Montagna e spiritualità

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mar ago 25, 2015 13:59 pm

Per "meditatore" intendi in senso tennico o semplicemente di individuo incline alle elucubrazioni solitarie?

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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda nicola_r » mar ago 25, 2015 14:17 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Per "meditatore" intendi in senso tennico o semplicemente di individuo incline alle elucubrazioni solitarie?

Corregionali (d'adozione) saluti
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La seconda. Non seguo correnti spirituali né religiose.
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda flavmeister » mar ago 25, 2015 15:23 pm

nicola_r ha scritto:...un "io" esposto al massimo pericolo, che non ha altro appiglio che la sua preparazione e la sua forza d'animo per raggiungere l'obiettivo e salvare se stesso. Nella consapevolezza che la propria vita dipende solo dalle proprie decisioni ed azioni, si manifesta un'aspetto di trascendenza. L'io entra in contatto con il nulla, controllandolo...


Nicola, mi piace pensare che tu sia piuttosto giovane. E lasciamo perdere l'io che controlla il nulla, che... dai siamo seri.
Nel fatto che la nostra vita dipenda dalle nostre azioni e decisioni vedo qualcosa di molto quotidiano, almeno per chi si guadagna da vivere, e ci vedo un aspetto piuttosto materiale dell'esistenza.
Per quanto riguarda la montagna, a me piace andarci e, soprattutto, mi piace tornare a casa senza essermi esposto a pericoli, neanche di medio livello, figurati quello "massimo" del quale parli. Se qualche volta mi sono ficcato in qualche guaio e ho rischiato più del dovuto, mi sono mandato a quel paese da solo non appena ne sono venuto fuori, senza nessun senso di trascendenza ed elevazione, ma solo il sollievo di aver salvato la materia prima. Altro che spirito.
Scusa se non riesco a gratificarti, probabilmente sono troppo pavido o troppo materialista per vedere le cose come le vedi tu, ma tutta questa retorica, boh. E' così bello andar per monti, che bisogno c'è di aggiungere tutta 'sta roba?

Ciao, spero di non averti offeso, non era mia intenzione
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda nicola_r » mar ago 25, 2015 15:42 pm

flavmeister ha scritto:
nicola_r ha scritto:...un "io" esposto al massimo pericolo, che non ha altro appiglio che la sua preparazione e la sua forza d'animo per raggiungere l'obiettivo e salvare se stesso. Nella consapevolezza che la propria vita dipende solo dalle proprie decisioni ed azioni, si manifesta un'aspetto di trascendenza. L'io entra in contatto con il nulla, controllandolo...


Nicola, mi piace pensare che tu sia piuttosto giovane. E lasciamo perdere l'io che controlla il nulla, che... dai siamo seri.
Nel fatto che la nostra vita dipenda dalle nostre azioni e decisioni vedo qualcosa di molto quotidiano, almeno per chi si guadagna da vivere, e ci vedo un aspetto piuttosto materiale dell'esistenza.
Per quanto riguarda la montagna, a me piace andarci e, soprattutto, mi piace tornare a casa senza essermi esposto a pericoli, neanche di medio livello, figurati quello "massimo" del quale parli. Se qualche volta mi sono ficcato in qualche guaio e ho rischiato più del dovuto, mi sono mandato a quel paese da solo non appena ne sono venuto fuori, senza nessun senso di trascendenza ed elevazione, ma solo il sollievo di aver salvato la materia prima. Altro che spirito.
Scusa se non riesco a gratificarti, probabilmente sono troppo pavido o troppo materialista per vedere le cose come le vedi tu, ma tutta questa retorica, boh. E' così bello andar per monti, che bisogno c'è di aggiungere tutta 'sta roba?

Ciao, spero di non averti offeso, non era mia intenzione


Se speri di non aver offeso, allora sotto sotto sai di essere un po' in torto. Magari crescendo capirai dove sta il tuo errore :mrgreen:

Il concetto di massima esposizione ricorre nei discorsi di Messner e di molti altri alpinisti. Certo la montagna potrà essere affrontata anche con prudenza. Gli approcci possibili sono molteplici. :)
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mar ago 25, 2015 15:53 pm

A proposito di nulla ( :mrgreen: )

(Dal sito "centro studi asia"):

