molto poco al grado. Quindi sono più per un alpinismo su grandi pareti di ampio respiro , sia esso su ghiaccio che su roccia, magari in luoghi selvaggi .

Ho sempre praticato la montagna a 360 gradi sia arrampicando su roccia sia d'inverno su cascate che su itinerari alpinistici , canali, goulotte , facendo anche qualche solitaria.

Una cosa che mi attrae molto è l'arrampicata su misto.

Il misto.... qui secondo me c'è la massima espressione dell' attività alpinistica, ghiaccio e roccia che si fondono ma allo stesso tempo tutto è molto effimero. Occorre esperienza, naso per il momento giusto voglia di rischiare, di faticare perchè la montagna d'inverno è grandiosa ma dura. Insomma AVVENTURA e alpinismo COMPLETO.

Non ti posso dire cosa e meglio cosa è peggio, la roccia da le sue emozioni , il ghiaccio e il misto le proprie . Ti posso solo dire di seguire le tue sensazioni .

In Apuane ci siamo dedicati all'apertura di nuovi itinerari sempre di stampo alpinistico classico, sia su roccia ma soprattutto su MISTO.
Qui credo di avere raggiunto la completezza del mio alpinismo.

ciao Alberto
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