«Η Ελπίδα έρχεται»

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » mer giu 17, 2015 22:21 pm

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » ven giu 19, 2015 8:34 am

PIEDENERO ha scritto:http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15196


da che pulpito !!! :roll: :roll: :roll:
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » sab giu 20, 2015 7:39 am

Rassegna stampa, titolo oggi del corriere:

"Berlino preme per piegare Atene"

Se ce ne fosse bisogno, l'ennesima dimostrazione che il problema non è "contabile", ma eminentemente politico.

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » sab giu 20, 2015 9:09 am

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Rassegna stampa, titolo oggi del corriere:

"Berlino preme per piegare Atene"

Se ce ne fosse bisogno, l'ennesima dimostrazione che il problema non è "contabile", ma eminentemente politico.

Disgustati saluti
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certo !
fra chi vive sulle spalle degli altri e chi li mantiene !
guarda i due vessilli greci tsipras e varufakis, sono la dimostrazione dei mantenuti.
Ma il problema vero, secondo me, è la crisi europea dello stato sociale troppo evoluto e quindi corrotto e basato sul non merito per capacità.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VYGER » sab giu 20, 2015 10:30 am

Buongiorno.

Dovrei essere in giro ad arrampicare, ma tra problemi famigliari, soci che lavorano e soci infortunati, approfondisco.

Segnalo questo interessante post sull'argomento: http://thewalkingdebt.org/2015/01/30/lipocrita-tenzone-fra-europa-e-grecia/.

Il paper orignario della BIS, che proverò a leggere con calma quando avrò tempo, è qui: http://www.bis.org/publ/work481.htm.

La sostanza dell'articolo è, secondo me, qui:
L’abbondante liquidità dei primi anni 2000, insomma, nell’analisi del nostro autore, unita al calo dei tassi favorito dall’euro, fece finire in soffitta l’impeto, mai troppo pronunciato, della Grecia a riformare il sue settore pubblico, malgrado fosse fonte di squilibrio.
.

E ancora:

Molto semplicemente, nessuno è innocente in questa rappresentazione tragica. Nemmeno le vittime, pure a volerle considerare tali.
.

La partita è anche - e forse soprattutto - geopolitica: http://thewalkingdebt.org/eurasia/chimerica-far-west-del-capitale-o-fine-della-moneta-egemone/.

Tempi oscuri.
E bisogna saperne molto per capirli...

Ok, provo a uscire e a fare qualcosa.
Bye
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » lun giu 22, 2015 7:23 am

VECCHIO ha scritto:
tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Rassegna stampa, titolo oggi del corriere:

"Berlino preme per piegare Atene"

Se ce ne fosse bisogno, l'ennesima dimostrazione che il problema non è "contabile", ma eminentemente politico.

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certo !
fra chi vive sulle spalle degli altri e chi li mantiene !
guarda i due vessilli greci tsipras e varufakis, sono la dimostrazione dei mantenuti.
Ma il problema vero, secondo me, è la crisi europea dello stato sociale troppo evoluto e quindi corrotto e basato sul non merito per capacità.


Se si fosse intervenuto subito, la crisi greca si sarebbe risolta subito con un costo del tutto sostenibile per l'Europa, e comunque infinitamente più basso di quello che abbiamo pagato per salvare le banche (ma sui banchieri che prendono bonus miliardari a spese nostre nessuno si indigna. I "mantenuti" privilegiati sono i pensionati greci a seicento euro al mese :roll: ).

Oggi il capofila dei "rigoristi" che si oppongono a una soluzione per la Grecia (se un accordo non venisse raggiunto, pagheremmo tutti un prezzo alto, non solo i greci) è Mariano Rajoy, per calcoli elettorali interni - ovvero per paura di podemos.

Per come la vedo io, dovremmo tutti sperare in un successo di Syriza, non solo per solidarietà con il popolo greco, ma per finirla finalmente con l'ottusa logica dell'austerità che sta mandando a fondo l'ideale dell'integrazione europea.

