tommy~ ha scritto:... più che altri predano i piccoli deboli di queste razze cosa che i cacciatori non faranno MAI. (il cacciatore spara al più grosso che vede maschio o femmina che sia)
ogni volta che mi imbatto in topics afferenti ad argomenti in cui si parli di selvatici o di bosco e della loro relativa gestione, cerco di impormi di tacere in quanto si finisce per esprimere concetti secondo i quali si passa da bracconiere per chi ha una sensibilità verde, ma non cultura in merito e da "verde" per chi conosce l'assestamento, la gestione solo in base alle chiacchiere da bar.
ma spesso sbaglio e mi faccio coinvolgere, come in questo topic.
allora, se me lo concedi, tommy, come giustamente affermi, il genk della situazione ha sparato la classica cagata da barsport.
anche tu però non sei corretto con l'affermazione in neretto.
ti ricordo che la caccia di selezione viene praticata da un bel pò di tempo sulle popolazioni di ungulati, soprattutto nella tua provincia.
e tale caccia prevede appunto l'abbattimento di una quota parte di popolazione afferente ai giovani dell'anno, femmine vechie, femmine sottili e maschi vecchi o "deboli".
tutti capi che non sono di certo i primi a venire cacciati nei primi periodi della stagione venatoria in cui il cacciatore, se può scegliere, predilige un bel trofeo.
tornando a linci, lupetti ed orsacchiotti vari, mi permetto di ricordare che i grandi predatori ( e da noi sono quelli citati... a meno che non si volgliano sguinzagliare un pò di leoni del sig. orfei...) questi predatori sono la ciliegina sulla torta della piramide alimentare di un ecosistema naturale.
la biomassa che essi asportano è tutto sommato relativa.
una lince mantiene "sana" una popolazione di caprioli più che per i capi abbattuti, per il fatto di mantenere "vigile" ed in movimento la popolazione.
fenomeno questo ancor più concreto se si parlasse di predatori come il lupoululìululà che agisce principalmente su sspp sociali come il cervo, disperdendone le grosse aggregazioni invernali.
alla faccia delle chiacchiere da bar, il grosso predatore in ecosistemi antropizzati per forza di cose richiede aree di insidenza, territori, ancora più ampi che in ecosistemi vergini, ma tutto sommato da relativo fastidio ad una gestione venatoria improntata su concetti attuali e non dei nostri nonni.
il punto è che le reintroduzioni sono un casino: letteralmente è come se si volesse rimettere in equilibrio la ciliegina sulla torta... tende a scivolare...
come già detto è ben più facile e corretto da un pdv gestionale il favorire il ritorno da aree adiacenti.
ovvio che il discorso non c'entra con l'orso trentino, del quale per eccesso di consanguineità ed isolamento geografico, si stava perdendo il suo genotipo; in questo caso il rinsanguare la popolazione era l'extrema ratio per salvare "quel" genotipo.
analogamente a suo tempo quando gli svizzeri hanno effettuato lanci di linci carpatiche (se non erro... lanciodilinci... però!

) l'azione era giustificata dal fatto che le popolazioni orientali erano molto distanti e non si prevedeva in tempi brevi una loro espansione ad occidente.
e tanto per dar corda al genk,

studi effettuati ciclicamente a posteriori, hanno rilevato un sostanziale mantenimento numerico delle popolazioni di prede, ma un miglioramento della condizione sanitaria e strutturale.
comunque...
notte a tutti, walt disney ringrazia.