Free-solo: una tendenza, una moda o una evoluzione?

Alpinismo sulle Alpi ed extraeuropeo, ghiaccio, cascate ecc.

Messaggioda SCOTT » lun ott 22, 2007 21:42 pm

Tornando IN-TOPIC penso che di free-solo si possa parlare solo quando l'impegno della scalata è di un certo livello...

Mi spiego meglio:
Sarebbe sciocco parlare di salita free-solo su una via normale di II e III, o su un canale nevoso a 50°/55° ; questo perchè andare slegati è più o meno il modo "normale" di salire...

Poi un'altra distinzione la fare tra una scalata free-solo in falesia (su monotiro) e una in montagna (dove si hanno mooolti più metri sotto il sedere)...

...è a quest'ultima che Roberto ti riferisci vero!?

Su che difficoltà tu sali free-solo?

Perchè lo fai?

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Messaggioda Roberto » lun ott 22, 2007 22:13 pm

Personalmente mi sono ritrovato a lasciare la corda a casa quando mi sono accorto che in alcuni casi era un peso, nel senso che mi ostacolava, mi creava più problemi che non averla.
In solitarie impegnative (almeno per i miei mezzi), ho trovato situazioni in cui ero costretto a portare il peso del materiale, senza per questo poterlo utilizzare.
A quel punto mi sono chiesto perché dovevo "rischiare", tanto valeva andare leggero e "più sicuro".

Nonostante l' effetto che fa, continuo a credere che fare una solitaria legato, ma al limite delle proprie possibilità, magari su una via molto lunga (sono queste le vere dure solitarie), sia più gratificante che fare una free-solo un grado sotto il proprio limite.

Quando sei slegato la questione è solo la testa. Lo sai che su qualla difficoltà passi senza mettere nulla, ma senza quel cordone ombellicale che ti lega al mondo, senti che sei vulnerabile.
Un certo grado, in solitaria o anche in cordata, lo sali di slancio, senza mettere nulla, perchè non puoi perdere tempo, perché la via è lunga, perché fa buio o rischia di piovere.
Poi, su quello stesso tiro, ma senza corda, senza qualcosa che ti da la consapevolezza di un "fine corsa", il discorso cambia e se non sei concentrato, sereno, convinto, senti come il vuoto che ti risucchia, senti il rischio, lo palpi, lo vivi... e allora è il caso di lasciare perdere e scendere.
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Messaggioda SCOTT » lun ott 22, 2007 22:23 pm

Quello che scrivi è molto interessante, ho sentito dire da alcuni che per le loro solitarie portano la corda al solo scopo di recuperare il sacco (quindi senza proteggere i tiri) che anche il solo avere una corda legata che pende dall'imbrago (seppur libera) da sensazione di sicurezza... :?

Ma tu vai esclusivamente per "metterti alla prova" ?

...per vincere la paura della vulnerabilità?

:? Scott.
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Messaggioda n!z4th » mar ott 23, 2007 0:09 am

Roberto mi fai paura. :oops:
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Messaggioda Enzolino » mar ott 23, 2007 7:31 am

SCOTT ha scritto:Tornando IN-TOPIC penso che di free-solo si possa parlare solo quando l'impegno della scalata è di un certo livello...

Mi spiego meglio:
Sarebbe sciocco parlare di salita free-solo su una via normale di II e III, o su un canale nevoso a 50°/55° ; questo perchè andare slegati è più o meno il modo "normale" di salire...

Poi un'altra distinzione la fare tra una scalata free-solo in falesia (su monotiro) e una in montagna (dove si hanno mooolti più metri sotto il sedere)...
Per definizione si parla di freesolo quando una potenziale caduta diventa mortale.
In base a questa definizione si distinguono ad esempio le highballs dalle freesolo. In principio quindi, oltre i venti metri da un punto di vista dellle conseguenze di una caduta c'e' poca differenza tra monotiri e vie lunghe.