Kalimera
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda Sbob » lun giu 22, 2015 12:08 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
VECCHIO ha scritto:sui banchieri che prendono bonus miliardari a spese nostre nessuno si indigna. I "mantenuti" privilegiati sono i pensionati greci a seicento euro al mese :roll:

L'unica difesa dal potere e' lo stato di diritto. Quando in un paese manca la cultura dello stato di diritto gli unici che cadono sempre in piedi sono i potenti.

Secondo me lo strapotere delle banche si fonda anche (forse soprattutto) sulla mancanza di coesione sociale, senso della giustizia e onesta' dei cittadini.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » lun giu 22, 2015 16:23 pm

Riporto da Repubblica il virgolettato di un economista della London School of economics (mica un militante dei centri sociali):

"Il popolo (greco) ha sofferto di un'ingiustizia chiamata austerity al di là di qualsiasi decenza. E ora si insiste con una medicina che si è dimostrata letale".

Ineccepibili saluti
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » lun giu 22, 2015 17:28 pm

Sbob ha scritto:L'unica difesa dal potere e' lo stato di diritto. Quando in un paese manca la cultura dello stato di diritto gli unici che cadono sempre in piedi sono i potenti.

Secondo me lo strapotere delle banche si fonda anche (forse soprattutto) sulla mancanza di coesione sociale, senso della giustizia e onesta' dei cittadini.


sempre diritti e mai doveri: comoda così la vita !!!
non è che i potenti sono potenti perchè la maggioranza pensa solo a divertirsi ???

Tucidide, un romano, nel suo libro sulla guerra del Peloponeso aveva già descirro tutto, basta leggerlo :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Il popolo è il popolo, non ama la cultura e l'impegno purtroppo :cry: :cry: :cry:
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » lun giu 22, 2015 18:03 pm

Tucidide era ateniese :wink:

È vero che i greci, presi male come sono, rischiano di doversi vendere il partenone; ma almeno i loro personaggi celebri lasciamoglieli.

Geografici saluti
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » lun giu 22, 2015 20:05 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Tucidide era ateniese :wink:
Geografici saluti
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Cavoli la testa, sono proprio andato :lol: :lol: :lol:
E sapevo che era nato circa nel 400 ac #-o #-o #-o
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda sergio-ex63-ora36 » gio giu 25, 2015 12:23 pm

