gurarda una figata, anche se l'inizio è stato un po' traumatico...
racconto...
il luogo è il col del crò, 1200 metri, diffianco alla Sbarua, Pinerolo, quindi decisamente nord ovest, è da tempo che guardavo tutta una serie di blocchi/piccole falesie che spuntano in mezzo al bosco, roccia gneis granitoide, tipico della mia zona. Non parto prestissimo la mattina causa temperature troppo basse e non avevo voglia di ravanare con i sovrapantaloni in gore-tex, teoricamente l'esposizione dovrebbe essere perfetta, sud ovest, ma il cielo è coperto, alle 11.00 sono sotto i primi blocchi a 20' dal parcheggio ai quali si arrva da un facile sentiero che taglia in mezzo ai boschi. nella più totale solitudine, ci sono solo io in tutta la montagna, mi studio un po' di blocchi per decidere dai quali iniziare, due sono troppo impegnativi, anche con la corda dall'alto, uno in particolare è alto una decina di metri è finisce con un bel tetto... meglio lasciare per quando sarò più forte, quindi opto per il primo blocco, che è diviso in tre massi, una prima via parte da terra con un bel tettino da fare a freddo, oppure si può evitare il tetto arrvandoci sopra da una cengietta e divertirsi su di una placchetta appoggiata, poi c'è un didro\camino con due tetti non insuperabili è l'ultimo tutto strapiombante, decido per il diedro\camino, l'altezza è di 5-6 metri, come per gli altri, a questo punto salgo sul fianco e preparo una bella sosta in linea utilizzando come ancoraggio del faggi, che non si sa mai, dato che non ho il crash pad, butto giù la corda e dopo scendo anchio, ma camminando, non voglio vedere in discesa la linea, voglio interpretare la roccia salendo a vista. Arrivo alla base del blocco, mi infilo l'imbrago, preparo l'autobloccante, mi porto dietro anche il discensore in caso di ritirata, attacco il sacchetto della magnesite e me ne metto un po sulle mani, che figo quanto mi mancava questo gesto, e poi parto. Mi sento un po a disagio ad affrontare il primo tettino, anche se si supera agevolmente sulla sinistra, un IV non di più, arrivo poi all'imbocatura del camino, controllo l'auto bloccante e vedo che c'è del lasco, quindi cerco un bel appoggio e lo sfrutto col piede sinistro, alzo un po il destro in contrapposizione sull'altro lato del camino, mi siedo sul tallone sinistro e blocco la mia posizione scaricando completamente le braccia, tiro su l'autobloccante e riguardo il camino, sento ancora quella situazione di disagio, comunque continuo, e m'infilo dentro la fessura, e quì mi passa il disagio, ad un certo punto inizio anche a pensare a Davide62, Roberto mi ritrovo anche a pensare all'Alpino, dato che anche a loro piace arrampicare nei diedri, ed all'improvviso mi passa quella sensazione di essere inadeguato, fuori posto, il mio pensioro ragiona veloce i movimenti di incastro, in appoggio con i piedi, le mani a mantenere l'equilibrio, riesco anche a tirare una dufler lateralizzata per arrivare sotto al tettino che porta in sosta... c***o questo tettino da vicino non è più tanto un tettino... è proprio un tetto ed a superarlo dritto per drtitto non sono in grado, ma mi ricordo di una presa che ho sfruttato poco prima, che si allunga verso l'esterno, la guardo ci siamo il passaggio mi è di nuovo chiarissimo, ne conosco uno simile su di una via al buscas, ma quello è un 7a... questo è al massimo un 5... un paio di contrapposizioni, passo da un lato all'altro del diedro ed eccomi col petto sopra il tetto, un attimo e sono fuori, arrivo in sosta e mi siedo su diun gradone di pietra... l'ho chiuso al primo tentativo a vista, come piace a me, sono strafelice.
è vero, quello che ho fatto non è un impresa, ma per me è molto di più è la fine di un incubo, il ritorno alla vita