In principio anche un terzo grado potrebbe essere una freesolo ed il rischio come si sa e' un parametro relativo al proprio livello ed esperienza. Un terzo o un quarto grado di roccia marcia possono essere piu' rischiosi di un monotiro di 6c (dipende dal livello e dall'esperienza).

Ovviamente poi ci sono differenze tra monotiri e vie lunghe, soprattutto dal punto di vista dell'esperienza personale ... ma anche in questi casi dipende ...

Per me e' stata piu' impegnativa la Cresta del Leone sul Cervino o delle vie lunghe di VI in Sardegna rispetto a dei monotiri di 6b/6c in falesia. Questo perche' l'attenzione, pur essendo meno concentrata, deve essere protratta per un tempo piu' lungo. Anche se una via lunga e' tecnicamente facile, una distrazione ti fa scender giu' per centinaia di metri!

Secondo me un'altra differenza fondamentale e' data dal fatto se una via la si conosce gia' o la si fa a vista ... conoscere una via fa un'enorme differenza ... almeno secondo me ... :wink:
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Messaggioda VYGER » mar ott 23, 2007 7:38 am

SCOTT ha scritto:Tornando IN-TOPIC penso che di free-solo si possa parlare solo quando l'impegno della scalata è di un certo livello...

Mi spiego meglio:
Sarebbe sciocco parlare di salita free-solo su una via normale di II e III, o su un canale nevoso a 50°/55° ; questo perchè andare slegati è più o meno il modo "normale" di salire...


Mah, su certi terzi (Gilberti alla Sfinge, Grauzaria, Giovanna al Monte Sernio) o su certi quarti (Piano Inclinato, Spiz di Lagunaz, salito slegati in cordata a tre nel tratto "inclinato", appunto, per rendere più veloce l'avvicinamento alla Casarotto-De Donà), o addirittura su certi secondi ripidi ed erbosi (zoccolo della Seconda Pala di San Lucano, parete Sud-Ovest; avvicinamento al Col de San Lugan, Terza Pala) posso garantirti che non mi sentivo proprio rilassato.

Difficoltà moderate sulla carta possono non essere banali nella realtà.
Certo, non sono il VI sulla via della Rinascita (Cima alle Coste) fatta sì in cordata quest'anno, ma con una sfilza di protezioni precarie sotto il culo e roccia sifola a gogò (quella volta l'inquietudine era ben più forte).

Però...
IMHO anche il III/IV fatto slegati può avere un suo perché...
Non cesseremo di esplorare - E alla fine dell'esplorazione - Saremo al punto di partenza - Sapremo il luogo per la prima volta. T.S. Eliot
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Messaggioda Roberto » mar ott 23, 2007 10:41 am

Enzolino ha scritto:...Secondo me un'altra differenza fondamentale e' data dal fatto se una via la si conosce gia' o la si fa a vista ... conoscere una via fa un'enorme differenza ... almeno secondo me ... :wink:


Quante delle grandi salite free-solo sono state fatte a vista?
Direi davvero poche, sono quasi sempre frutto di un' attenta preparazione; nulla è lasciato al caso su quelle difficoltà.
Anche la recente e superlativa salita del "Pesce" ha avuto una preparazione, con una "ricognizione" calandosi.
Questo nulla toglie all' impresa, ma dovrebbe far capire che una salita del genere, per quanto sbalorditiva, è sempre molto più calcolata e prevedibile di una lunga scalata in solitaria autoassicurati, magari con bivacchi in parete, alla Casarotto, per dirla tutta.
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Messaggioda alberto60 » mar ott 23, 2007 10:56 am

Roberto ha scritto:
Enzolino ha scritto:...Secondo me un'altra differenza fondamentale e' data dal fatto se una via la si conosce gia' o la si fa a vista ... conoscere una via fa un'enorme differenza ... almeno secondo me ... :wink:


Quante delle grandi salite free-solo sono state fatte a vista?
Direi davvero poche, sono quasi sempre frutto di un' attenta preparazione; nulla è lasciato al caso su quelle difficoltà.
Anche la recente e superlativa salita del "Pesce" ha avuto una preparazione, con una "ricognizione" calandosi.
Questo nulla toglie all' impresa, ma dovrebbe far capire che una salita del genere, per quanto sbalorditiva, è sempre molto più calcolata e prevedibile di una lunga scalata in solitaria autoassicurati, magari con bivacchi in parete, alla Casarotto, per dirla tutta.