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » gio giu 25, 2015 20:55 pm

di Sergio Di Cori Modigliani

Passata la sbronza dell’accordo tra la Troika e il governo greco, tanto per dar la guazza ai mercati, far guadagnare chi di dovere e quindi garantirsi del fatto che la macchina del fango mediatico si ferma, tace e sta a guardare pensando a imminenti guadagni doviziosi, entra in gioco la Politica, e gli intellettuali. Due categorie, da noi in Italia, praticamente obsolete.
Ma non nel resto del mondo, e soprattutto, non in Europa.
Se l’Italia si trovasse oggi al posto della Grecia, c’è da scommetterci, finiremmo in un batter d’occhio dentro un imbuto di polemiche, liti, insulti, minacce di tutti contro tutti, che finirebbero -come al solito- per promuovere l’ennesimo governo di tecnici super partes, votati e accettati da una solida maggioranza parlamentare. Dopodichè riprenderebbero il mugugno, le fantasie, le opinioni, il complottismo, e si rimarrebbe impantanati, fermi e immobili. Come è avvenuto nel 2011, e poi nel 2012, e nel 2013 e nel 2014 e sta avvenendo in questo 2015. Cambiano gli attori e gli interlocutori, entrano in scena nuove compagini e sigle inedite, ma la musica è sempre la stessa: l’Italia non è in grado di promuovere una classe politica adeguata alle attuali circostanze, è la nazione d’occidente -in questa fase storica- con il più basso indice di alfabetismo e di istruzione, con l’aggravante di un crollo verticale della presenza di intellettuali pensanti, visto che la loro voce non è né ammessa, né richiesta, né proposta. In compenso abbiamo bambolotti televisivi pre-confezionati in salsa partitica.
Non è quindi facile, per noi italiani, comprendere l’esatto scenario dello scontro in atto tra il governo greco da una parte e i banchieri europei/fondo monetario/commissione europea dall’altra. Insistiamo in una lettura miope e obsoleta, stantìa e inefficace.
Anche in Grecia non mancano i mugugni e le contestazioni. Ma non c’è solo quello.
La trattativa in corso prosegue con difficoltà e potenziali sorprese, grazie soprattutto al fatto che l’attuale governo greco ha promosso una squadra di solidi intellettuali, meritevoli e competenti, non in vendita, che stanno rispondendo ai loro interlocutori a Bruxelles, Francoforte e Berlino, punto per punto senza arretrare neppure di un millimetro dallo zoccolo duro stabilito dai greci: non si tratta di una questione finanziaria, bensì politica. Il debito pubblico non è una questione finanziaria bensì etica. La soluzione, qualunque essa sia, deve tener conto prima dei parametri d’impatto sociale, senza calcolare il loro effetto finanziario che non è una priorità europea.
E’ cambiato il gioco. Sono diverse, quindi, le regole.
E per i burocrati neo-liberisti conservatori di Bruxelles è dura, molto ma molto dura. Talmente dura che nelle segreterie diplomatiche intelligenti e perspicaci (Londra, Parigi, Berlino) alle riunioni, da l’altro ieri, i soliti nomi (Draghi, Juncker, Moscovici, Lagarde, Schauble) cominciano ad essere affiancati da nuove necessarie categorie di interlocutori più aderenti ai tempi. I personaggi, infatti, che a noi italiani ancora oggi vengono presentati come leader superiori, sembrano ormai semplice e modesta vetrina burocratica. Il gioco greco li ha smascherati per sempre, facendoli apparire come impiegati di rango inferiore, privi di capacità analitiche, di corposità politica, di abilità diplomatica, di competenza settoriale.
