la salita più bella

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

la salita più bella

Messaggioda marco* » sab dic 09, 2006 16:19 pm

Apro questo topic per metterci quale è stata la salita più bella della vostra vita...non necessariamente la più difficile ma quella che per emozioni difficoltà incontrate o imprevisti vi è rimasta particolarmente nel cuore :wink:

comincio io dicendo che la mia salità più cara è stata la Bosio sulla nord della Presolana (caro AM!!! figlio tuo sono :wink: ) che ormai risale a un pò di anni fa...la mia prima vera via alpinistica su una nord...e me la porto nel cuore perchè l'ho fatta su una montagna che amo molto e sulla sua parete più bella con un socio speciale .... e anche perchè sull'ultimo tiro a 20 metri dal cengione mi è uscita una spalla :twisted: :twisted: per cui mi son fatto le doppie sullo spigolo e la discesa a piedi fino a colere con lo zaino con un dolore porco...ma nonostante questo veramente appagato

avanti venghino venghino siori e siore a voi raccontare ora...
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Messaggioda Roberto » sab dic 09, 2006 19:14 pm

Non ho dubbi, la mia più bella è "Vacanze romane", una via che non ripeterei mai, ma che sono stato felice di aver salito.
Sulla nord del monte Camicia, 2070 metri di sviluppo, 43 tiri. Prima metà su roccia a tratti da paura, protezioni inesistenti e soste fatiscenti; parte centrale facile e parte finale su roccia perfetta, placche compatte.
Durante il primo giorno, Ezio ed io, avevamo una fifa che si vedeva dalle facce.
Concentrati e attenti, sapevamo che un errore sarebbe stato fatale, ma eravamo in ballo e siccome scendere era peggio che salire, salivamo, maledicendosi sulla nostra avventata decisione di aprire una via in un posto simile (dal 1935 solo 18 salite con la nostra).
Il secondo, al momento del risveglio (si fa per dire, non è che si era dormito tanto), vedemmo la parte bassa della parete coperta da uno strato di nubi. Eravamo sopra, avevamo superato i primi terribili 1000 metri.
Questa consapevolezza ci diede una gioia immensa e non solo per averla scampata, ma per l' enorme soddisfazione di essere stati capaci, di aver avuto il coraggio di farlo.
Il fatto che fossimo solo a metà della parete, ma consapevoli di essere fuori dalla zona critica, ci fece assaporare anticipatamente questo piacere della soddisfazione, che invece arriva sempre postumo, a casa, quando si ripensa o si racconta la salita.
Poi la cima, la discesa dal versante opposto, il giro con l' auto a recuperare l' altra auto sul versante nord.... parlavamo entusisti, certi che questa era davvero una grande salita, la salita di una vita.
Ho fatto tante scalate, lunghe, difficili, in paesi lontani, in quota, ma "Vacanze romane" con Ezio Bartolomei è la cosa più bella che abbia mai arrampicato!
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Messaggioda n!z4th » sab dic 09, 2006 20:33 pm

Non so le vostre esperienze...ma a giudicare dalle mie personali e da quella qui sopra raccontata dal magnifico Roberto,le avventure più belle sono state proprio quelle dove si è passati vicino al rischio estremo e quindi quelle dove si è rimpianto di aver preso una simile decisione.
Per conto mio

per avventura(11 ore di parete,no acqua,errori su errori essendo neofiti):
:arrow: Cassin al Medale

Per bellezza,impegno,fascino(ma non per rischi...):
:arrow: Cresta Signal


:wink:
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Messaggioda Roberto » sab dic 09, 2006 20:40 pm

"Soddisfazione" è questo che da il gusto della salita.
Una via deve essere stimolante, ti devi sentire impegnato seriamente.
Una bella via, ma al di sotto delle proprie capacità, salita senza tanto impegno, per quanto piacevole non ti da poi la stessa soddisfazione.
Da non confondere con l' appagamento, che è la strada per cui si comincia a non avere più tanta determinazione, a perdere interesse per le vie da "soddisfazione".
Sentirsi appagati vuol dire sentire di aver raggiunto il culmine dei propri interessi, aver perso la voglia di "cercare" ancora veri stimoli.
Per questo si continua a provare, o cercare di provare la stessa emozione, magari più forte, su vie che mentre le fai ti chiedi perché le fai e se sei scemo o autolesionista.
Almeno per me è così.
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Messaggioda marco* » sab dic 09, 2006 21:11 pm