O alla Riccardo Bee.

Ma questo era un alpinismo di altri tempi.
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Messaggioda Roberto » mar ott 23, 2007 11:06 am

alberto60 ha scritto:...
Ma questo era un alpinismo di altri tempi.


E qui torniamo in topic ... questo free-solo è un evoluzione o no?
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Messaggioda alberto60 » mar ott 23, 2007 11:51 am

Secondo me NO .

Questo Free-Solo è un'altra. Grande, estrema , pericolosa, ma è un'altra cosa. Più una cosa puramente sportiva.

Le solitaria alla Casarotto, alla Bee erano un'immmergersi nella parete. Cercando il contatto totale con la montagna, con la natura, con l'avventura, magari andando a fare queste solitarie non quando era la stagione migliore ma andandoci d'inverno quindi aggiungendo i rigori del freddo e il pericolo della neve e del ghiaccio alle già grandi difficoltà della roccia. Vedi Casarotto d'inverno sul Diedro Cozzolino non gli è basta la prima solitaria e basta ha cercato anche l'impegno e l'incognita dell'inverno. Si è fatto un mazzo mostruoso salendo la via pulendo la roccia metro per metro arrivando in cima dopo moltissimi giorni.
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Messaggioda Enzolino » mar ott 23, 2007 12:27 pm

Roberto ha scritto:
Enzolino ha scritto:...Secondo me un'altra differenza fondamentale e' data dal fatto se una via la si conosce gia' o la si fa a vista ... conoscere una via fa un'enorme differenza ... almeno secondo me ... :wink:


Quante delle grandi salite free-solo sono state fatte a vista?
Direi davvero poche, sono quasi sempre frutto di un' attenta preparazione; nulla è lasciato al caso su quelle difficoltà.
Anche la recente e superlativa salita del "Pesce" ha avuto una preparazione, con una "ricognizione" calandosi.
Questo nulla toglie all' impresa, ma dovrebbe far capire che una salita del genere, per quanto sbalorditiva, è sempre molto più calcolata e prevedibile di una lunga scalata in solitaria autoassicurati, magari con bivacchi in parete, alla Casarotto, per dirla tutta.
Ogni volta torni con questo confronto.
Secondo me le due esperienze non sono paragonabili.

Ma se mi costringi a fare una classifica dico che le freesolo sono piu' avventurose e rischiose delle solitarie fatte legati.
Nelle freesolo non puoi tornare indietro, con la corda invece si!
Con la corda puoi decidere di fermarti senza corda no. Non puoi avere dubbi o indecisioni. Devi andare avanti per forza.

Al di la' di questo il freesolo non puo' considerarsi un'evoluzione nel senso che non e' una novita', poiche' e' stato tra i primi stili di arrampicata. A meno che l'evoluzione non significhi anche tornare alle origini.
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Messaggioda Roberto » mar ott 23, 2007 12:29 pm

Infatti il "contatto" con la parete del "free-solista" è elegante, estetico, atletico, ma rapido, fugace, mentre la solitaria tradizionale resta un vero "immergersi" nella parete, nella montagna.
L' intimo contatto con la parete, il sentirsi parte di essa, il procedere a fatica e con la modestia di chi sa che sarà lunga e dura.
Dormire in parete, assaporare l' effetto di far parte dell' ambiente... è difficile da descrivere, ma soffermarsi a sentire quello che si fa, invece che scorrere via, leggeri e presentuosi, a me pare più alpinismo.
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Messaggioda Enzolino » mar ott 23, 2007 13:28 pm