Questo per introdurre la conferenza stampa che ieri sera c’è stata ad Atene, tenuta dal più importante consulente di Yannis Varoufakis e Alexis Tsipras, il prof. James Galbraith, preside della facoltà di scienze economiche dell’università di Austin, nel Texas, nonchè datore di lavoro di Varoufakis che in quella sede insegna ” Teoria dei Giochi e nuovi paradigmi logico-matematici nell’economia post-moderna”. Il prof. Galbraith ha anche scritto e pubblicato un libro insieme a Varoufakis, pubblicato tre anni fa (“Modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro”) ed è il figlio di John Kenneth Galbraith, l’economista di Kennedy, l’autore del new deal che stava preparando per il presidente nell’autunno del 1963 e che avrebbero portato al congresso i primi di dicembre. Come è noto, a novembre Kennedy venne eliminato a fucilate. E Galbraith licenziato. Il figlio ha portato avanti le istanze del padre, come è noto a tutti.
Sostiene Galbraith: “Non abbiamo più voglia di perdere tempo. In questi anni abbiamo visto decine di vertici paludati, in cui con reciproco compiacimento i capi dell’Europa prendevano atto della crisi e nominavano qualche comitato con l’impegno di “fare il punto” dopo uno o più mesi. Senza mettere in discussione il mantra reazionario del rientro dal debito quale unica priorità, l’unico modo per uscire dalla crisi. Intanto la Grecia affondava. Ma la signora Merkel è mai venuta qui in Grecia a vedere come stavano le cose? Ha visto le condizioni in cui vive, anzi ormai sopravvive, la gente? Sento parlare di ripresa, di risultati conseguiti: ma quale ripresa? Quali risultati? Solo un intervento politico deciso, di rottura, di solidarietà, può restituire dignità all’Europa. Non soltanto alla Grecia. Invece, appena Tsipras pronuncia la parola “ristrutturazione del debito” che vuol dire allungare i tempi, aspettare la risalita del Pil per restituirli, forse concederne qualcuno nuovo, scatta la tagliola di opposizioni, di minacce, insomma la sindrome della paura. Si devono calmare gli animi per cominciare un negoziato vero. Ho sentito qualche capo europeo esasperato perché ad ogni cambio di governo greco si sentono fare proposte nuove e si deve ricominciare daccapo: scusate, ma allora le elezioni che si fanno a fare? Allora non le facciamo per niente e facciamo governare tutto alla Germania o alla Bce. Aboliamo anche i governi e chiudiamo bottega. Ma dico: siete diventati matti o cosa?”
Questo in risposta a chi sostiene che la Grecia si sia arresa o a chi plaude all’accordo senza aver valutato i dettagli, pensando che il governo greco, firmando il protocollo d’intesa, rinunci al primo punto del proprio programma, che è il seguente: intendiamo ridiscutere il nostro debito pubblico e rinegoziare l’intera struttura, perché consideriamo socialmente inaccettabile, politicamente insostenibile, ed economicamente inascoltabile l’idea che il popolo greco debba lavorare ed essere tassato unicamente per pagare alle banche internazionali il tasso di interesse.
La testata italiana che ieri al pomeriggio ha intervistato, di persona, il prof. Galbraith è stato il quotidiano “Il Manifesto”. Il giornalista Thomas Foci lo ha incontrato e l’intervista è uscita sul quotidiano di oggi. Ne riproduco qui di seguito le parti più interessanti.
“Pro­fes­sore, secondo lei è ancora pos­si­bile che Gre­cia e Ue rag­giun­gano un «accordo ono­re­vole»?”
Que­sto dipen­derà dai cre­di­tori. A dif­fe­renza di quanto soste­nuto dalle isti­tu­zioni euro­pee e da gran parte dei media, il governo greco ha fatto molto per venire incon­tro alle posi­zioni dei cre­di­tori, oltre­pas­sando molte delle pro­prie «linee rosse». Resta da vedere se il governo sarà dispo­sto a fare ulte­riori con­ces­sioni. Ma sia Tsi­pras che Varou­fa­kis hanno fatto inten­dere che la misura è colma, e che ora sta ai cre­di­tori fare qual­che passo avanti e dimo­strare di essere real­mente inte­res­sati a tro­vare un accordo. Pur­troppo in que­sti mesi i cre­di­tori non hanno ammor­bi­dito la loro posi­zione di una vir­gola – un’altra verità spesso occul­tata dai media. La loro ultima pro­po­sta ricalca per filo e per segno i pre­ce­denti memo­randa della troika. Que­sto è inac­cet­ta­bile e irre­spon­sa­bile, con­si­de­rando che l’attuale pro­gramma si è dimo­strato un fal­li­mento sotto ogni punto di vista. Cin­que anni fa, il Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale aveva pre­vi­sto che il Pil greco si sarebbe con­tratto del 5% a causa delle misure di auste­rità. Ad oggi si è ridotto del 25%. Dovrebbe bastare a decre­tare il fal­li­mento del pro­gramma, e la neces­sità di un suo supe­ra­mento radicale.