Roberto ha scritto:"Soddisfazione" è questo che da il gusto della salita.
Una via deve essere stimolante, ti devi sentire impegnato seriamente.
Una bella via, ma al di sotto delle proprie capacità, salita senza tanto impegno, per quanto piacevole non ti da poi la stessa soddisfazione.
Da non confondere con l' appagamento, che è la strada per cui si comincia a non avere più tanta determinazione, a perdere interesse per le vie da "soddisfazione".
Sentirsi appagati vuol dire sentire di aver raggiunto il culmine dei propri interessi, aver perso la voglia di "cercare" ancora veri stimoli.
Per questo si continua a provare, o cercare di provare la stessa emozione, magari più forte, su vie che mentre le fai ti chiedi perché le fai e se sei scemo o autolesionista.
Almeno per me è così.


ti quoto dalla prima all'ultima parola...hai racchiuso in pocheparole il mio concetto di salita appagante :wink: anche se quella che avevo citato priam mi aveva impegnato per le difficoltà ma mai al limite...il mio era un citarla per le emozioni che mi aveva lasciato...vedi rapporti di amicizia con il socio/difficoltà/incidente finale che aveva complicato non poco le cose (e meno male che è successo a fine via :wink: )
comunque in senso generale la salità che ti soddisfa di più è proprio quella
in cui sei più impegnato a livello psicofisico...vuoi per difficoltà della via e vuoi anche a volte per errori tuoi...la classica salita durante la quale ti dici "se porto a casa la pellaccia stavolta certe cose non le faccio più" e poi una volta a casa e smaltita l'adrenalina in realtà sei pronto a ripartire per nuovi sogni più ambiziosi...alla fine l'alpinismo non è qiesto...la ricerca dei nostri limiti e delle nostre emozioni più forti mescolate con le nostre paure?
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Messaggioda Davide62 » sab dic 09, 2006 23:10 pm

L'emozione più grande e la salita irripetibile è stato lo sperone della Brenva, ormai 30 anni fa :cry:
Era il 1977 e avevo 15 anni, arrivammo in cima al Monte Bianco appena dopo l'alba ed è stata la mia prima notte fuori casa.
Non ho mai più provato una simile emozione.
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Messaggioda Roberto » sab dic 09, 2006 23:13 pm

Davide62 ha scritto:L'emozione più grande e la salita irripetibile è stato lo sperone della Brenva, ormai 30 anni fa :cry:
Era il 1977 e avevo 15 anni, arrivammo in cima al Monte Bianco appena dopo l'alba ed è stata la mia prima notte fuori casa.
Non ho mai più provato una simile emozione.
Ti credo, a 15 anni un bivacco e la vetta del Bianco all' alba 8O Magari avessi avuto un' esperienza simile, la mia vita sarebbe stata diversa, sono cose che ti lasciano il segno, ti formano.
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Messaggioda n!z4th » dom dic 10, 2006 1:38 am

Davide62 ha scritto:L'emozione più grande e la salita irripetibile è stato lo sperone della Brenva, ormai 30 anni fa :cry:
Era il 1977 e avevo 15 anni, arrivammo in cima al Monte Bianco appena dopo l'alba ed è stata la mia prima notte fuori casa.
Non ho mai più provato una simile emozione.


bivacco programmato o d'emergenza :?:


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Messaggioda alter-ego » dom dic 10, 2006 9:44 am

...anche io ho fatto a 19 anni un bivacco non preventivato in cima al Grepon, ma me lo ricordo come una vera tortura :evil: :evil:
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Messaggioda Enzolino » dom dic 10, 2006 11:55 am

La via piu' bella?