Roberto ha scritto:Infatti il "contatto" con la parete del "free-solista" è elegante, estetico, atletico, ma rapido, fugace, mentre la solitaria tradizionale resta un vero "immergersi" nella parete, nella montagna.
L' intimo contatto con la parete, il sentirsi parte di essa, il procedere a fatica e con la modestia di chi sa che sarà lunga e dura.
Dormire in parete, assaporare l' effetto di far parte dell' ambiente... è difficile da descrivere, ma soffermarsi a sentire quello che si fa, invece che scorrere via, leggeri e presuntuosi, a me pare più alpinismo.
Secondo me tu ti identifichi in un tipo di solitaria perche' e' quella che pratichi di piu' o che meglio si armonizza con il tuo modo di essere.
Basta vedere come liquidi le freesolo.
Quello che a me pare presuntuoso e' generalizzare la tua opinione personale.

Io credo che sono due esperienze che non si possono paragonare. Difatti non capisco perche' ti ostini a farlo, elevando l'una rispetto all'altra.
In entrambi i casi ci si puo' immergere nella parete, solo che in un caso l'esperienza e' piu' concentrata rispetto all'altro. Tutto qua.

Personalmente io godo di piu' le freesolo rispetto alle solitarie legati. Le preferisco come gusto personale, ma non dico che una e' superiore all'altra.
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Messaggioda SCOTT » mar ott 23, 2007 14:37 pm

Enzolino ha scritto:Per definizione si parla di freesolo quando una potenziale caduta diventa mortale.
In base a questa definizione si distinguono ad esempio le highballs dalle freesolo. In principio quindi, oltre i venti metri da un punto di vista dellle conseguenze di una caduta c'e' poca differenza tra monotiri e vie lunghe.

In principio anche un terzo grado potrebbe essere una freesolo ed il rischio come si sa e' un parametro relativo al proprio livello ed esperienza. Un terzo o un quarto grado di roccia marcia possono essere piu' rischiosi di un monotiro di 6c (dipende dal livello e dall'esperienza).


Enzolino, detta cosi sembra che anche una ferrata senza cordini sia da considerarsi free-solo...
...ciò che ho scritto mi sembrava chiaro, poi uno può sempre impegnarsi per non capire...
...te lo dimostro:
"Per definizione si parla di freesolo quando una potenziale caduta diventa mortale."
...potrei risponderti che allora è da considerarsi free-solo anche il mestiere del muratore su un ponteggio... :lol:
...non lo faccio perchè ho capito cosa intendi! :wink:

Enzolino ha scritto:Ovviamente poi ci sono differenze tra monotiri e vie lunghe, soprattutto...

...


:wink:



Appunto.

Ora mi tolgo che non sono solitariofree :oops: anche se un pò di III e IV slegato l'ho fatto... :lol:
(e non mi togliete la curiosità che ho esspresso) :?

Buona discussione! :D

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Messaggioda alberto60 » mar ott 23, 2007 15:17 pm

Le grandi solitarie di Desmaison, Bonatti prima di Casarotto e di Bee dopo, di Marco Anghileri e Claudio Moretto adesso, appartengono al grande alpinismo romantico, epico e non sportivo. Non per nulla credo sono state fatte soprattutto d'inverno. Dove il senso della solitudine è ancora più grande e la grandezza della montagna della natura è maggiore e uno ne sente tutto il peso.

Non c'è furia di salire la parte non importa la velocità . Non importa l'estetica della scalata, non importa il gesto atletico l'importante è vivere la parete e come dice Roberto immergersi in essa. Oserei dire anche che non è fondamentale passare in libera o in artificiale perchè lo stile di scalata è secondario. La scalata solo il mezzo per vivere quella esperienza.