“Lei ha scritto che quelle che chie­dono i cre­di­tori non sono riforme ma, al con­tra­rio, «contro-riforme”.
Esatto. I tagli ai salari e alle pen­sioni, gli aumenti di tasse e le pri­va­tiz­za­zioni sel­vagge non sono riforme ma, appunto, contro-riforme, che mirano a ridurre il ruolo dello Stato nell’economia e a imporre un sin­golo modello di poli­tica eco­no­mica in tutta Europa. Qua­lun­que riforma che sia degna di que­sto nome richiede tempo, pazienza, pia­ni­fi­ca­zione e denaro. La riforma del sistema pen­sio­ni­stico e di sicu­rezza sociale, l’introduzione di stan­dard del lavoro moderni, una poli­tica di pri­va­tiz­za­zione ocu­lata, la crea­zione di un sistema di riscos­sione delle impo­ste effi­ciente: que­ste sono vere riforme, che favo­ri­reb­bero la cre­scita e il dina­mi­smo dell’economia, e su cui il governo sarebbe ben felice di muo­versi, se solo i cre­di­tori glielo per­met­tes­sero. Le «riforme» dei cre­di­tori, invece, vanno nella dire­zione oppo­sta: mirano ad estrarre quanta più ric­chezza pos­si­bile dall’economia greca e a met­tere pres­sione al governo greco.
“Pochi giorni fa Tsi­pras ha accu­sato l’Europa di voler imporre un «cam­bio di regime» nel paese elle­nico. È d’accordo?”
Innan­zi­tutto, direi che il sem­plice fatto che oggi in Europa si parli aper­ta­mente della pos­si­bi­lità che l’Unione stia archi­tet­tando un «cam­bio di regime» con­tro un governo demo­cra­ti­ca­mente eletto, che sia vero o meno, la dice lunga su quanto sia caduta in basso l’Unione euro­pea. Detto que­sto, mi pare che il com­por­ta­mento di tutte le isti­tu­zioni coin­volte — dalla Bce all’Fmi, dalla Com­mis­sione euro­pea all’Eurogruppo — parli da sé. I cre­di­tori sanno bene che se i greci non accet­tano le con­di­zioni che gli ven­gono impo­ste, il sistema ban­ca­rio greco potrebbe implo­dere, costrin­gendo il paese a fuo­riu­scire dall’euro. Ed è per que­sto che con­ti­nuano a tenere la Gre­cia con le spalle al muro. La stra­te­gia dei cre­di­tori, però, si basa su un duplice assunto: che l’Europa potrebbe soprav­vi­vere ad un’uscita della Gre­cia dalla moneta unica, e che Syriza e il popolo greco alla fine capi­to­le­ranno piut­to­sto che rischiare il Gre­xit. Entrambe le ipo­tesi però sono tutte da veri­fi­care, e dimo­strano una hýbris molto pericolosa.
“Tra le isti­tu­zioni coin­volte, la Bce è quella che ha tenuto il com­por­ta­mento più ambi­guo. Da un lato ha chiuso uno ad uno tutti i «nor­mali» rubi­netti della liqui­dità, dall’altro ha tenuto in piedi il sistema ban­ca­rio elle­nico attra­verso la liqui­dità di emer­genza, spesso con­tro il volere della Bun­de­sbank. Come giu­dica l’operato della banca cen­trale?”
Molto nega­ti­va­mente. La Bce è la prin­ci­pale respon­sa­bile del pro­gres­sivo dete­rio­ra­mento della situa­zione finan­zia­ria greca a cui abbiamo assi­stito da quando Syriza è salita al potere. Il 4 feb­braio, a soli nove giorni dalle ele­zioni, la Bce ha pri­vato il governo greco di una delle sue prin­ci­pali linee di cre­dito, esclu­dendo i bond elle­nici dai titoli che pote­vano essere usati dalle ban­che come col­la­te­rale, costrin­gendo que­ste a dipen­dere in toto dalla liqui­dità di emer­genza for­nita dalla banca cen­trale attra­verso l’Ela (Emer­gency Liqui­dity Assi­stance) e acce­le­rando la fuga di capi­tali dal