Fu una vera lotta farsi strada su quella linea.
I rovi invadevano la fessura principale, ma io ed il mio compagno di cordata eravamo determinati a raggiungere la cima!
Nonostante le ferite alle mani ed al corpo (arrampicavamo in costume) raggiungemo la vetta.
Chiamammo quella via "Oltre il Cerro Torre"!

Locazione: Italy (Europe), Argentiera (SS).
Lunghezza della via: 35 metri (una corda da cantiere da 40 m e' sufficiente).
Difficolta': III superiore (ABO +)
Protezioni: cordini vari, chiodi, tre serie di camelots (0.5 - 4.5), tre seri di nut, copperheards, rurps, cliffs, etc.

Avvicinamento: a 20 metri dalla strada verso l'Argentiera, attenzione alla cacca di pecora ed ai cani pastore.
Discesa: lungo la via normale, okkio ai cardi selvatici.
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Messaggioda marco* » dom dic 10, 2006 19:14 pm

anch'io ho fatto un bivacco non preventivato in discesa dal cervino a 18 anni e ne conservo un gran bel ricordo...a parte il temporale la sera e la neve la notte :roll: :roll:


comunque sticazzi davide...lo sperone della Brenva a 15 anni!!!
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Messaggioda Davide62 » dom dic 10, 2006 20:39 pm

n!z4th ha scritto:
Davide62 ha scritto:L'emozione più grande e la salita irripetibile è stato lo sperone della Brenva, ormai 30 anni fa :cry:
Era il 1977 e avevo 15 anni, arrivammo in cima al Monte Bianco appena dopo l'alba ed è stata la mia prima notte fuori casa.
Non ho mai più provato una simile emozione.


bivacco programmato o d'emergenza :?:


:roll:


Bivacco al bivacco Ghiglione :wink:
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Messaggioda n!z4th » dom dic 10, 2006 21:01 pm

Bivacco sotto casa per non avere dietro le chiavi...risveglio all'alba col gatto del vicino che si strusciava addosso...

:roll:
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Re: la salita più bella

Messaggioda AlpineMan® » dom dic 10, 2006 21:20 pm

marco* ha scritto:comincio io dicendo che la mia salità più cara è stata la Bosio sulla nord della Presolana (caro AM!!! figlio tuo sono :wink: .



8O 8O 8O 8O

ma bravo,hai messo le zampe sulla grande nord,quindi sei della famiglia..
qua la zampa..la grappa la offro io.. :wink:

be io non mi sbilancio sulle migliori salite..tutte hanno un anima da raccontare,una intimita difficike da esporre..dare del lode ad una vuol dire mettere in secondo piano le altre..
cmq senza dubbio non parlo di salita..

parlo di parete,quella e' la mia preferita,la grande nord..

..vissuta naturalmente in solitaria,cose che ti entrano dentro e ti restano ben oltre la vita terrena
8)
...il moderno uccide l'alpinismo classico...
........io resto nel passato!!!

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Messaggioda il berna » lun dic 11, 2006 11:55 am

per me è stata l'apertura di una nuova cascata qui dalle mie parti in VdA.

L'avevamo vista 2 girni prima dal versante opposto della valle mentre scalavamo un'altra cascata. Ciaspolata di 2 ore per arrivare alla base.
1° tiro 60 m a 80-85 con sessioni a 90° secondo tiro 35m a piombo dritti come un fuso poi 100 m di canale a 45-50° e ultimo tiro di 40 m a 80°

molto ma molto simile alla più gettonata Repentance super... ma in ambiente che sembra di fare una goulotte al Taccul.

a parte la bellezza del posto e della cascata è stata bella la girnata passata con 2 super amici dei quali uno purtroppo è tragicamente mancato.
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Messaggioda Roberto » lun dic 11, 2006 12:27 pm