La parola sanscrita shunyata sta per “nulla, assenza, vacuità” e designa un’esperienza chiave nel buddismo. Attorno a questa parola si può elaborare un parallelo straordinario tra buddismo ed esistenzialismo. Trovo di straordinario spessore la consapevolezza che i filosofi dell’esistenza hanno dimostrato per il “dramma” del nostro essere al mondo senza possibili risposte sul perché, per la tragicità dell’esserci. Essi hanno fronteggiato l’irruzione del nulla nelle nostre coscienze considerandone senza censure e consolazioni le conseguenze. E proprio di tali conseguenze vorrei scrivere seguitando il filo degli editoriali scorsi.
Il nulla si prende tutto e non basta ignorarlo per eluderlo: la nostra coscienza lo sa e le nostre viscere ce ne parlano attraverso ciò che l’occidente ha chiamato angoscia (e che forse oggi chiama depressione, ansia, crisi di panico) e il Buddha dukkha.
La nostra coscienza non ci fa sconti, o almeno non a lungo.
La malattia dell’anima è dovuta all’inconsistenza e all’impermanenza delle cose del mondo; non possiamo fondarci su alcunché. Noi diremmo, però, che se c’è un Dio, il Suo esserci salva il senso del mondo, della Sua creazione. A questo punto irrompe il nulla in tutta la sua definitiva potenza di destabilizzazione:
“Perché vi è qualcosa in generale, perché non nulla?”
Possiamo ignorare la domanda fondamentale? “Il mondo è invece che non esserci, invece che nulla”, e lo sconcerto che ci prende in questa consapevolezza, che possiamo leggittimamente leggere, sotto i segni della stranezza e della rottura dei canoni della normalità, nella grandissima arte della prima metà del secolo, da Kafka a Beckett da Morandi a Munch, da Berg a Stravinski, rimbomba nelle nostre viscere e nelle nostre intelligenze. Se il mondo è invece che nulla, e questo è indubitabile, allora di ogni essere si può dire altrettanto, Dio compreso. Ma, obbietterebbe la fede, Deus est per se subsistens, causa sui, ossia secondo san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, Dio esiste a causa di sé.
Ricordo il Benigni di “Berlinguer, ti voglio bene”:
-Chi ha fatto codesta casa?
-Un muratore!
-E chi ha fatto il muratore?
-Il babbo del muratore!
-E chi ha fatto il babbo del muratore?
-Il babbo del babbo del muratore!
-E il babbo del babbo del babbo del babbo... del babbo del muratore, chi l’ha fatto?
-Boh?!
-L’ha fatto Dio!-
-...e Dio chi l’ha fatto?!
-Non ti preoccupare!!
Ecco, relativamente alla causa prima siamo ancora a questo punto, san Tommaso compreso.
Il Buddha partiva dalla sconfitta della ragione e di ogni fede, essendo la questione del perché irrisolvibile e infatti qualsiasi fosse la Causa del mondo, essa essendoci ricadrebbe nella questione fondamentale: perché una Causa (un essente!) invece che nulla?!
Allora su cosa fonderemo i nostri valori? Cosa ci guarirà dal non senso?
Buddha indica nella realizzazione del Shunyata la soluzione, il superamento di dukkha. Vuole forse dire che dobbiamo calarci con disciplina nell’esperienza del mistero dell’esistenza e trovare nella stessa sostanza della disperazione esistenziale la via dell’illuminazione profonda? A tal fine propone l’Ottuplice sentiero, il cui termine più significativo, l’aggettivo samyag, tradotto normalmente con “retto” (retto intendimento, retto proposito, retto vivere,..., retta contemplazione) io arricchirei con “lecito”.
Come vivere lecitamente, senza nulla “rubare” e senza invenzioni metafisiche?
Credo sia questo il sentire che ci accomuna al principe Siddhartha che duemilacinquecento anni fa cercò e trovò in sé la risposta.

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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda nicola_r » mar ago 25, 2015 16:23 pm

http://www.youtube.com/watch?v=e-fLTnzwAc0
Messner, il mio alpinismo anarchico. Breve intervista. Parla anche dell'idea di esposizione.
"È un tentativo di andare dove la morte è una possibilità, per non morire."
Comunque di questo può parlare solo chi ha vissuto certe esperienze ed io ne sono mille miglia lontano, per questo mi limito a riportare frasi tratte da esperienze vissute ed al massimo fare qualche considerazione. Anche Manolo parla di sé come di un sopravvissuto.
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda rf » mar ago 25, 2015 18:27 pm

nicola_r ha scritto:... comunque di questo può parlare solo chi ha vissuto certe esperienze....


il mio gatto ogni volta che attraversa la strada e torna a casa non la mena tanto lunga.