paese. A que­sto è seguita la deci­sione della Bce di sta­bi­lire un tetto ai titoli di Stato acqui­sta­bili dalle ban­che gre­che, un limite che la banca cen­trale non aveva impo­sto al pre­ce­dente governo e che ha ulte­rior­mente ridotto il mar­gine di mano­vra di Syriza. È chiaro che que­sta stra­te­gia di lenta asfis­sia finan­zia­ria aveva – ed ha – come obiet­tivo uni­ca­mente quello di desta­bi­liz­zare il paese e met­tere pres­sione al nuovo governo. È un fatto di una gra­vità inau­dita: non credo che esi­stano altri esempi nella sto­ria di una banca cen­trale che si pro­pone di desta­bi­liz­zare deli­be­ra­ta­mente la situa­zione finan­zia­ria di un paese per motivi poli­tici. Il rap­porto di qual­che giorno fa della Banca cen­trale greca — legata a dop­pio filo alla Bce — secondo cui la man­canza di un accordo com­por­te­rebbe «una crisi incon­trol­la­bile» con l’uscita del paese dall’euro e per­sino dall’Unione euro­pea si inse­ri­sce ovvia­mente nella mede­sima stra­te­gia della tensione.
Come giu­dica invece il com­por­ta­mento degli altri governi dell’eurozona, tutti appa­ren­te­mente appiat­titi sulle posi­zione della Ger­ma­nia?
Innan­zi­tutto, non penso che si possa par­lare di una sin­gola «posi­zione tede­sca», giac­ché il governo tede­sco appare spac­cato in due, tra chi vor­rebbe cer­care di tenere la Gre­cia den­tro l’euro sal­vando la fac­cia (Mer­kel) e chi invece vor­rebbe lasciare il paese al suo destino (Schäu­ble). Detto que­sto, è indub­bio che la Gre­cia si sia ritro­vata com­ple­ta­mente iso­lata all’interno dell’Eurogruppo. L’avversione dei governi di destra era scontata. Ma è inte­res­sante notare che i governi più ostili si sono rive­lati pro­prio gli altri governi della peri­fe­ria. E in un certo senso è facile capire per­ché: sono tutti governi che hanno imple­men­tato pedis­se­qua­mente i dik­tat della troika, con con­se­guenze spesso deva­stanti. È dun­que nor­male che non vogliano dare cre­dito ad un governo che si batte pro­prio con­tro quelle poli­ti­che, e si pro­pone di mostrare che un’alternativa è pos­si­bile. Que­sto è par­ti­co­lar­mente vero nel caso delle forze social­de­mo­cra­ti­che con­ver­tite al neo­li­be­ri­smo — in par­ti­co­lar modo in Ita­lia, in Ger­ma­nia e in Fran­cia -, che giu­sta­mente non vogliono creare aper­ture alla loro sini­stra. Para­dos­sal­mente, le prin­ci­pali dimo­stra­zioni di soli­da­rietà sono arri­vate da paesi non euro­pei, tra cui gli Stati Uniti, che per ovvi motivi spin­gono affin­ché la Gre­cia rimanga nell’orbita d’influenza euro­pea. Non è un caso che Varou­fa­kis sia stato l’unico mini­stro delle Finanze ad incon­trare il pre­si­dente Usa Barack Obama a mar­gine dei ver­tici dell’Fmi e della Banca mon­diale che si sono tenuti ad aprile a Washington.
“Lei al momento si trova in Gre­cia. In que­ste ore così dram­ma­ti­che, che atmo­sfera si respira nelle strade?”
Un’atmosfera straor­di­na­ria­mente calma. I greci sanno bene che la situa­zione è dif­fi­cile. Si stanno ripren­dendo in mano il pro­prio destino, e sanno che que­sto ha un costo. Ma è la prima volta in cin­que anni che hanno un governo di cui pos­sono sen­tirsi fieri. Tutti i son­daggi mostrano che Tsi­pras con­ti­nua a godere del soste­gno della mag­gio­ranza della popo­la­zione. Lo si vede dalle rea­zioni che suscita Varou­fa­kis nella gente comune quando cam­mina per le strade di Atene. Una cosa è certa: il popolo greco non ha nes­su­nis­sima inten­zione di tor­nare all’ordine poli­tico pre­ce­dente o di cedere il fianco ai neo­na­zi­sti di Alba Dorata. Le minacce dell’Europa, poi, fanno sem­pre meno effetto. I greci sanno bene che non vanno prese troppo sul serio.
(http://ilmanifesto.info/leuropa-si-sbag ... arretrera/)
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » gio giu 25, 2015 21:13 pm