Messner invece ha un approccio già molto diverso, più sportivo. Innanzi tutto credo abbia sempre fatto solitarie con difficoltà tecniche ben sotto le sue possibilità dove appunto poteva permettersi di progredire senza corda ed essere molto veloce.

Poi le ha fatte sempre in velocità attaccando la parete sempre tardi con il sole bello alto perchè non gli piaceva alzarsi presto. Quindi era costretto ad essere veloce per non bivaccare. Quando ha fatto la solitaria alla Solda sulla nord del Sassolungo credo abbia attaccato non prima delle 10 della mattina e la via è bella lunga , 1000 metri.

Quando è andato a fare la nord delle Droites in 8 ore io sono convinto che sia andato per battere un record . Gli interessava si fare la prima solitaria ma anche metterci il meno possibile.

A Casarotto a Bee del record di velocità non penso gli fregasse nulla.
Ultima modifica di alberto60 il mar ott 23, 2007 15:21 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Roberto » mar ott 23, 2007 15:21 pm

Enzolino ha scritto:Secondo me tu ti identifichi in un tipo di solitaria perche' e' quella che pratichi di piu' o che meglio si armonizza con il tuo modo di essere.
Basta vedere come liquidi le freesolo.
Quello che a me pare presuntuoso e' generalizzare la tua opinione personale.
Io credo che sono due esperienze che non si possono paragonare. Difatti non capisco perche' ti ostini a farlo, elevando l'una rispetto all'altra.
In entrambi i casi ci si puo' immergere nella parete, solo che in un caso l'esperienza e' piu' concentrata rispetto all'altro. Tutto qua.
Personalmente io godo di piu' le freesolo rispetto alle solitarie legati. Le preferisco come gusto personale, ma non dico che una e' superiore all'altra.

Specie quest' anno ho fatto alcune free-solo non banali (sempre riferite alle mie possibilità) e devo dire che di certo uno se le gode più delle solitarie autoassicurato; l' impegno fisico non è paragonabile ed anche quello psichico (visto che quando vado autoassicurato cerco il mio limite).
Per gioco forza devo fare le mie salite free mantenendomi su un "profilo basso", mentre sulle autoassicurato posso osare molto più in alto come difficoltà, con conseguente maggiore soddisfazione.
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Messaggioda Enzolino » mar ott 23, 2007 15:31 pm

SCOTT ha scritto:
Enzolino ha scritto:Per definizione si parla di freesolo quando una potenziale caduta diventa mortale.
In base a questa definizione si distinguono ad esempio le highballs dalle freesolo. In principio quindi, oltre i venti metri da un punto di vista dellle conseguenze di una caduta c'e' poca differenza tra monotiri e vie lunghe.

In principio anche un terzo grado potrebbe essere una freesolo ed il rischio come si sa e' un parametro relativo al proprio livello ed esperienza. Un terzo o un quarto grado di roccia marcia possono essere piu' rischiosi di un monotiro di 6c (dipende dal livello e dall'esperienza).


Enzolino, detta cosi sembra che anche una ferrata senza cordini sia da considerarsi free-solo...
...ciò che ho scritto mi sembrava chiaro, poi uno può sempre impegnarsi per non capire...
...te lo dimostro:
"Per definizione si parla di freesolo quando una potenziale caduta diventa mortale."
...potrei risponderti che allora è da considerarsi free-solo anche il mestiere del muratore su un ponteggio... :lol:
...non lo faccio perchè ho capito cosa intendi! :wink:
Ovviamente il discorso va contestualizzato.
E le cose che ho detto non me le sono inventate. Le ho lette nelle riviste inglesi. Quando gli inglesi cercano di fare 100 o 1000 freesolo in giornata nelle loro falesie considerano sia le vie S (severe, circa III grado) che le E1-9.
Per il resto sta alla tua intelligenza capire e contestualizzare le definizioni.
Si suppone che un muratore non debba arrampicare, quindi il tuo esempio non calza. Altrimenti anche affacciarsi su un terrazzo sarebbe una freesolo.