E sa di aver vissuto un'esperienza vicina alla morte, al cospetto dell'Assoluto.

Forse lui no, ma io si.

E siccome è un gatto che ha pensato molto, gli ho letto queste parole. Dal suo sguardo capisco che il suo scopo è entrare in tenda con Reinhold, piantargli una scorra al Wiskas e guardarlo negli occhi, così, sereno.

Poi però pensa che ha di meglio da fare, ci sta provando con quella micetta bagnata (cit.) che sta dall'altra parte della strada.

E si addormenta pigramente sperando che domani gliela dia.
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda giorgiolx » mar ago 25, 2015 18:39 pm

rf ha scritto: micetta bagnata (cit.) .

Non voglio fare il grammar nazi

Ma mi sa che la miCcetta della citazione è un Po troppo esplosiva per il tuo micetto...
vado a uccidere il frigorifero che mi sta fissando

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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda giorgiolx » mar ago 25, 2015 18:42 pm

O cacchio...si trovano tutte e due le versioni

Chissà qual'è quella giusta...
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda rf » mar ago 25, 2015 18:43 pm

giorgiolx ha scritto:O cacchio...si trovano tutte e due le versioni

Chissà qual'è quella giusta...


pensa a chi l'ha aperta... tutto ti sarà più chiaro ;-)
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda rf » mar ago 25, 2015 18:45 pm

"mica siamo del mulino bianco" cit.
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda Danilo » mar ago 25, 2015 19:38 pm

flavmeister ha scritto:
,..... a me piace andarci e, soprattutto, mi piace tornare a casa senza essermi esposto a pericoli, neanche di medio livello, figurati quello "massimo" del quale parli. Se qualche volta mi sono ficcato in qualche guaio e ho rischiato più del dovuto, mi sono mandato a quel paese da solo non appena ne sono venuto fuori, senza nessun senso di trascendenza ed elevazione, ma solo il sollievo di aver salvato la materia prima. Altro che spirito.

questo che hai citato è un "passo" molto interessante del discorso, flav....
il ritorno alle nostre origini terrene con la certezza assoluta di non aver arrischiato in contrapposizione invece nell'esser riusciti a fare il ritorno,sempre incolumi,ma con la consapevolezza di essersi spinti "oltre il dovuto".
perchè auto colpevolizzarsi e invece non gioire di tutto questo?
non si potrebbe ritrovare un dio,anche che non sia necessariamente il nostro dio che ci hanno imposto col cattolicesimo in queste situazioni nell'averla vista brutta?
nell'averla vista brutta ma scampata?
perchè non goderne e urlare ai quattro venti la nostra felicità di essere riusciti a toccare un'essenza impalpabile?
il forum è morto
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda rf » mar ago 25, 2015 20:33 pm

rf ha scritto:il suo scopo è entrare in tenda con Reinhold, piantargli una scorra al Wiskas e guardarlo negli occhi, così, sereno.


Danilo ha scritto:perchè auto colpevolizzarsi e invece non gioire di tutto questo?


nicola_r ha scritto:Comunque di questo può parlare solo chi ha vissuto certe esperienze


giorgiolx ha scritto:nicola chi???
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda nicola_r » mar ago 25, 2015 20:47 pm

Danilo ha scritto:
flavmeister ha scritto:
,..... a me piace andarci e, soprattutto, mi piace tornare a casa senza essermi esposto a pericoli, neanche di medio livello, figurati quello "massimo" del quale parli. Se qualche volta mi sono ficcato in qualche guaio e ho rischiato più del dovuto, mi sono mandato a quel paese da solo non appena ne sono venuto fuori, senza nessun senso di trascendenza ed elevazione, ma solo il sollievo di aver salvato la materia prima. Altro che spirito.

questo che hai citato è un "passo" molto interessante del discorso, flav....
il ritorno alle nostre origini terrene con la certezza assoluta di non aver arrischiato in contrapposizione invece nell'esser riusciti a fare il ritorno,sempre incolumi,ma con la consapevolezza di essersi spinti "oltre il dovuto".
perchè auto colpevolizzarsi e invece non gioire di tutto questo?
non si potrebbe ritrovare un dio,anche che non sia necessariamente il nostro dio che ci hanno imposto col cattolicesimo in queste situazioni nell'averla vista brutta?
nell'averla vista brutta ma scampata?
perchè non goderne e urlare ai quattro venti la nostra felicità di essere riusciti a toccare un'essenza impalpabile?