E ancora, per chi non avesse ancora capito:

Altra giornata di discussioni, di dichiarazioni e di trattative a Bruxelles. Piano piano si rivelano le diverse posizioni e si svelano verità sinora nascoste.

Da un buon articolo della BBC a descrizione della giornata, qui leggibile,

http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-31082656

Eccovi l’estratto, prima in Inglese e poi, artigianalmente , tradotto in Italiano:

“Alexis Tsipras believes the existing deal is a disaster and says he has a democratic mandate to demand changes. And this exposes democracy’s limits within the European Union. The German finance minister Wolfgang Schaeuble says: “Elections change nothing. There are rules”.

The president of the European Commission Jean-Claude Juncker said “there can be no democratic choice against the European treaties. One cannot exit the euro without leaving the EU”.”

“Alexis Tsipras ritieene che l’accordo attuale sia un disastro e che lui ha ottenuto un mandato democratico per chiedere dei cambiamenti. Questo espone i limiti della democrazia nell’Unione Europea. Il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble ha detto:
Le elezioni non cambiano nulla, ci sono regole”

Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha detto: “Non ci può essere nessuna scelta democratica contro i trattati europei. non si può uscire dall’Euro senza uscire dall’unione Europea”.

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » ven giu 26, 2015 9:01 am

E lo metto anche qua:
Secondo questa dogmatica liberista, insomma, uno stato, un popolo, una nazione non sono altro che una azienda, il cui scopo è la “vendita”,ossia l’export, e da cui trae il profitto.

Ma uno stato non potrà mai essere un’azienda. Una ditta, una finanziaria, un a SpA non deve mantenere vecchi, invalidi e ammalati, non deve insegnare a leggere e scrivere a dei bambini pagandone gli insegnanti; una ditta espelle queste bocche inutili, questi costi – e le mette a carico della società, dello Stato. Il quale non può gettarle fuori, se le deve mantenere.

Ovviamente il liberismo risponde: e perché mantenerle?

Si mettano a lavorare questi ignoranti, malati, vecchi, bambini, coglioni fancazzisti: si mantengano. Il mercato assegnerà loro il salario che meritano, data la forte concorrenza degli immigrati, dei disoccupati che non fanno i difficili – 400 euro mensili, e di che vi lamentate? Sono le paghe correnti in Germania per i minijob. Non bastano? Ma a forza di abbassare i salari, anche le merci in vendita caleranno di prezzo. Il colsto della vita diminuirà. E’ matematico. E’ la teoria liberista, infallibile.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda sergio-ex63-ora36 » ven giu 26, 2015 9:57 am

PIEDENERO ha scritto:
...

“Alexis Tsipras ritieene che l’accordo attuale sia un disastro e che lui ha ottenuto un mandato democratico per chiedere dei cambiamenti. Questo espone i limiti della democrazia nell’Unione Europea. Il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble ha detto:
Le elezioni non cambiano nulla, ci sono regole”

Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha detto: “Non ci può essere nessuna scelta democratica contro i trattati europei. non si può uscire dall’Euro senza uscire dall’unione Europea”.

[/i]


permettimi una battuta...

mi sa che è la stessa cosa che dirai tu a salvini dopo che avrà vinto le elezioni nel momento che volesse mettere in pratica alcune sue farneticazioni... :wink:

se le regole e le costituzioni non piacciono si cambiano (oppure non si accettavano prima)...
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven giu 26, 2015 10:24 am

Schäuble ha torto a prescindere 8) .

Comunque, battute a parte, direi che c'è una differenza fra una costituzione - pensiamo a qual è stata la genesi della nostra, nata dalla resistenza, con l'apporto di personaggi straordinari - e delle regole imposte da grigi tecnocrati con discutibile legittimazione democratica come quelli dell'attuale UE.

Che poi il parlamento italiano ratifichi una follia come il pareggio di bilancio in costituzione, senza neanche rendersi conto di quello che sta facendo, è un altro, tristissimo, discorso.

Grazie comunque al PD per questo capolavoro, e grazie ancora di più per la posizione "pro-TTIP", trattato che avrà effetti ancora più simpatici sulle nostre esistenze.

E il fatto che di queste cose la stampa non dedichi neanche un centomillesimo dell'enfasi che invece dà al l'immigrazione o alla microcriminalità è alquanto istruttivo.

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven giu 26, 2015 10:38 am

Parzialmente (ma non troppo) OT, riporto dal sito eunews (chi vuole si legga tutta l'articolessa) in relazione a uno dei punti fondamentali del TTIP:

"Andando al nocciolo del problema: si dà la possibilità a un’impresa (spesso un’impresa con un volume di affari enorme) di fare appello, tramite un tribunale esterno istituito allo scopo, contro ogni legge, decisione e politica a ogni livello, locale, nazionale o europeo. Questa funzione equivale alla capacità di controllo giudiziario di una corte suprema.