La tua perplessita' deriva dal fatto che, come molti, mitizzi le freesolo e usi piu' l'immaginazione ed il romanticismo della logica, vedendoci qualcosa di necessariamente estremo.
Per un principiante un IV grado puo' essere piu' rischioso ed impegnativo di un VI per un topclimber. Quindi pur parlando in entrambi i casi di freesolo, il livello di rischio e' relativo alle circostanze: sia al climber che alla roccia.

A questo punto ti/vi chiedo: voi come definireste una freesolo? :wink:
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Messaggioda Enzolino » mar ott 23, 2007 15:39 pm

Roberto ha scritto:
Enzolino ha scritto:Secondo me tu ti identifichi in un tipo di solitaria perche' e' quella che pratichi di piu' o che meglio si armonizza con il tuo modo di essere.
Basta vedere come liquidi le freesolo.
Quello che a me pare presuntuoso e' generalizzare la tua opinione personale.
Io credo che sono due esperienze che non si possono paragonare. Difatti non capisco perche' ti ostini a farlo, elevando l'una rispetto all'altra.
In entrambi i casi ci si puo' immergere nella parete, solo che in un caso l'esperienza e' piu' concentrata rispetto all'altro. Tutto qua.
Personalmente io godo di piu' le freesolo rispetto alle solitarie legati. Le preferisco come gusto personale, ma non dico che una e' superiore all'altra.

Specie quest' anno ho fatto alcune free-solo non banali (sempre riferite alle mie possibilità) e devo dire che di certo uno se le gode più delle solitarie autoassicurato; l' impegno fisico non è paragonabile ed anche quello psichico (visto che quando vado autoassicurato cerco il mio limite).
Per gioco forza devo fare le mie salite free mantenendomi su un "profilo basso", mentre sulle autoassicurato posso osare molto più in alto come difficoltà, con conseguente maggiore soddisfazione.
Son d'accordo.
Infatti secondo me molto dipende dal margine rispetto al tuo limite. E son d'accordo anche sul fatto che fisicamente arrampicare in solitaria legati e' decisamente piu' impegnativo e mentalmente dal punto di vista della perseveranza. Ci vuole una pazienza che io non ho ... e' un lavoraccio ... salire, scendere, risalire e recuperare il saccone ... non fa per me ... o almeno devo trovare in modo da salire in solitaria legato ma veloce ...
Pero', da un punto di vista dell'attenzione, in generale, le freesolo le trovo piu' impegnative.
Per fare dei confronti bisognerebbe analizzare e distinguere i vari aspetti ...
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Messaggioda SCOTT » mar ott 23, 2007 15:48 pm

Enzolino ha scritto:
...

A questo punto ti/vi chiedo: voi come definireste una freesolo? :wink:


Su quello che ho evidenziato con i puntinipuntini, boh, pare che giochi a non capire...

La definizione?

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Messaggioda Roberto » mar ott 23, 2007 15:50 pm

Direi che quest' anno sono stato un laboratorio vivente in questo campo. Ho scalato soltanto da solo, alternando salite con la corda a quelle senza, scalate "pesantissime" (saccone con poretledge al seguito) e arrampicate leggere e veloci.
Nonostante su quelle autoassicurato ero sempre in situazioni limite (... per me) e in quelle slegato cercassi la sicurezza, devo ammettere che lo stess mentale mi ha coinvolto di più su queste ultime, dove ho avuto momenti intensi, se pur brevi.
In realtà ho rischiato molto di più in quelle legato, ma l' impressione di vulnerabilità, la sensazione di "vuoto", non è paragonabile.
Certo, se uno cerca le emozioni forti, allora il free-solo gliele può dare, ma la "prestazione alpinistica", almeno per me, resta quella da legato.
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