Vero, punto interessante...
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda nicola_r » mar ago 25, 2015 20:50 pm

rf ha scritto:
nicola_r ha scritto:... comunque di questo può parlare solo chi ha vissuto certe esperienze....


il mio gatto ogni volta che attraversa la strada e torna a casa non la mena tanto lunga.

E sa di aver vissuto un'esperienza vicina alla morte, al cospetto dell'Assoluto.

Forse lui no, ma io si.

E siccome è un gatto che ha pensato molto, gli ho letto queste parole. Dal suo sguardo capisco che il suo scopo è entrare in tenda con Reinhold, piantargli una scorra al Wiskas e guardarlo negli occhi, così, sereno.

Poi però pensa che ha di meglio da fare, ci sta provando con quella micetta bagnata (cit.) che sta dall'altra parte della strada.

E si addormenta pigramente sperando che domani gliela dia.


Dietro questa durezza si cela un'anima sensibile che cerca di proteggersi dalle ingiustizie del mondo! :-D

Tu cosa fai? Roccia, artificiale... altro?
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda rf » mar ago 25, 2015 21:07 pm

per indicarti la retta via, e non farti perdere tempo con domande che non hanno risposte, ti esorto a spolverare la genziana d'argento del 2004

oppure l'intervista di un "patologicamente astemio"

nicola_r ha scritto:Tu cosa fai? Roccia, artificiale... altro?


io combatto contro la gravità, le tasse, il malgoverno e la stupidità.

Tutte cose più grandi di me.

Credo di essere un Don Quixote che non fa tesoro dell'esperienza, un idiota, in estrema sintesi.

In quanto a Messner e Bonatti (ma anche Twight, Chatwin, Quasimodo e Beckett) penso solo alle loro espressioni tra gli 0,3 e i 2 secondi dopo l'emissione della mia scorra in tenda.

È quello che mi da la forza di andare avanti nell'impari lotta con le cose più grandi di me.

Questo è quello che spero di trovare un giorno nelle mie peregrinazioni che non vedono amore tra l'orizzontale e il verticale mentre le soverchianti forze del male divorano e schiacciano tutto come un Moloch.

E spero che il mio gatto si faccia una gran scopata e non si trasformi in un essere bidimensionale nel tentativo di eiaculare...
rf
 
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda EvaK » mer ago 26, 2015 9:22 am

Provo a mettere insieme quello che ieri sera era chiarissimo durante una birra filosofica.... :roll:

Sostanzialmente... parlo più a titolo personale che altro, ma non ci trovo niente di spirituale nell'andare in montagna, nessuna elevazione...

Mentre scalo, se sono nella condizione di forma fisica e mentale, riesco a far venire fuori l'animale. Ed è l'animale, solo lui senza altri condizionamenti esterni, che fa si che la mia scalata si concluda per il meglio. L'animale è puro istinto, astuzia, tattica, istinto di conservazione. Non serve altro.
Ci pensavo mentre ero in sosta ad un tiro nei giorni scorsi: era il tiro che si addiceva a questa condizione perchè appena partita non vedevo più il socio. Quindi ero lì da sola, su un tiro di difficoltà non banali, a dover cercare la linea in parete aperta, le poche protezioni (cordoni marci scoloriti) non si vedevano.
Allora lì senti il respiro e cerchi di tenerlo regolare, ti guardi intorno, cerchi una logica, cerchi di fare i movimenti giusti, di proteggerti dove puoi... in quel momento senti, come dico io, l'animale :non pensi a nulla, solo ad andare avanti cercando di non fare cazzate sbagliando linea o caricando male un piede che poi scivoli e ti fai male.