L’internazionalizzazione della giustizia non è in sé un fatto nuovo. La Corte internazionale di giustizia e la Corte di giustizia dell’Unione europea, con sede in Lussemburgo, costituiscono entrambe una limitazione della sovranità nazionale a vantaggio di entità sovranazionali. Il problema quindi non è tanto la delega delle funzioni statali. Il problema è che stiamo privatizzando il diritto pubblico internazionale. A chi e per quale motivo stiamo dando nuove autorità di controllo giudiziario? Quale è la portata del potere che stiamo delegando? Quali obbligazioni stiamo creando? La risposta a queste domande è di vitale importanza."

Renzi, com'è noto, è un sostenitore convinto del TTIP. Se la sinistra che vince è questa roba qui, quasi quasi preferisco quella che perde.

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » ven giu 26, 2015 11:28 am

migliaia di anni fa siamo scesi dalle piante e abbiamo dovuto difenderci e lavorare per vivere
i greci vogliono, ma non tutti, vivere senza impegnarsi e lavorare, lo pensano possibile come molti di noi
poi le parole servono per camuffare tutto e farsi belli

perchè nonn mettiamo un garante, alcuni dirigenti, una commissione paritetica.....

come mai i due capetti hanno subito protetto con assunzioni e aumenti di stipendio alcuni dei loro ???
le solite manfrine ipocrite e tutti parlano (anche io ma al contrario) per spiegare e giustificare seguendo i propri interessi e la propria condizione sociale ?
forse ormai siamo troppo condizionati dalla pancia piena e dal cervello rimbambito dalle fesserie che ci fanno divertire ?
....ALPINISTA......NO GUIDA....... questa mi scombussola
Scalare con gli esperti del cai... son sempre dei grossi guai...... questa mi piace
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VYGER » ven giu 26, 2015 14:26 pm



Stavo segnalandolo io.
Completo e di agevole lettura.
Segnalo un paio di passi:

La discussione si è concentrata sulle tattiche negoziali invece che sulla sostanza, vale a dire la praticabilità del sistema pensionistico greco.


In Grecia
gli istituti previdenziali per quasi metà delle loro entrate dipendono dai trasferimenti integrativi dello Stato.


Migliorare il livello di contribuzione obbligatoria a carico dei datori di lavoro è un’ottima idea in linea di principio: tuttavia, come spiego qui, è molto meno frequente che i greci abbiano un datore di lavoro, rispetto agli altri europei: abbiamo il doppio dei lavoratori autonomi e il triplo dei «collaboratori familiari», in alcuni casi non retribuiti. Tenendo conto di questo, e dei fatto che i contributi a carico del datore di lavoro in Grecia sono in proporzione più bassi che in Europa, il problema attiene alla struttura del mercato del lavoro, più che alla mancanza di scrupoli dei datori di lavoro. I dati disponibili più recenti (2008 e 2012) sembrano indicare che i contributi previdenziali in Grecia non sono bassi in percentuale del costo complessivo della busta paga per il datore di lavoro rispetto ai parametri Ue (per esempio sono più alti che in Germania), e durante la crisi la loro incidenza sul costo del lavoro è cresciuta.


Si potrebbe dire che questi «rabbocchi» in favore degli enti previdenziali servano a compensare il livello tradizionalmente insufficiente o inesistente dei sussidi per l’alloggio, dei sussidi di disoccupazione, delle indennità di sussistenza per familiari a carico (di primo, secondo o terzo grado, forse addirittura amici). Questa spesa sociale viene invece delegata ai pensionati, che con la saggezza dell’età la distribuiscono come meglio credono all’interno della loro famiglia allargata: è un mezzo, per quanto inusuale, per sostenere la famiglia.


E mentre non tutti i soldi spesi per appalti e forniture sono spesi inutilmente o finiscono in tangenti, i soldi spesi per coprire il buco degli enti previdenziali vanno tutti alle persone sbagliate, visto che per esempio non possono accedervi i giovani disoccupati. Il risultato è che la Grecia, usando la spesa sociale, potrebbe tirar fuori dalla povertà più persone di quelle che tira fuori attualmente, ma sceglie di non farlo.
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