Anch'io sono un solitario, e condivido tutte quanto avete già scritto, sul fattore sicurezza ricordo tempo fa di aver espresso il quesito al mio ottimo amico Renato Cresta di Macugnaga, classe '36, ex capitano degli alpini paracadutisti, comandante della Taurinense, uomo di grande esperienza e grande umiltà per quanto riguarda la montagna.
La sua risposta fu che condivideva anche lui quelle sensazioni che si provano solo quando si è soli in quel contesto, e per la sicurezza vale più di tutto il principio per il quale se quando sei in compagnia ad un passaggio delicato e pericoloso ci pensi due volte prima di farlo, quando sei da solo ci pensi dieci volte, e se è il caso non lo fai...
Io ho sempre applicato questo principio, devo dire che le pochissime volte in cui mi sono fatto male ero con altri, quando sono da solo e ho un passaggio rischioso non ho nessuno da raggiungere, ci metto il tempo che mi ci vuole, e poi a dire la verità il fatto di poter contare solo su me stesso mi porta a sentirmi ancora più vicino alla natura in cui sono immerso, avvicinandomi a quell'attenzione, a quella concentrazione nei propri gesti e all'interpretazione minuziosa del terreno che hanno solo gli animali, per i quali anche una ferita o una frattura invalidante non grave può portare a conseguenze estreme, o a quella che avevano i nostri progenitori, in tempi in cui era normale dover contare solo su se stessi!
Tutto questo in tempi in cui la maggior parte della gente se dimentica il cellulare a casa va in panico, come se ad ogni metro dovesse succedere qualcosa e non puoi chiamare altri per essere aiutati, così spesso mi chiedo come reagirebbero molti in tanti posti di montagna dove il cellulare non prende e devi contare solo su te stesso...
La tecnologia è una gran cosa, la stiamo usando in questo contesto per comunicare, però non ne dobbiamo diventare schiavi, e quale miglior disintossicazione di... un bel giro in solitario in mezzo alle nostre belle montagne?