Non ho (per fortuna) molta esperienza di incontri ravvicinati con la morte, ma un paio di episodi ne ho in saccoccia.
In uno non potevo fare nulla perchè ero appesa ad una sosta in calata sotto un temporale epico, tutto che sfrigolava e il socio appeso ad una corda che si era appena visto passare di fianco una frana...(e da lì non vedevo nulla, lo credevo investito) lì ho solo guardato il cielo e fatto quattro conti sulla mia vita.
Un'altra volta invece mi ero cacciata in un guaio... ho capito che dovevo azzerare ogni emozione e ogni pensiero e fare solo quello che era necessario per non sbagliare. Avevo solo una carta da giocare, una mossa ben precisa e da lì sarebbe dipeso tutto... dovevo pretendere la massima efficienza dal mio corpo nel seguire la decisione che avevo preso. A quel punto la morte è una possibilità, è dentro di te e sei lì in bilico, se sbagli si verifica, se fai giusto torni nel mondo dei vivi, puoi di nuovo abbracciare il tuo compagno di cordata e guardare il fiume che scorre placido nei prati 500 metri sotto di te. E poterlo ricordare dopo esattamente 5 anni.

Una delle cose che mi piace dello scalare è questo, ritrovare il mio essere animale, come se fosse un tornare alle origini. Un "divertimento" come "uscita dal sè", complesso e costruito, per ritrovare un "sè" più semplice e arcaico. Le "menate" spirituali mi sembrano solo un gran castello costruito intorno ad un'attività che è egoistica e inutile, quando torni giù sei sempre il povero cristo che va al lavoro, ha le sue gioie e dolori quotidiani, la vita vera, insomma.
"Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne" (Immanuel Kant)

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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda nicola_r » mer ago 26, 2015 10:06 am

Grazie EvaK per questo bella ed espressiva testimonianza della tua esperienza.
Mi piacerebbe molto se anche qualcun altro raccontasse la sua esperienza.

Voglio specificare anche una cosa. Vedo che molti rifiutano il concetto di "spiritualità", tuttavia bisognerebbe capire cosa significa questo concetto nella testa di ognuno e quindi capire nello specifico cos'è che si rifiuta di questo concetto. Infatti, come ogni parola si colora delle esperienze e delle idee personali. Magari molti qui pensano alla spiritualità come ad un mondo di "molle" lirismo poetico fatto di sospiri vezzosi e fantasie. Ma, per esempio, alcune pratiche ascetiche sono di una durezza fisica ed una concretezza estrema.

Quando mi racconti che:
Una delle cose che mi piace dello scalare è questo, ritrovare il mio essere animale, come se fosse un tornare alle origini. Un "divertimento" come "uscita dal sè", complesso e costruito, per ritrovare un "sè" più semplice e arcaico.


questo per me rientra in una definizione ampia di spiritualità, per cui forse dovremmo trovare un nuovo termine e qualche interpretazione più calzante. Tutte le tecniche spirituali e religiose si propongono una trasformazione di sé che solitamente va nella direzione dell'incorporeità, ma che può ben andare in direzione opposta, verso l'animalità. Tendenzialmente infatti, la spiritualità cerca il contatto con l'origine: se credi in Dio, la trovi in Dio, ma se hai una visione della natura umana più terrena, puoi ben trovare l'origine nell'animalità che si nasconde in sé. Per fare un esempio nel campo spirituale, una delle meditazioni proposte da Osho passano per la liberazione della spontaneità interiore (urla, salti, grida privi di qualunque inibizione).

quando torni giù sei sempre il povero cristo che va al lavoro, ha le sue gioie e dolori quotidiani, la vita vera, insomma.


Dici che l'esperienza che fai in montagna non ti lascia qualcosa che porti dentro anche nella vita quotidiana?
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda paul mone » mer ago 26, 2015 10:35 am

nicola_r ha scritto:
Quando mi racconti che:
Una delle cose che mi piace dello scalare è questo, ritrovare il mio essere animale, come se fosse un tornare alle origini. Un "divertimento" come "uscita dal sè", complesso e costruito, per ritrovare un "sè" più semplice e arcaico.


questo per me rientra in una definizione ampia di spiritualità


Abbe', allora anche allo stadio c'è spiritualità in abbondanza. E pure in coda in autostrada. E in un rave. E a volte pure sulla tazza del cesso :-)

Ciao
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Re: Montagna e spiritualità

Messaggioda funkazzista » mer ago 26, 2015 11:06 am

nicola_r ha scritto:
quando torni giù sei sempre il povero cristo che va al lavoro, ha le sue gioie e dolori quotidiani, la vita vera, insomma.


Dici che l'esperienza che fai in montagna non ti lascia qualcosa che porti dentro anche nella vita quotidiana?

Si, il desiderio di tornarci :twisted:
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