Se vogliamo mettere tra le più belle salite anche quelle fatte in falesia, io ricordo con piacere la mia primissima scalata.
Erà il 1983 ed avevo comperato e imparato a memoria, un libro sulla tecnica della scalata in genere: "L'Alpinismo", di Massimo Cappon.
Questo libro spiega come legarsi, come procedere in cordata, come usare l' attrezzatura ... insomma, è un libro dell' ABC dell' alpinismo.
Io e Pat eravamo valenti escurzionisti, pratici anche di gite su ghiacciai facili, ma nulla di più, questo libro mi fece venire voglia di provare.
Comperai una corda da 11 da 40 metri, 8 moschettoni, un martello, un po di chiodi e delle fettucce. Non avevo ne imbragatura, ne altri attrezzi.
Con Pat andammo al Sasso di Furbara (alias Monte Sassone) e, scelta una parete scalabile, mi legai ad una fettuccia messa incrociata intorno alle gambe (con il sistema spiegato nel libro) e salimmo un tiro di corda di circa 30 metri.
Fu una vera avventura, forse la più grande della mia esperienza di alpinista. Perché fu vero alpinismo di scoperta e ricerca, almeno per me.
Immaginate che prima di allora non avevamo mai arrampicato, mai piantato un chiodo, mai usato la corda o i moschettoni. Mi improvvisai scalatore e aprimmo una via che allora mi sembrò abominevole (oggi credo che andrei su slegato).
Usai 7 chiodi e recuperai Pat con il mezzo barcaiolo, assicurato su un albero (allora non esisteva la moulinette).
Eravamo entusiati della nostra avventura, ma anche consapevoli dei limiti e così, saggiamente, decidemmo che forse era il caso di fare un corso di roccia, perchè per noi erano ancora troppi i "misteri" dell' arrampicata :lol: .
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Messaggioda superpjimmy » lun dic 11, 2006 19:47 pm

La salita che mi ha cambiato la vita è stata quella allo Spigolo Nord del Badile.
Ho iniziato ad arrampicare per poterla un giorno salire e quando ho realizzato il sogno, con pure un bivacco in cima non preventivato dovuto al nostro coinvolgimento in una manovra di recupero di due milanesi, ero la persona più felice della terra...
Jimmy :)
Però ti consiglio una sciarpa di seta ed un cielo rosso con le nuvole verdi ed i pesci blu.
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Messaggioda Brozio » lun dic 11, 2006 20:44 pm

su roccia penso che la mia salita piu bella sia l'invernale con il buon alison alla seconda pala di san lucano...su ghiaccio (cascate) metto a pari merito il gran scozzese e il cold coluoir...e in alta montagna la nord del liskamm...anche se ce ne sono tante altre che mi han dato comunque grandi soddisfazzioni!
se guardi bene c'è tutto!
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Messaggioda alter-ego » lun dic 11, 2006 21:14 pm

ricordo con piacere delle escursioni che facevo a 16/17 anni in Val Maira. Partivo la mattina e tornavo la sera e giravo solo in montagna. Provavo un senso di libertà che non avrei mai più sentito così forte e potente. Probabilmente ero finito nel cartone di Heidi :lol: :lol: ma ricordo con nitidezza ad esempio una salita al Monte Cassorso, dove la cosa che mi intrippava da matti era salire una pietraia orrenda di 700 m sino su quella cima che a nessuno interessava. Ebbene la salii, proprio da lì, poi ridiscesi dall'altra parte dove c'erano gli alpeggi alla base di Rocca La Meja. Un'altra volta, in inverno, ero salito con gli sci sulla cima sopra Marmora, ma non la Punta Piovosa, ma un poco sotto. La neve era soffice e polverosa. A mezzogiorno ero già di ritorno, si poteva stare accanto al fuoco a giocare a briscola. Ci si preparava al natale, in quegli anni c'era moltissima neve. Conservo queste giornate nel cuore
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Messaggioda sergio-ex63-ora36 » lun dic 11, 2006 23:45 pm

son tante quelle con soddisfazione...difficile scegliere

ne sceglerei tre+una:

la via delle guide al crozzon perchè è in brenta e con quella ci siamo accorti di saper andare...(era il primo anno..)

il Philipp in civetta perchè non avrei mai detto di salirlo...

l'Innominata per le emozioni e l'ambiente con uno stupendo bivacco in parete...

e cinque tiri di placche, forse di primo, con mio figlio che aveva 4 anni
si chiama: "la nostra via" ma la relazione non l'ho pubblicata (anche se ho fatto lo schizzo...) :D
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